EPILOGO
1
JUNION
“Uao…
quindi è questo il tanto temuto Villaggio di
Konoha?!”
“Già…
fa attenzione, Clairy! Potrebbero ancora esserci
molte trappole!”
Dopo
tantissimi anni, ero finalmente riatterrato sul pianeta
Kaguya, e stavolta mi ero portato appresso la mia amata. Phemos, quel
giorno
era rimasto a Roma, in compagnia di Flame e dei due principini.
Mentre
percorrevamo le vecchie e diroccate strade di quel
villaggio, ormai coperto dalla natura rigogliosa, Clairy si rivolse a
me,
formulandomi la domanda che tanto aveva trattenuto nel formulare.
“Junion…
ora puoi dirmi perché mi hai portato qui?”
Ormai
consapevole di non poterle nascondere nulla, io mi
girai verso di lei e cominciai a spiegarle.
“Ricordi
quando Naruto e Sasuke vennero a parlarmi, sette
anni fa, dopo essere tornati sulla Terra al termine della battaglia
contro
Glacial? Mi fecero moltissime rivelazioni, e una di queste riguardava
la guerra
che loro hanno combattuto contro Dragon Oronar e l’esercito
Kagakuriano… sembra
che non tutti gli Shinobi e le Kunoichi del pianeta siano stati
sterminati!”
La
mia rivelazione colse alla sprovvista Clairy, che
strabuzzò tutti e quattro i suoi bellissimi occhi, prima di
chiedermi.
“DA-DAVVERO?!
QUINDI QUESTO PIANETA NON E’ DISABITATO?!”
“Probabile…”
esclamai io, lieto che lei avesse
compreso tutto al volo “… ed è
questa la missione che sua maestà, la nostra
amica Kairi, ci ha assegnato… trovare qualsiasi
traccia di una possibile
civiltà sopravvissuta!”
“Più
facile a dirsi che a farsi…” ammise lei,
leggermente demoralizzata “… potrebbero
volerci anni, prima di trovare
qualcosa…”
“…
io ne dubito fortemente”
Lasciandola
sbigottita sul posto, io cominciai a farle una
seconda rivelazione, la più importante di tutte.
“Stai
sottovalutando un grosso aspetto, mia cara
mogliettina… per alcuni mesi, io ho avuto dentro
di me nove Cercoteri, tutti
ben consci di qualsiasi possibile nascondiglio. Per molto
tempo, si sono
divertiti a raccontarmi tante storie sui villaggi, prima che io
mantenessi la
promessa e li lasciassi andare via per la loro strada. In
base, poi, al
racconto che mi hanno narrato Naruto e Sasuke, io posso assicurarti che
il
Villaggio di Konoha è il più indicato per
nascondere una possibile civiltà
shinobi superstite!”
“Ehm…
e perché ne sei così convinto?”
“Semplice…
perché solo il Villaggio di Konoha possiede
dei cunicoli al di sotto della stessa città… una
base segreta costruita dai più
vecchi Hokage allo scopo di crescere una sezione molto particolare
della
gerarchia Shinobi. Il posto in cui stiamo andando si trova a
più di
duecento metri sotto i nostri piedi e… se
c’è qualcuno che è
sopravvissuto…
punteranno certamente alle nostre vite!”
La
giovane Clairy deglutì a fatica, per la paura. Tuttavia,
l’avevo personalmente allenata nelle tecniche ninja
affinché potesse sempre
accompagnarmi in missione. Era diventata una Kunoichi di grandissimo
talento,
dovevo ammetterlo.
Il
più velocemente possibile, raggiungemmo il palazzo degli
Hokage ed io attivai il Byakugan. Lo Yilar che Orochimaru mi
iniettò, anni fa,
era diventato essenziale per le mie missioni.
Prontamente,
riuscii a trovare l’entrata segreta per il covo
della tanto temuta Radice di cui Shiro, Naruto, Sasuke e tutti i
Cercoteri mi
avevano parlato.
***
Ci
avevamo azzeccato in pieno.
Nel
momento in cui avevamo varcato quella soglia, sia io che
Clairy percepimmo un brivido correrci lungo la schiena.
