Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Alis97    14/10/2019    0 recensioni
La fanfiction è ambientata durante la ricerca degli oracoli tenuti prigionieri dal Triumvirato. Questa è la seconda parte della prima fanfiction solangelo "Ricomincio da te" e racconta -secondo il mio pensiero e punto di vista- ciò che potrebbe accadere nel frattempo al Campo Mezzosangue.
Consigliato solo a chi a letto tutti i libri de "Le sfide di Apollo".
Buona lettura!
⚠ATTENZIONE⚠
Contiene spoiler.
©tutti i diritti sono riservati a Rick Riordan, creatore dei persaggi e della collana di romanzi per ragazzi "Percy Jackson"
©2019fanfiction
20•09•2019
Genere: Angst, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Apollo, Margaret (Meg) McCaffrey, Nico/Will, Reyna, Talia Grace
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2





Buio.


Nico era avvolto dalle tenebre. Un nero denso lo avvolgeva, non vedeva se stesso, non vedeva i propri passi, non sapeva dove stesse andando. Una voce roca, calda e secolare lo attirava a sé. Non serviva sapere dove si trovava, lo sapeva, doveva solo seguire quella voce. Non era in grado di stabilire da quanto tempo stesse camminando, probabilmente non da molto, quella voce continuava a sussurrargli nell’orecchio, una mano invisibile lo accarezzò lungo il braccio, prendendolo per mano guidandolo verso la fonte della voce. Non vedeva ancora niente, tutto era ancora buio davanti a sé.
Ricordava che quando era bambino il buio lo aveva sempre spaventato, ricordava anche che era sempre stato una presenza costante nella sua vita, ovunque andasse il buio gli restava accanto. Bianca lo aiutò a superare quella paura, raccontagli storie affascinanti, facendo con lui giochi che solo avvolti dall’oscurità si era in grado di fare. Bianca aveva dato luce al buio, dopo la sua scomparsa quell’oscurità era tornata quella di una volta, ma non gli faceva più paura. Le tenebre, le ombre, loro erano i suoi sudditi. Si inchinavano davanti al suo passaggio, il buio era un suo amico. Quello però era diverso. Lo percepiva anche senza vederlo, era più forte, più minaccioso, era un’oscurità che in passato aveva già incontrato e conoscendolo non poteva mostrare esitazione.
Continuò a camminare, consapevole che se le cose fossero andate male bastava solo svegliarsi, il problema era che si chiedeva se fosse stato in grado di farlo. La mano lo fece fermare. Si bloccò da qualche parte, convinto che qualcosa di terribile sarebbe arrivato. Si accese allora una luce, illuminando tre vecchiette che sferruzzavano una sciarpa gigante. Il sangue gli si raggelò nelle vene, sapeva chi aveva davanti. Una vecchietta sollevo un paio di vecchie forbici arrugginite, avvicinandole al filo per chiudere la sciarpa, per concludere la vita di qualcuno. Era vicina dal tagliare quel filo quando Nico si svegliò.
Il ragazzo era madido di sudore, con il fiatone che non smetteva di cessare, si portò una mano al petto stringendo nel pugno la maglia. Era possibile che le avesse sognate per davvero?
Si costrinse a calmarsi, facendo profondi sospiri per regolarizzare il respiro. Quella notte sapeva che non avrebbe più dormito.


