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Autore: ChiarainWonderland    02/03/2020    1 recensioni
Rose Weasley potrebbe passare come una semplice adolescente con i tipici problemi di un adolescente nella media. La scoperta di particolari oggetti di antiquariato, però, potrebbe stravolgere le carte in tavola e rivelare antichi segreti celati per lungo tempo. Se ci aggiungiamo una leale migliore amica, una famiglia non proprio tra le righe, un nemico che non è poi un vero e proprio nemico, un cugino impiccione e una famosa scuola di magia e stregoneria, le cose non possono fare altro che peggiorare.
* * *
"Rose sapeva di non potersi ritenere la figlia migliore del mondo. Per quanto somigliasse a sua madre, alcune cose erano proprietà esclusiva del suo carattere, procrastinamento cronico incluso."
"Ad un certo punto una bancarella di un venditore ambulante attirò l'attenzione di Rose, che si avvicinò per osservare le cianfrusaglie esposte. C'erano vecchi orologi incantati, vari oggetti di antiquariato, fotografie magiche di persone vissute secoli prima e molto altro ancora."
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO TREDICESIMO

“GUIDA COMPLETA ALLE RUNE SCANDINAVE”


Il primo pensiero che attraversò la mente di Rose, quel martedì mattina di inizio novembre, riguardò il piano. Quando la ragazza si alzò dal letto il Dormitorio era avvolto nell’oscurità, la luce del sole bloccata dalle pesanti tende di velluto rosso che coprivano la finestra. Rose ci mise qualche secondo a mettere a fuoco la stanza. Samantha russava ancora pesantemente, a Isabel colava un rivolo di bava dalla bocca, e sotto a quell’ammasso di lenzuola e cuscini sul letto accanto al muro non poteva che esserci Alice. Rose trattenne uno sbadiglio, afferrando l’orologio da polso – regalo di nonno Arthur per un suo lontano compleanno – appoggiato sul comodino. Le lancette segnavano le sette e un quarto.

«Per tutti i tentacoli della Piovra Gigante…»

La sera prima una lunga lezione di Astronomia sulla costellazione dello Scorpione aveva tenuto le quattro Grifondoro impegnate fino a tardi. Rose adorava le lezioni pratiche della professoressa Sinistra fin quando non si svegliava la mattina successiva.

«Ragazze, muovetevi…» proferì, mentre apriva le tende sulla nebbia mattutina che celava il paesaggio, «…o vi lancio un Aguamenti in piena faccia».

Isabel mugugnò delle parole incomprensibili, ma in cinque minuti era già in piedi con la divisa addosso. Alice ce ne mise dieci, senza contare il rischio – scampato – di inciampare nelle collant e di finire faccia a terra sul pavimento. Il vero problema riguardava Samantha, ma Rose sapeva benissimo quale tattica adoperare in casi del genere.

«McLaggen! C’è McLaggen!»

«Mh… Cosa…Dove…»

«Ops, l’ho scambiato per un gufo che usciva dalla Guferia» rispose Rose brutale, lanciandole la divisa sul letto. Le ragazze fecero il loro ingresso trionfale in Sala Grande un quarto d’ora dopo, Samantha con un broncio che non accennava a sparire in poco tempo.

«Giuro che la prossima volta che nominate McLaggen in mia presenza…»

«Vai a lamentarti dalla McGranitt? Non te la prendere Sam, Rose l’ha fatto solo per il tuo bene» dichiarò Alice. Si sedette in uno degli ultimi posti liberi del tavolo dei Grifondoro e venne subito imitata dalle amiche.

«Per il mio bene?»

«Eccome… in qualche modo dobbiamo pur svegliarti, la mattina» s’intromise Isabel, rubando dalla mano di Alice un biscotto e scatenando le proteste di quest’ultima.

«Fin qui concordo, ma dico solo che Ben è un mio punto debole e che dopo il suo comportamento alla festa post-partita non voglio più sentirlo nemmeno nominare».

«Ma se circondato da quelle ragazze sembrava la persona più a disagio dell’universo! E poi, da quand’è che lo chiami Ben?» se ne uscì Rose, l’espressione innocente solcata da un sorriso vispo.

