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Autore: 33NaLu33    07/04/2020    6 recensioni
[NaLu ~ Gruvia | Minilong | Angst ~AU]
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In un attimo tutto tornò alla mente di Lucy. La sera passata con la sua migliore amica e coinquilina Juvia: loro due sedute sul divano, con i pop corn in mano e la commedia alla tv.
Avevano guardato il film, avevano riso, verso le una erano andate a dormire e poi…
-Juviaaa –
Dov’era?
-Juvia! – urlò Lucy più forte.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray/Juvia, Lluvia, Lucy Heartphilia, Natsu/Lucy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Where is the real me?
Dov'è il vero me?
 
I'm lost and it kills me
Sono perso e questo mi uccide
 
Inside
Dentro
 
I'm paralyzed
Sono paralizzato
 
 
Juvia non sapeva cosa fare. Dove andare. Con chi parlare.
Era seduta su una panchina poco fuori dall’ospedale e fissava l’erba verde da così tanto da aver perso la cognizione del tempo. Disperata posò la testa sull’unica mano sana. L’altra gliel’avevano ingessata due giorni prima.
Due giorni prima…
Nell’arco di quarantotto ore aveva parso tutto. La sua amata casa, il suo amato lavoro, la sua migliore amica.
Cosa rimane a Juvia?
Non le rimaneva nulla. Né un posto dove tornare, né qualcuno con cui parlare. Non riusciva a pensare. Non riusciva neppure a capacitarsi che quella fosse la realtà.
La cruda e crudele realtà.
Lucy non sarebbe venuta a svegliarla. Lucy non sarebbe venuta a prenderla. Lucy non l’avrebbe abbracciata e non le avrebbe detto che sarebbe andato tutto bene.
Era andata a dormire ma a svegliarla non era stata la sua migliore amica. A svegliarla era stato il dolore. Così tanto dolore… alla testa, al braccio, all’anima. Aveva capito subito che qualcosa non andava. Aveva capito subito che era rimasta da sola al mondo, ma si era rifiutata di crederlo.
 
Seduta sul retro dell’ambulanza aveva guardato il poliziotto dai capelli neri, gli occhi di ghiaccio e la faccia sporca di sudore e polvere.
-Dovete andare a prendere l’amica di Juvia. Dovete salvare Lucy-
Lui non aveva detto nulla riguardo al suo modo di parlare. L’aveva guardata, fissa negli occhi e aveva scosso la testa.
-Mi dispiace. Non c’è stato nulla da fare per lei-
Juvia non capiva.
Che l’avessero già portata in salvo? Si. Si, doveva essere per forza così! In mezzo a tutto quel caos di urla e silenzio Lucy stava di certo bene.
-Juvia vuole parlare con Lucy-
Doveva vedere la sua amica, parlarle. Lucy doveva essere molto preoccupata per lei. Di certo la stava cercando. Stava sicuramente facendo il diavolo a quattro per trovarla.
Deve essere così.
Ma il poliziotto si inginocchiò di fronte a lei e le prese la mano sana.
Ti prego non dirlo lo aveva supplicato in silenzio. 
-Juvia? – aveva chiesto lui incerto.
Lei aveva annuito con gli occhi velati di lacrime.
-Mi dispiace molto Juvia. La tua amica è morta-
Di fronte a quell’innegabile verità era scoppiata in lacrime. E aveva pianto. Aveva pianto come non faceva da quando era bambina. Aveva singhiozzato tra le braccia di un perfetto estraneo mentre tutto il suo mondo si frantumava e cadeva in mille pezzi.
 
Il terremoto le aveva portato via tutto. Aveva fatto crollare i palazzi, con una forza distruttiva, in un domino che aveva ucciso la sua migliore e unica amica.
Juvia si sentiva in colpa. Perché lei era viva e Lucy no?
Perché lei era salva e la sua amica era morta sotto le macerie?
Perché? Perché?
Juvia se lo era chiesta così tante volte… aveva pianto così tante volte… ma poi aveva capito. Aveva capito che non c’era risposta a quel perché.
Aveva imparato che c’erano cose della vita che semplicemente non puoi controllare. Potevi solo raccogliere i pezzi e andare avanti.
 
Juvia si toccò il gesso e poi la testa. Se l’era cavata con un braccio rotto e un trauma cranico. Era stata fortunata. L’osso non era spezzato e il trauma non era grave. L’avevano tenuta sotto osservazione per quarantotto ore e poi… l’avevano dimessa.
Le avevano dato una busta di plastica con i suoi vestiti sporchi e logori, le avevano fatto un sorriso di circostanza e l’avevano lasciata da sola in balia del mondo intero.
Da sola.
Era completamente da sola e non sapeva che cosa fare.
 