Il mattino seguente si accorse di avere due profonde occhiaie sotto gli occhi. Per settimane non erano state più così evidenti da quando Will era entrato a far parte della sua vita, e la notte riusciva a prendere sonno più facilmente, consapevole del fatto che il mattino seguente ci sarebbe stato Will ad attenderlo. Ora invece sembrava essere tornato il Nico di una volta, con lo sguardo tetro, gli occhi persi a guardare qualcosa che non c’era più in questo mondo, come se fosse alla ricerca di qualcosa o qualcuno.
Si sciacquò più di una volta il viso, provando a cancellare quello sguardo dal suo viso; provando a togliere l’ombra di suo padre che gli si rifletteva in volto. Sospirò. Purtroppo senza successo, dovette uscire esattamente come si era svegliato, sicuro che avrebbe dovuto dare qualche spiegazione a Will per quello sguardo funereo. Alla mensa del campo non c’erano ancora molti semidei, per fortuna nessuno gli rivolse uno sguardo. Si sedette con il suo vassoio al proprio tavolo, guardando con aria distratta la cicatrice che aveva lasciato la notte in cui sparì dal campo. Da quel giorno erano cambiate molte cose nella sua vita, eppure sentiva che qualcosa del suo passato stava per ritornare. Sperò di sbagliarsi, sperò che il sogno fatto quella notte non significasse nulla; sebbene una parte di sé sapeva che non poteva ignorare quel sogno, specialmente se ad essere presenti erano…
« Buongiorno raggio di Sole! » esclamò Will, sedendosi davanti al ragazzo, recuperandolo dai suoi pensieri.
« Buongiorno » riuscì inaspettatamente a sorridere, nonostante le sue preoccupazioni.
Il sorriso di Will si abbassò appena notò gli occhi stanchi di Nico. Per settimane aveva avuto un aspetto più o meno riposato, considerando che non era proprio nei suoi geni il riuscire a dormire di notte, ma quegli occhi spettrali lo misero in allerta.
« Will non fare quella faccia » sospirò, abbassando lo sguardo, imburrandosi una fetta di pane.
« Non hai dormito stanotte, vero? » chiese serio, preoccuparsi faceva parte di lui, Nico lo sapeva da molti anni.
« Ho dormito » rispose. « Per un po’ » concluse, mettendosi in bocca la fetta di pane.
Will cercò di farsi andare bene quella risposta, non insistendo troppo con le domande. Lo aveva capito da parecchio che era inutile sforzarlo a parlare, se lo voleva, l’avrebbe fatto da solo.
« Me lo diresti se ci fosse qualcosa che ti preoccupa, vero? » allungò la mano, lasciando che l’altro gli sfiorasse il palmo con le dita.
« Saresti il primo semidio » scherzò, da solo con Will gli veniva spontaneo.


Dopo un’abbondante colazione Nico salutò Will, lasciandolo andare in infermeria a completare quei farmaci che gli stava raccontando ieri. Il figlio di Ade se ne andò da solo all’arena, recuperando però prima la spada lasciata nella sua cabina. Si fermò un istante a fissare l’entrata, quegli alti rilievi sembravano divertiti di vederlo tornare. Si costrinse a pensare che fosse solo frutto della sua immaginazione dovuta al fatto che non aveva dormito granché quella notte. Recuperò la spada, andando così all’arena per allenarsi su qualche manichino.
Da quando Jason e Percy se ne erano andati non aveva trovato più nessuno contro cui combattere; era vero che c’era sempre Will, che da un po’ era migliorato come spadaccino, ma non era esattamente la stessa cosa. Si buttò con la spada addosso al manichino che immobile incassò i colpi. Alcuni tra i semidei si fermarono a fissare la sua tecnica, era decisamente diversa da quella usata da loro, i movimenti del bacino erano fluidi e seguivano con armonia i gesti delle braccia. Nico non stava nemmeno pensando a quello che stava facendo, le azioni non erano collegate ai pensieri, tutto avveniva secondo lui in maniera macchinosa, ma che vista da fuori doveva sembrare molto elegante.
I pensieri di lui si concentrarono su quei volti incartapecorita, come dolci visi di nonnine che si erano date appuntamento sulla tarda sera per terminare una trapunta, per cucire la vita di qualcuno. Le voci calde e accoglienti, le stesse voci che accompagnano le persone al momento della loro dipartita. Come potevano essere quelle vecchiette così spaventose? Nico lo sapeva cosa significava l’averle viste, conosceva i nomi di quelle tre signore anziane: Cloto, la tessitrice, colei che genera vita; Lachesi, il destino, che avvolge la vita degli uomini mortali, decidendo ella stessa quanto filo donare a quella vita e infine Atropo, la sola a tenere tra le sue vecchie e storte dita le cesoie dalle punte scintillanti, recidendo la vita. Sognarle o vederle significava presagio di morte. Nico con troppa forza tagliò via di netto un braccio del manichino, non riuscendo in alcun modo a darsi pace.
Rinfoderò la spada, spostando il manichino insieme ad altri che erano stati distrutti. Essere figli di Ade significava avere a che fare con la morte ogni giorno, non che questo volesse dire accettarla. Ci si abitua a quella presenza che alita senza sosta sul collo di ognuno.
Nico racchiudeva la parte spettrale di suo padre, se troppo stanco riesce a vedere quelle anime varcare le porte, perse, smarrite, impaurite, che urlano per voler tornare indietro, piangendo perché la fine è arrivata troppo presto, ma chiudendo gli occhi e concentrandosi esse si dileguano. Quella, era convinto, fosse la peggiore delle maledizioni: vedere ogni giorno le anime dei defunti, udire le loro voci che gli martellavano in testa, per anni si era allenato per non vederle, per non sentirle più. Ricordava ancora la prima anima che vide, non poteva dimenticare l’anima della sorella: luminosa, forte, consapevole che era arrivata la fine. Da allora i suoi occhi si aprirono al regno delle anime e tutto divenne buio.