Samantha avvampò e si nascose dietro al calice dorato ancora vuoto. Per sua fortuna, la conversazione venne interrotta dall’arrivo dei gufi con la consueta posta mattutina. Nella vasta quantità di giornali che vennero consegnati, al contrario, non c’era nulla di consueto. Decine di copie dell’ultimo numero della Gazzetta del Profeta caddero dal soffitto come gocce di pioggia. Rose si sporse per afferrarne una, la mente occupata da una terribile sensazione di déjà-vu. Il titolo in prima pagina le fece accapponare la pelle.

 «“Rubati oggetti oscuri perquisiti dal Ministero”…»

«Che cosa?»

«Per tutte le ballate di Celestina Warbeck, non di nuovo!»

«Non ci posso credere!»

«Ragazze, sentite qua» esclamò Rose, cercando di sovrastare il crescente chiacchiericcio che invadeva la sala. «“La scorsa notte, data 4 novembre 2022, sono stati trafugati dal Ministero gli oggetti intaccati da maledizioni oscure perquisiti dagli Auror durante la ronda a Diagon Alley dell’11 ottobre. Gli artefatti, che erano custoditi in massima sicurezza nell’Ufficio Misteri e sorvegliati da una scorta di Indicibili, sono spariti senza lasciare tracce. Non appena è stato verificato il furto, il Ministro ha avviato una serie di indagini che si estenderà a tutti i Dipartimenti. I principali sospetti vertono sui venditori ambulanti, rilasciati qualche settimana fa in seguito alla conclusione degli interrogatori, e sui dipendenti del Ministero stesso. A pagina 9 l’intervista a uno degli Indicibili incaricati di sorvegliare gli artefatti…”»

Samantha non finì di ascoltare la frase che già aveva sottratto da sotto al naso il giornale all’amica, e sfogliava con foga alla ricerca della nona pagina. Rose e Alice si scambiarono uno sguardo pieno di significato. Chi mai poteva aver rubato quegli oggetti contraffatti?

«Qui dice che gli Indicibili erano di guardia durante il furto. Chiunque sia il ladro, è stato davvero bravo».

«Il ladro? Io non credo che si tratti di una sola persona, Sam» ipotizzò Isabel.

«Quindi secondo te i venditori ambulanti si sono messi d’accordo tutti insieme per riprendersi la merce che era stata loro sottratta?»

«Certo che no! Non so come il Ministero e la Gazzetta possano supporre certe cose. Un gruppo di venditori ambulanti non riuscirebbe mai a rubare dall’Ufficio Misteri e farla franca. Mio padre lavora al settimo livello, Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, e mi dice sempre che l’Ufficio Misteri è intoccabile. Io sono dell’idea che le uniche persone in grado di mettere in atto un crimine di questa portata provengano da dentro il Ministero stesso».

«E perché mai qualcuno vorrebbe entrare in possesso di oggetti che hanno a che fare con la magia oscura?» domandò Samantha, chiudendo di scatto il giornale.

«Per usarli» se ne uscì Rose, in un sussurro che fu udito da tutte e tre le amiche. E con quell’ultima ipotesi sconcertante ancora nella mente, le Grifondoro si avviarono a lezione di Incantesimi. Il professor Flitwick si cimentò in un intricato e dettagliato discorso sull’Incantesimo Rallentante e non risparmiò rimproveri agli studenti che venivano beccati a chiacchierare.

«Per tutte le bacchette, questa mattina non c’è verso di mantenere la vostra attenzione» sbottò a un certo punto, allentandosi il colletto della camicia con un dito.

Rose si sfregò gli occhi, annoiata: sapeva già tutto sull’argomento, e i continui mormorii dei compagni le procuravano un gran mal di testa. Osservandosi intorno, notò la mano timidamente alzata di Celia Marshal, una Corvonero con cui scambiava qualche parola di tanto in tanto.

«Sì, signorina Marshal?» concesse Flitwick, speranzoso di sentirsi rivolgere una domanda sulla lezione.

«Mi scusi signore, volevo solo chiedere se lei sa qualcosa in più riguardo a ciò che è accaduto al Ministero».