Il
Byakugan percepiva una forma di vita, molto rapida e
scaltra, che si stava allontanando da noi a gran velocità.
Rapidamente,
cominciai a cercare tutte le uscite di quel nascondiglio, con
l’intenzione di
anticipare il nostro avversario.
“Incredibile…
ci sono cavità anche dentro i volti dei
Kage?!” mi resi conto io, invitando
Clairy a seguirmi dentro il
labirinto “So dove sta per fermarsi! Seguimi e fa
molta attenzione!”
***
La
figura che aveva cercato, invano, di fuggire, era una
giovane kunoichi, all’incirca della nostra stessa
età. Capelli corvini,
indossava un paio di occhiali dalla montatura rossa, ma aveva un occhio
completamente coperto da una bendatura. Come mi aveva rivelato Sasuke,
quella
giovane era riuscita a mantenersi nascosta agli occhi dei suoi nemici,
assieme
a un manipolo di sopravvissuti. Tuttavia, di questi ultimi non era
rimasta
alcuna traccia.
In
quel momento, io e Clairy eravamo riusciti ad
accerchiarla, dentro l’ufficio dell’Hokage.
“Cosa
volete da me? Anche voi fate parte di
quell’esercito di mostri?! E PERCHE’ TU POSSIEDI IL
BYAKUGAN?!”
“Whoa…
calmati! Non vogliamo farti del male”
provò a rassicurarla Clairy, rivelandole “L’esercito
di Kagaku è stato
sconfitto sette anni fa, e quell’impero non esiste
più. L’intero universo ora
vive in pace e serenità”
“Non
vi credo! Nessuno Shinobi di Konoha ti avrebbe
offerto quell’occhio di sua spontanea
volontà… TU LO HAI RUBATO, NON E’
COSI’?”
insistette la giovane ragazza, puntandomi il dito contro e attivando
istantaneamente un’abilità oculare su uno dei suoi
occhi.
Il
Mangekyo Sharingan.
Quindi
era davvero lei. La figlia di Sasuke Uchiha.
Non
potevamo sottovalutare le sue capacità. Se avesse
voluto, ci avrebbe attaccato e ucciso quando e come voleva. O almeno,
ne
sarebbe stata in grado se io non mi fossi allenato, e lo stesso valeva
per
Clairy. Tuttavia, non era il combattimento che desideravo.
Prontamente,
disattivai il Byakugan e mi voltai verso
Clairy, che comprese subito le mie intenzioni, gettando per terra tutte
le sue
armi seguita dal sottoscritto.
Come
era prevedibile, la ragazza rimase molto sorpresa dal
nostro gesto, e lo fu ancora di più quando pronunciai il suo
vero nome.
“Dimmi,
Sarada… se io fossi stato il tuo nemico… non ti
avrei già ucciso dall’inizio?”
“Non…
non capisco… come fai a conoscermi?”
Con
tutta la tranquillità che io le potessi mostrare, mi
sedetti per terra e cominciai a raccontarle tutta la nostra storia,
partendo
dall’inizio. Le raccontai di come fossimo stati in grado di
sconfiggere
Glacial, anche grazie all’aiuto del Settimo Hokage e di suo
padre Sasuke, del
quale le consegnai l’ultima lettera che le aveva scritto poco
prima di tornare
nell’aldilà.
Fu
grazie a quel piccolo manoscritto se lei decise di
fidarsi di noi.
***
“E’
vero. Molti shinobi e kunoichi del Villaggio di
Konoha sopravvissero alla battaglia, nascondendosi tra le rovine delle
strutture usate dalla Radice” rivelò
Sarada, facendoci raggiungere la sommità dei volti degli
Hokage e sedendosi su quello di Naruto “Tuttavia,
loro hanno deciso di
usare un particolare marchingegno in grado di farli viaggiare nello
Spazio-Tempo… io, invece, sono rimasta qui, a protezione di
tutti i documenti
riguardanti la nostra civiltà…
se qualche malintenzionato ne fosse
venuto a conoscenza, sarebbe stata una tragedia. Non nego che qualcuno
ha già
tentato di atterrare qui con cattive intenzioni…”
Io
e Clairy ci guardammo negli occhi, grati di non aver
dovuto combattere contro di lei. Già immaginavo la fine che
avessero potuto
fare quei poveri disgraziati.