Nico non si rese effettivamente conto dell’ora che si era fatta finché non suonò la conchiglia, richiamando i semidei al padiglione centrale. Decise di mettere da parte i suoi pensieri che lo avevano divorato per tutta la mattina. Al suo tavolo trovò Will, assieme ai suoi fratelli che lo attendevano. Li ringraziò con un cenno, da quando i suoi amici erano andati via la casa di Apollo cercava di farlo sentire più o meno a proprio agio e poi volevano in qualche modo conoscerlo visto che usciva con il loro capogruppo, nonché fratellastro. Nico si lasciò portare dalle ninfe dell’ottimo cibo, chiedendo al proprio calice di riempirsi di una bevanda zuccherata per riprendersi dopo il duro allenamento. Fecero tutti la propria offerta agli dei, Nico chiese in una muta preghiera aiuto a suo padre, l’unico tra gli dei in grado di dargli una spiegazione. Tornando al tavolo sperò di non essere ignorato, suo padre non era decisamente migliore rispetto agli altri dei, era burbero, scontroso, cupo, avere a che fare con i mortali lo infastidiva, la verità era che lui un figlio non sapeva nemmeno come trattarlo. Era stato in sua compagnia per alcuni anni, aveva speso del tempo provando a farsi conoscere, eppure non ottenne mai dei risultati positivi. Rifiutato dal campo e rifiutato anche dal padre.
« Nico! » lo richiamò Kayla, passandogli una mano davanti per ridestarlo dai suoi pensieri. « Oggi sei più cupo del solito » gli disse appena riuscì ad ottenere la sua attenzione.
« Pensavo. » rispose, consapevole che quella risposta avrebbe generato altre domande.
La figlia di Apollo si fece curiosa, sporgendosi teatrale in avanti per sapere cosa occupava l’intricata mente di Nico. « A cosa pensavi? » sussurrò la ragazza, non volendo che nessuno sentisse quello che avevano da dire, cosa che non riuscì particolarmente bene dato che con quel fare sospetto aveva attirato l’attenzione di molti semidei.
Nico scosse le spalle. « Niente di importante. » rispose neutro, lanciando un’occhiata a Will che rispose con un imbarazzato sorriso.
Kayla sbuffò, togliergli le parole di bocca risultava un’impresa a dir poco eroica, si chiedeva come facesse Will a decriptare i suoi pensieri. Nico lasciò allora che i tre ragazzi riempissero il suo tavolo di luce, portando canzoni e poesie, chiedendo anche un parere a Nico su un pezzo arrangiato lì sul momento. Il ragazzo non ne capiva molto di musica, ma gli sembrava buono.
« Non essere timido, puoi dircelo se non ti piace! » disse Kayla.
« Anche noi figli di Apollo non siamo perfetti » ironizzò Austin.
« È un buon pezzo » ripeté Nico, anche se al momento aveva ben altro per la testa a cui pensare. La musica e la dolce voce di Will non riuscivano a distrarlo da quel fastidioso e macabro pensiero. « Scusatemi » fece per alzarsi, lasciando nel piatto qualche avanzo.
« Già te ne vai? » la ragazza fece un piccolo broncio, che suscito in Nico un leggero sorriso.
« Ritorno all’arena » rispose il ragazzo, intercettando lo sguardo serio e preoccupato di Will; il quale non gli chiese se poteva venire anche lui, lo lasciò andare aspettando di parlare con Nico quella sera.
Il figlio di Ade entrò nell’arena, sicuro che a quell’ora non ci avrebbe trovato nessuno. Evocò allora dalla terra uno scheletro, volendo duellare con qualcosa di semi-mobile e che parasse bene i colpi. I primi scambi di spada furono fluidi, lo scheletro non gli stava dando modo di riprende fiato e per questo lo ringraziò mentalmente. Quel mucchio d’ossa gli stava dando la possibilità di stare alla larga dai suoi pensieri che per buona parte della giornata lo aveva accompagnato senza farlo respirare un solo secondo. Parò anche gli altri colpi che seguirono, restando in movimento per un buona mezzora finché non sentì il peso della spada gravarsi su se stesso, a quel punto decise fosse ora di smettere e congedò – con un colpo fatale della spada – il suo degno avversario, rispedendolo da dove l’aveva evocato. Dopo quel lungo combattimento ritornò nella sua cabina, pensando solo alla doccia calda che lo stava aspettando.
Il pomeriggio lo trascorse sui libri, non aveva intenzione di rimanere indietro con il programma. A Nuova Roma erano stati clementi con lui esclusivamente perché sapevano il ruolo che occupava, ma ciò non significava che poteva adagiarsi sugli allori, al suo ritorno avrebbe dovuto dimostrare di aver appreso gli stessi argomenti dei suoi compagni di classe. Aprire di nuovo quei libri gli dava in qualche modo un senso di pace, scoprì che studiare non era decisamente il suo forte, si impegnava molto questo era certo, ma tutte quelle materie non gli sarebbero mai servite a qualcosa. All’interno di quella classe, e forse in tutta la scuola, era l’unico discendente diretto di un dio, a soli undici anni aveva affrontato il suo primo mostro nel mondo mortale, ha imparato più cose di quante mai ne imparerà sui banchi. Quello, si ripeteva, era solo uno sfizio che si voleva togliere: stare sui banchi di scuola significava vivere una vita più o meno normale, ed era solo questo quello che voleva.


