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Autore: Ryu Hime    12/04/2020    1 recensioni
[Tratto dal testo]
-GRIFONDORO!- urlò il Cappello Parlante.
La Casa dei coraggiosi, eppure lui non si sentiva tanto coraggioso.
Osservò la lunga tavolata scarlatta che lo accolse con un applauso scrosciante. Si sedette subito dando un’occhiata fugace al posto accanto al suo.
Era vuoto.
“Non è vuoto e tu lo sai”
“Smettila.”
“Tu vuoi ricordare”
“Non ho dimenticato niente.”
“Smetti di mentire a te stesso”
“Non sto mentendo.”
“Questa è una bugia Lucas”
Guardò nel posto accanto al suo.
Era irrimediabilmente vuoto.
“Lucas, tu non mi hai dimenticata”
Una figura vestita di nero e scarlatto si materializzò per un attimo.
***
Se non fosse stato per la luna piena quella sarebbe stata una notte tetra.
Completamente priva di stelle e con diversi nuvoloni che solcavano il cielo, annunciatori del temporale imminente.
Nascosti tra gli alberi, in formazione selvaggia, un branco composto da una dozzina di lupi snelli dal pelo ora folto, ora più rado, fiutava l’aria con irrequietezza.
Una sagoma immensa, avvolta dall’oscurità, guardava la scena sovrastando tutti con la sua mole, mentre gli occhi mandavano bagliori sinistri.
[Nota dell'autrice]
La ristesura di un'altra mia storia, completamente riscritta e con la trama un po' stravolta. Buona lettura ^.^
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sola nel bosco

Lewis guardò suo fratello emergere dal pensatoio. Era sconvolto, glielo si leggeva in faccia. Sapeva che voleva delle risposte, ma Lewis era anche consapevole di non potersi permettere il lusso di perdere altro tempo prezioso.
-Lucas… non abbiamo molto tempo. Luna… Luna sta morendo.- disse a bruciapelo.
La reazione fu immediata. Lucas scattò in piedi, anche se non sapeva bene dove andare, o cosa fare.
-Sai smaterializzarti, vero?- chiese Lewis.
Lucas annuì e il fratello capì che non aveva la forza di fare altro.
-Ti guiderò io, ma dobbiamo muoverci.- disse.
Spiegò a Lucas come raggiungere il posto e si smaterializzarono con un crack.
Si ritrovarono in una foresta. Gli alberi avevano foglie verdissime e molti trochi cerano avvolti dall’edera. Qua e là piccoli fiori spontanei sbucavano dai ciuffi d’erba che costeggiavano il sentiero. Il vento gentile portava con sé profumo di primavera.
Lucas si guardò attorno frenetico aspettandosi di vedere Luna appoggiata a qualche albero, ma così non fu.
-Luna!- chiamò, ma non rispose nessuno.
-Lucas, non credo che Luna possa sentirti… non ne so molto, ma adesso…-
«Adesso sta donando sé stessa alla natura» disse una voce.
I due fratelli si voltarono di scatto. Davanti a loro – a pochi centimetri dal suolo – stava una giovane donna. Non doveva avere più di venticinque anni, i lunghi capelli neri erano acconciati in una pesante treccia ornata con nastri e spille di metallo. Indossava un chitone greco completamente bianco, ai polsi bracciali di quello che sembrava ottone. Gli occhi viola li scrutavano compassionevoli. Non sembrava un fantasma, ma la sua figura aveva i contorni sfumati e di quando in quando si poteva vedere attraverso.
-Luna?- chiese Lewis, ma Lucas scosse la testa.
-Tu sei Mageía, vero?- chiese.
La donna sorrise ed annuì.
«L’originale. Luna ha preso in prestito il mio nome quando si è rivelata al mondo» spiegò.
-Dov’è adesso?- chiese Lucas.
Mageía sorrise, un sorriso pieno di pietà, di chi ha già visto una tragedia e si aspetta solamente di vederla ripetersi.
«Come ho già detto, sta donando sé stessa alla natura.»
-Questo non vuol dire niente!- esclamò Lucas.
«Vuol dire tutto invece» replicò Mageía con calma.
«È accaduta la stessa cosa a me quando è venuto il momento»
-Che intendi dire?- chiese Lucas.
«La magia di noi… Creasangue – per usare un termine che conosciate – è troppa per questo mondo. La Magia ci rilascia nel mondo perché esso ha bisogno di noi per qualche motivo, ma presto dobbiamo tornare alla Magia, alla luna. Anch’io, come mia sorella ora, ho abbandonato i cari della terra per tornare alla luna» spiegò.
