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Autore: ChiarainWonderland    05/09/2019    1 recensioni
Rose Weasley potrebbe passare come una semplice adolescente con i tipici problemi di un adolescente nella media. La scoperta di particolari oggetti di antiquariato, però, potrebbe stravolgere le carte in tavola e rivelare antichi segreti celati per lungo tempo. Se ci aggiungiamo una leale migliore amica, una famiglia non proprio tra le righe, un nemico che non è poi un vero e proprio nemico, un cugino impiccione e una famosa scuola di magia e stregoneria, le cose non possono fare altro che peggiorare.
* * *
"Rose sapeva di non potersi ritenere la figlia migliore del mondo. Per quanto somigliasse a sua madre, alcune cose erano proprietà esclusiva del suo carattere, procrastinamento cronico incluso."
"Ad un certo punto una bancarella di un venditore ambulante attirò l'attenzione di Rose, che si avvicinò per osservare le cianfrusaglie esposte. C'erano vecchi orologi incantati, vari oggetti di antiquariato, fotografie magiche di persone vissute secoli prima e molto altro ancora."
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO SETTIMO

INDAGINI IN CORSO


«È un cuor di leone tuo cugino, non credi?»

Alice cosparse la torre di pancake che si ergeva sul piatto dorato con una buona dose di sciroppo d’acero, attenta a non urtare il calice colmo di succo di zucca. Rose si incantò a fissare i rivoli colanti di sciroppo, la mano a sostenere il mento. Era consapevole che le occhiaie violacee che contornavano gli occhi dell’amica erano un’immagine riflessa delle proprie. Quella notte entrambe si erano trovate in balia di un sonno frammentato e tormentato da pensieri riguardanti il patto che avevano stipulato poche ore prima. Rose si ricordava di una nube opaca di incubi, aventi come protagonisti James espulso dalla scuola per essersi fatto beccare, o lei e Alice che fallivano nell’intento di ottenere un appuntamento da Penelope Nott. O peggio ancora, il venir cacciate dal castello a causa della pozione segreta davanti allo sguardo derisorio dell’intera popolazione studentesca.

«Insomma, una richiesta del genere me la sarei aspettata più da un Serpeverde o un Corvonero» continuò Alice implacabile, tagliando con foga il bacon abbrustolito. Rose arricciò il naso allo stridio del coltello sul piatto. Alice non la smetteva di lamentarsi da quando erano entrate in Sala Grande per la colazione e avevano notato l’assenza di James. Rose non si era dimostrata eccessivamente preoccupata: la prima ora di lezioni era già iniziata, portandosi via la maggior parte degli studenti e permettendo a lei e Alice di godersi l’ora buca e la sala poco affollata con un’altra decina di fortunati. Samantha e Isabel erano corse verso l’aula di Divinazione dopo aver trangugiato metà ciotola di porridge a testa.

«James può essere impavido quanto vuole, ma non è di certo un incosciente. Sa distinguere una realtà possibile da un desiderio irrealizzabile».

«Desiderio irrealizzabile? Secondo me l’animo Serpeverde di suo fratello l’ha influenzato, ecco tutto».

«Può darsi. L’unica cosa di cui ho la certezza è che James non è a Grifondoro per il coraggio, ma per l’orgoglio» commentò Rose, portandosi alla bocca un’abbondante forchettata di uova. Scosse la testa, cercando di spostare la ciocca di capelli che le era finita in faccia. Quella mattina le occhiaie erano elegantemente incorniciate da un groviglio color carota, colpevole di averle provocato un infarto non appena aveva rivolto uno sguardo allo specchio. Alice osservava la suddetta chioma – se così si poteva definire – con un sorriso divertito, ringraziando Merlino di essersi fatta una coda alta prima di uscire dal Dormitorio e consapevole che i suoi capelli si sarebbero trovati nella stessa identica situazione.

«Parlando di cose serie», cambiò argomento all'improvviso, «tu hai idea di come possiamo procurarci quel maledetto appuntamento senza fare la figura delle idiote?»