Presto il Sole tramontò sul campo. Nico sbadigliò, richiudendo il libro sul letto, uscendo dalla sua cabina. Il Sole bruciava il chiarore del cielo, attratto dall’oscurità dell’orizzonte, inghiottendolo fino a farlo scomparire.
Nico giunse al padiglione centrale, prendendo posto al tavolo attendendo l’arrivo degli ultimi semidei. Solo Will quella sera si sedette vicino a lui, il ragazzo aveva passato gran parte della sua giornata a interrogarsi su ciò che poteva essere successo a Nico, perché d’improvviso si era fatto così distante e senza permettere a nessuno di capire. Will aveva notato un cambio nella sua espressione dal momento in cui aveva visto Apollo, dopo la sua sentenza si era chiuso in se stesso, forse dietro a quelle parole pronunciate davanti a suo padre c’era dietro qualcosa di molto più grave che non gli era dato sapere.
Will guardò Nico, intento ad ordinare al suo calice di riempirsi, e volte si dimenticava di non avere davanti un comune campeggiatore. Nico stesso si comportava come se fosse figlio di una divinità minore, sperando così di risultare abbastanza normale, eppure entrambi sapevano che lui era il figlio di Ade, dio degli inferi, signore dei morti, colui che sottomette le tenebre al suo volere. Nico racchiudeva in sé una forza e un potere spaventoso.
Una volta – ma solo perché Will stesso aveva insistito per saperlo – gli aveva confidato di riuscire a vedere l’ombra delle anime che giungevano da Caronte e qualche volte la notte spendeva un paio di parole con alcuni spettri. Quel giorno al ragazzo vennero i brividi, non tanto per le anime dei defunti, ma per la semplicità in cui glielo disse, come se per lui fosse la cosa più normale del mondo e forse lo era davvero. Aveva intuito da tempo che probabilmente Nico sapeva più di qualsiasi altro campeggiatore lì al campo. Conosceva i segreti della morte e questo spesso lo rendeva fragile.
Il figlio di Apollo decise di non chiedergli niente, sarebbe stato lui a parlare per primo e solo quando lo avrebbe ritenuto opportuno, trascorsero quindi la cena a parlare di altro, Nico gli raccontò del libro che stava studiando, ripetendo più o meno a memoria alcune parti. Will gli fece i complimenti, incoraggiandolo a continuare.


