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Autore: 33NaLu33    02/04/2020    5 recensioni
[NaLu ~ Gruvia | Minilong | Angst ~AU]
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In un attimo tutto tornò alla mente di Lucy. La sera passata con la sua migliore amica e coinquilina Juvia: loro due sedute sul divano, con i pop corn in mano e la commedia alla tv.
Avevano guardato il film, avevano riso, verso le una erano andate a dormire e poi…
-Juviaaa –
Dov’era?
-Juvia! – urlò Lucy più forte.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray/Juvia, Lluvia, Lucy Heartphilia, Natsu/Lucy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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This may be the last sunset I'll see
Questo potrebbe essere l'ultimo tramonto che vedrò
 
So I'll take it in, I'll take it in
Quindi lo terrò con me… lo terrò con me
 
This may be the last air that I'll breathe
Questo potrebbe essere l'ultimo soffio d'aria che respirerò
 
So I'll breathe it in, I'll breathe it in
Quindi respirerò… respirerò

 
Lucy provava un dolore talmente intenso da essere insostenibile; mai, in tutta la sua breve vita, aveva provato una sofferenza simile.
Dove mi trovo? Riuscì a pensare mentre il panico più primordiale e straziante la pervadeva, non sapeva se era giorno o notte, non si ricordava niente delle ultime ore e, mentre il terrore le serrava la gola impedendole di urlare, non riusciva a capire dove si trovasse.
A fatica riuscì però ad aprire un occhio vedendo, intorno a se, solo la più nera delle oscurità. L’aria era così rarefatta da essere quasi irrespirabile e mentre polvere mista a quella che sembrava cenere le bloccavano il respiro, lacrime di paura e dolore iniziarono a solcarle il viso.
Morirò qui si rese conto con una fredda consapevolezza sempre se non lo sono già.
I minuti passarono con una lentezza straziante riuscendo inspiegabilmente a calmarla invece che paralizzarla. Aveva tutta la parte inferiore del corpo bloccata sotto dio solo sapeva cosa ed era sicura che quello che le usciva dal fianco fosse il suo stesso sangue.
Non si sarebbe dissanguata però, quello che la immobilizzava inchiodandola a terra le impediva anche di morire.
 
Un miagolio poco lontano attraversò la cortina di dolore e spaesamento attirando immediatamente l’attenzione si Lucy. Un gatto… si chiese frastornata. Qui?
-Happy hai trovato qualcuno? –
Non riusciva a credere alle proprie orecchie.
Una persona?
Suoni di graffi fendettero l’aria come a voler dare un segno d’assenso. 
-C’è qualcuno? – l’urlo penetrò nella mente intorpidita di Lucy strappandole un singhiozzo.
-A… aiuto- pianse sentendo il panico tornare a montarle dentro. La parola però non riusciva a uscirle di gola –Sono… qui- riprovò ottenendo un suono rauco e ovattato.
-C’è qualcuno? – un secondo e più disperato grido seguì il primo.
-Ti prego… aiutami-
Con tutte le sue forze la ragazza si pretese verso la voce dello sconosciuto pregando affinché lui la sentisse. Lucy, in ventuno anni di vita, non aveva mai pensato alla sua morte, non si era mai soffermata davvero a pensare sul come sarebbe passata a miglior vita e a quello che ci avrebbe potuto essere dopo, eppure, adesso che era quasi al capolinea della sua breve esistenza si era resa conto delle infinite cose che non aveva ancora mai fatto e di quelle che evidentemente non sarebbe mai più riuscita a fare.
Non voleva morire.
Nessuno vuole morire singhiozzò tremando.
Non voleva morire… da sola.
-C’è…-
-Non c’è nessuno amico, andiamo- una seconda voce fece cadere Lucy nel terrore.
-No… vi prego… non ve ne andate. Io sono qui-
Non riuscivano a sentirla e lei non riusciva a raggiungerli. Chiunque fossero quelle persone se ne stavano per andare e per lasciarla di nuovo da sola nella più nera delle oscurità.
-Io. Sono. Qui-
I passi si stavano allontanando.
-Aiutatemi per favore-
Niente. Sono un assordante silenzio.
-AIUTO! –l’urlo le uscì finalmente dalle labbra bruciandole la gola. Era allo stremo della forza e del dolore conscia di non avere ancora molto tempo.
-Sono qui- mormorò ingoiando le sue stesse lacrime. –sono… qui…-
I secondi successivi sembrarono durare minuti… addirittura ore. Il tempo intorno a lei sembrava aver deciso di rallentare a dismisura.
Lucy stava per arrendersi quando un movimento di pietre spostate e lasciate cadere sopra di lei le ridiede speranza.
Mi hanno sentita pensò la ragazza piangendo convulsamente questa volta con il cuore che le batteva martellante nel petto. Non morirò da sola.
 