Nell’aula calò un silenzio di tomba. Tutti gli studenti volsero lo sguardo verso il professore, che parve diventare ancora più nervoso di prima. Rose sollevò di scatto la testa dal banco, curiosa di sapere la risposta dell’insegnante, e tirò una gomitata ad Alice per attirare la sua attenzione.

«Oh, be’…ecco…» balbettò Flitwick a disagio, cercando di ricomporsi, «certo…è ovvio che ne vogliate sapere di più. Ma mi dispiace deludervi ragazzi, non c’è assolutamente nulla di cui preoccuparsi. La preside McGranitt si è già messa in contatto con il Ministro in persona, e si sono accordati su come gestire la faccenda. Questi sono affari interni del Ministero, e Hogwarts non deve intervenire per questioni di sicurezza».

Celia annuì, palesemente delusa, ma non obiettò. Rose alzò le spalle, consapevole che quella del professor Flitwick rappresentasse la migliore risposta che si poteva sperare di ottenere da un insegnante. La lezione finì poco dopo e gli studenti uscirono dall’aula, infilandosi nei corridoi stipati all’inverosimile. C’erano ragazzini che cercavano di farsi largo tra la folla e giovanotti che ridevano e scherzavano, nel tentativo di divertirsi nei pochi minuti di svago che avevano a disposizione. Rose si appostò nell’ultimo angolo vuoto rimasto e fece un cenno alle amiche, decisa ad approfittare del ristretto margine di tempo libero prima della lezione di Trasfigurazione.

«Non credevo che qualcuno osasse davvero interrompere Flitwick, visto il suo nervosismo» confidò Isabel.

«Celia appartiene ai Corvi per un motivo. È disposta a tutto pur di placare la sua sete di conoscenza».

«Io la definirei più come un’inguaribile curiosità, Alice» suggerì Samantha, stringendosi le braccia al petto.

«Sì, sta di fatto che…»

«Ciao Rosalie» s’intromise dal nulla una voce maliziosa e familiare. Rose si voltò e si ritrovò faccia a faccia con sua cugina Lily, la chioma rosso fuoco inusualmente in disordine. Dietro di lei le sue tre inseparabili amiche Roxanne, Lucy e Beatrice sorridevano come se avessero appena messo in atto lo scherzo più grande del secolo.

«Lilian, tutto a posto?»

«Andrebbe alla grande, se non fossi costretta a fungere da gufo».

«Cosa…?»

Lily si limitò ad allungare la mano destra, stretta attorno a una busta sigillata da ceralacca verde e con una H e una L intrecciate al centro. Rose ci mise poco a riconoscere il mittente.

«Alla fine dell’ora Lumacorno mi ha chiesto di darti questa» spiegò, alzando un sopracciglio. «Vedo che sei sempre presente nella lista dei suoi studenti prediletti».

«Miseriaccia!» esplose Rose, e afferrò la famigerata busta con due dita come se fosse qualcosa di disgustoso. «È già arrivato l’invito!»

«Quindi si sa la data della cenetta intima?» domandò Alice con un sorriso ironico.

Rose aprì la busta con foga, rischiando di stracciare anche il biglietto all’interno. «Questo sabato alle otto di sera» proferì infine.

«Se vuoi» s’intromise Lily con nonchalance, «organizzo uno scherzo per ravvivare l’atmosfera durante la cena… ad esempio, potrei mettere del pus di Bobotubero nella zuppa di Lumacorno».

«Pus di Bobotubero?!»

«Precisamente. Pensa che bello, niente Pozioni per una settimana, e poi» aggiunse, l’espressione malandrina, «anche Albus è stato invitato. Non posso escludere la possibilità che la sua zuppa venga misteriosamente contaminata a sua volta».

Rose avvertì il suo cuore stringersi in una morsa e si dovette sforzare per mantenere un atteggiamento impassibile. Si aspettava che Albus venisse invitato alla cena esclusiva del Lumaclub, ma non era pronta a sentirselo dire così su due piedi. Il loro rapporto era cambiato irrimediabilmente dal momento in cui furono smistati in Case diverse, ma nell’ultimo periodo la situazione era peggiorata: entrambi tenevano viva l’indifferenza che era sorta all’inizio dell’anno. Rose si ricordò della furia provata sul treno, quando aveva scoperto che Albus si era astenuto dal confidarle di essere diventato Prefetto e Malfoy aveva avuto la geniale idea di rinfacciarglielo. La rabbia era ormai scemata, ma il silenzio era rimasto. Albus doveva essere arrabbiato con lei per qualche motivo ignoto. Magari la cenetta intima era il momento giusto per parlargliene.