Rose si guardò intorno, sperando in un’ispirazione improvvisa. Facendo scorrere lo sguardo sul tavolo dei Serpeverde individuò Millie, intenta a ridere rumorosamente sputacchiando succo di zucca sotto lo sguardo infastidito dei compagni. L’attenzione di Rose fu però attirata dalla persona che le era seduta accanto e che rideva insieme a lei, seppur in modo più contenuto. Penelope Nott.

«Da quant’ è che Millie è in confidenza con la Nott?» chiese ad Alice, non aspettandosi una risposta.

«Non lo so, non sono a conoscenza del suo giro di amicizie oltre a noi. Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere la migliore amica di Malfoy».

All’udire quel nome, Rose avvertì il suo cuore mancare un battito. Si maledisse mentalmente. «Non dirlo neanche per scherzo» esclamò, guadagnandosi le occhiate interrogative dei pochi studenti lì accanto.

Alice alzò le spalle. «Li ho visti chiacchierare insieme un po’ di volte, a Babbanologia… se frequentassi il corso, al posto di quella noia mortale di Rune Antiche, l’avresti notato anche tu. Malfoy aveva tutta l’aria di una persona amabile».

«Non credo di aver mai udito ossimoro più grande», dichiarò Rose placidamente, «però l’amicizia tra Millie e la Nott potrebbe rivelarsi utile».

«Non vorrai chiedere a Mildred consigli su come ottenere un appuntamento, vero?» chiese Alice, strabuzzando gli occhi.

«Ovviamente no, voglio informazioni su Penelope».

«Menomale… pensala come vuoi, ma l’ossimoro più grande che io abbia mai sentito ha come protagoniste le parole “Mildred” e “romanticismo”».

Rose si esibì in un sorriso divertito e riportò lo sguardo sul tavolo dei Serpeverde, dove Penelope stava leggendo assorta un libro dall’aria pesante. Di Millie non c’era traccia.

«Miseriaccia» bisbigliò a mezza voce, ignorando l’occhiata interrogativa di Alice e osservandosi rapida intorno. Avvistò l’amica dalla chioma color caramello mentre stava per uscire dal portone della sala, la borsa in spalla e la divisa svolazzante. Rose non perse tempo: balzò in piedi e afferrò Alice per un braccio, alzando gli occhi al cielo nell’udire le sue deboli lamentele riguardo il voler finire la colazione. In un attimo raggiunsero la Sala d’Ingresso.

«Millie! Millie… aspetta un momento».

La Serpeverde si fermò all’improvviso sulle scale che stava salendo frettolosamente, a metà tra un piano e l’altro, e rivolse gli occhi scuri verso l’origine della voce che la chiamava con foga.

«Wealsey! Paciock! Qual buon vento…»

«Hai un minuto?» la interruppe Rose.

Millie annuì lentamente, le sopracciglia aggrottate. Rose si guardò intorno furtiva, consapevole che la Sala d’Ingresso non fosse il posto adatto per parlare senza essere ascoltate. S’incamminò con le due amiche nel primo corridoio a destra, che si affacciava in uno dei tanti cortili verdeggianti del castello, e si fermò accanto a uno dei grandi archi decorativi in pietra. Si perse a osservare le foglie secche che ricoprivano il terreno come un prezioso tappeto persiano, sforzandosi di pensare a come iniziare quella conversazione senza risultare inopportuna.

«Abbiamo chiesto un favore a James» dichiarò. Si maledisse per la seconda volta quella mattina, consapevole che la sua mente avrebbe potuto fare molto di meglio. Millie si esibì in un’espressione confusa, lanciando uno sguardo dubbioso ad Alice che, per tutta risposta, strinse le labbra.

«Ma mio cugino ha ovviamente voluto qualcosa in cambio, e per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto…», cercò di spiegarsi Rose, «… perché, vedi… vuole che gli procuriamo un appuntamento con Penelope Nott».

Di tutte le reazioni che avrebbe potuto manifestare Millie, la risata era quella che Rose si aspettava di meno: la sorpresa magari, o l’indignazione, ma non il scoppiare a ridere sguaiatamente. Eppure è proprio quello che accadde. Rose e Alice non aprirono bocca, incredule, finché anche l’ultimo eco rimbombante della risata dell’amica non si disperse nei meandri della scuola.