Un urlo di puro dolore fendette l’aria quando ciò che teneva Lucy imprigionata penetrò più in profondità nella sua carne.
-Sto arrivando- gridò lo sconosciuto riuscendo ad aprire un varco in quelle che, grazie alla poca luce filtrante, sembravano le mura crepate e distrutte di casa sua.
In un attimo tutto tornò alla mente di Lucy. La sera passata con la sua migliore amica e coinquilina Juvia: loro due sedute sul divano, con i pop corn in mano e la commedia alla tv.
Avevano guardato il film, avevano riso, verso le una erano andate a dormire e poi…
-Juviaaa
Dov’era?
-Juvia! – urlò Lucy più forte. La gola le faceva malissimo, era come se qualcuno le avesse infilato un attizzatoio ardente in bocca e glielo avesse spinto giù fin nella trachea.
Devo trovarla… Devo…
Due uomini scesero dall’apertura venutasi a creare nella stanza e non appena toccarono terra, facendo attenzione ai detriti sparsi sul pavimento, si precipitarono nella sua direzione. Il chiarore del giorno che penetrava dal buco sul muro le permetteva di vederli. Il primo aveva dei singolari capelli rosa e dei preoccupati occhi verdi, il secondo aveva i capelli neri come la pece e i occhi azzurri. Erano molto diversi tra di loro eppure entrambi portavano la stessa divisa.
Poliziotti si rese conto Lucy.
-Juvia- pianse la ragazza terrorizzata per la sorte della sua migliore amica –per favore andate a salvarla-
-Dov’è? – le chiese l’uomo dai lineamenti freddi e duri.
-Nella stanza…- Lucy si fermò a riprendere fiato –in fondo al corridoio-
Lui non aggiunse altro, si voltò e si diresse subito nella direzione indicata.
-Andrà tutto bene- la rassicurò l’uomo con gli occhi smeraldo.
-Non voglio… morire… da sola-
Parlare era iniziato a diventare difficile.
-Tu non morirai! -
La convinzione nella sua voce fece vacillare Lucy. Sarebbe sopravvissuta?
-Tra un attimo arriveranno i paramedici e ti libereremo-
 
Per la prima volta da quando la luce era tornata Lucy trovò il coraggio di guardare in basso. Non appena lo fece il fiato le morì in gola alla vista del suo stesso corpo: i detriti del soffitto le aveva bloccato il busto e le gambe mentre un pezzo di trave le fuoriusciva l’addome.
Oddio.
-Come ti chiami? – la richiamò il poliziotto inginocchiandosi accanto a lei.
La ragazza dovette soffocare il terrore prima di poter rispondere con voce tremante: -Lucy-
-Lucy…-  disse fissandola dritto negli occhi –tu non morirai-
Avrebbe tanto voluto crederci.
 
L’altro uomo tornò con un incosciente Juvia tra le proprie braccia. Lucy non vedeva sangue ma dal modo innaturale in cui pendeva il suo braccio sinistro intuii che doveva essere rotto.
Sta bene provò a convincersi mente un innaturale sensazione di freddo le penetrava nelle ossa. Se la caverà!
-Natsu! –
Urla di altre persone raggiunsero le sue orecchie.
-Siamo qui! – gridò in risposta l’uomo dai capelli rosa segnalando la loro posizione.
In un attimo una donna dai capelli rossi si fece largo tra le macerie, anche lei era in divisa, molto probabilmente il capo dal modo in cui dava ordini.
Lucy fu avvolta da un forte torpore mentre guardava i poliziotti e i paramedici liberare Juvia. Alla vista della sua migliore amica salvata sorrise mentre una sensazione di sonnolenza piombava su di lei.
 
-Natsu? – lo chiamo Lucy con le palpebre pesanti.
-Tra un attimo sarai salva- la rassicurò lui dandole coraggio –non preoccuparti-
-Potresti… tenermi la mano? –
La sua voce era flebile e roca, appena udibile.
-Devo aiutare gli altri a liberarti- si oppose gentilmente sorridendole. Era così dannatamente rassicurante che per un istante, un singolo secondo, lei credette alle sue parole.
-Ti prego… - insistette mentre un’ultima lacrima le solcava, solitaria, la guancia ormai senza colorito -tienimi la mano-
Lui la guardò negli occhi velati di dolore e lacrime e intreccio le dita alle sue.
-Grazie-
 
-Devi rimanere sveglia- la riscosse lui con voce grave.
Lucy avrebbe tanto voluto fare quello che lui le chiedeva ma il vortice di sonno e freddo la stava già risucchiando.
-Potresti…-
Le parole si impastavano, si ingarbugliavano tra di loro non volendo uscire e lei era sempre più stanca.
-Potresti – ritentò con l’ultimo briciolo di forza e lucidità che le rimaneva in corpo –prenderti cura di Juvia almeno per un po’? –
-Andrà tutto bene- disse stringendole forte la mano –sarai tu stessa a…-
-Per fa…-
Il fiato le morì in gola.
Le palpebre si chiusero e l’oscurità l’avvolse.
Si sarebbe mai risvegliata?
L’ultima cosa che sentì fu un: -Ti prego. Non morire-

 
Grab my hand, I'm drowning
Tienimi la mano, sto annegando
 
I feel my heart pounding
Sento il mio cuore palpitare
 
Why haven't you found me yet?
Perché non mi hai ancora trovato?

 
 



 
Angolo autrice:
Lost in the moment
Trauma
   
 
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