“…
tuttavia, se mi prometti che non userete quei progetti
per scopi malvagi, sono pronta anche ad aiutarvi!”
ci rassicurò Sarada,
molto felice “Sono incredula… chi mai
avrebbe immaginato che una nuova
generazione di guerrieri sarebbe sorta su un altro pianeta? Posso
farvi una
richiesta? Ecco… io…”
“Non
c’è bisogno che tu ce lo chieda,
Sarada… certo che
puoi venire a vivere da noi!” la invitò
Clairy, allegramente “Sono certa
che, con il tuo aiuto, il nostro regno potrà prosperare
ancora di più!”
Sarada
ci rivolse un bellissimo sorriso. Doveva aver vissuto
in un vero e proprio incubo, per tutti quegli anni.
Tuttavia,
mi sembrò che ci stesse nascondendo qualcosa.
“Io…
io non posso venire con voi. Ora capirete il
perché…
seguitemi. Voglio mostrarvi qualcosa della quale io mi vergogno, dal
profondo
del mio cuore”
***
C’era
una sola parola con la quale potessi descrivere ciò
che stessi vedendo, in quel momento.
Orrore.
Io
e Clairy avevamo seguito Sarada lungo tutto il labirinto,
alla ricerca di un qualcosa di ignoto. Quando però trovammo
quel laboratorio,
colmo di cadaveri appartenenti a bambini di pochissimi anni, mi venne
la
nausea.
“Ecco…
è lei!”
All’interno
di una vasca colma di liquidi, vi stava il corpo
di una piccola neonata, attaccata a moltissimi cavi elettrici. Era
ancora viva.
“Mi
vergogno di quello che alcuni dei nostri scienziati
hanno fatto. Per sconfiggere l’impero di Glacial, decisero di
usare la genetica
dei Yilancar per creare un umano completamente artificiale,
all’interno del
quale iniettare i geni di dieci guerrieri noti come Akatsuki. Il
progetto
non ebbe mai una conclusione, perché l’esercito di
Kagaku ci anticipò,
distruggendo tutto ciò che abbiamo incontrato.
All’epoca, io avevo solo tre
anni…”
“…
tre… o mio Dio…”
esclamò Clairy,
orripilata, mentre Sarada continuava a raccontare la sua storia.
“…
quando io e tutti i superstiti scoprimmo cosa ci fosse
qui, ci vergognammo di essere shinobi. All’epoca, si trattava
di un
semplicissimo embrione, ma la macchina è ancora in funzione.
Tutti i
cadaveri dei bambini che vedete qui, vennero usati per creare la
genetica
perfetta con la quale creare tale essere artificiale… lo
stesso che si trova
dentro quella teca. Io stessa ho deciso di imbalsamarli e
renderli
impermeabili, così che i loro corpi non marcissero,
permettendo loro di
riposare in pace. Nel momento in cui io
morirò… una Tecnica Proibita
distruggerà
il nucleo del pianeta, causando l’esplosione dello stesso. In
questo modo,
nessuno verrà a sapere di questa onta…”
“…
ma… ma la bambina…”
“Voglio
salvarla… lei non ha nulla a che fare con
questa storia” ci rivelò lei,
con sincerità “Quella povera bambina
è
stata concepita per scopi malvagi, ma io mi rifiuto di uccidere
qualcuno che
non ha ancora compiuto gesti estremi. Voglio usare il mio
ultimo occhio per
trasportarla in una nuova Linea Spazio-Temporale, la stessa nella quale
sono
andati a finire i miei amici. Loro sapranno a chi affidarla”
Senza
pentirsi di nulla, Sarada Uchiha distrusse la teca
della neonata, lasciando che quel liquido denso e nauseabondo si
riversasse
all’esterno della vasca. Oltre a ciò, fu anche in
grado di recuperare il corpo
della piccola, che cominciò a piangere.
Era
una vera e propria bambina, eppure era stata creata
artificialmente e sarebbe potuta diventare un vero e proprio mostro.
