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Autore: Ghostclimber    06/12/2019    3 recensioni
Lo Shohoku ha appena battuto il Ryonan.
Ma Kogure sente che ci dev'essere qualcosa nella vita, oltre al basket e alla scuola, e Mitsui concorda con lui.
Accompagnandosi con delle minuscole poesie, si avvicineranno l'uno all'altro in una tenera notte d'estate.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hisashi Mitsui, Kiminobu Kogure
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Amore è Nell'Aria Stasera'
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Kogure non riusciva a smettere di piangere.

Singhiozzava senza controllo nella coppa umida delle proprie mani, i singulti soffocati dalla spugna morbida di un accappatoio e dal rumore della doccia che andava a vuoto solo per fornire una scusa al bagno occupato. Quando Akagi sarebbe tornato, avrebbe capito subito cosa stava succedendo, ma Kogure contava per allora di essere riuscito a ricomporsi, o alla peggio sperava di poter fare affidamento sulla naturale discrezione del suo grosso, scorbutico amico.

Le gambe gli cedettero, e lui cadde in ginocchio, trascinando con sé l'accappatoio e tirandosi addosso anche un principio di panico: invece di migliorare poco a poco, sembrava peggiorare di minuto in minuto.

Non udì il lieve tintinnio della chiave del bagno che cadeva, e in effetti si trattò di un rumore davvero minimo visto che fu solo un lieve sfregare contro il metallo della serratura: sotto alla porta era scivolato un pezzo di stoffa, a occhio e croce una federa. Ma Kogure non solo stava voltando le spalle alla porta, ma aveva ancora il viso affondato nell'accappatoio ed era impegnato a chiedersi come avrebbe fatto a chiamare l'ospedale per farsi ricoverare nel reparto psichiatrico se non riusciva a smettere di piangere nemmeno per respirare decentemente.

Ma la vista di Sakuragi legato stretto ad una barella rigida, il viso pallido su cui spiccavano delle lentiggini che Kogure non aveva mai notato, i capelli sudati e il corpo coperto di un velo di sudore acido e maleodorante, gli occhi semichiusi e rovesciati nelle orbite... Kami, ce n'era abbastanza per farsi ricoverare tutti quanti insieme in delle belle stanze dalle pareti morbide. Proprio lui, Sakuragi, quell'uragano di energia, mai fermo, mai stanco, il bisonte che aveva incassato i pugni peggiori di Tetsuo qualche mese prima senza fare una piega. E le parole del medico che l'aveva visitato subito dopo la partita contro il Sannoh erano state il colpo di grazia definitivo: -Fate piano, potrebbe essere una frattura vertebrale. Se lo muovete troppo, potrebbe perdere l'uso delle gambe.- a quelle parole, il silenzio era calato a bordocampo. Haruko era svenuta, Ayako avrebbe fatto lo stesso se non ci fosse stato Miyagi a spingerla seduta sulla panchina, Anzai aveva barcollato e Mitsui, con gli occhi lucidi, aveva provveduto a sorreggerlo e a farlo accomodare al fianco di Ayako; persino Rukawa aveva sgranato gli occhi ed era sbiancato.

Akagi, con voce malferma, aveva pregato il medico di informarli non appena ci fossero state novità, e chissà quanto tempo prima si era appostato nella hall del ryokan in attesa della tanto agognata telefonata. Kogure aveva millantato un'indisposizione e si era ritirato nella stanza che divideva con il capitano appena in tempo per scoppiare in lacrime lontano da sguardi indiscreti.

Qualcuno lo prese per le spalle; Kogure sobbalzò e si divincolò, spaventato e preso alla sprovvista. Ebbe la fugace sensazione che il bordo della doccia si stesse avvicinando troppo rapidamente, poi un paio di braccia muscolose gli cinsero violentemente il petto e frenarono la sua caduta: -Kiminobu, tranquillo, sono io.- bisbigliò la voce di Mitsui.

-Tu... come... vai via!- biascicò Kogure.

