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Autore: _Cthylla_    10/11/2019    2 recensioni
|Transformers: Prime/IDW comics|Prequel a "The Specter Bros'" (non è necessario conoscerla)|
"Non è una buona idea inseguire una farfalla in luoghi che non si conoscono": una lezione che la giovanissima Spectra imparerà -o forse no?- grazie ai "maestri" più improbabili che ci siano, nonché le ultime persone che qualsiasi Autobot o Decepticon vorrebbe incrociare sul proprio cammino.
Dal primo capitolo:
"«Cosa è “Towards Peace”?»
La domanda di Spectra ebbe un impatto tale da far sì che Tarn non si curasse minimamente di essere stato interrotto.
Il silenzio che calò per qualche secondo fu abissale.
«Tu non conosci il libro scritto da Megatron in persona?!» domandò il Decepticon, più sconvolto di quanto avrebbe mai ammesso, stringendola ancora nella sua mano.
Spectra fece spallucce. «Io non so nemmeno come sia fatto Megatron. So solo che è il capo dei Decepticon e che i Decepticon portano il simbolo che avete voi sui vostri corpi e tu sul tuo viso… aspetta: per caso sei tu Megatron e hai scelto il tuo viso come simbolo?»
"
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Transformers: Prime
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ Not Even The Time To Say Goodbye Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ












La prima cosa che Nickel avvertì al proprio risveglio fu un forte indolenzimento al processore, immediatamente seguito da un senso di pesantezza diffuso in tutto il corpo.

“Cosa… cosa succede? Non riesco a muovermi…”

Cercò di aprire i sensori ottici e, quando ci riuscì, la prima cosa che vide era il cielo coi colori tipici dell’imbrunire. Cercò di fare mente locale: nelle ultime memorie a sua disposizione le pareva di ricordare che fosse ancora giorno.
Ricordare solo quello però non era abbastanza, doveva fare di meglio, e soprattutto doveva capire da cosa derivasse la sua immobilità forzata.

“C-che… come ci sono finita sotto questo masso?!” allibì.

Era quella la causa: un sasso più grosso di lei bloccava tutto il suo corpo, braccia incluse, dal petto in giù.
Cercò di rimuoverlo, purtroppo senza risultato.

“Forse devo chiamare qualcuno, se sono vicina alla Peaceful Tiranny… Sì!” esultò, dopo essersi guardata attorno “Posso provare a chiamare Spectra, forse in due riusciamo a muovere questo coso. Sempre che riesca a sentirmi…”

«S-Spectra!»

Nessuna risposta, forse aveva parlato troppo piano.

Oh, ma com’era finita lì sotto?!

«Spectra!...»

Ancora nulla, e stavolta era sicura di essersi fatta sentire.

“Forse è rientrata, forse si è messa a dormire di nuovo” pensò “O magari ascolta la musica. Un momento: perché ho pensato ‘rientrata’?... giusto! Ora ricordo! Tarn le aveva detto che poteva aprire il portello e mettersi a leggere vicino all’ingresso, lei dopo un’oretta l’ha fatto, si è messa a leggere uno dei suoi libri. Mi ha anche letto una fiaba, benedetta ragazza. Poi però io l’ho lasciata sola perché… perché?”

Cercò nuovamente di spostare il masso. Niente da fare.

“Ho sentito un rumore” ricordò “Vero! Sì! Ho sentito un rumore che mi ha fatta pensare che una parte dell’astronave avesse avuto un cedimento o qualcosa del genere e poi… e poi non ricordo più…”

«Spectra! Spectra, aiutami!»

Ancora una volta nessuna risposta.
Nella testolina dolorante di Nickel iniziò a farsi strada un dubbio.

“E se il rumore non fosse stato causato da un cedimento, quanto piuttosto da qualcuno? Ma no, è improbabile, la Peaceful Tiranny è stata messa in un posto isolato e in ogni caso dovrebbero essere pazzi per avvicinarsi! Pazzi!”

Voci in lontananza. Erano familiari.

«… nemmeno un uovo di lilleth, vi rendete conto? Ieri le avevo promesso di portargliene uno».

«Prometti uova senza neanche sapere se qui ci sono uccelli, Helex, ti rendi conto?! E comunque non sarebbe arrivato fino alla nave».

«L’avrei messo dove metto al caldo la gente, Tess, lì non si sarebbe toccato!»

Sembrava che il resto della DJD fosse in dirittura d’arrivo, per fortuna.

«TARN!» gridò «TESS! KAON!»