«…e se ci aggiungi anche un po’ di veleno di Doxy, fa venire delle pustole giganti sulla faccia» stava intanto spiegando Lily. Le guance le diventavano sempre rosse, quando discorreva di argomenti che le stavano a cuore.

«E dove mai la trovi, una pianta di Bobotubero?» se ne uscì Alice interessata. «Non dirmi che saresti disposta a rubare dalle serre di mio padre!»

«Certo che no. Lo zio George vende la polvere Bulbadox, che è a base di pus di Bobotubero. Una spolverata nella zuppa, e il gioco è fatto».

Rose fece finta di pensarci su. «Non credo sia una buona idea. Anzi, una polvere che causa enormi pustole non dovrebbe neanche circolare a scuola… ma visto che quest’anno non sono un Prefetto, non è compito mio stabilire cosa è giusto e cosa no».

Lily sorrise complice, incamminandosi di nuovo con le amiche per il corridoio. «E dimmi se cambi idea sullo scherzo a Lumacorno!» aggiunse prima allontanarsi troppo. Rose sorrise, sinceramente divertita, quando si accorse che Lucy era ancora lì accanto, con l’espressione di chi doveva chiedere un favore.

«Va tutto bene Lucy?» pronunciò dolcemente Isabel, tentando di metterla a proprio agio. Tra la spavalderia di Lily, la sicurezza di Roxanne e l’ingegno di Beatrice, Lucy era di gran lunga la più timida.

«Ecco, io… volevo chiedervi… insomma, non so se sapete che mia sorella ha litigato con Lorcan».

Rose annuì, il ricordo di Molly che piangeva in bagno nitido come se fosse accaduto solo qualche ora prima. «Sì, io e Alice l’abbiamo incrociata mentre era in lacrime settimana scorsa. Perché, non hanno ancora risolto?»

«No» si limitò a rispondere Lucy, e dal tono Rose capì che si trattava di qualcosa di serio. «Sapete come è fatta Molly, è ancora più chiusa di me, e Lorcan era il suo unico amico. O almeno uno dei pochi, visto che ora le è rimasta solo Dominique. Così mi chiedevo, se per voi non è un problema, se potreste passare un po’ di tempo con lei, per tirarle su il morale».

Le Grifondoro più grandi non ebbero nulla da obiettare. «Tranquilla» disse Rose, «puoi contare su di noi».

«Ma perché hanno litigato? Da quel che mi ricordo, non li ho mai visti discutere» mormorò Samantha sovrappensiero.

«Non credo di essere la persona giusta per dirvelo. Se Molly se la sentirà, ve lo racconterà lei».

E dopo un cenno di saluto Lucy si volatilizzò, in cerca delle amiche che erano ormai più avanti. Anche Rose e le altre si separarono; lei, Alice e Isabel si avviarono verso l’aula di Trasfigurazione, mentre Samantha sparì dietro l’angolo che portava alla torre di Grifondoro con un gran sorriso e la prospettiva di una sana ora buca davanti. A pranzo il tempo volò, e in men che non si dica Rose e Alice si ritrovarono di nuovo sole a guardare le due compagne che sfrecciavano per non tardare a Divinazione.

«Be’» proruppe Alice nervosa, «eccoci qua».

«Già. Hai il foglio? »

Per tutta risposta Alice estrasse dalla borsa un pezzo di pergamena accartocciato e lo srotolò; al suo interno due strani simboli erano stati scritti con cura. «Speriamo che basti».

«Di sicuro non potevamo trascrivere l’intero messaggio. Troppo rischioso» affermò Rose, incamminandosi verso la rampa di scale lì accanto. Stava per appoggiare un piede sul primo scalino quando uno scricchiolio precedette il movimento secco della scala, che si spostò.