-Ho tipo forzato la serratura. Kiminobu, sei chiuso qui dentro da due ore e non rispondi, Akagi mi ha chiamato e mi ha detto di buttare giù la porta.- Kogure cercò di divincolarsi dalla stretta di Mitsui: se c'era una persona dalla quale non voleva farsi vedere conciato come un relitto umano, era proprio lui. Ma non vi fu verso di liberarsi della sua stretta ferrea, e dopo un po' Kogure smise di agitarsi. Mitsui, constatato che non avrebbe ricominciato a muoversi come un'anguilla, allentò la presa. Kogure si lasciò scivolare esausto tra le sue braccia, accogliendo con un senso di sollievo il contatto con il corpo solido del compagno, che troppo spesso non riusciva ad assaporare, complici i mille impegni di scuola e dello sport e l'impossibilità di muoversi alla luce del giorno.

Si assopì o forse svenne, provato dalla lunga crisi isterica; si riebbe qualche minuto dopo. Mitsui, lo sguardo cupo e preoccupato, gli stava tamponando il viso congestionato con un panno morbido, umido e fresco. Gli occhi di Kogure incontrarono quelli di Mitsui, che tentò un sorriso: -E così oggi giochiamo a ruoli invertiti, eh? Io faccio l'infermiera e tu il paziente...- gli scostò qualche ciocca di capelli, umida e sudata, dalla fronte, con dita gentili e fresche.

-Si sa niente di Hanamichi?- Mitsui annuì. Qualcosa nel suo sguardo tranquillizzò Kogure, ma furono le parole che seguirono ad essere il vero balsamo: -Sta meglio. Ha spostato una vertebra, un ortopedico l'ha rimesso a posto in un baleno. Dovrà solo fare un bel periodo in riabilitazione perché ha più strappi muscolari lui di tutto il resto del Giappone, una costola incrinata e una microfrattura al coccige. Niente che compromette la sua carriera, deve solo andarci piano e non fare il coglione.

-Ha rischiato veramente grosso.- commentò Kogure, ma era sollevato. Sakuragi aveva ballato bendato sull'orlo di un precipizio a strapiombo sul mare, ma adesso era lontano dal pericolo.

-Rukawa ha sbottato. Ha detto che è colpa sua perché l'ha incitato a continuare. Il ryokan gli addebiterà il costo della riparazione del buco nel muro che ha fatto con il pugno.

-“Caduti i fiori / tra i rami degli alberi / il tempio appare.”- citò Kogure.

-Yosa Buson?- chiese Mitsui dopo una breve esitazione, incerto.

-Esatto.- confermò Kogure. Mitsui lo strinse più forte a sé e sussurrò: -Eh, sì, anche secondo me è inequivocabile. Quel che mi chiedo è come cazzo hai fatto a trovare un haiku perfetto dopo due ore che piangi in un asciugamano.

-È un accappatoio.- puntualizzò Kogure.

-Ah, allora si spiega tutto.- il blando tentativo di sdrammatizzare di Mitsui strappò finalmente un piccolo sorriso a Kogure, che spiegò: -In realtà mi è venuta in mente durante la partita, quando Hanamichi si è fatto male. Non ho mai visto Rukawa lanciarsi verso qualcuno così velocemente, neanche per fare a botte. Lì ho capito che avevi ragione su di loro.

-Ho sempre ragione, tranne quando ho torto.- sentenziò Mitsui con aria solenne, poi si chinò e baciò le labbra congestionate e gonfie di Kogure, che rispose al bacio come un assetato che si abbevera ad una fonte di montagna.

-Mitsui, sei... oh.- il vocione di Akagi li divise d'improvviso: -Scusate.- borbottò.

-Nessun problema.- disse Mitsui, poi si alzò e aiutò anche Kogure a rimettersi in piedi. Il vicecapitano si sentiva le gambe di gelatina.

-Kogure, sei stanco morto. Ti conviene mangiare un boccone e andare dritto a letto.- disse Akagi, e Mitsui gli rivolse uno sguardo di stupita gratitudine: da un buzzurro si sarebbe aspettato un commento molto più indelicato sull'aspetto di Kogure, che in effetti con la faccia gonfia che recava ancora i segni della stoffa e gli occhi pesti e iniettati di sangue stava un vero schifo, per non parlare dei capelli, ridotti ad un intrico che ricordava moltissimo un nido di qualche uccello davvero poco portato per il design. Akagi lo squadrò di rimando, e dopo una lunga esitazione aggiunse: -Mitsui, ho bisogno di una cortesia. Anzai si è già coricato, è molto stanco, ma gli altri stanno sfogando il nervosismo come un branco di bambini dell'asilo e se non resto a controllarli ho paura che ci faranno espellere dal campionato per il comportamento. Resti tu con Kogure?