“Avete
un giorno di tempo. Tutti i documenti di cui
avete bisogno, si trovano all’interno del Covo della Radice.
Quando le
ventiquattr’ore scadranno, io userò il mio
Mangekyo Sharingan per salvare
questa piccola da morte certa… e lo sforzo della tecnica mi
ucciderà, causando
la distruzione del pianeta Kaguya. Quando questo avverrà,
voi dovrete esservi
allontanati abbastanza da non essere coinvolti nell’esplosione”
“Cos…
oh no… Sarada… perché
spingerti sino a questo
punto?” le chiesi io, incapace di
accettare la decisione della kunoichi
“Non è colpa tua… tu avevi
solo tre anni, all’epoca… non avresti potuto far
nulla, in ogni caso. Non è necessario che tu
sacrifichi la tua vita per
salvare quella bambina… possiamo prendercene cura noi!”
“Junion
ha ragione!” mi seguì a ruota Clairy,
imperterrita “Con la nostra sovrana, la bambina
crescerebbe in mani sicure e
nessuno la vedrebbe mai come un mostro… anche
perché quello che vedo è un vero
miracolo…”
Il
gesto di diniego della kunoichi ci straziò
l’anima. La
sua fermezza era inattaccabile.
“Non
sono la responsabile della morte di quei bambini…
tuttavia, sono l’ultima kunoichi del Villaggio di Konoha.
Coloro che hanno
compiuto queste gesta hanno avuto carta bianca e non hanno pagato per
quello che
hanno fatto. Sono grata che tu abbia sconfitto Orochimaru, Junion
Polfems… ma
questa bambina non merita di vivere sapendo il modo in cui è
stata concepita. Dove
voglio tele-trasportarla, i miei amici la lasceranno nelle mani di una
famiglia
amorevole, e potranno aiutarla a gestire i suoi immensi poteri”
“Ma…
ma Sarada…”
“No,
Clairy. Ho atteso questo momento per anni… questa
è la mia ultima missione e mi rifiuto di non portarla a
compimento!”
La
mia donna si voltò verso di me, supplicandomi con lo
sguardo, ma io compresi che far cambiare idea alla kunoichi fosse
impossibile.
Gli
abitanti di quel pianeta erano un popolo con un alto
senso dell’onore e della giustizia. Far cambiare loro idea
era quasi
impossibile.
Per
questo decisi di accettare il suo destino, sconfortando
mia moglie.
“Come
desideri, Sarada… noi ci accingiamo a recuperare
tutti i vostri progetti”
***
“A
te sta bene così, Junion?! Ti sta bene lasciare che
Sarada si uccida e si sacrifichi inutilmente?!”
“Vuoi
sapere la mia risposta? No… a me non sta
affatto bene. Tuttavia, so come ragionano gli
abitanti di questo posto.
Se provassimo a farle cambiare idea, continuerebbe a creare un muro
impenetrabile. Se provassimo a rapirla… sono
convinto che sarebbe pronta a
suicidarsi per la vergogna di non aver completato la sua missione!”
Avevamo
raccolto quasi tutti i progetti e i documenti della
Radice. In meno di un’ora, ero convinto che saremmo riusciti
a terminare il
trasferimento.
Ci
avevamo messo metà del tempo prefissato da Sarada.
“Dobbiamo
fare qualcosa, Junion!!” insistette Clairy,
preoccupata “Qualsiasi cosa, pur di non farle
commettere un suicidio
inutile!”
Era
per quel motivo che io amavo quella quattrocchi. Lei non
si arrendeva mai di fronte a nulla. Se era convinta di avere ragione,
era
pronta ad affrontare l’inferno pur di averla vinta.
Sapevamo
di avere ragione.
Dovevamo
fare qualcosa… qualsiasi cosa per salvare
l’anima di quella povera kunoichi in pena.
***
Sarada
si voltò sorpresa verso di me, quando rientrai
all’interno di quella stanza. Portava ancora quella neonata
tra le braccia.
Si
era già pentita della scelta che aveva compiuto? Di certo
non l’avrebbe dato a vedere, e infatti la kunoichi
recuperò subito la sua
compostezza.