Avrebbe voluto aggiungere un “Aiuto, sono sotto un sasso” ma non ci fu bisogno: già solo sentendola gridare non avevano impiegato molto a rendersi conto che c’era qualcosa che non andava, dunque erano corsi immediatamente sul posto.

«Helex, Vos, Tesarus, controllate il perimetro attorno alla nave e l'interno. Non entrate dentro prima di aver controllato la presenza di trappole esplosive» ordinò Tarn.

«Come hai fatto a finire qui sotto?!» le domandò Kaon appena raggiunse Nickel e le tolse di dosso il masso.

«Non ne ho idea, è quello il problema» barcollò Nickel, vittima di un capogiro nel tentare di rialzarsi «So solo che negli ultimi ricordi che ho era giorno e che adesso invece non-»

«Ecco com’è successo. Tarn, le hanno sparato» sentenziò Kaon, staccandole di dosso uno strano dischetto magnetico che, essendo fatto per robot di grossa stazza, occupava quasi tutta la schiena «Non è roba che noi abbiamo nella nave ma questi cosi possono atterrare un transformer della stazza di Tesarus per quasi un’ora».

«Allora è normale che lei sia rimasta incosciente per tanto tempo. Capisco» comprese Tarn «Quel che non capisco invece è il resto. Le hanno sparato ma la Peaceful Tiranny è ancora qui, non sembra danneggiata e dalla breve scansione che ho fatto non ho rilevato altri segnali vitali oltre ai nostri, il che significa che non ci stanno aspettando dentro per tentare di ucciderci. Ma allora cosa-»

Spectra.
Si era appena reso conto di cos’aveva detto: non c’era traccia di alcun segnale vitale oltre ai loro.

«TARN!» urlò Helex, raggiungendolo di corsa.

In mano, sporco e rovinato come se fosse stato calpestato dopo che era caduto a terra, aveva uno dei due libri di fiabe di Spectra.

«Era a terra vicino al portello. Lilleth allora è-»

Tarn non gli lasciò finire la frase, gli strappò il libro di mano e corse nella Peaceful Tiranny. Vos e Tesarus erano già entrati senza conseguenze, quindi non c’erano trappole da temere.
Raggiunse i propri appartamenti, aprì la porta di scatto e trovò subito quel che cercava, ossia l’altro libro di Spectra. Era ancora sulla sua cuccetta, il suo zaino vicino a essa.

«Non se n’è andata di sua volontà» mormorò «Non avrebbe lasciato a terra quel libro, non avrebbe lasciato qui tutto».

Non avrebbe neanche potuto chiamare chissà chi perché venisse a prenderla: era stata sotto la sua sorveglianza costante dal giorno dell’imprevisto in poi, non si era avvicinata ai computer di bordo.
Posò il libro rovinato vicino all’altro.

“L’hanno portata via”.

Il pugno che tirò contro la parete metallica fu di violenza tale da penetrarla come se fosse stata fatta di gelatina che si ruppe in mille pezzi quando il Decepticon strinse il pugno attorno al metallo e lo strappò.

“L’hanno portata via”.

Era previsto e accettabile poter perdere qualcuno in certe azioni di guerriglia, era previsto e accettabile poter perdere qualcuno durante le missioni; perdere qualcuno che invece non era previsto perdere era inaccettabile.

Dopo essersi concesso qualche secondo per ritrovare un po’di calma, Tarn uscì dai propri appartamenti. Tutta la squadra era rientrata nella Peaceful Tiranny.

«Aggiornamenti?»

«C’è un piccolo danno alla nave vicino al punto dov’era Nickel. Ho trovato qualche frammento di materiali che mi hanno fatto pensare a un segnalatore, una cimice o qualcosa di simile» disse Kaon «Non possiamo ricavarne nulla però, come ho detto si tratta di frammenti, l’hanno distrutta».

«Qualcuno ci seguiva» concluse Tesarus «Quand’è che hanno attaccato quella roba? Per quale ragione? L’astronave sembra a posto, non è stato spostato niente, non manca niente. A parte la bambina».

«Le cose sono due: o volevano noi ma avendola trovata lì indifesa hanno preso lei, cosa che trovo improbabile, o il ritrovamento di Kaon e la sparizione di Spectra sono strettamente collegati ed era proprio lei che stavano cercando. Il fatto che non abbiano toccato nulla e che abbiano messo fuori gioco Nickel, con tanto di masso per evitare che nel caso in cui si riprendesse desse l’allarme prima del nostro ritorno, suggerisce questo» disse Tarn «Filmati di sorveglianza utili ne abbiamo?»