-Oh... ma certo, Akagi, non c'è problema.- rispose Mitsui, stupito ma felice.

-Kogure, fatti la doccia per davvero e poi chiudi quel cavolo di rubinetto, stai prosciugando le risorse idriche di tutta la prefettura.- Kogure annuì e si chiuse in bagno, senza però serrare la porta a chiave: quella era ancora tra le mani di Mitsui, che se la rigirava pensoso tra le dita.

-Come hai fatto?- chiese Akagi, indicandola con un cenno del capo.

-Ho imparato da Tetsuo, che tu ci creda o no l'ha letto in un libro. Me l'ha fatto vedere una volta che un nostro amico si era chiuso in bagno e non rispondeva più. Ho girato la chiave con delle pinzette che mi sono fatto prestare da Ayako, poi ho infilato una federa sotto la porta e ho spinto la chiave per farcela cadere sopra e l'ho tirata fuori.

-Geniale. Alla fine il vostro amico stava bene?

-No, era in overdose. Ma gli abbiamo salvato la pelle, per quel che vale.

-E Kogure come sta?

-Starà bene. Era solo preoccupato a morte per Hanamichi. Gli vuole un gran bene.

-Gliene voglio anch'io, ma non dirlo in giro.- confessò il burbero capitano, poi guardò altrove; Mitsui si accorse che aveva gli occhi lucidi, ma ebbe il buonsenso di fingersi ignaro.

-Quando torna in squadra lo prendo a pugni per lo spavento che ci ha fatto prendere.

-Te lo terrò fermo.- Akagi annuì, soddisfatto di quello scambio tra giovani uomini che stava riuscendo a non naufragare in un mare di lacrime di ansia trattenuta. Mitsui appoggiò la chiave del bagno su un comodino e si sedette su un letto a caso, ma Akagi gli disse: -Alza la schiena.- Mitsui eseguì, e Akagi infilò una mano sotto al cuscino. Ne estrasse una maglietta stravecchia dal colore indistinguibile e un paio di calzoncini che in molti avrebbero potuto usare come paracadute d'emergenza. Rifugiandosi nel solito atteggiamento scorbutico, disse: -Non voglio disturbare Kogure quando si addormenta, stanotte dormo io con Miyagi.

-Oh, il Tappo sarà estasiato.

-I vostri vicini di stanza sicuramente sì.

-Non credo, sono Kakuta e Yasuda e fanno più casino di noi.

-Beh, allora i gestori dell'albergo.

-Sì, loro probabilmente ti faranno una statua in giardino.- Akagi sorrise e gli batté una manona sulla spalla, poi uscì. Mitsui sollevò la cornetta del telefono e compose lo zero per parlare con l'accoglienza: -Salve, la chiamo dalla stanza 309, il mio amico si sente poco bene e non riesce a scendere a cena. Sarebbe possibile avere qualcosa da mangiare qui?- Kogure uscì dal bagno in tempo per sentire le ultime parole, ma Mitsui non lo vide. Era sdraiato su un fianco e gli dava le spalle; la sua figura longilinea, il fianco che faceva capolino tra la maglietta e i calzoni, tutto di lui era di conforto a Kogure: -Certo, andrà benissimo.- lo sentì dire, -La ringrazio di cuore.- Mitsui appoggiò di nuovo la cornetta sulla forcella, e Kogure si sdraiò dietro di lui. Il suo braccio scivolò intorno alla sua vita e sotto alla maglietta, senza intenti maliziosi, e Mitsui interpretò il gesto nella giusta maniera. Appoggiò la testa al cuscino, piegando il collo ad un'angolazione tale che Kogure si sentì quasi obbligato a posarvi il capo, e intrecciò le dita a quelle del compagno.

-“Fiori di pruno / è un'estasi / la mia primavera”.- recitò Mitsui, riempiendosi le narici dell'insolito, delicato odore del bagnodoccia di Kogure. Era piacevole, diverso dai soliti saponi da sportivi, spesso aggressivi e sgradevoli alle narici, e anche se era un po' femmineo sembrava si addicesse perfettamente al carattere dolce e amorevole del suo Quattrocchi.

-Issa.- replicò Kogure, poi specificò: -Comunque, se ti riferisci al mio shampoo, non è ai fiori di pruno, ma ai fiori di pesco.