“Vedo
che avete già concluso…”
esclamò lei,
soddisfatta, tirando un lungo sospiro “…
vi ringrazio per aver salvato
tutta la nostra storia. Ora potete partire…
so che avreste tanto
voluto evitare che io morissi, ma non mi pento della scelta che
ho…”
Improvvisamente,
il terreno sotto i nostri piedi cominciò a
tremare. Sarada, allarmata, strinse la bambina tra le sue braccia,
mentre io
attivai immediatamente il mio Sharingan…
…
oltre alla Tecnica dell’Ombra, con la quale la
immobilizzai istantaneamente.
Il
suo sguardo scioccato e sbigottito era ben visibile sul
suo volto.
“Ju…
Junion… cosa diavolo…”
“Perdonami,
Sarada… ma mi è stato insegnato altro, dai
miei amici” le risposi io, obbligandola con la mia
tecnica a lasciare la
piccola su un tavolo operatorio “Non accetto che il
salvataggio di una
neonata comporti la morte di una povera innocente… soprattutto
se esistono
altre alternative!”
“La
tua ragazza… lei è partita da sola!”
comprese al volo la figlia di Sasuke, spalancando la bocca per lo
stupore
mentre una mia copia, da me precedentemente creata
all’esterno del covo della
Radice, si era sbrigata a portar via la bambina da lì.
Sarada
era su tutte le furie. Ero certo che si sarebbe
ribellata, o che avrebbe cercato di uccidermi, pur di riavere quella
bambina.
“Quindi
è così… hai intenzione di portarmi via
da qui con
la forza!”
“Non
ci hai lasciato altra scelta, Sarada”
confermai io, dispiaciuto “Sono consapevole di
quanto per voi sia importante
l’onore e il rispetto delle regole. Io sono cresciuto dentro
una base militare,
con dei comandamenti simili ai tuoi. Tuttavia, il giorno in
cui sono stato
imprigionato ad Hollywood, ho imparato che sacrificare inutilmente la
tua vita,
senza alcun motivo, non è un gesto da eroi… ma un
gesto da deboli!”
Era
così. Questo era ciò che Dragon, inconsciamente,
aveva
cercato di insegnarmi quel giorno, quando provai a prendermi tutte le
colpe
dello sterminio sulle Isole del Destino. Quella volta non mi ero
comportato da
eroe. Mi ero comportato da idealista. Per non vedere la morte di
nessuno, avevo
deciso di sacrificarmi inutilmente. Bear e quel plotone, anche se li
avessi
salvati, non sarebbero mai cambiati, perciò la mia morte
sarebbe stata vana.
“So
che non si può cancellare il passato, Sarada”
dichiarai io, dispiaciuto “So che tu vorresti
salvare l’anima di quella
bambina per donarle la pace e la serenità che
merita… ma lei resterà sempre il
risultato di un esperimento scientifico di Orochimaru e di qualche
folle
megalomane. Sacrificandoti, non cancellerai il suo
passato… e non
cancellerai il tuo. Davvero desideri morire fino a questo punto? Sei
davvero
disposta a toglierti la vita senza provare a combattere nuovamente?”
“Tu…
TU DAVVERO CREDI CHE A ME FACCIA PIACERE TUTTO
QUESTO?! DAVVERO PENSI CHE IO VOGLIA AMMAZZARMI COSI’ TANTO?!
CERTO CHE NON
VOGLIO MORIRE! CERTO CHE VORREI VIVERE ANCORA! CREDI CHE IO NON ABBIA
COMPRESO
IL SIGNIFICATO DIETRO LE PAROLE DI MIO PADRE?! HO LETTO OGNI RIGA DI
QUELLA
LETTERA, MA QUESTO NON CAMBIERA’ NULLA! LA BAMBINA CHE MI HAI
TOLTO DALLE
BRACCIA NON SARA’ IN GRADO DI CONTROLLARE I SUOI POTERI,
ALL’INIZIO! PRIMA CHE
LEI IMPARI A CONTROLLARSI, VERRANNO MIETUTE VITTIME DALLE SUE GRINFIE!