La risposta era sì, doveva esserlo. Doveva poter vedere chi era il colpevole di un simile affronto, o i colpevoli, così da poter dare loro un nome e un volto oltre che un posto assicurato nella sua personale lista di morti che camminavano.

«Metto Nickel in camera sua e controlliam-»

«No, Kaon» lo interruppe Nickel «Voglio vedere anch’io chi mi ha colpita».

Il suo desiderio venne compreso e accontentato.

I filmati di sorveglianza partivano da quando Tarn e gli altri avevano lasciato la nave. Tutti videro Nickel stare sempre assieme a Spectra per un’ora, le videro assieme sedute sul portello aperto, vicino all’ingresso -“Non posso neanche dire che non mi abbia dato retta” pensò Tarn- e poi videro Nickel lasciarla sola.
Riuscirono a vedere Nickel che veniva colpita e cadeva, poi…

«Eccolo!» esclamò Helex «Ma è-»

«Nascosto. Corpo e testa coperti. Maledizione!» sbottò Nickel, vedendo il tizio metterle addosso il masso.

«E subito dopo è andato a prendere lei» disse Tarn, osservando impotente Spectra venire afferrata alle spalle da mani nere grosse almeno quanto quelle di Helex «Non ha potuto fare niente. Il fatto che sia fuggito subito dopo comunque dimostra che era qui proprio per prendere lei, forse andarsene dal pianeta e mettere più distanza possibile tra noi e loro».

Vos disse qualche frase nel proprio linguaggio antico.

«Il fratello? Può avere senso» convenne Tarn «Ma allo stesso tempo, nel caso in cui tu abbia ragione, mi chiedo come sapesse che lei era con noi» questo perché quando avevano preso Spectra non sembrava esserci anima viva lì attorno «Come e quando abbia attaccato alla Peaceful Tiranny quella cimice, come si sia procurato quest’ultima e, soprattutto, perché prendere Spectra alle spalle. Immagino che non avremo troppo presto né la conferma alla tua ipotesi, né una risposta alle mie domande. Ormai potrebbero essere ovunque».

Nessuno fece commenti.

«Dovrò cercare di ripulire e riparare quel libro. Credo che Spectra gradirà trovare tutto a posto quando tornerà qui con noi».

«Quando… cosa?» domandò Tesarus.

«L’Universo è piccolo e i lilleth tornano sempre al nido, come si suol dire».

«Sempre se qui e allora sarà ancora viva!»

«È sopravvissuta a noi, Tesarus» gli ricordò Tarn «Può sopravvivere a qualunque cosa. Qualunque».





.:: In un punto indefinito della galassia ::.





«Ripeti dopo di me, sorellina…»

«Ma l’ho già fatto, Spectrus!»

«Ma non mi hai convinto! Ripeti dopo di me: “giuro che non mi metterò più a inseguire cyberfarfalle, cybergatti, dexi-scoiattoli, helio-hamsters, porcineacons, lilleths, luponoidi, ienabots e qualsiasi altro animale in posti che non conosco minimamente”. Ripetilo».

«“Giuro che non mi metterò più a inseguire cyberfarfalle, cybergatti, dexi-scoiattoli, helio-hamsters, porcineacons, lilleth, luponoidi, ienabots e qualsiasi altro animale in posti che non conosco minimamente”» ripeté Spectra «I lilleth però sono cari-»

«Mannaggia NO! No!» la interruppe Spectrus «Non tanto da metterti a girare in posti sconosciuti per stare dietro a loro. Ti sei resa conto in mezzo a quale gente ti ha portato il fatto di aver inseguito una cyberfarfalla?!»

«Sì» disse Spectra dopo un’esitazione «Direi di sì».

L’astronave su cui si trovavano lei e suo fratello le risultava sconosciuta, perché Spectrus se l’era procurata appena tre settimane prima, così le aveva detto. Gli oggetti presenti nella vecchia astronave, quelli che lei e suo fratello avevano portato via da casa, c’erano comunque tutti, cosa che contribuiva a rendere l’ambiente un po’più “familiare” per lei.
Oltre a essere nuova, la nave in questione era ben più grande di quella con cui erano partiti e assai più veloce. Nelle ore trascorse del suo salvataggio avevano sicuramente fatto molta strada.