Al termine della cena i ragazzi si radunarono attorno al falò, venendo deliziati dalle voci dei figli di Apollo, scusandosi per le serate precedenti se non erano riusciti a riscaldare l’atmosfera. La sera continuò tra canzoni, storie e risate, il fuoco divampò in aria, scoppiettando vivace insieme alle azzurre risate dei campeggiatori. Solo qualche ora più tardi giunse il coprifuoco, i semidei si ritirarono uno ad uno nelle proprie cabine, anche Will e Nico si salutarono con un bacio, promettendosi a vicenda di rivedersi alla mensa l’indomani.
Nico entrò nella sua cabina, appoggiandosi con pesantezza alla porta. Non poteva ignorare quelle tre vecchiette, anche quella notte avrebbe dovute vederle e seguirle finché non ci avrebbe capito qualcosa. Sospirò e si avvicinò al letto, allontanando il libro che aveva lasciato lì quella sera. Si stese su quel letto che per quella notte gli sembrava essere fatto di schegge di vetro e spine. Avrebbe dato qualsiasi cosa per non essere così, ma se stava accadendo qualcosa al di fuori del Campo Mezzosangue, sapeva che era l’unico ad essere in grado di poter reggere quella situazione. Chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare nel regno delle tenebre.







 

˚ •。* ˚ ˚✰˚ ♥* 。 ღ˛° ♥。* ° ˚ • ♥*˚•。* ˚ ˚✰˚ ♥* 。˚ •。* ˚ ˚✰˚ ♥* 。 ღ˛° ♥。* ° ˚ • ♥*˚•。* ˚ ˚✰˚ ♥* 。˚ •。

 

n.d.a.

Ancora una volta EFP mi blocca la pubblicazione degli altri capitoli, credo ci siano dei bug o qualcosa del genere. Comunque, se la fanfiction vi piace e volete leggerla per intero la trovate conclusa su Wattpad 

Mi dispiace non essere riuscita a portarla per intero anche su questo sito, mi sarebbe piaciuto scriverla anche qui…

 

Vi lascio alcuni link utili se volete seguirmi, restare in contatto o sapere in anticipo della pubblicazione di nuove storie e fanfiction:

Instagram: _alicebellucci
Wattpad: _akindofmagic


In oltre vi consiglio di seguirmi su Instagram perché in futuro porterò in PDF questa fanfiction e molte altre e comunicherò lì dove trovarla.

 

Un bacio a tutti,
Alis

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Alis97