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Autore: Ciuffettina    01/07/2019    4 recensioni
Come scoprire che Giobbe era davvero retto e giusto come tutti dicevano e non lo faceva per interesse? Ma con tre Prove!
Genere: Angst, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Lucifero, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Lucifer aveva una fervida immaginazione (e anche una gran voglia di vendicarsi) ma purtroppo appena trovava un nuovo divertimento (leggasi tortura) da far sperimentare a Giobbe (cancro allo stomaco, lasciarlo senza polmoni per 60 secondi, farlo defecare e vomitare continuamente e contemporaneamente…) puntualmente compariva quel noiosone di Metatron a fermarlo con la scusa che rischiava di uccidere il soggetto, alla fine l’unico spasso che gli era rimasto era quello di farlo grattare.
Finalmente gli venne in mente un altro svago: impedirgli di dormire perciò ogni volta che l’umano si assopiva, Lucifer gli dava un bello scrollone.
Per tre giorni lo lasciarono fare ma al quarto decisero di togliergli anche quel passatempo.
«Fermo! Lascialo dormire!» gli ingiunse Metatron, proprio quando Lucifer stava per dare l’ennesimo scrollone a quello schifosissimo umano.
«Si può sapere qual è il problema se lo tengo sveglio a meditare sulla sua squallida vita?»
«Dopo cinque giorni gli si danneggerebbe gravemente il cervello e gli verrebbero le allucinazioni che, vorrei ricordartelo, sono state vietate da nostro Padre» rispose serafico lo scriba, iniziando a prendere appunti.
«Uffa! Come sei noioso!» s’imbronciò il Diavolo. «Farlo rigirare nel letto per tutta la notte no, farlo vomitare continuamente no, la diarrea non stop è vietata… Si può sapere che cosa posso fargli? Mi annoio!»
«Ormai l’hai talmente debilitato che qualsiasi cosa lo ucciderebbe» rispose Metatron, continuando a scrivere. «Dovresti prendere in considerazione l’idea che hai per…»
«Oh ma se il problema è solo questo» lo interruppe Lucifer, «si può rimediare.» Prima che lo scriba potesse impedirglielo, diede uno scrollone a Giobbe per svegliarlo poi gli posò una mano sulla fronte.
Subito l’umano, dopo un attimo di smarrimento, si accorse che si sentiva molto meno debole di quando si era coricato. «Mio Dio, ti ringra… BUARGH!» Fu interrotto da un super attacco di vomito.
«Stava ringraziando l’essere sbagliato» disse Lucifer quasi a giustificarsi. «Perché questo verme dovrebbe ringraziarLo se è colpa di Paparino se sta ridotto così?»
«Che COSA???» L’affermazione era talmente sfacciata che Metatron lasciò cadere il papiro e la penna. «Ma sei stato tu a lanciare l’idea di torturarlo per vedere se sarebbe rimasto fedele!» esclamò chinandosi a raccoglierli.
«Ah sì? Beh, Lui mi ha autorizzato, avrebbe potuto impedirmelo, quindi è colpa Sua se questo verme sta soffrendo.»
Lo scriba scrollò le ali e ricominciò a scrivere, mentre Giobbe, dopo un’altra grattata, si rimise a dormire.
«Per curiosità: Metatron è il tuo unico nome o ne hai qualcun altro più celebrativo?»
«Celebrativo?» gli domandò perplesso e smettendo di scrivere.
«Ma sì, lo sai, quei nomi autocelebrativi che Lui ha imposto a tutti noi… “Chi-è-come-Dio?” sottinteso “Nessuno”, “Dio-è-immenso”, “Dio-è-forte(1)” bla, bla, bla…» ridacchiò. «E poi dicono che sono io quello vanesio.»
«Non mancare di rispetto a nostro Padre!» lo redarguì lo scriba.
«Nostro Padre mi manca di rispetto fin dalla notte dei tempi, quindi siamo pari… e poi che razza di nome è “Dietro-il-Trono”?»
«Mi ha chiamato così perché, evidentemente, quando mi ha creato, aveva già pensato di fare di me il Suo scriba e che avrei sempre dovuto stare vicino a Lui» rispose Metatron con sufficienza.
«Azazel dice che ti ha nominato soltanto perché eri quello più vicino alla porta del Suo ufficio.»
L’altro angelo si gonfiò come un rospo. «Non è vero!» gracidò. «Sono il migliore di tutti loro!»
«Sì, sì…» rispose l’arcangelo con aria accondiscendente.
«Io sono speciale!» s’intestardì Metatron.
«Tutti hanno bisogno di credere in qualcosa… io credo che andrò a traviare qualche altra anima.» Lo piantò lì con la pergamena in mano e la penna a mezz’aria.
 