Il cuore di Lucas cominciò a correre la maratona, le gambe erano diventate molli, aveva il fiato pesante e aveva la sensazione che gli si fosse levata di colpo la testa sotto i piedi.
-Luna non… non può essersene andata.- disse.
Mageía lo guardò con tristezza. Poi sembrò che realizzasse qualcosa. Osservò Lucas per un lungo istante, prese un profondo respiro (per quanto possa respirare un fantasma) e parlò di nuovo.
«Forse – e sottolineo forse – potrebbe esserci una possibilità di riportare indietro mia sorella. Dopotutto non è ancora morta» disse con cautela.
«In fin dei conti è soltanto la seconda volta che questo fenomeno accade e nessuno si è preso la briga di interromperlo quando toccò a me» aggiunse.
Il cuore di Lucas fece le capriole.
-Che aspetti? Dimmi cosa devo fare!- esclamò.
Mageía sorrise facendo accapponare la pelle a Lewis.
«Da questa parte» disse.
Dopodiché si addentrò nel bosco.
Gli alberi diventavano sempre più alti e fitti, come se stessero entrando in una dimensione parallela. Qua e la spuntavano piccoli animali selvatici: ricci, scoiattoli e diversi piccoli uccelli. Il vento soffiava leggero, muovendo delicatamente le fronde degli alberi. Sembrava che quel luogo fosse rimasto incontaminato dal passaggio della storia umana.
Un rumore improvviso fece girare di scatto i Root, ma non videro niente e un po’ più all’erta di prima continuarono a seguire Mageía. Poi un ruggito possente riempì l’aria.
Dal folto degli alberi emerse un’Opaleye che volava rasoterra nella loro direzione. Il primo istinto di Lucas fu mettere mano alla bacchetta, ma si bloccò.
-Lilidith?- chiese incerto.
La dragonessa si fermò a pochi metri di distanza. Era inqueta e si agitava come una pantera in gabbia. Eppure l’unico pensiero di Lucas era che se Lilidith era lì, anche Luna non doveva essere lontana. Quel pensiero gli infuse nuova forza.
Lilidith osservò il trio mostrando i denti e sbuffando mentre del fumo grigio usciva dalle narici. Lucas si avvicinò lentamente, attento a non fare movimenti bruschi. La dragonessa lo scrutò continuando a ringhiare.
-Lucas… stai sbagliando approccio.- disse Lewis deglutendo.
-Che intendi?- chiese Lucas.
Lewis prese un profondo respiro, fece cenno al fratello di indietreggiare e si mise davanti alla dragonessa. Si fissarono negli occhi per qualche secondo, dopodiché Lewis si acquattò a quattro zampe e cominciò ad imitare le movenze di un felino. Tutti i presenti lo guardavano straniti, fatta ad eccezione di Lilidith che lo osservava piuttosto interessata, come se fosse un grosso gatto alle prese con una lucina sul pavimento. A quel punto Root si rotolò per terra un paio di volte prima di tornare a guardare Lilidith, sempre accucciato. A quel punto aveva la completa attenzione del dell’Opaleye. Lentamente si alzò e si avvicinò per accarezzarle il muso.
«Ottimo lavoro, giovane mago» disse Mageía compiaciuta.
-Cosa ci fa qui?- chiese Lewis in risposta.
«È il compito finale di ogni sorella d’anima: sorvegliare il luogo dove la sua Guardiana troverà il riposo eterno. Anche la mia Selene lo fece a suo tempo e ancora oggi lì si trova»
-È crudele…- mormorò Lewis.
-E impossibile!- aggiunse l’attimo dopo.
-Che creatura è per poter vivere così a lungo? Un Basilisco?- chiese.
«No, era una manticora. E comunque ci sono molti modi per rimanere a guardia di un luogo, non soltanto la presenza quando si è in vita. Come me è diventata uno spirito etereo, ben diverso da un fantasma, ma neppure così dissimile. Noi non siamo vive, ma neppure siamo morte del tutto. Facciamo avanti e indietro da una dimensione all’altra, senza mai entrare veramente in contatto né con i vivi, né con i morti» spiegò.
-Ma ora stai interagendo con noi.- fece notare Lucas.
«Questa è una circostanza particolare: si tratta di mia sorella e per questo ho un permesso speciale»
Poi si rivolse a Lucas.
«Oltre non vi posso accompagnare, ma se segui il sentiero – se avrai abbastanza sentimento – la troverai» e scomparve con uno scintillio.