-Naturalmente lo sapevo, ma non volevo cambiare la poesia.- mentì Mitsui, e Kogure emise una lieve risatina nell'incavo del suo collo. Si udì un lieve bussare alla porta e un discreto: -Servizio in camera.- Mitsui si alzò, sciogliendosi con dolcezza dall'abbraccio di Kogure, e ritirò il vassoio che l'impiegato del ryokan gli porgeva, ringraziando profusamente.

-Il suo amico ha bisogno di altro? Aspirina, antidolorifici...?

-Kogure?- chiese Mitsui, voltandosi a mezzo.

-La ringrazio, ho già preso qualcosa.- rispose lui, cercando di celare un impudente sorriso, che gli sorgeva spontaneo alle labbra nonostante tutto: era la prima cena intima con Mitsui.

 

Mangiarono imponendosi calma, commentando distrattamente questa o quell'altra pietanza, e quando Kogure ebbe svuotato anche l'ultima ciotola di riso, Mitsui prese il vassoio e lo spostò sul comodino. Si guardarono a lungo negli occhi, imbarazzati.

-Beh...- disse infine Mitsui, -Il Gorilla ha detto che stanotte dorme con Miyagi al posto mio.

-Povero Miyagi!- commentò spontaneamente Kogure, che sapeva benissimo come il Gorilla potesse essere rigido e rompiscatole, soprattutto quando decideva che era giunta l'ora di coricarsi. Mitsui ridacchiò, un suono pieno di sottintesi: -Oh, no... povero te.- disse, e si sporse in avanti per cogliere un bacio dalle labbra di Kogure.

Si stesero sul letto, l'uno sopra all'altro, ancora nelle bocche il lontano sapore del cibo che avevano condiviso, baciandosi con la foga frenetica di chi ha improvvisamente capito che la vita è una, che il tempo sgocciola e che non sempre è saggio attendere.

Fu Kogure ad approfondire per primo il contatto: dopo una lunga serie di esitanti carezze sull'orlo arricciato dei pantaloni di Mitsui, si decise ad infilare le dita sotto l'elastico; incontrò quello dei suoi boxer e lasciò che la punta delle dita si insinuasse al di sotto anche di quello. Mitsui trattenne il respiro e lo lasciò andare in una serie di soffi concitati che si infransero sull'arco di Cupido sotto al naso di Kogure, che si scostò e ritrasse la mano.

-Ehi!- protestò Mitsui, -Chi ti ha detto di smettere?

-Mi sembrava che... avevo paura di...- biascicò Kogure.

-Senti un po'.- disse Mitsui, si sdraiò più comodamente che riusciva tra le gambe divaricate di Kogure e lo prese per i polsi; con una piccola contorsione, si portò entrambe le sue mani sui glutei: -Lo senti questo magnifico culo? Tutto tuo, puoi farne ciò che vuoi.

-Ah, non provocarmi, Hisashi, non sai cosa vorrei farti...- ribatté Kogure allusivo, lasciando Mitsui stupito ed eccitato sia dal tono di voce sia dal sottinteso delle sue parole. Le mani di Kogure accarezzarono le sue natiche, salirono verso la cintura dei pantaloni e vi si insinuarono sotto; poi, ripresero il proprio posto e strinsero. L'erezione di Mitsui ebbe un guizzo contro quella di Kogure, e l'ex Teppista si rese conto di essere burro tra le mani del Quattrocchi.

Kogure si sporse in avanti con il viso, e Mitsui gli offrì la bocca perché potesse baciarla; insinuò la lingua tra le sue labbra calde, mentre cercava di pensare a qualunque cosa, qualunque, salvo la sensazione che gli davano le dita monelle del suo compagno che gli massaggiavano i glutei, separandoli l'uno dall'altro tanto che a tratti Mitsui sentiva la pelle dell'ano che si tendeva sotto alle sue carezze intense. Per di più, ogni strattone lo costringeva a strofinare la propria erezione contro quella di Kogure, e temeva di venire da un momento all'altro. Per limitare il contatto, tentò un atto di coraggio non indifferente: insinuò una mano tra i loro corpi e si mise a massaggiare il membro di Kogure, ancora nascosto dalla biancheria intima e dal pigiama. Kogure gemette e gli morse un labbro per impedirgli di allontanarsi, sporgendo in avanti il bacino in una muta incitazione. Mitsui lo prese alla lettera, e con un fluido movimento del polso insinuò la mano sotto ai suoi vestiti; gemette ad alta voce quando assaporò il primo tocco della pelle di Kogure, morbida e sottile e calda, cedevole intorno alla solidità della sua asta. Con la base del pollice, senza volerlo fece leva sul prepuzio, denudando il glande. Nella piega dell'indice avvertì un senso di caldo umidore, segnale inequivocabile del desiderio di Kogure.