«State scherzando, vero?» domandò Millie, il riflesso di un sorriso ancora brillante sul suo volto. Alice si limitò a negare scuotendo la testa, mordendosi nervosa il labbro inferiore.

«Wow, non avevo idea che… insomma, che Potter fosse interessato a Penny in quel modo, altrimenti gliene avrei già parlato. Ha una cotta tremenda per lui da… non mi ricordo neanche da quanto tempo, ma l’ha sempre considerata una realtà lontana, una debolezza. Francamente, Penny non è esattamente il suo tipo e lei lo sa bene» rivelò Millie distrattamente, non accorgendosi dell’espressione sorpresa e trionfante che si stava facendo largo sui volti delle due Grifondoro.

«Quindi, accetterebbe volentieri un appuntamento con mio cugino?» domandò Rose speranzosa.

«Se lo accetterebbe? Farebbe i salti di gioia, ve lo dico io. Ha sempre rifiutato tutti i ragazzi che le si dichiaravano, anche se cercavo inutilmente di convincerla nel dare una possibilità a uno di loro e lasciare il passato alle spalle. Ma non sprecate tempo ad avanzare voi stesse l’invito di Potter, ci rimarrebbe solamente male. Penny detesta le persone che si nascondono dietro agli altri».

La luce d’entusiasmo di cui erano colmi gli occhi celesti di Rose si placò leggermente. Alice al contrario annuiva lentamente, come se le fosse balenata alla mente un’idea.

«Ora devo andare, tra poco ho un’ora di Alchimia e ho lasciato il libro in Dormitorio… Samantha mi starà già aspettando» proclamò Millie, per poi percorrere a passo di marcia il corridoio e sparire dietro l’angolo.

Rose e Alice si guardarono sollevate, sorprese che tutto si fosse rivelato così facile, e si incamminarono di nuovo verso la Sala d’Ingresso, confabulando su come organizzare l’appuntamento senza farsi scoprire da Penelope.

«Potremmo scrivere un biglietto con la firma di James, come se fosse opera sua» propose Alice.

«Sì, credo che sia la soluzione migliore. Ci aggiungiamo il luogo d’incontro e…»

Rose fu interrotta dall’assordante scoccare dell’ora scandito dall’enorme e antico pendolo del castello, che si propagava implacabile nei corridoi e nelle aule. Lanciò uno sguardo allarmato all’amica: la seconda ora stava per iniziare.

«Erbologia!» esclamò Alice, battendosi la mano sulla fronte.

Le due ragazze iniziarono a correre, uscirono dal portone principale della scuola e si fiondarono verso le serre, attraversando l’orticello ed entrando nella prima costruzione di vetro a destra. Subito vennero avvolte da un umido tepore e dall’odore aspro del terriccio. Si guardarono intorno, notando con immenso sollievo la mancanza del professor Paciock, e raggiunsero Isabel che aveva riservato loro due posti. La lezione incominciò poco dopo, lenta come granelli di sabbia che scorrono in una clessidra e come l’ora seguente, in cui Alice e Rose si dovettero separare. La prima si recò al terzo piano per la lezione di Babbanologia, mentre la seconda salì al quinto piano, raggiungendo l’aula di Rune Antiche. Entrando nella Sala Grande a pranzo, Rose individuò subito James seduto tra Fred e Lysander, intento a chiacchierare con una bella brunetta, forse del quinto anno, che sembrava pendere dalle sue labbra. Alzò gli occhi al cielo, per poi raggiungere Alice, già seduta e con il piatto pieno.

«Non disturbarti a chiederglielo, l’ho già fatto io» la informò Alice distrattamente, lo sguardo rivolto al tavolo di Serpeverde dove Albus stava chiacchierando animatamente con quella che ormai si poteva definire la sua ragazza. Rose lo fulminò con lo sguardo.

«E quindi?»

«Ha alzato un pollice, per poi mimare con la bocca la parola “allenamenti”, quindi deduco che sia riuscito a procurarsi l’ingrediente senza farsi espellere».