Lucas fece per ribattere, ma non fece tempo a dire nulla. Guardò in direzione del bosco e col cuore che batteva forte si lanciò in una corsa a perdifiato ignorando completamente Lewis che lo chiamava. In quel momento aveva una sola cosa in testa.
Luna!
Man mano che si addentrava nel bosco gli animali diminuivano, finché ad un certo punto diventarono assenti persino gli insetti. Regnava una calma innaturale. Lucas se ne rendeva conto soltanto parzialmente impegnato com’era a correre. Continuò finché non ebbe la sensazione che i polmoni gli andassero a fuoco. Rallentò senza fermarsi davvero, si guardava attorno ansioso cercando di individuare qualcosa che gli indicasse la presenza di Luna.
Vagò senza meta per quelle che gli parvero ore, ma la foresta sembrava voler rimanere un mistero a lui precluso.
Luna dove sei?” si guardò attorno con un’angoscia crescente.
-LUNA!- urlò, ma il mondo attorno a lui rimase muto.
Urlò di frustrazione, ma anche così sembrava essere l’unico essere vivente di quel bosco. Notò che delle gocce d’acqua erano cadute a terra, alzò lo sguardo, ma non stava piovendo: era lui a piangere. Si lasciò cadere sulle ginocchia mentre le lacrime continuavano a bagnare l’erba. Non poteva credere di essere arrivato così vicino al suo obbiettivo e non poterlo comunque raggiungere.
-Luna… dove sei?- mormorò, ma anche questa volta non ci fu risposta.
-Io… io non posso rimanere senza di te… ti prego… torna da me… io… io ti amo.-
Un tenue bagliore attirò la sua attenzione. Si alzò di scatto per vedere che effettivamente c’era qualcosa che emanava luce. Si alzò lentamente, gli tremavano le gambe ed aveva la bocca completamente asciutta. Si avvicinò aumentando poco a poco il passo. La fonte della luce divenne più nitida e finalmente Lucas la vide.
Su un blocco di marmo perfettamente levigato, Luna era addormentata come in una fiaba. Indossava un abito bianco leggero, la scollatura dritta all’altezza del seno era decorata con ricami di fiori argentei, un delicato decoro dello stesso tipo era cucito all’altezza dei fianchi. Le maniche di una stoffa bianca semi-trasparente partivano dalla stessa altezza della scollatura per stingersi sopra i gomiti e scendere ampie fino ai polsi. L’orlo dell’abito era ricamato con motivi argentati. Aveva i capelli sciolti in cui si erano adagiate violette e primule, i piedi erano scalzi. La bacchetta stretta tra le mani e… era quasi completamente avviluppata da piante rampicanti.
Lucas rimase pietrificato, il cuore che batteva forte contro la cassa toracica. Prese un profondo respiro – anche se a fatica – e si avvicinò estraendo la sua bacchetta. Un po’ correndo e un po’ barcollando si avvicinò, ma quando fece per allungare una mano verso Luna, una forza magica lo respinse facendogli fare un volo di un paio di metri. Lucas vide danzare davanti agli occhi una miriade di pallini bianchi ed un dolore immenso gli si diffuse per tutto il corpo.
Non posso svenire ora!” e si rialzò, più determinato di prima.
Puntò la bacchetta verso Luna. Non sapeva bene cosa stesse facendo, si muoveva soltanto guidato dall’istinto. Dalla punta della bacchetta scaturì un raggio dorato e si infranse sulla barriera che lo aveva scagliato lontano poco prima. Sentiva una forza contrapposta che gli opponeva resistenza. Mise tutto sé stesso in quell’atto, anche se non aveva idea di cosa stesse succedendo.
Poi accadde qualcosa di inaspettato: la bacchetta di Luna si sfilò dalle mani della ragazza, si sollevò a mezz’aria e puntò verso quella si Lucas. Un secondo raggio dorato venne scagliato verso la barriera. Ci fu una luce accecante e la barriera si disintegrò.
Lucas rimase impietrito per un attimo, aveva il fiatone, ma non tentò di calmare il respiro e si precipitò dalla ragazza e quella volta non ci fu nessuna barriera magica a tenerlo lontano. Rimase fermo per un attimo, lo sguardo fisso sulle piante rampicanti, poi con un gesto fulmineo le strappò liberando Luna che però rimase incosciente.
-Luna… Luna sono io.- mormorò prendendola imbraccio, ma la ragazza non diede segni di vita.
