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Autore: joellen    23/07/2019    0 recensioni
Cento anni orsono, la Terra è stata colpita da eventi misteriosi e devastanti che hanno decimato la sua popolazione tanto da risultare un pianeta deserto a chi lo vede attraverso i telescopi di altri mondi. E che la sta usando come discarica per liberarsi dell'immondizia metallurgica da cui è afflitto... O per cercare e procurarsi minerali preziosi per la propria sopravvivenza.....Ma non tutto è come sembra...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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UN SECOLO PRIMA

 

 

2016

 

Roma

 

 

"E venne il giorno della verità.

Tutto fu svelato e, da quel momento, nulla fu più come prima.

Seguì un tempo in cui cominciò la caccia a duplice direzione.

Il fratello uccise il fratello non tanto per il colore della pelle quanto per il dio che venerava.

Era lo stesso, ma con diverso nome, tuttavia, in suo nome, sangue fu sparso a fiumi per la supremazia di una fede che stava morendo.

Non uscì un vincitore.

Il Padre scomparve per sempre.

Uomini, donne e infanti non trovarono riparo e conforto neppure dietro le mura sacre.

Nessuno mosse un dito per difendere il suo simile .Tutti uccisero tutti, per giorni, mesi ed anni

Poi, il massacro si fermò.

Non erano rimasti in molti ed i sopravvissuti si chiusero dietro le mura delle loro città e delle loro dimore, occupandosi solo del proprio orto, senza più voler sapere nuove neppure del vicino.

Troppe parole erano state pronunciate; troppe parole avevano distrutto il piacere di pronunciarle e scambiarle con il fratello.

 

 

 

 

Un secolo dopo

 

Roma, 2126 Interno archivio segreto del Vaticano, non più segreto

 

Flavia Aloisi chiuse il tomo rivestito in pelle rossa, rifinita con preziose decorazioni in oro, ma rimase seduta sulla comoda poltrona in velluto verde che le abbracciava il corpo, in profonda meditazione.

Nella vastissima sala della Biblioteca Vaticana, in zona una volta segreta, - adesso non più - , che occupava quasi tutto il sotterraneo del palazzo, regnava un silenzio toccabile con mano.

Ora sapeva cos' era accaduto cento anni prima.

All'esterno, il mondo era tornato quasi alla normalità.

Il silenzio sacrale fu fiocamente interrotto dal ticchettio di un paio di tacchi, proveniente dal fondo dell' amplissimo vano, e la sagoma scura femminile della donna addetta alla sorveglianza ed alla consulenza comparve piccola contro la luce diffusa che illuminava la stanza, lontano.

Con andatura rigida, quasi militaresca, la donna si avvicinò al tavolo dove Flavia sedeva, fermandosi a pochi metri da lei, severa nel suo elegante tailleur bordeaux, con i capelli neri raccolti dietro la nuca e tenuti a posto da un bel fermaglio brillantinato.

L' espressione sul suo volto svelò a Flavia la sua perplessità ed un discreto sconcerto.

"Cosa pensa, signorina?" le chiese infatti la donna, fissandola con l' intensità dei suoi occhi neri.

Flavia si prese qualche secondo per rispondere.

In effetti, era un po' sgomenta, ma aveva capito.

"Credo sia stato un periodo difficile per l' umanità" rispose poi, distaccata.

"Indubbiamente. - convenne la donna - Ma è stato  necessario".

"Certo. - accordò Flavia, in realtà poco convinta - Probabilmente sì".

"Non probabilmente. - si permise di correggerla la donna - Di sicuro. Purtroppo, l' Uomo non ha innato il senso della misura, ed esagera. A questo punto occorre un restart per riportare l' equilibrio. E a volte, la soluzione è molto drastica. Dura e sanguinosa".

"Già" commentò Flavia, con amarezza.

Lo smartwatch  trillò, dolce e discreto.

"Flavia, hai finito? - Era sua madre - Ti aspettiamo per il pranzo".

"Vengo, mamma" rispose Flavia, veloce, alzandosi e compiendo il gesto di voler riporre il libro nel suo scaffale. La donna la fermò invitandola a non preoccuparsi per questo e ad andare dove doveva.

Flavia la ringraziò, sorridendo.

"Torni pure quando vuole, signorina Aloisi. - le disse la donna, gentile - Tutti questi libri sono a sua disposizione e a disposizione di chi vorrà consultarli". Flavia ringraziò ancora solo col sorriso e lasciò la sala.

 

 

 

Verso casa

 

Fuori era primavera; una fine aprile tiepida, con un cielo non del tutto sgombro da nuvole in cui il Sole faceva già sentire la sua forza anticipatrice della buona stagione. Flavia si fermò in mezzo a Piazza San Pietro e gettò lo sguardo attorno a sé. Il colonnato abbracciava la piazza, come sempre gremita di turisti che però provenivano solo dal suolo Italiano. Al di là dell' Oceano Atlantico, quasi nessuno sapeva che Roma c'era ancora. Lo sapeva lei e la sua famiglia, trasferitasi da qualche anno nella Città Eterna dopo il lungo soggiorno in Svizzera. Lo sapeva Stefano Aloisi che era stato eletto governatore di Roma a suffragio universale. E lei era la figlia del governatore, ma il fanatismo che prima sorgeva attorno a certe cariche era scomparso da un pezzo. Flavia camminava per Via Cola di Rienzo, accompagnata dagli sguardi dei passanti, incuriositi ed attratti più dalla sua bellezza che dall' illustre parentela. Nel quartiere era conosciuta solo perché era stata vista spesso con suo padre, niente di più. E di questo lei era felice. Non amava le luci della ribalta.

Ad attenderla nell' elegante appartamento di Via Paolo Emilio, c'era sua madre, Annamaria che, dopo l' elezione del marito a governatore, aveva rallentato di molto la sua attività di medico non essendo più necessario il suo apporto economico al bilancio familiare. Aveva trovato un ruolo part-time in una piccola clinica privata, nel quartiere, e tornava a casa per pranzo.

"Com' è andata la ricerca?" chiese subito alla figlia appena comparsa nel vano della porta di casa.

"Bene, mamma. - rispose Flavia senza tuttavia mettere eccessivo entusiasmo nella risposta - E' stata proficua" Ma Annamaria scorse un' espressione quasi triste sul volto della ragazza.

"Stai apprendendo tutto, vero?" disse, seria.

"Già" confermò Flavia, laconica, depositando la borsa con i libri, sul divano di pelle color miele.

"Non è stato bello".

"No".

"Ma da ora in poi andrà meglio, vedrai" la rincuorò Annamaria, accarezzandole le braccia, guardandola dritto negli occhi.

"Papà?" chiese Flavia, desiderosa di cambiare velocemente argomento.

"Da quando è sul trono, l' abbiamo perso, tesoro mio!" rispose la madre, allegra.

Qualche minuto dopo, la quiete della casa fu brutalmente interrotta dall' irruzione degli altri tre figli, al ritorno da scuola.

Flavia frequentava l' ultimo anno di Scienze Storiche, nuovo ramo della facoltà di lettere.

A Roma era iniziato un altro capitolo della vita della famiglia Aloisi.

Il televisore era acceso e l' immagine che stava passando colpì l' attenzione di Flavia: un uomo con i capelli biondo scuro e un paio d'occhi di un azzurro fuori dall' ordinario accesero nella ragazza il ricordo dell' ospite alieno, conosciuto anni addietro in territorio elvetico. Non era lui, ma ci assomigliava alquanto. Chissà dov'era! Chissà se l' avr4ebbero mai più visto!

   
 
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