Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ChiarainWonderland    24/04/2020    1 recensioni
Rose Weasley potrebbe passare come una semplice adolescente con i tipici problemi di un adolescente nella media. La scoperta di particolari oggetti di antiquariato, però, potrebbe stravolgere le carte in tavola e rivelare antichi segreti celati per lungo tempo. Se ci aggiungiamo una leale migliore amica, una famiglia non proprio tra le righe, un nemico che non è poi un vero e proprio nemico, un cugino impiccione e una famosa scuola di magia e stregoneria, le cose non possono fare altro che peggiorare.
* * *
"Rose sapeva di non potersi ritenere la figlia migliore del mondo. Per quanto somigliasse a sua madre, alcune cose erano proprietà esclusiva del suo carattere, procrastinamento cronico incluso."
"Ad un certo punto una bancarella di un venditore ambulante attirò l'attenzione di Rose, che si avvicinò per osservare le cianfrusaglie esposte. C'erano vecchi orologi incantati, vari oggetti di antiquariato, fotografie magiche di persone vissute secoli prima e molto altro ancora."
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO QUINDICESIMO

NESSUNA PIETÁ E NESSUN RANCORE


Visto dalla finestra della capanna di Hagrid, il cielo ricordava uno specchio crepato da sottili increspature. Rose se n’era accorta solo quando aveva lasciato vagare lo sguardo fino all’orizzonte, dove le montagne si confondevano tra di loro. Era forse la terza volta che trovava così interessante il familiare paesaggio che circondava il castello, ma d’altronde qualunque cosa sarebbe apparsa più interessante del libro di Difesa contro le Arti Oscure che aveva sotto al naso. Non che odiasse la materia. Al contrario, nella teoria eccelleva. Era la pratica che costituiva un problema. 

«Ok, prova a dirmi un incantesimo di attacco e io ti dico con cosa lo respingerei».

«Alice, non credo che serva a molto sul momento. È l’indecisione che ci frega».

«Sicuramente è più utile che studiare dal libro, visto che dobbiamo simulare un duello e non riempire due rotoli di pergamena» brontolò Alice, sporgendosi dall’enorme poltrona su cui era seduta per appoggiare la tazza di tè sul tavolo. Rose si passò una mano sulla fronte. Mancava poco alla prova pratica di Difesa di quel lunedì pomeriggio, la prima dell’anno. Fino a quel momento aveva dovuto affrontare solo verifiche teoriche, niente di troppo impegnativo, ma i duelli erano un’altra storia. Non appena Isabel e Samantha erano corse rispettivamente alla lezione di Cura delle Creature Magiche e Alchimia, lei e Alice si erano rintanate da Hagrid a ripassare approfittando dell’ora buca. Si erano premurate di evitare la Biblioteca, in modo da isolare qualsiasi pensiero riguardante il medaglione almeno per quella giornata. La scuola aveva pur sempre la priorità.

«E va bene… ehm… Immobilus».

«Protego».

«Stupeficium».

«…Protego

«Non puoi sempre usare quell’incantesimo! Devi impegnarti, c’è una valutazione!» dichiarò Rose divertita.

«Oh, sai che nei duelli sono peggio di te» mormorò Alice torturandosi la sciarpa rossa e oro, le dita rosse dal freddo. Oltre la capanna il vento piegava al suo volere i rami degli alberi. Pochi studenti osavano mettere piede fuori dal castello con quel tempo, ma Rose e Alice non si erano fatte intimorire, abituate com’erano ad allenarsi a Quidditch anche sotto alle tempeste. Erano corse giù dalla collina e avevano raggiunto la casa del guardiacaccia in un baleno.

«Ci assomigli tanto a Neville, sai? Insicura proprio come era lui da ragazzino» tuonò Hagrid, appena rientrato. Prese uno strano aggeggio da giardinaggio e scomparve di nuovo oltre la porta, non accorgendosi dell’occhiata contrariata di Alice.

«Riproviamo… Locomotor Mortis».

Alice arricciò il naso, confusa. «Sinceramente, non mi ricordo nemmeno della sua esistenza».

Rose si passò la mano sulla faccia, la seconda volta in quel breve lasso di tempo. Era un record. «Pietrifica le gambe dell’avversario, che non può più camminare. Ora ricordi?»

Alice rimase concentrata un altro istante, prima che le sue labbra si allargassero in un sorriso beato. «No, ma non importa» disse sicura, «perché mi devi concedere qualche incantesimo ad effetto. Ho un Accettabile scarso di media, quindi mi basta solo un Oltre Ogni Previsione e poi posso concentrarmi su Erbologia».