Rose chiuse gli occhi, liberando il respiro che stava inconsciamente trattenendo e ringraziando Merlino per la buona riuscita del piano. Il resto della giornata fu un totale calvario, che le ragazze trascorsero tra sbuffi ansiosi e sospiri impazienti. Restare sedute sui banchi si era dimostrata una vera e propria tortura, con la consapevolezza che la pozione Aguzzaingegno si trovasse incompiuta nel bagno di Mirtilla e che l’ultimo ingrediente fosse più vicino che mai. Rose poteva quasi percepire la consistenza granulosa e viscida delle uova di Runespoor sulla mano. Gli allenamenti del tardo pomeriggio trascorsero in un lampo, e il Quidditch fu in grado di eliminare la maggior parte dei pensieri dalla mente delle ragazze almeno per qualche ora. James si attardò più del solito fuori dagli spogliatoi, assicurandosi che tutti i compagni fossero tornati al castello e che non ci fosse nessuno nei paraggi. Consegnò a Rose un barattolo di vetro non appena lei e Alice lo raggiunsero e se ne andò silenziosamente.

Rose controllò il contenuto del barattolo, per poi infilarselo nella borsa e incamminarsi verso il castello seguita da Alice. Raggiunsero in fretta il bagno al secondo piano e ricevettero una calda accoglienza da Mirtilla non appena misero piede sul freddo pavimento di pietra. Il fantasma iniziò a ululare a gran voce.

«Non di nuovo, per favore» implorò Rose, mentre annullava l’incantesimo di Disillusione con un movimento fluido della bacchetta. Subito nel lavandino più vicino apparve il calderone contenente l’intruglio grigiastro.

La ragazza tirò fuori dalla borsa Pozioni Avanzate e scorse rapidamente le pagine fino a trovare la ricetta giusta. Poi sollevò il barattolo di vetro, facendo scorrere lo sguardo tra il contenuto e le indicazioni fornite dal libro di testo.

«Miseriaccia… ce n’è solo per una dose…»

«E allora? La prendi tu, no? L’importante è che la pozione funzioni» la tranquillizzò Alice.

Rose annuì respirando profondamente, poi stappò il barattolo e gettò i piccoli granuli gialli nell’intruglio. Con il mestolo girò sei volte in senso orario e una in senso antiorario, ripetendo l’operazione per quattro volte. Il liquido nel calderone aveva assunto la stessa sfumatura grigia di quello nell’ampolla di McLaggen.

«È pronta» dichiarò Rose, frugando nella borsa e afferrando una provetta di vetro. La riempì fino all’orlo di pozione grigiastra.

Alice le si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla e rivolgendole un sorriso di incoraggiamento. Rose si portò la provetta alle labbra e bevve l’intruglio in un sorso solo. Avvertì un sapore opaco invaderle la bocca, ma non lo trovava necessariamente fastidioso. Era come se avesse bevuto dell’aria polverosa, rimasta intrappolata in una stanza chiusa a chiave per troppo a lungo. Nel secondo successivo percepì distintamente qualcosa scattare nella sua testa, come uno schiocco di dita, e il suo cervello iniziò a lavorare frenetico, invaso da immagini del medaglione e della donna dagli occhi celesti immortalata immobile nella fotografia.

«Ok, fino ad ora ci siamo concentrate sui libri riguardanti oggetti magici e personaggi famosi del ventesimo secolo, giusto?»

«Esatto, abbiamo letto il Catalogo dei manufatti del sedicesimo e diciassettesimo secolo, Maghi celebri del ventesimo secolo, Storia di Hogwarts, Oggetti oscuri nel corso dei secoli, Storia della magia moderna, Gingilli Incantati… e molti altri ancora, per non parlare della visita al Reparto Proibito».

«I Babbani che hanno fatto la storia? Unioni tra stirpi? Indice completo degli artefatti maledetti? Tutti controllati, vero?»

Alice annuì convinta. Rose ripose gli strumenti e il libro nella borsa, fece scomparire con un colpo di bacchetta la pozione avanzata, rese il calderone nuovamente invisibile e per buona misura pulì il lavandino con un Gratta e netta.

«Calderone Locomotor» pronunciò, e uno scricchiolio, come di un oggetto che si sollevava, confermò la buona riuscita dell’incantesimo.