Spectrus fece un sospiro nervoso. «Ecco. Hai idea di come io mi sia sentito in questo periodo?» le prese una mano «Hai idea di quanto mi sia preoccupato all’idea che tu fossi con quei mostri assassini? Ho temuto che potessero triturarti o fonderti da un momento all’altro!»

«Mi dispiace» mormorò Spectra, notando che i sensori ottici azzurri del fratello sembravano veramente lasciar trasparire una certa angoscia.

«… e avrebbero potuto! Di sicuro hanno pensato più volte di farlo, se non hanno messo in pratica la loro idea è stato solo perché Tarn cercava di riempire la tua povera testolina con tutte quelle porcate inutili su “Towards Peace”, ed è una fortuna che fosse soddisfatto dei risultati, perché se non fosse stato così ti avrebbe uccisa lui per primo».

«Lui… lui e qualcuno degli altri sembrava essersi affezionato un po’. A modo suo» ribatté Spectra «Secondo me adesso sono anche preoccupati e-»

«“E” non ti deve importare» la interruppe Spectrus «Se davvero si preoccupano è solo perché hanno perso qualcuno che li assecondava, non per te come persona. Sono mostri, mostri pazzi e fanatici, niente di più. Ti rendi conto dell’assurdità di quello che fanno? Al di là dell'ammazzare i traditori, ammazzano anche la gente che segue religioni varie, questo mentre loro sono i primi a vedere Megatron come l'unico vero dio e seguire i pezzi della sua biografia come se fossero precetti. È così, dovresti saperlo bene ormai».

Su quel punto Spectra non poté far altro che dargli ragione. «Questo è vero».

«C’è di buono solo che, essendo riuscita a sopravvivere e sistemarti in modo decente anche col peggio del peggio, non dovresti avere alcun problema con le future missioni» disse il mech «I soggetti da cui intendo mandarti sono tenere e ingenue fanciulle, in confronto a quelli là. Sei ancora dell’idea di darmi una mano, giusto?»

Spectra annuì con convinzione. «Sempre, Spectrus!»

Non gli avrebbe mai detto di no, non lo avrebbe fatto prima, tantomeno l’avrebbe fatto ora, dopo aver saputo che lui non l’aveva abbandonata e l’aveva salvata nonostante fosse stata presa da soggetti piuttosto pericolosi.

«Sapevo di poter contare su di te. Esperienze del genere non bastano a piegare una Specter. In ogni caso d’ora in poi faremo in modo che la DJD ci resti a distanza, molto a distanza. Abbiamo entrambi buone ragioni, tanto più che io probabilmente sono già nella loro famosa Lista».

«A dire il vero no, non fino a oggi» lo contraddisse la giovane «Quando l’ho letta non ho visto il tuo nome lì sopra».

«Ah no?...»

Spectra annuì. «C’erano tanti nomi, la maggior parte con il simbolo dei Decepticon vicino, ma non c’era il tuo e- dove stai andando?»

Spectrus, dopo pochi secondi, tornò con due cubi di energon extra forte. «Brindiamo al tuo ritorno e al fatto di non trovarci in posti scomodi!»

«Ma io non sono ancora adulta, non dovrei bere questo».

«Uno non ti ucciderà. Beviamoci sopra, ti dico!»

Spectra non poté evitare di pensare al fatto che Tarn avrebbe disapprovato del tutto molti aspetti di quella situazione, dall’energon extra forte, al tipo musica -“Let the bodies hit the FLOOOOOOOOOR!”- all’ambiente di per sé che, senza di lei, era vivibile e pulito ma non propriamente ordinato.
Aveva la sensazione che se anche fossero passati secoli, millenni o di più, non avrebbe mai dimenticato il mese passato in compagnia di quei mostri.
In compagnia della DJD.
In compagnia di chi le aveva insegnato tanto e le aveva detto di non definirsi mai più “stupida”.

Ora però era con il suo fratellone, era a casa -perché ormai casa era ovunque fosse anche lui- ed era tutto quel che contava, tutto quel che avrebbe sempre contato: era al sicuro, lo era per davvero, al cento per cento.

O comunque questo era quel che avrebbe creduto per molto, molto tempo…










Chiunque sia arrivato a leggere fin qui merita i miei più sentiti ringraziamenti e merita anche di vedere il mio disegno di Spectra (adulta) :)
Che dire? Spero che questa breve storia vi abbia intrattenuti :)
Alla prossima,

_Cthylla_
(...stavo per firmare con "_Dracarys_", come al solito. Mi abituerò mai?)

   
 
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