Le sopracciglia di Rose scattarono verso l’alto. «Be’, sta di fatto che anche io ho bisogno almeno di un Oltre Ogni Previsione per mantenerla, la media».

«Allora non ci resta che collaborare e dimostrare che siamo entrambe degne di una O».

«Compromesso onesto» concesse Rose, e si sporse per stringere con finta serietà la mano dell’amica. Una folata di vento particolarmente forte fece sbattere i vetri della finestra. Alice sussultò, la testa conficcata nell’enorme schienale della poltrona.

«Il mio vero problema alle lezioni di Difesa» iniziò, appurandosi dell’assenza di Hagrid, «è tuo cugino».

«Non tirare fuori quell’argomento di nuovo» precisò Rose. Era da quando le aveva raccontato della conversazione con Albus, avvenuta due giorni prima, che Alice non parlava d’altro che non fosse il Serpeverde. Rose cercava subito di cambiare discorso, e non solo per la stretta allo stomaco che le causava il ricordo delle parole del cugino. Pensare ad Albus equivaleva pensare a Malfoy.

«Ah, e vuoi liquidarlo come se non fosse nulla?» continuò Alice imperterrita, «“Scoprirò cosa stai combinando, Rose, in un modo o nell’altro”. Io sento odore di guai».

«Anche io, se è per questo. Non capisco perché lui e Malfoy non siano andati a raccontare tutto alla McGranitt. Avevano la possibilità di metterci in guai seri, questa volta, eppure…»

«Magari ti ha detto così solo per ingannarti, e ora sono già nel suo ufficio».

«Non credo. Ha detto che se l’avessero voluto fare, l’avrebbero già fatto. Sembrava sincero, lo guardavo dritto negli occhi e sembrava sincero».

«La sincerità si può anche fingere, Rosie. Noi due lo sappiamo bene, non è vero?»

Rose sospirò, consapevole che l’amica avesse ragione. «Be’, sta di fatto che dovremo stare più attente, d’ora in poi. Albus è furbo e intelligente».

«Non dimentichiamoci di Malfoy. Pure lui è intelligente, insomma, ci manca poco che prenda i tuoi stessi voti…» ammise Alice, e Rose la interruppe fulminandola con un’occhiataccia.

«Allora è proprio per questo che oggi» sentenziò, e si premurò di sottolineare l’ultima parola, «daremo il massimo e prenderemo un voto più alto del loro».

Alice scoppiò a ridere. «Impossibile. Sono tra i migliori della classe quando si tratta di duelli, mentre noi… be’, noi…»

«Noi facciamo pena».

«Mi hai tolto le parole di bocca, Weasley. Non credo ci sia bisogno di parlare dello Scadente che ci siamo beccate l’anno scorso».

Un colpo secco e un rumore di passi pesanti segnò l’entrata di Hagrid. Il mezzogigante cominciò a rovistare in un baule semiaperto contenente varie cianfrusaglie. Rose e Alice rimasero a osservarlo, curiose, finché Hagrid non riemerse del tutto, la fronte imperlata da goccioloni di sudore.

«Che cosa stai cercando, esattamente?» domandò Alice, attorcigliandosi un filo della sciarpa tra le dita. Hagrid raggiunse il tavolo, osservò il piatto colmo di biscotti, scelse quello con più gocce di cioccolato e iniziò a masticarlo come se fosse del pudding, e non una roccia travestita da dolce. Rose nascose il sorriso divertito dietro il libro di Difesa.

«Ho perso il repellente per lumache carnivore, mi sembrava di averlo messo in quel baule, ma…»

«Non è quel contenitore sulla mensola?» suggerì Rose, indicando con il dito una specie di vecchio spruzzino coperto da ragnatele.

Lo sguardo di Hagrid saettò verso quella direzione. «Perbacco, hai ragione! Grazie Rosie» esclamò, arraffando lo spruzzino e facendo pericolosamente oscillare alcune gabbie appese al soffitto. Una in particolare avrebbe preso in pieno Alice, se fosse caduta.

«Quindi, come va con il ripasso?»

«Male Hagrid, i duelli non sono il mio forte» rivelò Rose, versandosi altro tè nel boccale che Hagrid faceva passare per una tazzina. Il tepore della bevanda calda raggiunse le sue dita, alleviando la sensazione di intirizzimento dovuta al freddo.