Nemmeno notò che i pantaloni e i boxer gli scivolarono lungo le cosce, ma un refolo d'aria in parti che fino a poco prima erano ben coperte e il tocco della mano ora timida di Kogure lo risvegliarono dall'inebriante sensazione di toccarlo.

-Oh, cielo, cosa stiamo facendo?- chiese di colpo Kogure, mettendosi entrambe le mani in faccia.

-Petting, credo sia la definizione.- tentò di scherzare Mitsui, poi si fece serio: -Ehi, se hai cambiato idea non c'è problema, dico davvero.

-No, non ho cambiato idea... è che... Hisashi, non so come si fa!

-Come quando sei in camera da solo e pensi alle chiappe di Bon Jovi, solo che tu tocchi il mio e io tocco il tuo. Facile, no?

-E poi?- lo spiazzò Kogure. Mitsui si sedette sui talloni, sperando che la conversazione gli smontasse quell'imponente erezione che sembrava essersi stabilita in pianta stabile, ma invano. Chiese: -E poi cosa?

-Non ci sono solo le... sì, insomma, le seghe...- Kogure abbassò la voce: -Il sesso orale, come si fa? E... il sesso proprio... insomma, non lo spiegano questo alle lezioni di educazione sessuale!- la sola menzione del sesso, e soprattutto di quello orale, meta proibita dei sogni di ogni ragazzo, rese completamente inutile il film mentale a base di cancelleria che Mitsui stava tentando di proiettarsi nel cervello per sconfiggere il proprio pene eretto. Immaginò Kogure che si chinava su di lui e schiudeva le labbra, si chiese come doveva essere sentire la sua lingua calda che gli accarezzava il glande, e poi wow, chissà se Kogure era capace di prenderlo tutto in bocca, fino ai tes... si riscosse.

-Scusa.- disse, arrossendo, -Stavo meditando sulla risposta.

-Sì, come no... hai concluso qualcosa?

-Intanto cominciamo dalle cose che sappiamo già fare, che ne dici? Per il resto, ci documentiamo.- Kogure annuì, e Mitsui aggiunse: -Posso spogliarti?- un altro cenno d'assenso. Con riverenza, Mitsui sfilò i pantaloni e la maglietta del pigiama di Kogure, poi infilò le dita sotto all'elastico dei suoi slip e ribadì: -Puoi fermarmi in qualsiasi momento, Quattrocchi, siamo intesi?

-Per adesso, vorrei continuare in eterno.- confessò Kogure, con il respiro corto, e Mitsui gli sfilò anche la biancheria intima. Rimase a guardarlo come un devoto di fronte a un'apparizione, le cosce sottili ma muscolose, una piccola cicatrice a forma di croce sul ginocchio destro, i peli pubici chiari e radi, arricciati attorno all'asta arrogantemente tesa verso l'alto del suo membro, il ventre glabro e magro, con le costole appena evidenti ad ogni tendersi della sua gabbia toracica per incamerare ossigeno, le clavicole sporgenti e oh, il suo viso, così imbarazzato e reso vivace da un vago rossore, e gli occhi che scintillavano di desiderio dietro alle lenti. Mitsui si distese con lentezza di fianco a lui, gli prese il mento tra le dita per volgere il suo viso verso di sé e lo baciò. Prima di lasciare che la sua mano veleggiasse verso altri, piacevoli lidi, dichiarò: -Ti amo, Kiminobu.

-Ti amo anch'io, HisAH!- non appena la mano di Mitsui venne a contatto con il membro di Kogure, questi rovesciò il capo all'indietro ed eiaculò, arrossendo con violenza. -S... scusa...- biascicò, ormai con le guance così calde da appannare gli occhiali.

