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Autore: Gra Gra 96    15/09/2019    2 recensioni
[Storia partecipante al contest Istanti di una vita indetto da Matilde di Shabran sul forum di EFP]
Dal terzo capitolo: "Perché mai abbandonava il caldo rifugio delle sue coperte per avventurarsi in futili perlustrazioni? Almeno Potter, pensò a denti stretti, aveva sempre avuto uno scopo ben preciso a orientare il suo peregrinare sconsiderato per il castello. Lui invece vagava alla cieca, senza una meta, senza una ragione, per il puro gusto di affondare nel buio della notte. Fu soltanto quando giunse in prossimità dell’aula di Incantesimi che cominciò a comprendere il senso nascosto dei suoi vagabondaggi notturni. Non era solo."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo IV: Infermeria
 
Severus Piton stava passeggiando avanti e indietro nel suo ufficio, riflettendo sulla possibilità di licenziare quel vecchio artritico di Argus Gazza per rimpiazzarlo con qualcuno di più valido. Il che avrebbe significato anche sbarazzarsi di quella petulante gatta che trotterellava sempre al seguito del suo padrone. Come recitava un vecchio detto babbano, avrebbe preso ‘due piccioni con una fava’. I suoi vagheggiamenti furono bruscamente interrotti dall’apparizione di Minerva McGranitt, che risaliva veloce la scala a chiocciola.
«Non ti ho sentita bussare», commentò Severus, sollevando un sopracciglio.
La professoressa lo trafisse con un’occhiata gelida. «Al bando le cerimonie, Severus! Sono venuta per riferirti che la signorina Granger ha perso i sensi durante la lezione e adesso si trova in Infermeria. Pensavo volessi saperlo».
Il preside sbiancò visibilmente e, mormorando dei blandi ringraziamenti all’indirizzo della collega, guadagnò l’uscita e corse veloce in Infermeria. 
Il cuore batteva all’impazzata all’idea che fosse successo qualcosa di brutto a Hermione.
Da quel primo bacio erano trascorsi ben due anni, i più belli della sua vita, e non avrebbe permesso a niente e nessuno di sottrargli quel barlume di felicità che, col trascorrere del tempo, si faceva sempre più tangibile.
In quella ragazza tanto più giovane di lui, con i suoi tormenti e le sue cicatrici, aveva scoperto un’anima affine. Lei era mistero, speranza e conforto. Era Hermione. 
E proprio invocando a gran voce quel nome fece il suo ingresso in Infermeria.
Madama Chips fu lesta a redarguirlo: «Professor Piton, la smetta immediatamente di urlare! I miei pazienti necessitano di quiete e riposo!»
Severus non la degnò neanche di uno sguardo e si affrettò a raggiungere il letto dove giaceva Hermione, gli occhi serrati e i capelli ondulati sparsi sul cuscino.
«Sta bene?», chiese senza voltarsi, la bocca contratta in una smorfia di terrore. 
Madama Chips gli rivolse un sorrisino sardonico. «Starebbe di sicuro meglio se tu fossi stato più attento, ma si riprenderà alla svelta».
«Più attento? Cosa accidenti intendi dire, Chips?», esclamò l’uomo sgomento.
L’infermiera scosse la testa con condiscendenza. «Non ti agitare, Severus, tra nove mesi la tua Hermione sarà di nuovo in perfetta forma!»
Poi scomparve dietro la tenda di un paziente, lasciando il preside sempre più attonito e confuso. No, si rifiutava di accettare l’ipotesi che aveva fatto capolino nella sua mente, prontamente sollecitata dalle parole di Madama Chips.
Gli svenimenti potevano essere causati da svariate patologie, non serviva essere Medimaghi per saperlo. Non si trattava necessariamente di quello. E allora perché ‘tra nove mesi’?
«Severus», il dolce sussurro di Hermione lo richiamò alla realtà.
«Come ti senti?», le chiese teneramente lui, prendendola per mano.
Le labbra della ragazza si incresparono in un timido sorriso; la mano saettò fuori dalle lenzuola per poggiarsi sul ventre, indulgendovi con tenerezza. 
Severus spalancò gli occhi dalla meraviglia e rimase in silenzio, troppo commosso per aprir bocca. In tutta la sua vita non aveva mai desiderato di diventare padre, fatta eccezione per un singolo istante: dinanzi al corpo senza vita della sua adorata Lily, riversa a terra in un vortice di capelli rossi, aveva vagheggiato su come sarebbe stato avere un figlio da lei, un essere umano in cui scoprire giorno dopo giorno la stessa scintilla vitale della madre. Potter non aveva mai potuto rappresentare tutto questo, inquinato com’era della somiglianza con James, suo acerrimo nemico.
E invece ora sarebbe diventato padre per la prima volta, padre di un figlio completamente suo, frutto del periodo più bello della sua vita. Era davvero troppo per un uomo che aveva chiuso il suo cuore in un bugigattolo oscuro per più di una decina d’anni e che solo di recente aveva scoperto la chiave per restituirgli la libertà tanto agognata.
Non riuscì a dire niente, ma i suoi occhi parlarono per lui; e Hermione, che aveva abilmente imparato a districarsi tra quelle molteplici sfumature di nero, vi lesse tutto quello che lui non era in grado di esprimere a parole. E le bastò.
Lo prese dolcemente per mano e lo accompagnò a conoscere il loro bambino. 
  
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