Col cuore in gola il mago mise due dita all’altezza della carotide e con suo enorme sollievo sentì un battito. Era molto fievole, troppo fievole.
-Luna…-
«Non si sveglierà»
Lucas alzò lo sguardo per incontrare quello di Mageía.
-Avevi detto che avrei potuto salvarla!-
«Ho detto che forse c’era una possibilità» replicò.
Lucas sentì una rabbia che non aveva mai provato prima impossessarsi di lui. Stava per scagliarsi contro il fantasma, quando quella parlò di nuovo.
«Tuttavia, ho parlato con nostra madre e ha detto che – effettivamente – una possibilità esiste»
-E cosa aspetti a dirmelo!?-
«Pazienza, giovane mago, pazienza. Nostra madre ha decretato che se vuoi riaverla con te anche nella mente dovrai prima dimostrare la stessa forza d’animo di cui Luna ha già dato prova. In questo momento gran parte della sua magia è stata riassorbita dal mondo assieme a molto del suo essere. Non sarà più una Creasangue se mai dovesse tornare in sé. Tuttavia potrebbe tornare cosciente ad una condizione»
-Qual è questa condizione!? Dimmelo!-
«Aspettare»
Lucas rimase a bocca aperta. All’improvviso tutta la saliva sembrava essere evaporata.
-In che senso?-
«Luna ha sopportato un’immensa sofferenza. Per cinque lunghi anni ha convissuto con il dolore che tu hai provato soltanto per poche ore. Tutto per salvare le persone terrestri a cui teneva. La domanda di nostra madre è: tu saresti in grado di fare lo stesso? Perché se la risposta è negativo allora non ne varrebbe la pena, per nessuno dei due. Luna ha già abbracciato il suo destino e per cambiarne le sorti dovresti essere in grado di darle un motivo per rimanere. Non uno qualsiasi. Uno che la possa ripagare di tutti gli anni passati in solitudine, nella disperazione più nera. Credi di esserne in grado?»
Lucas rimase in silenzio, guardò negli occhi Mageía per un tempo infinito, poi guardò Luna. Sembrava dormisse serenamente. Per un attimo si chiese se fosse la cosa giusta da fare.
-Hai detto che ha sofferto in tutti questi anni. Significa che avrebbe voluto tornare da noi.-
Da me” pensò.
-Quindi esaudirò il  suo desiderio e la riporterò indietro.-
Mageía sorrise, sollevò una mano ed il mondo attorno a Lucas scomparve.
***
Lewis stava camminando in tondo da oltre un’ora. Suo fratello si era lanciato alla rincorsa solitaria nel bosco e dopo poco anche Mageía si era dissolta. Così era rimasto solo in compagnia di Lilidith. Non che la cosa di per sé fosse brutta, anzi per i primi dieci secondi era stato entusiasta di poter osservare un drago da vicino senza correre il rischio di essere sbranato, ma poco dopo l’ansia aveva prevalso. Era piuttosto sicuro di aver creato un solco mentre camminava, ma non sapeva come calmarsi. Così marciava avanti e indietro mentre il suo cuore batteva angosciato contro la cassa toracica ed il corpo di ricopriva di sudore freddo.
E se qualcosa andasse storto? O forse è già andato tutto a rotoli… E se non fossimo arrivati in tempo? Se fosse tutto inutile?
Passò così quella che gli parve un’eternità sotto lo sguardo vigile di Lilidith.
Sentì dei passi e la dragonessa alzò il collo spostando lo sguardo nella direzione in cui era sparito Lucas. Lewis si sporse oltre l’Opaleye per vedere una figura ingobbita che avanzava. Gli venne un colpo quando si rese conto che era suo fratello con imbraccio una persona.
Il cuore gli si scaldò e sentì lacrime di sollievo affacciarsi agli occhi.
-Fratellone! Luna!- esclamò correndo loro incontro.
L’entusiasmo però si spezzò quando vide l’espressione del fratello. Era evidentemente provato e sembrava avesse attraversato la sua personale selva oscura. Luna era priva di sensi, pallidissima.
Lilidith si avvicinò con un passo, diede un lieve colpetto affettuoso al viso della ragazza ed emise un verso triste.
-Dobbiamo sbrigarci, al San Mungo è permesso smaterializzarsi all’ingresso da quanto mi ricordo.- disse Lucas stringendo Luna e facendo cenno al fratello di avvicinarsi.
In quel momento Lilidith emise un ringhio basso avvicinandosi a sua volta.