 
Se qualcuno aveva sperato che Lucifer si fosse arreso, dovette ben presto ricredersi.
Dopo una settimana di leva-togli malanni e non aver ottenuto niente, il Diavolo si presentò in forma umana nel villaggio e raccontò alla gente degli acciacchi di Giobbe. «Vedete che ne è stato di lui? Ha rifiutato così a lungo di adorare il vostro dio Zannus che, come risultato, egli si è vendicato su di lui mentre il Dio che Giobbe adora non ha fatto niente per impedirlo, quindi o è meno forte di Zannus o non esiste. Se io fossi in voi non attirerei oltre la collera di Zannus su questo villaggio.»
A quelle parole, tutti si rivoltarono contro Giobbe, fecero irruzione in casa sua e lo spedirono fuori dal villaggio, dove buttavano l’immondizia.
Solo la moglie, Sitis, rimase con lui ma, invece di consolarlo, continuava a inveirgli contro per tutti gli anni di devozione che non erano serviti a preservarli da tutte quelle disgrazie infernali: «Dove sono le tue elemosine? A che ti hanno giovato tutte le tue opere buone? Offrivi dieci sacrifici ogni settimana e guarda quello che ti hanno fruttato!»
«Parli come una stolta! Quanti anni abbiamo passato in prosperità e salute?» replicava lui.
«40 anni.»
«E quanti anni abbiamo passato nelle disgrazie?»
«Quasi due settimane.»
Allora lui rispondeva: «Mi vergognerei di chiedere a Dio di salvarmi dalle disgrazie dopo tutto quel tempo in cui ho vissuto in prosperità e salute.»
Al che lei, esasperata, urlava: «Sai che ti dico? Maledici Dio e crepa!»
Questo siparietto (con varianti) si ripeteva varie volte al giorno e fu soltanto per questo che Lucifer aveva deciso di risparmiare la dolce metà di Giobbe.

Nonostante le liti quotidiane con la moglie, (durante le quali Giobbe la pregava vivamente di rifarsi una vita altrove, sempre invano) quell’umano rognoso non si lamentava mai della propria malattia, perciò Satana decise di parlargli cercando di fargli perdere la fiducia in Dio.
Gli comparve in forma umana e gli disse, tutto contrito: «Ho sentito ciò che ti è successo, il mio cuore sanguina per te. Dio è stato ingiusto, non sei uno dei Suoi figli? Se io avessi un figlio, non lo farei mai soffrire.»
«Lode a Dio» disse invece Giobbe con tranquillità, pur continuando a grattarsi con un pezzo di mattone, «che mi ha dato e che mi ha tolto. Nudo sono uscito dal ventre di mia madre e nudo ritornerò alla terra. Non bisogna gioire quando Dio dà in prestito, né lamentarsi quando Si riprende quello che ha prestato. Egli ha pieni diritti su ciò che dà e su ciò che toglie.»
Ingoiando la sua stizza, Lucifer proseguì: «Io non capisco: sei un uomo giusto, eppure hai perso la tua ricchezza, la tua famiglia e la tua salute e Lui ha permesso che ciò avvenisse! Se ti amasse davvero, l’avrebbe impedito. E i tuoi poveri figli! Come ha potuto Dio starsene tranquillo in Cielo mentre quel terremoto uccideva quei poveri innocenti?» Sospirò platealmente. «Ci sono solo due risposte: o Lui è un sadico che Si diverte a vedere la gente soffrire o semplicemente non Gli importa di te. Se tu fossi arrabbiato con Lui saresti pienamente giustificato. Al tuo posto io sarei incavolato nero.»
«Non bisogna arrabbiarsi con Lui, se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare anche il male?» replicò serafico Giobbe. «Bisogna accettare la Sua volontà, qualunque essa sia.»
«Hai ragione, bisogna accettare tutto.» “E ora accetta questo!” Schioccò le dita e a Giobbe venne un attacco di diarrea fulminante. «Vedo che hai da fare, sarà meglio che me ne vada.»

*****

1) Michael, Umabel, Gabriel
   
 
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