«Miseriaccia» bisbigliò Rose, così piano che Alice quasi non la sentì, «dobbiamo fare la strada lunga». Prese l’amica per il polso e la trascinò in un corridoio dopo l’altro, la luce azzurra del medaglione che sembrava spuntare a ogni angolo e che la spingeva a camminare più veloce; si fermò solo quando raggiunse una porta isolata al quinto piano.

«Bene, abbiamo meno di due ore prima che Isabel e Samantha inizino a cercarci per tutto il castello».

«E se la Nerivir si dovesse insospettire troppo?»

«Alice, nel Reparto Proibito c’è la peggior specie di libri che si possa immaginare. Volumi che urlano, tomi che trattano delle magie più orrende mai esistite… quei due simboli a confronto non sono nulla» dichiarò Rose. Si avvicinò alla porta, rivolse un ultimo breve sguardo ad Alice e bussò.

«Avanti!» esclamò una voce squillante dall’altra parte. Rose entrò senza farselo ripetere due volte, strabuzzando gli occhi allo spettacolo che le si parò davanti. Dietro ai banchi e alla cattedra, la professoressa Nerivir era in bilico su una scala a pioli dall’aria malferma e sistemava una pila di libri. Gli ondulati capelli scuri, solitamente sciolti, erano intrappolati in un foulard del colore del Lago Nero in primavera.

«Signorina Weasley!» aggiunse sorpresa non appena girò la testa e intravide Rose; la scala oscillò pericolosamente.

«Mi scusi, non vorrei disturbare…»

«Oh, nessun disturbo, ragazza mia, nessun disturbo» assicurò la professoressa, scendendo dalla scala e appoggiando i libri sulla cattedra con un gran tonfo, «avete proprio centrato il mio pomeriggio libero».

Rose e Alice si scambiarono uno sguardo innocente, e fu solo in quel momento che la Nerivir si accorse che c’era un’altra ragazza nell’aula. «Ma tu non sei la figlia del professor Paciock?» mormorò stralunata, indicando Alice e non lasciandole il tempo di rispondere. «Non ti avevo mai vista prima! Merlino, siete identici…»

Alice strinse le labbra nella miglior parvenza di sorriso che era in grado di ottenere. «Sì, è lei» s’intromise Rose, disposta a tutto pur di evitare silenzi imbarazzanti. «Ora, mi premeva chiederle…»

«Volete accomodarvi nel mio ufficio?» la interruppe la professoressa, «potrei prepararvi qualcosa, un tè, una tisana… li preparo da sola gli infusi, sapete? Oh, mi fa sempre così piacere fare due chiacchiere con i miei studenti!»

Dopodiché si sedette, la schiena dritta e le mani congiunte, sul volto un’espressione incoraggiante. Rose si aspettava un’accoglienza del genere, abituata all’approccio espansivo e poco formale della donna. Si costrinse a trattenere una risata alla maschera di perplessità che esibiva Alice, anche se non la biasimava: lei stessa avrebbe avuto una reazione simile davanti a una sconosciuta indubbiamente carismatica, a cui era affidato un ruolo autoritario e che ti accoglieva come un’amica di vecchia data.

«Professoressa Nerivir, noi vorremmo chiederle…» iniziò Rose, incerta su come continuare. Decise che erano meglio i fatti alle parole, così si fece passare il foglio da Alice e lo appiattì sulla cattedra, davanti allo sguardo incuriosito della professoressa. «Li abbiamo trovati in un libro della Biblioteca e mi sembravano delle rune, ma sul Sillabario dei Sortilegi non ci sono. Mi domandavo… ci domandavamo se lei avesse un’idea di cosa possa trattarsi».

La Nerivir osservò i simboli per un minuto buono, lasciandosi di tanto in tanto sfuggire qualche “interessante”. Rose trattenne il respiro, consapevole di essere arrivata alla parte del piano in cui pregava di non sentirsi rivolgere troppe domande.

«Ma su quale libro li avete trovati?»

«In uno del Reparto Proibito» s’intromise Alice, come stabilito, «che abbiamo preso in prestito con autorizzazione per un compito».