Le ragazze uscirono dal bagno confabulando tra loro, la presenza del calderone invisibile e svolazzante che incombeva sulle loro teste, e si diressero verso i sotterranei per riportare gli strumenti al proprio posto nell’aula di Pozioni. Ovviamente Rose dopo pranzo si era accertata che non ci fosse nessuna lezione.

«… ci dev’essere per forza un libro che ci è sfuggito… sento che manca qualcosa».

«Enciclopedia dei monili perdutiLuci incantate… tutti ispezionati» constatò Alice, mentre osservava l’amica rimettere il calderone nell’armadio con gli altri.

«Pare di sì» le rispose Rose, mordendosi pensierosa il labbro.

«Chiedere aiuto a un insegnante è fuori discussione, vero?»

«Ovviamente. Confischerebbero il medaglione senza perdere tempo ad ascoltarci».

«Potrebbe essere un bene, non trovi?» tentò Alice incerta.

Rose le rivolse uno sguardo corrucciato. «Non consegnerò il medaglione a un professore, Alice. È l’ultima cosa che farei, in questo momento» dichiarò.

«Va bene, va bene… era solo un’idea. È che abbiamo controllato la Biblioteca da cima a fondo, e non so più cosa…»

«Aspetta un secondo», la interruppe Rose, un luccichio furbo negli occhi celesti, «noi non abbiamo controllato tutta la Biblioteca».

Alice le rivolse uno sguardo interrogativo, avvicinandosi inavvertitamente di un passo. «Che cosa intendi dire?»

«La collezione di giornali di Madama Wells, non ci hai mai pensato? Chissà quanti tesori si possono scoprire, in quelle pagine».

«Certo, come se fosse possibile, quella donna non ci darà mai il permesso per… Oh no Rosalie, non se ne parla neanche», esclamò notando il sorrisino che increspava le labbra dell’amica, «…noi non ci infiltreremo nella Biblioteca di notte, non con Potter e Malfoy che scoprono tutto quello che facciamo. Mi dispiace ma l’argomento per me è chiuso».

 

*    *    *

«Ti odio» riuscì solamente a pronunciare Alice, mentre lei e Rose percorrevano i corridoi semibui e deserti del castello sotto al Mantello dell’Invisibilità e in camicia da notte. Erano uscite dalla Sala Comune a venti minuti dalle undici.

«Non è vero» bisbigliò Rose con un sorrisino.

Alice fece finta di pensarci su, carezzandosi il mento con una mano. «Ok, ma solo perché questa volta mi hai permesso di indossare un paio di calze…», ammise, lanciando un’occhiata ai suoi calzini rosa, «… anche se credo che il raffreddore peggiorerà, con questo freddo».

Rose annuì distrattamente mentre osservava le alte volte dei corridoi con il naso all’insù. Le ronde dei Prefetti avrebbero avuto inizio in un quarto d’ora. Lei e Alice dovevano sbrigarsi, se non volevano essere colte con le mani nel sacco.

Presto arrivarono davanti all’enorme portone della Biblioteca. Madama Wells non lo chiudeva mai, convinta che le porte del sapere dovessero rimanere costantemente aperte. Percorsero l’enorme sala scivolando tra le miriadi di scaffali fino ad arrivare dall’altro lato, dove un arco di pietra fungeva da collegamento a un’altra stanza. L’ufficio della bibliotecaria.

La scrivania di mogano era provvista di quattro cassetti giganteschi, che Rose sapeva essere colmi di giornali. Ne aprì uno con un Alohmora, notando con espressione confusa che conteneva solamente le edizioni di tre anni.

«Che strano… insomma, qui non possono starci anche le copie più antiche…»

Si interruppe, guardandosi sorpresa intorno. Due enormi armadi occupavano l’intera superficie delle pareti laterali, riempiti da decine dei medesimi cassetti della scrivania. Sopra ognuno di essi, in bella vista, era applicata una targhetta con scritti dei numeri. “Anni” pensò Rose.

«Oh no…» sussurrò Alice, che aveva seguito lo sguardo dell’amica.