Ore dopo era ancora lì. Non si mosse quando il freddo pungente prese il posto del tiepido caldo e non alzò la testa quando un uomo si sedette accanto a lei sulla panchina. Il sole era tramontato da un pezzo e l’unica fonte di luce proveniva dai lampioni che li circondavano. Juvia sapeva di essere da sola, indifesa e impaurita, ma non dallo sconosciuto. L’uomo accanto a lei ansimava ma l’unica cosa che la terrorizzava era il futuro.
-Accidenti che corsa- disse lui voltandosi verso di lei –Avevo detto a Porlyusica di chiamarmi quando ti avrebbero dimessa-
Chiamare per sapere di Juvia?  
Juvia lo guardò e a parte i capelli rosa non c’era nulla di particolare in quell’uomo. Se lo avesse incrociato per strada non si sarebbe girata a lanciargli una seconda occhiata.
Era confusa. Era spesata. C’erano momenti in cui il mondo sembrava impazzire in una corsa spericolata e altri in cui tutto sembrava rallentare di una lentezza devastante.
-Ma hanno così tanti pazienti che si è dimenticata- continuò a parlare l’uomo giustificando la dottoressa che l’aveva curata. 
Juvia però continuava a non capire.
Era in questa bolla e ogni suono che arrivava alle sue orecchie era ovattato.
-Io sono Natsu- si presentò lui.
Juvia distolse lo sguardo. Non afferrò la mano che Natsu le stava porgendo e non diede nemmeno segno di averlo sentito. Non era da lei ignorare le persone. Lei si faceva sempre in quattro quando poteva aiutare, ma qualcosa si era rotto. Qualcosa dentro di lei era andato in frantumi insieme al suo cuore. In una singola notte il crudele mondo le aveva insegnato una grande lezione. Una lezione che non si sarebbe mai dimenticata. Le aveva insegnato che nulla dura per sempre. Le aveva fatto vedere che le relazioni e le cose create in anni di dura fatica possono essere spazzate via in un singolo secondo.
Aveva perso tutto in un secondo e non le sarebbe bastata una vita intera per riavere indietro quella perdita. Niente avrebbe mai riempito il vuoto.
-Sono un poliziotto-
Juvia si voltò e guardò il distintivo che lui le stava porgendo.
Perché un poliziotto sta cercando Juvia?
Lei non aveva mai commesso un crimine in vita sua, non aveva mai preso nemmeno una multa.
-Vorrei che venissi a vivere con me-
Juvia lo fissò stranita ma non disse nulla, non ne aveva le forze. Rimase semplicemente lì indecisa sul da farsi. Natsu però riprese subito a parlare.
-Con noi ci sarà anche un altro uomo…- Il poliziotto si bloccò passandosi le mani tra i capelli. Era evidentemente frustrato –No. Così suona anche peggio-
Un breve silenzio calò tra loro ma di nuovo Natsu ripartì alla carica: -Io vivo con Gray. Lui è il mio coinquilino e anche un poliziotto. Lavoriamo insieme, e tu lui lo hai già conosciuto. È l’uomo che ti ha portata in salvo-
Lei quell’uomo se lo ricordava bene, molto bene, ma…
-Perché questo dovrebbe interessare Juvia? – chiese parlando per la prima volta in due giorni.
-Perché io voglio offrirti una casa e un lavoro. Puoi venire a vivere con noi finché vuoi e, se ti va, puoi aiutarci. Non fraintendere…- si precipitò a specificare –Non sarai una poliziotta ma puoi dare una mano con tutte le scartoffie che in questo periodo non abbiamo il tempo di compilare. Ovviamente verrai pagata!-
Lei abbassò la testa.
Perché sta aiutando Juvia? Perché tra tutte le persone bisognose di aiuto lui stava porgendo la mano proprio a Juvia?
Le si erano velati gli occhi di lacrime ma trovò la forza di guardarlo dritto in faccia.
-Perché?- chiese con un filo di voce.
Lui la fissò di rimando: -Perché l’ho promesso a Lucy. Ero con lei quando è morta e… -
Juvia non lo ascoltò più. Abbassò la testa e pianse. Pianse perché Lucy non l’aveva abbandonata. Pianse perché Lucy le stava mostrando la strada.
 
 
It feels like a tear in my heart
Sembra come una lacrima nel mio cuore
 
Like a part of me missing
come se mancasse una parte di me
 
And I just can't feel it
E io proprio non riesco a sentirla
 
I've tried and I've tried
Ci ho provato e ci ho provato
 
And I've tried
e ci ho provato
 
 
 




Angolo autrice:
Paralyzed
Can you hold me
   
 
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