«Ah, capisco… non c’è che dire ragazze mie, siete state fortunate» decretò, un luccichio nei penetranti occhi glaciali. «Queste sono rune medievali provenienti dalla Scandinavia, molto rare. Venivano utilizzate anche in Inghilterra da ristrette minoranze, principalmente per messaggi in codice, robe del genere. Non si studiano a scuola in quanto rappresentano una branca molto specifica della materia».

«E lei saprebbe tradurle?»

«Oh, senza un sillabario assolutamente no. So riconoscerle perché sono leggermente più complesse rispetto agli altri alfabeti, ma per tradurle così dal nulla è necessaria una persona specializzata».

Rose e Alice si scambiarono un’occhiata allarmata, ma il sorriso della Nerivir non si era incrinato di un millimetro. «Tuttavia» riprese, alzandosi e dirigendosi verso gli scaffali alla sua destra, «dovrei avere un volume che fa proprio al caso vostro… ma dove l’avrò mai messo?»

Frugò tra volumi giganteschi e libriccini così sottili da sembrare fili di ragnatela. Dopo quella che alle due ragazze parve un’eternità, la professoressa tornò con un tomo dalle dimensioni ragionevoli e che dal suo stato sembrava intoccato da parecchio tempo.

«Eccolo qua!» esclamò, soffiandoci sopra e spolverandolo con il braccio. Poggiò il libro sulla cattedra, e Rose si sporse per leggere il titolo.

«“Guida completa alle rune scandinave”. È una specie di sillabario?»

«C’è anche quello. Basta cercare la sezione dedicata al Medioevo e dovreste trovare una risposta a ogni domanda sull’argomento».

«Possiamo…?»

«Certo che potete prenderlo! Potete usarlo per tutto il tempo che vi serve».

Rose si sciolse in un sorriso luminoso, prendendo il libro con riverente rispetto. «Grazie mille professoressa, davvero, non so come ringraziarla» affermò, mentre Alice annuiva convinta e si riprendeva furtivamente il foglio con i simboli. Le due ragazze si girarono e s’incamminarono verso la porta, sforzandosi di contenere l’entusiasmo e rivolgendo un ultimo sguardo di gratitudine alla professoressa.

«E ricordatevi di venirmi a trovare dopo le lezioni, ogni tanto!» la sentirono urlare, prima che la porta si richiudesse completamente dietro di loro. Un silenzio denso di incredulità misto a inquietudine avvolse il corridoio dalle alte volte. Rose fissava il libro che teneva tra le mani come se la sua vita dipendesse da esso; ora che era così vicina a sciogliere un altro nodo dell’ingarbugliato mistero che la torturava da mesi, aveva anche paura di ciò che avrebbe potuto scoprire.

«Dobbiamo andare subito in Dormitorio» la riscosse Alice, torturandosi le mani. «Quanto tempo ci resta prima che Sam e Isabel si rifacciano vive?»

«Non ne ho idea, più di un’ora forse. Forza, andiamo».

E così le Grifondoro raggiunsero la Sala Comune nel minor tempo che una camminata rapida permetteva: l’ultima cosa che volevano era attirare l’attenzione correndo per il castello. Arrivate davanti al passaggio, la Signora Grassa le bloccò per una dimostrazione delle sue elevate abilità canore.

«Fattura Orcovolante!» sibilò Alice, il naso arricciato in un’espressione di sufficienza.

«Ah, spero che tu ne riceva presto una, signorinella!» sbottò la Signora Grassa indignata, lasciandole passare con riluttanza.

«Santissimo Godric! Io non la sopporto più…»

Rose non ribatté. Concesse qualche occhiata alla sala poco affollata e si diresse a passo di marcia verso le scale che conducevano ai dormitori femminili. Alice la seguì, impegnata a borbottare maledizioni contro la Signora Grassa, e si chiuse la porta del Dormitorio alle spalle.

«Brutto inutile pezzo di tela raggrinzito, la prossima volta chiamo Peeves e…»

«Alice».

«Scusa».

Rose s’inginocchiò davanti al suo baule e sollevò il coperchio, un angolo della bocca sollevato in un accenno di un sorriso. Come al solito il medaglione era custodito sul fondo, tra un paio di calzini di lana e dei rotoli di pergamena nuova; Rose ci mise qualche secondo a recuperarlo. Dalla pietra turchese non si sprigionava alcuna luce.