«Aspetta un attimo» disse Rose cercando di non perdere la calma, l’effetto della pozione Aguzzaingegno non ancora del tutto svanito, «il venditore ambulante aveva detto di possedere il medaglione da anni…»

«Poteva intendere qualunque cosa, Weasley! Cinque, dieci, quindici…»

«E lo guardava in modo strano, quando me lo consegnò, come se ci fosse affezionato… come se lo avesse da molto tempo. E mi sorrise, quasi a dimostrare la soddisfazione di liberarsene».

Alice guardò Rose con un sopracciglio alzato, gli occhi colmi di dubbio e curiosità.

«E la fotografia… la fotografia sembra antica… di una quarantina d’anni, forse» dichiarò Rose, controllando le targhette dei cassetti. «Io direi di controllare le copie dagli anni ’80 in giù».

Non seppero dire quanto tempo stettero a rovistare tra i cassetti e a sfogliare giornali, poteva trattarsi di qualche minuto come di un’eternità. Le notizie si contavano a centinaia, essendo quello il periodo della Prima Guerra Magica. Sparizioni, rapimenti, omicidi… ogni edizione sembrava una lista di persone morte o scomparse nel nulla. L’unica cosa che distrasse Rose da quella ricerca contro il tempo fu il sospiro mozzato di Alice che riempì l’ufficio. Le si avvicinò, constatando che l’amica stava osservando insistentemente un articolo lungo neanche mezza pagina sotto la fievole luce della bacchetta.

«È del 1973» proclamò Alice con voce tremante.

Rose avvertì brividi gelidi percorrerle tutto il corpo e il battito del proprio cuore accelerare. Perché gli occhi che stava fissando in quel momento, quegli occhi celesti impressi nella piccola immagine stampata sul giornale, erano gli stessi della donna della fotografia. Gli stessi capelli biondi, lo stesso viso dai tratti vagamente nordici. Era lei.

Le ragazze cominciarono a leggere, Rose con gli occhi luccicanti dall’emozione e Alice con le sopracciglia sollevate dalla sorpresa.

“… Georgiana Harris, l’ennesima vittima di questa settimana, è stata trovata morta nella casa dove viveva con il marito babbano Steven Harris. Si presume che la strega sia stata uccisa brutalmente da uno dei Mangiamorte di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, anche se il motivo risulta essere ignoto. Il marito, all’apparenza scomparso nel nulla, potrebbe essere stato rapito e delle squadre di ricerca stanno setacciando i territori circostanti nella speranza di indizi…”

Alice lanciò a Rose uno sguardo perplesso. «Tutto qui?»

Rose annuì debolmente. «Ricordati di che periodo stiamo parlando. A quel tempo una notizia del genere era piuttosto comune. Sposata con un babbano… questo spiega il motivo per cui la fotografia che ho comprato non è magica. Gliel’avrà scattata il marito».

«Certo, ma questa Georgiana Harris potrebbe essere una strega qualunque! Una delle tante vittime della Prima Guerra Magica… per Merlino, e se Voldemort centrasse in tutta questa storia?» esclamò Alice allarmata.

«Shhh, fai piano! Voldemort è morto, mentre il medaglione no… è vivo, ha emesso quella strana luce. E poi, noi non conosciamo ancora l’identità di questa Georgiana» sussurrò Rose.

Alice le rivolse un’occhiata interrogativa, a cui Rose rispose con un’alzata di occhi al cielo. «Harris è il cognome del marito, l’ha preso quando si è sposata. Non sappiamo quale fosse il suo cognome da nubile e da quale famiglia provenisse» le spiegò.

«Hai ragione…», commentò Alice pensierosa, «…ma ora andiamocene, credo si sia fatto piuttosto tardi».

Rose illuminò con la bacchetta il piccolo orologio che si trovava sulla scrivania di Madama Wells. Mezzanotte meno dieci.

«Sì, muoviamoci».