-Non credo che sarebbero molto contenti se entrassimo al San Mungo con un drago.- commentò Lewis preoccupato.
Lilidith sbuffò e si acquattò come un gatto, poi accadde qualcosa di strano: brillò e si restrinse fino a diventare delle dimensioni di un Maine Coon. Spiccò un balzo raggiungendo la spalla di Lewis con uno sbuffo soddisfatto.
-A quanto pare i draghi non accettano un “no” come risposta. Cavolo! Quando lo racconterò a Zack non mi crederà mai.-
Crack.
***
Panico.
Era la descrizione più esaustiva di quel che era accaduto quel pomeriggio, quando i ricordi erano tornati tutti assieme, quando tutto aveva acquisito un senso. Uno terribile perché Luna aveva combattuto la sua battaglia da sola ed essere consapevoli di non essere riusciti a fare nulla se non peggiorare la situazione li faceva stare tutti malissimo.
Antoine era al San Mungo perché Anne e June avevano deciso ritrovarsi sul posto di lavoro di quest’ultimo. Avevano sempre fatto faville a scuola e speravano che mettendo le loro tre teste insieme saltasse fuori qualcosa di buono.
-L’ultima volta che è andata a nascondersi era Hogwarts, nel nostro covo, magari…- ragionò Anne.
-No, non credo che sceglierebbe quel posto per una seconda volta.- disse June.
-Allora… la Stanza delle Necessità?- propose la strega.
Sapphire scosse la testa.
-Non credo che tornerebbe ad Hogwarts in questo momento.-
-Ma come mai ci è tornata la memoria, qualcuno se lo è chiesto?- domandò Antoine.
-Beh… il terzo sigillo è stato spezzato… no?- fece Anne.
-Ok, ma come? Credevo che a questo punto Luna avrebbe fatto il possibile perché il nuovo Guardiano non venisse trovato. Avrebbe avuto senso con la sua strategia.- fece notare Leroux.
-E se qualcosa fosse andato storto?- chiese Anne preoccupata.
-Se le fosse successo qualcosa? Se avesse bisogno d’aiuto? Se… E se fosse in pericolo e questo fosse un modo per farci capire che ha bisogno di noi? Come facciamo a trovarla?- probabilmente avrebbe continuato all’infinito se June non l’avesse presa per le spalle.
-Anne calmati. Conoscendola farà il culo a strisce a chiunque tenti di approcciarsi troppo, non credo sia in immediato pericolo.-
-Però ha ragione: come facciamo a trovarla?- chiese Antoine.
-Conoscendo mia sorella sarà già sulle sue tracce, per non parlare di Lucas. Ho contattato Liam e Anya poco fa, stanno facendo ricerche su anomalie di natura magica in tutta la Gran Bretagna. Qualcosa troveranno.- disse June in tono rassicurante.
Improvvisamente si sentirono dei rumori provenire dal piano inferiore.
-Che cos’è questo trambusto?- chiese Antoine sporgendosi nel corridoio.
-Probabilmente è un’emergenza. Devo andare a controllare.- rispose Sapphire avviandosi verso la sorgente del rumore.
Aveva appena imboccato la rampa di scale quando si vide correre incontro Lucas ed il fratello, ma in un secondo tutta l’attenzione si focalizzò sulla figura che l’Auror teneva imbraccio. Luna era svenuta e aveva visto abbastanza pazienti da poter dire che fosse in condizione critica. Non si fermò a fare domande, ci sarebbe stato tempo più tardi.
-Da questa parte.- disse facendo strada a Lucas tra i corridoi.
-Jennifer! Chiama il dottor Abasi! Serve la sala di rianimazione. Paziente in stato di incoscienza cause…- e si fermò per chiedere con lo sguardo a Lucas che però sembrava troppo frastornato per rispondere.
-…sconosciute ma probabilmente di natura magica.-
Il dipinto annuì e sparì tra i corridoi. Mentre avanzavano una Guaritrice dall’aria esperta andò loro incontro.
-Sapphire che cosa…-
-Non c’è tempo Carla! Abbiamo un caso grave.-
-E da cosa…-
-Colorito pallido tendente al verdognolo, battito rallentato, difficoltà respiratoria. È sufficiente come diagnosi per dire che si tratta di un’emergenza?-
La donna sorrise brevemente prima di annuire aggiungendosi al gruppo. In quel momento Anne ed Antoine si affacciarono al corridoio.
-LUNA!- gridò Anne in preda al panico.
June dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per rimanere concentrato. Entrarono in una stanza dove un dottore calvo li stava aspettando.