«Sarà difficile tradurre le rune?» chiese Alice, inginocchiandosi accanto all’amica.

Rose sfogliò le prime pagine del libro e scorse l’indice con il dito finché non trovò l’argomento che la interessava. Il sillabario delle rune medievali contava una ventina di pagine.

«Morgana, sono un bel po’ di rune. Non le avevo mai viste prima…»

«Se c’è una persona che può farcela, quella sei tu. Andiamo Weasley, sei un genio in Rune Antiche! Non mi ricordo di una volta in cui tu abbia preso meno di Eccezionale».

Rose annuì, avvicinando il medaglione al viso e lanciando di tanto in tanto lunghe occhiate al sillabario abbandonato lì accanto sul pavimento. Non seppe dire quanto tempo passò prima che aggrottasse le sopracciglia e attirasse come una calamita l’attenzione di Alice.

«Quindi?» esplose quest’ultima, la voce incrinata da una sottile sfumatura d’incertezza.

«Lince».

«Cosa?»

«Lince».

«Lince… come l’animale?»

«Sì Alice, lince come l’animale!» sbottò Rose, le mani a sfregarsi stancamente gli occhi. Si alzò e percorse a grandi passi la stanza, la mente in una dimensione tutta sua. «Non ha senso, non ha assolutamente senso».

«Sei sicura di non aver sbagliato? Completamente sicura?»

«MI hai definita tu un genio in Antiche Rune, poco fa».

«Giusto. Ma quindi cosa potrebbe mai voler dire?»

«Non lo so… io pensavo… pensavo di ottenere delle risposte».

«E le otterremo!» assicurò Alice, alzandosi a sua volta e raggiungendo l’amica. «Le otterremo, dobbiamo solo rifletterci sopra».

Rose sbuffò e si sdraiò a pancia in su sopra le coperte del suo letto. Il piano geniale che credeva di aver escogitato brillantemente le si era ritorto contro; la risposta – o meglio, l’enigma – che aveva scoperto dopo notti insonni e un sottile ma perenne senso d’ansia non sembrava condurla da nessuna parte. Eppure, qualcosa doveva pur significare. Magari si trattava di un enigma vero e proprio, in cui la lince fungeva da metafora per rappresentare un concetto più grande, più concreto. Oppure l’animale riguardava qualcosa di personale, di così personale da risultare incomprensibile a qualunque individuo al di fuori di Georgiana Harris. Se davvero quella era la verità, allora la donna della fotografia si era portata il segreto nella tomba, da dove non sarebbe più uscito. Rose non ne aveva idea. Le domande che la tormentavano e la punzecchiavano come spilli appuntiti si erano triplicate e le rimbombavano nella testa.

«Sinceramente Rosie» riprese Alice nel tentativo di sdrammatizzare la situazione, «che cosa speravamo di trovare? Insomma, sono quattro simboli in croce».

«Quei quattro simboli in croce costituivano la nostra unica pista. Mi auguravo di scoprire qualunque cosa, un nome, un luogo… ma non un animale».

Un silenzio pesante come un macigno si fece largo nell’aria. «Quindi…» se ne uscì Alice, le mani incrociate sotto il mento, «quanti libri sulle linci ci saranno in biblioteca?»

Rose sospirò. L’aspettava una settimana molto lunga.









Angolo autrice
Ehilà, sono tornata con un nuovo capitolo!
Finalmente Rose e Alice hanno messo in atto il fatidico piano di cui hanno tanto parlato.
E' andato tutto per il verso giusto, eppure i risultati non sono stati quelli sperati.
Secondo voi, che cosa potrà mai voler dire la parola "lince" in questo contesto? Le nostre due Grifondoro avranno un bel mistero da risolvere.
Fa anche la sua comparsa il quartetto di malandrine capitanato da Lily (io personalmente la adoro) insieme all'invito alla cenetta del Lumaclub.
Mi sa che questa volta Rose non potrà usare il Quidditch come scusa...
E non dimentichiamoci della tempestiva notizia del furto al Ministero! Rose e Alice non sembravano molto preoccupate, ma come biasimarle... avevano ben altro da fare.
Ci vediamo al prossimo capitolo,
ChiarainWonderland

 

 

   
 
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