Le ragazze riordinarono l’ufficio, posizionando ogni cosa esattamente così come l’avevano trovata e stando attente a non lasciare tracce. Percorsero a ritroso gli scaffali della Biblioteca e s’infilarono nel primo corridoio a destra, dirette verso la Sala Comune. Rose era elettrizzata: finalmente aveva compiuto un passo avanti. Se il medaglione rappresentava un enigma ancora irrisolto, i contorni della donna della fotografia erano divenuti notevolmente più nitidi, il mistero meno aggrovigliato. Rivolse un sorriso sincero ad Alice, che venne subito ricambiato. Erano entrambe così prese dai loro pensieri che quasi non si accorsero delle due lunghe ombre che si accorciavano man mano che venivano verso di loro.

«Miseriaccia…» bisbigliò Rose, trascinando Alice in un corridoio adiacente, appiattendosi contro il muro e appurando che il Mantello le coprisse interamente.

Pochi secondi dopo, con sommo orrore delle ragazze, apparvero Albus Potter e Scorpius Malfoy nelle lustre divise con lo stemma di Serpeverde, intenti a chiacchierare sommessamente. Si fermarono nel bel mezzo del corridoio, apparentemente ignari di essere osservati. La ronda sarebbe terminata da lì a pochi minuti e, dalle facce insonnolite dei due ragazzi, si poteva intuire che non vedessero l’ora di andare a letto. La luce lunare che filtrava da una finestra lì vicino li illuminava per intero, e Rose evitò di fissare i profondi occhi grigi del biondo tentando di concentrarsi su qualcos’altro. L’antica pergamena che teneva in mano suo cugino, per esempio. A una seconda occhiata, quella pergamena aveva un’aria familiare. Estremamente familiare. A Rose sembrava di averla vista già numerose volte, e per un buon motivo.

«Ma certo!» bisbigliò concitata, attirando l’attenzione dell'amica. «La Mappa… Albus ha la Mappa del Malandrino! Sono un’idiota!»

Alice allargò gli occhi, un barlume di comprensione nelle iridi castane. I due ragazzi erano troppo lontani e presi dalla loro conversazione per accorgersi dei sussurri delle Grifondoro.

«La utilizzano nelle ronde, quelle due teste di Troll, per semplificarsi il lavoro! Ecco come…»

«…come hanno fatto a scoprire della nostra gita alle Cucine! Ci hanno viste sulla Mappa! Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?» completò Alice, mordendosi il labbro inferiore.

«E pensare che ero arrivata a sospettare che fosse colpa di Lily… lei non farebbe mai una cosa del genere».

«Ma come mai questa notte non ci hanno ancora beccate?»

Rose riportò lo sguardo sui ragazzi, la Mappa chiusa e al sicuro nella presa ferrea del cugino.

«Magari non l’hanno usata» ipotizzò, ricevendo un’occhiata scettica dall’amica. «Oppure non hanno controllato la Biblioteca. D’altronde il castello è immenso, e ci sono ben altri posti in cui una persona andrebbe durante un giro notturno».

«Comunque sia andata, abbiamo avuto una fortuna spacciata» commentò Alice, osservando i due Serpeverde riprendere lentamente a camminare e sparire dietro l’angolo.

«Concordo. E sarà meglio tornare il prima possibile in Dormitorio, prima di venire scoperte veramente. Non si sa mai, con la Mappa in loro possesso».

Si girarono e attraversarono velocemente il corridoio in cui si erano nascoste, decise a evitare il percorso che portava anche ai Sotterranei a costo di allungare la strada. Il Mantello svolazzante nell’aria avrebbe permesso a chiunque fosse passato di lì di intravedere i piedi nudi di Rose e i calzini rosa di Alice.








Angolo autrice

Ehilà, sono (finalmente) tornata con un nuovo capitolo.
E (sempre finalmente, direi) il mistero sembra dipanarsi leggermente, anche se c'è ancora tanto da scoprire e da raccontare. Per quanto riguarda la situazione con Scorpius e Albus la Mappa del Malandrino era abbastanza prevedibile, ma ovviamente Rose e Alice non sono due Corvonero... e alla fine è stata necessaria l'evidenza. Bisogna però ammettere che l'utilizzare la Mappa durante le ronde non può essere effettivamente definito un comportamento da Prefetto onesto. Detto questo, ringrazio sempre di cuore le persone che seguono e recensiscono la storia e fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima,
ChiarainWonderland

 

   
 
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