«Ma non mi dire! Rose Weasley, figlia di Ron e Hermione e nipote di Harry Potter, niente di meno, in ansia per un duello! Questa non avrei mai pensato di sentirla!» esclamò Hagrid, un sorriso bonario stampato in mezzo alla folta barba.

Rose si accigliò, lo sguardo puntato sul tè. Era abituata a sentire commenti di quel genere, ma non riusciva mai a evitare di pensare alle grandi imprese compiute dai suoi genitori. A confronto le sue, di imprese, parevano bazzecole. Hagrid aveva ragione. Preoccupata per un semplice duello di Difesa, la cui conseguenza peggiore era un voto insufficiente? Patetico. Alice sembrò leggerle nel pensiero, o forse si accorse della sua espressione corrucciata, perché intervenne al posto suo.

«Be’ Hagrid, sai bene che non tutti sono uguali ai propri genitori».

«Oh, ma certo, io… Rosie sai che io… non intendevo…» tentò di rimediare Hagrid mettendo le mani avanti, accortosi anche lui del repentino cambio d’umore della Weasley.

Rose scosse la testa con un sospiro. «Tranquillo Hagrid, non è niente» affermò, e si esibì in un sorriso a conferma delle sue parole.

«Giusto… sarà meglio che vada. Devo finire di preparare l’orto per l’inverno, ormai potrebbe nevicare da un giorno all’altro».

«Andiamo anche noi» affermò Alice, alzandosi dalla poltrona con un balzo, «mi sa che tra poco dobbiamo essere in classe. Grazie per il tè, Hagrid».

Uscire all’aria aperta fu un supplizio. Il vento s’insinuava nei vestiti, scompigliava i capelli e faceva sbatacchiare i lembi della sciarpa da tutte le parti. Rose e Alice si aggrapparono allo stipite della porta come se fosse l’albero maestro di una nave in balia di una tempesta. Hagrid era già nell’orto a spalare e appiattire terriccio, il repellente per lumache carnivore stretto in una mano.

«Non comprendo come riesca a lavorare con questo tempo» mormorò Alice, stringendosi nel mantello.

«Credo che l’essere un mezzogigante centri qualcosa».

Le ragazze salirono la collina e si fermarono nel cortile centrale a riprendere fiato. Dopo qualche secondo il pendolo della scuola segnò l’ora, costringendole a scattare attraverso il portone d’ingresso e a precipitarsi verso l’aula di Difesa.

«Mi spieghi come… come mai siamo sempre… in… ritardo?» soffiò Alice, il respiro irregolare dalla corsa.

Rose era sul punto di rispondere, quando qualcosa – o qualcuno – la colpì sul fianco facendola cadere addosso ad Alice. Entrambe finirono a terra con le gambe per aria, le borse rovesciate e i libri sparsi sul pavimento.

«Per Salazar, non ti ho proprio vista, Rosie! Mi dispiace!» esclamò una voce familiare. Rose vide confermati i propri sospetti non appena alzò lo sguardo sulla persona che, appena svoltato l’angolo, l’aveva investita. Millie, la frangia insolitamente scompigliata, le si era già precipitata accanto e le stava raccogliendo i libri con foga. Samantha, dietro di lei, faceva lo stesso con Alice.

«Ahi… tranquilla, Millie, siamo noi che non dovremmo correre nei corridoi».

«Se è per questo, anche noi stavamo correndo. La lezione di Alchimia è finita più tardi del solito» chiarì Samantha mentre aiutava Alice a rimettersi in piedi, «la Douglas ci toglierà punti di sicuro per il ritardo».

«Muoviamoci» suggerì Rose, la borsa con i libri di nuovo in spalla.

A quanto pareva il destino era loro avverso, perché a soli venti passi dalla destinazione le ragazze si trovarono davanti un Peeves sghignazzante che fluttuava sopra le loro teste. Il poltergeist ridacchiò malizioso e si prodigò nell’esibire il talento che lo rendeva noto in tutta la scuola. Canzoncine derisorie per prendere in giro gli studenti.

“Grifondoro furbacchione, in ritardo alla lezione,
ecco arriva il professore, dà una bella punizione!”


«Ehi, brutto spiritello impertinente, io non sono una Grifondoro!» sbottò Millie, come se Peeves le avesse appena rivolto un insulto particolarmente crudele. Rose roteò gli occhi all’ennesima conferma che l’orgoglio dei Serpeverde era in grado di concorrere con quello della sua Casa.