-La metta qui.- disse a Lucas indicando un lettino.
Lucas l’appoggiò per poi guardare speranzoso il Medimago.
-Ora fuori di qui, tutti e due. Sapphire, Espinosa. Voi rimanete qui, mi servirà aiuto.- disse con tono autoritario.
Lucas fece per ribattere, ma il fratello lo trascinò fuori.
-Non ho mai visto un caso del genere.- mormorò Abasi.
-Che facciamo?- chiese June.
-Procedura standard, improvviseremo strada facendo.-
***
Anya e Liam entrarono al San Mungo correndo. Trovarono Anne, Antoine ed i Root in sala d’attesa, Lewis era impegnato con quello che sembrava un grosso gatto bianco mentre Lucas si teneva la testa tra le mani. Aveva l’aria distrutta. Lucrezia era arrivata poco prima di loro, aveva gli occhiali appannati dalle lacrime e non parlava.
-Abbiamo saputo! Cos’è successo?- chiese Liam.
Lewis fece del suo meglio per spiegare quello che era accaduto nell’ultima ora, ma non seppe dire quello che aveva vissuto Lucas e lui non apriva bocca. Ci fu un minuto di silenzio prima che Jade entrasse come una furia in sala d’attesa seguita a stento da Dunstan. Per una volta sembrava seriamente preoccupata, la sua solita faccia da poker era sparita.
-Dov’è?- chiese.
-In rianimazione.- rispose Antoine mesto.
-Avete novità?- chiese Dunstan, ma Anne scosse la testa sconsolata.
Così rimasero lì, ognuno seduto più o meno fermo su una delle sedie di legno, tranne Jade che percorreva l’intera sala d’attesa a grani passi, scandendo il tempo con gli scricchiolii della gamba di metallo. Nessuno badò al drago in miniatura, come se fosse perfettamente normale che fosse lì.
I minuti passarono, poi le ore… il tempo sembrava un nemico inesorabile, imbattibile perché non si può combattere. Nessuno sapeva dire quanto fosse passato quando June uscì dalla rianimazione per portare notizie. Era sudato e visibilmente stanco, si reggeva a stento in piedi.
Tutti lo guardavano con ansia, ma gli occhi che lo colpirono di più furono quelli di Lucas, erano così piedi di disperazione che era difficile reggerne il confronto.
-È…- balbettò.
-È  stabile, ma…-
-Ma cosa?- fece Anya.
-Non… non so come dirlo…-
-Beh trova un modo!- esclamò la gemella.
- È pienamente ristabilita fisicamente, ma la sua mente… è completamente sotto sopra. È… danneggiata, il dottor Abasi dice di non aver mai visto niente del genere. Quando si risveglierà… non ricorderà nulla.-
-In che senso nulla?- chiese Lucrezia.
-Ha perso completamente la memoria, non serba alcun ricordo del passato e… a causa dello stato della sua mente…-
-Cosa?- incalzò Antoine.
June prese un profondo respiro.
-Probabilmente si comporterà come una bambina di un anno.- l’affermazione fece calare un silenzio di piombo sulla stanza.
-Il danno che ha subito la sua mente l’ha fatta regredire fino a quel punto. Probabilmente…-
-Probabilmente cosa?- chiese Liam con la voce che tremava.
-Probabilmente di non ritorno.-




*Solito aspetto da mezzo drago*
Eccomi con un nuovo colpo al cuore. Prima che ci proviate vi avverto che ho preso precauzioni con le maledizioni che mi vengono scagliate contro per questo genere di motivi.
In realtà non ho molto da dire, è un capitolo breve, ma piuttosto intenso emotivamente (o almeno spero di essere riuscita a renderlo in questo senso).
Piccole curiosità: il nome della Guaritrice, Carla Espinosa è una citazione a Scrubs (nonché secondo nome e cognome di anne: il dottro Cox, mio personaggio preferito indoscusso porta il secondo nome di Ulisse e ho dato come secondo nome ad Anne "Penelope").
Io vi lascio sudando freddissimo in panico perché non ho ancora finito il prossimo capitolo. Spero di riuscire a terminarlo per settimana prossima, ma nel caso lo pubblicherò appena finito.
Ringrazio tantissimo Carme93 per aver recesito ^///^
Noi ci vediamo la prossima volta con "Sempre"
Alla prossima <3
Ciau! ^.^
*Saluta sbracciandosi e scodinzolando*

 Per chi fosse interessato questo è il modello dell'abito di Luna :p
   
 
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