-Lo prendo come un complimento.- rispose Mitsui, chinandosi per baciarlo. Eccitato e impaziente, strofinò il membro contro il fianco magro di Kogure, che lo ghermì con mano tremante, ancora imbarazzato. Mitsui gemette: -Oh, mi sembra di averlo sognato per anni...- aprì gli occhi con fatica. La sensazione era familiare eppure nuova, e la vista di una mano più sottile e chiara della propria, per di più attaccata ad un braccio che finiva attaccato al corpo di un'altra persona era quasi destabilizzante. Seguì i movimenti delle membra di Kogure fino alla sua spalla, e poi al suo viso: lo stava fissando con l'aria di chi non vorrebbe essere da nessun'altra parte, per nessun motivo. Si sentì montare l'orgasmo dal profondo del ventre, come un filo che tirasse da dietro l'ombelico; crebbe e si sciolse come una calma onda calda verso i testicoli e poi si riversò nella mano di Kogure, accompagnata da un sospiro. Rimasero sdraiati fianco a fianco a recuperare il ritmo del respiro e del battito cardiaco, poi Kogure si sporse oltre a Mitsui e aprì il cassetto del comodino che divideva i due letti della stanza. Mitsui accarezzò con riverenza i suoi fianchi e sorrise mentre la sua pelle sudata e calda sfiorava la propria; una sensazione di umidore sul basso ventre quasi lo commosse: era fastidioso, un fluido ormai freddino e appiccicaticcio, ma era la prova che quanto accaduto non era stato solo un sogno, ma la meravigliosa realtà.

Kogure si ritrasse nuovamente, con dei fazzoletti di carta in mano; li usò per pulire entrambi, e Mitsui non ripeté di amarlo solo perché temeva che la voce gli sarebbe uscita tremando. Kogure, terminata l'opera di pulizia, si rivestì e tornò a sdraiarsi al fianco di Mitsui: -Senti...

-Dimmi tutto.

-Come pensi di documentarti per... ehm... tutto il resto?

-A quel che mi risulta ci sono un sacco di film sull'argomento.- Mitsui sollevò un sopracciglio con fare allusivo e Kogure arrossì: -Mi stai proponendo di guardare un porno?

-Se preferisci, chiediamo all'infermiera della scuola.

-Il porno andrà più che bene.- cedette Kogure, ancora imbarazzato. Mitsui si girò su un fianco e lo abbracciò: -Sei la persona più bella che conosco.- disse.

-Avanti... non sono niente di che.

-Sei molto di più.- Mitsui chiuse gli occhi e la sua testa cominciò a ciondolare nell'incavo della spalla di Kogure, che con fatica e con cautela, cercando di non svegliarlo, coprì entrambi. La notte estiva era rinfrescata da un timido venticello, ed erano entrambi spossati dalla giornata stressante. Mitsui aprì gli occhi appena in tempo per vedere la testa di Kogure che si adagiava sul cuscino, e la sua mano che prendeva gli occhiali per una stanghetta, li ripiegava con gesto esperto e li riponeva sul comodino, fuori vista. In controluce vide un minuscolo piumino, di polvere o polline, che si era andato a posare lieve e impercettibile sul viso di Kogure, e che ora fremeva al ritmo del suo respiro. Alzò una mano ad accarezzare la guancia di Kogure e, mentre il granellino spariva nell'aria, bisbigliò: -“Non un grano di polvere / a turbare il chiarore / del crisantemo bianco.”-

-Matsuo Basho.- rispose Kogure con un sorriso.

 

 

 

 

Bene, bella gente, direi che a questo punto sono abbastanza insieme questi due, voi che dite?

Sì, insomma, in pratica ogni volta che scrivo un capitolo ripiombo nell'ossessione degli haiku, ne leggo a palate e ne scrivo a palate (e poi li nascondo nel cassetto delle mutande così non li vede nessuno), e comunque rischio di passare dal romanticismo al p0rn e non mi va, lasciamo ai due cucciolotti un po' di privacy e limitiamoci a spiarli altrove.

Questo capitolo potrebbe essere molto bello o molto delirante, non ne ho idea perché stasera ho la presentazione del mio libro e sono a) nervosa e b) un po' sbronza perché mi pareva una buona idea finire l'eggnog fatto da mamma. Spoiler: non era una buona idea, e devo ancora farmi la messa in piega.

Bene, grazie a tutti di aver letto, supportato, sOpportato (Ste_exLagu, ce l'ho con te, Mr. Palle di Amianto), se avete gradito battete un colpo!

 

...Mitsui, Kogure, non vi pare il caso di fare un salutino?

Mitsui: -Dopo, siamo impegnati!

Kogure: -Mmmpf!

 

Ok, li lascio soli.

A lunedì con il secondo capitolo di April, Come She Will!

XOXO

 
   
 
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