VERRA’
VERSATO SANGUE INNOCENTE! GLI UNICI IN GRADO DI CONTROLLARE LA SUA
FORZA SIAMO
NOI SHINOBI DEL VILLAGGIO DI KONOHA! SOLO NOI CONOSCIAMO LE TECNICHE IN
GRADO
DI PLACARLA… E IO, DI CERTO, NON LE INSEGNERO’ A
TE, NON SE IL RISCHIO DA
PAGARE E’ LA MORTE DI PERSONE CHE NON HANNO NULLA A CHE FARE
CON NOI!”
“Quindi
lo fai solamente con lo scopo di salvare lei…
perdonami, ma non ti credo minimamente. Io non dubito della tua
volontà nel
salvarla… io dubito della tua salute mentale! Tu
hai vissuto qui, su questo
pianeta, per più di vent’anni, da sola e senza
alcuna possibilità di interagire
con il mondo esterno! Sei così terrorizzata
all’idea che qualcuno possa
venirti a prendere che saresti disposta a morire, pur di credere nei
tuoi
ideali… tu nemmeno vuoi provare ad avere fiducia
in noi! SARADA… NOI
VOGLIAMO CHE TU E QUELLA BAMBINA SOPRAVVIVIATE ENTRAMBE, CHE SIATE
ENTRAMBE
FELICI! SASUKE NON VORREBBE MAI CHE SUA FIGLIA SI UCCIDESSE IN QUESTO
MODO
SCELLERATO… PERCHE’ NON RIESCI A CAPIRLO!?”
Sarada
sbiancò per il terrore, quando pronunciai quelle
parole. Sapevo perfettamente di avere colto nel segno.
Che
a lei piacesse o meno, il mondo degli shinobi era giunto
al termine. Io non ero un ninja. Ero un guerriero del Regno di Hearts,
e il mio
credo era totalmente differente rispetto al suo. Io potevo comprendere
la sua
paura, il suo terrore nel provare qualcosa di completamente diverso da
ciò in
cui aveva sempre creduto.
Tuttavia,
lasciarla morire in quel modo era per me
inaccettabile.
“Siamo
in un vicolo cieco, mia cara…”
affermai, senza mostrare alcun pentimento per le mie scelte “…
quando
Clairy arriverà, ci saranno molti più soldati e
riusciremo non solo a
catturarti, ma anche a impedirti di toglierti la vita! Ma io non voglio
arrivare a tutto questo…”
Prontamente,
esattamente come avevo fatto precedentemente,
disattivai tutte le mie tecniche, ad eccezione della copia che aveva in
braccio
la piccola.
“…
io non sono uno shinobi. Però ho tratto un grande
insegnamento dalla vostra storia, un credo che mi ha accompagnato fin
dal
giorno in cui abbiamo vinto la battaglia contro Glacial. Una persona
che
abbandona un proprio amico al proprio destino è feccia della
peggior specie. Se
ti lasciassi compiere un gesto simile, io non sarei diverso da
Glacial… non
sarei degno di portare i vostri geni!”
dichiarai, più sincero che mai,
provando ad avvicinarmi a lei “Perciò
ti supplico, Sarada… permettimi di
salvarti la vita. Permettimi di mostrarti cosa c’è
al di fuori di questo…”
Non
fui mai in grado di terminare quella frase. Un’intensa
scarica elettrica percorse tutto il mio corpo, imprigionato
dall’illusione del
suo Sharingan.
Merda.
Mi aveva incantato.
“Lo
ammetto. Non mi sarei mai aspettata di sentire
parole così cariche di orgoglio provenire dalla bocca di un
alieno… ma ormai è
troppo tardi per cambiare idea”
La
tecnica della moltiplicazione venne prontamente
annullata, e lei recuperò nuovamente la piccola bambina.
Era
la mia sconfitta.
“Non
prenderti colpe per la decisione che ho preso,
Junion Polfems…” dichiarò
lei, puntando il suo Mangekyo Sharingan in
direzione della piccola creatura artificiale “…
ma tu non puoi capire.
