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Autore: Ciuffettina    31/07/2019    3 recensioni
Come scoprire che Giobbe era davvero retto e giusto come tutti dicevano e non lo faceva per interesse? Ma con tre Prove!
Genere: Angst, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Lucifero, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Ormai in Paradiso non si parlava d’altro della sfida tra Dio e il Diavolo e Balthazar aveva pensato bene di organizzarci sopra un giro di scommesse.
All’inizio gli altri angeli erano rimasti inorriditi all’idea che si potesse anche solo pensare di puntare contro il loro Padre ma Balth li rassicurò, precisando che si scommetteva soltanto se era più resistente Giobbe o testardo Lucifer.
L’idea aveva avuto molto successo ma sfortunatamente dopo poco tempo era intervenuto Michael in tutta la sua arcangelica Grazia, sbattendo (di nuovo!) Balthazar nell’Armeria del Paradiso e redarguendo severamente tutti gli altri, ricordando loro che Giobbe era il campione di Dio, quindi scommettere contro l’umano significava puntare contro l’Eterno in persona.
Ed era un vero peccato che l’arcistratega delle truppe angeliche avesse bloccato tutto, perché all’ex Stella del Mattino era venuta un’altra idea per rovinare la vita all’umano e alla sua “dolce” consorte.
Sitis, che era abituata a tutte le comodità della vita da ricchi, era ormai costretta, in cambio di un po’ di cibo, a lavorare come una sguattera in casa di una signora, e non mancava mai di far sapere al marito di quanto fosse “felice” di doverlo fare.
 
Un giorno Sitis arrivò per lavorare e vide che c’erano molti compiti da svolgere: le capre da mungere, i pavimenti da lavare, il cibo da cucinare… ma la signora della casa le disse: «Oggi non ho niente da farti fare… Ci vediamo domani.»
«Ma… ma io ho bisogno di lavorare!» obbiettò Sitis confusa.
«Mi dispiace… davvero!» disse l’altra. «Però sai cosa? Vorrei tanto avere i tuoi capelli» aggiunse con aria frivola.
Sitis non poteva sapere che, in realtà, la vera signora era stata spedita a nanna e quella che le stava parlando era in realtà Lucifer trasformato.
«Beh è semplice» rispose Sitis. «Si prende del grasso di capra, della cenere di faggio e…»
«Non hai capito» la interruppe il Diavolo con petulanza. «Non ho detto che voglio i capelli come i tuoi, ho detto che voglio i tuoi capelli.»
«Ma… ma come?»
«Ignorante! Non lo sai che hanno inventato le parrucche?»
«Oh… ma io…»
«Insomma, lo vuoi ‘sto pane o no?»
Accidenti, dovrei rinunciare alle mie belle trecce?” pensò la donna. “Con i capelli corti potrebbero pensare che sono un’adultera o una prostituta… d’altra parte sarebbe la prima volta che mi darebbero del pane senza che io faccia niente.” «Accetto.» Si sedette su una seggiola e si lasciò tagliare i lunghi e bei capelli. In cambio ebbe cinque pagnotte e uscì di corsa.
Mentre Sitis si affrettava verso quella che ormai era diventata la loro casa (una catapecchia che avrebbe fatto inorridire persino gli scarafaggi), Lucifer riprese il suo aspetto e fissò disgustato i capelli che giacevano a terra.
E questi aborti massacrano una povera capra e bruciano un povero faggio per le loro schifosissime chiome? Che esseri repellenti hai creato, Padre!
In realtà non gli importava niente né delle capre né dei faggi, semplicemente odiava qualsiasi cosa facessero gli umani, persino sentirli respirare lo mandava in bestia, specialmente quando non poteva far loro del male.
«Devo raggiungere quell’essere rognoso prima di quella stupida!» esclamò decollando. Atterrato a poca distanza dalla capanna dell’umano, lo chiamò: «Ehi, Giobbe!» Quando lo vide affacciarsi, proseguì: «Ti dirò qualcosa che non ti piacerà affatto: la donna, che tu ami e della quale ti fidi, ha commesso indecenza e fornicazione, e per questo le hanno tagliato i capelli com’è d’uso. Se non mi credi, presto vedrai tu stesso.» Poi se ne andò ridacchiando.
Quando Sitis arrivò, strillò al marito: «Guarda che cosa mi è toccato fare per portarti del pane fresco.» Con una mano si toccò la testa. «Quella pazza dove lavoro vuole farsi una parrucca! Con i miei capelli! Me li ha pure tagliati da schifo! Spero che tu sia soddisfatto!»
Giobbe la guardò: non arrivavano a coprirle le orecchie. Inoltre chiunque glieli avesse tagliati non aveva nemmeno usato le forbici: le ciocche erano troppo irregolari. Dovevano essersi serviti di un coltello. Per umiliarla, si disse. E questo escludeva che potesse essere stata la sua datrice di lavoro.
«Non mentirmi» rispose tristemente. «Lo so che hai commesso adulterio per questo ti hanno tagliato i capelli.»
«Che cosa?» replicò Sitis indignata. «Io non faccio cose simili; per chi mi hai presa? Sono andata come sempre al lavoro e la donna mi ha dato queste pagnotte in cambio dei miei capelli.»
Giobbe scosse la testa. «Sei caduta nelle vie del male e i tuoi capelli sono stati tagliati come si fa con le donne di malaffare…»
«Bella gratitudine!» lo interruppe strillando. «Io mi faccio un mazzo così per portarti da mangiare e tu mi accusi di essere una meretrice! Sai che ti dico? Domani ci vai tu a lavare i pavimenti e a mungere le capre… se ce la fai ad alzarti dal giaciglio» aggiunse poi perfidamente.
«Quanto è vero Dio, giuro che, quando guarisco, ti do cento frustate!» urlò lui esasperato.
«Se guarirai, potrai frustarmi finché vorrai, ma ora mangia» disse tirandogli addosso una pagnotta.
«Adoro queste scenette di amore coniugale!» sghignazzò Lucifer.
   
 
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