Nessuno può capire. Le tue parole sono sincere, lo sento, e
sono certa che
seguirti sarebbe la decisione più sensata che potessi
prendere… ma io non punto
alla decisione più sensata, ma a quella più
giusta per la vita di questa
piccola. Se anche potessi riprendere in mano la mia vita, non sarei mai
in
grado di sopportarlo…”
Lo
giuro. Provai con tutto me stesso a liberarmi. Provai a
usare lo Sharingan o il Rinnegan, ma fu tutto inutile.
L’illusione di
imprigionamento di Sarada era troppo potente.
La
kunoichi, sancendo la fine di quella diatriba, utilizzò
la sua tecnica oculare e tele-trasportò la bambina alla
larga da me.
Il
suo occhio divenne vitreo, incapace di vedere. Era
ufficialmente diventata cieca. Solo a quel punto io venni liberato, ma
mi
sentivo un verme.
Non
ero stato in grado di salvare quella povera donna. Come
potevo definirmi un vero guerriero di Hearts?
“Sarada…
perché… cosa non posso capire? Cosa mi ha
impedito di salvarti la vita?”
“Non
saresti mai riuscito a salvarmi, Junion Polfems… io
sono nata e cresciuta con i miei ideali e ci ho creduto, sino alla
fine, perché
era la cosa giusta da fare. Nessuno, a parte i miei compagni,
può capire di
cosa avrà bisogno quella bambina, perché solo
loro sanno cos’è davvero… come tu
sei un guerriero del Regno di Hearts, io sono una Kunoichi del
Villaggio di
Konoha. Certo che avrei tanto voluto una vita felice e
tranquilla… ma non
riuscirò mai più a risollevare la mia
vita… mi dispiace. Tu non meritavi di
assistere a tutto ciò… io non sono più
un essere umano… e ora esploderai assieme
a me!”
***
“Credi
che lei si risveglierà, un giorno?”
Con
sicurezza, io feci segno di sì con la testa a mia
moglie, mentre consolava la piccola neonata in lacrime.
Sarada
Uchiha si trovava stesa sopra la poltroncina della
nostra astronave, in preda all’illusione nella quale
l’avevo imprigionata.
L’avevo
spinta a credere di essere riuscita a sconfiggermi.
L’Izanami, come mi aveva insegnato Kurama tanto tempo
addietro, era una tecnica
a dir poco tremenda.
Perdere
momentaneamente la capacità dello Sharingan era un
prezzo da pagare per riuscire a salvare la vita di entrambe.
D’altronde, con un
Senzu, ero stato subito in grado di recuperare la vista. Un piccolo
vantaggio,
rispetto agli Uchiha.
“E
adesso cosa si fa? La bambina…”
“Non
può stare con noi…
anche a me farebbe
piacere crescerla nel nostro regno, ma quello che ha detto Sarada
è vero. Noi
non possiamo aiutarla perché non sappiamo niente di
lei… per questo, appena
saremo tornati, ne parleremo con sua maestà per decidere il
da farsi! Oggi, se
non sbaglio, doveva andare a parlare con Gabor, al riguardo di quei
dubbi che le
erano sorti. Se questi avessero dei fondamenti… allora
potremo permettere alla
bambina di raggiungere gli amici di Sarada, senza che lei muoia nel
tentativo…
e questo non la porterà ad uccidersi, perché
avrà comunque completato la
missione. Potremmo anche chiedere aiuto a
Kurama, se necessario! D’altronde,
lui è stato l’unico a rimanere a Roma, con noi!
A proposito! Perché
non le diamo un nome?”
“Ah…
io ne ho già deciso uno!”
“Davvero?”
“Durante
il mese di allenamento per sconfiggere Glacial,
Johannes mi aveva raccontato una storia molto particolare. Aveva una
sorellina,
molto piccola, che purtroppo è morta per colpa di una grave
malattia. Io… io
vorrei darle il suo nome, se per te va bene!”
“D’accordo.
Come si chiamava quella bambina?”
La
giovane quattrocchi era riuscita a consolare la piccola
bambina, che ora si era messa a dormire sonni tranquilli.
“Ayumi…
il suo nome era Ayumi!”
***
Il
secondo epilogo uscirà il 3 Marzo!
Alla
prossima! 😉