«Coraggio, Mildred, non rendere un sassolino una montagna»

«Se mi chiami un’altra volta così, Paciock, vedi che fine fa il sassolino».

«La smettete? Sembrate delle bambine di cinque anni» intervenne Samantha, già di fronte alla porta dell’aula, «quanto mai Isabel non frequenta Difesa…».

 Un rumore sordo proveniente dall’interno della classe si propagava in tutto il corridoio, mescolandosi alle voci di Millie e Alice che continuavano a punzecchiarsi. Si trattava dello stridio dei banchi che venivano spostati e che grattavano contro il pavimento: la Douglas non voleva che si usasse la magia per quel genere di piccolezze. Rose scambiò un’occhiata d’intesa con Samantha. Con tutto quel casino nessuno le avrebbe notate entrare.

«Voi due – sì Alice, sto parlando anche con te – dovete stare zitte. Sam, cerca di aprire il meno possibile la porta. Ci basta uno spiraglio».

Samantha annuì, abbassò la maniglia e spinse in avanti la porta, che non emise scricchiolii. In un attimo furono dentro. Rose si appiattì contro il muro, impegnandosi a mimetizzarsi con l’ambiente circostante. L’aula di Difesa Contro le Arti Oscure era ariosa, con finestre a volta che permettevano alla luce di occupare anche l’angolo più nascosto. Gli studenti stavano ancora sistemando i banchi, tanto che nessuno si accorse delle nuove arrivate. La professoressa Douglas era in piedi accanto alla cattedra che coordinava l’operazione, le rughe del volto stirate in un’espressione severa. Era un’ex Auror, autoritaria ma allo stesso tempo amorevole con i suoi studenti. Almeno finché non le si dava un motivo per arrabbiarsi. Il carattere forte doveva essere eredità del lontano antenato di cui amava raccontare le avventure: James, meglio conosciuto come “Black Douglas”, eroe scozzese famoso sia per la sua lealtà sia per la spietatezza con cui affrontava i nemici. Rose ringraziò Merlino per averle concesso la grazia di passare inosservata. Ben presto gli studenti si radunarono al centro dell’aula. Rose adocchiò Albus e Scorpius poco lontano, il primo immancabilmente attaccato alla sua ragazza. Erano troppo presi dalla conversazione con Zabini per accorgersi di lei. “Malfoy sembra particolarmente spensierato questo pomeriggio” non mancò di notare, avvicinandosi di un passo ad Alice e afferrandole la manica della divisa.

«Ottimo, ora che ci siamo tutti… sì ragazze, vi ho viste entrare in ritardo e quindi vi verranno tolti dieci punti a testa» tuonò la Douglas scoccando un’occhiata obliqua alle dirette interessate, e Rose si morse il labbro maledicendosi da sola. «Quindi, come stavo dicendo, oggi ci sarà il test di cui abbiamo parlato la volta scorsa. La prossima prova pratica sarà sugli incantesimi non verbali, quindi vi consiglio di approfittare di quest’occasione per ottenere il miglior risultato possibile. Non verrete valutati in base all’esito del duello, ma in base alla padronanza degli incantesimi. È fondamentale che vi ricordi, come ogni anno» continuò, e la sua attenzione sembrò essere rivolta in particolare verso il gruppo di Albus e Scorpius, «che questo test serve solo a saggiare la vostra preparazione e abilità, e non a dare spettacolo».

Rose osservò con cipiglio infastidito Malfoy mentre ridacchiava. Decise di concentrarsi sulla professoressa, che scorreva i nomi sul foglio delle presenze con lo sguardo, e un presentimento le si formò nella mente. Anche Arnold Corner di Corvonero doveva aver avuto la sua stessa intuizione, poiché alzò la mano titubante.

«Sì, Corner?»

«Mi scusi professoressa, mi chiedevo se le coppie le scegliessimo noi, come gli anni scorsi».

All’improvviso nella classe calò un silenzio carico di attesa, tanto che la Douglas si sistemò gli occhiali rotondi in uno scatto nervoso. «Potrei anche lasciare a voi la scelta se non mi trovassi davanti le stesse coppie ogni volta, signor Corner. Nella vita reale non avete la possibilità di scegliere il vostro avversario, ed è quindi fondamentale esercitarsi anche in questo determinato aspetto. Ma d’altronde, per voi allievi con un G.U.F.O oltre l’Accettabile non dovrebbe costituire un problema, dico bene?»

Nessuno osò contraddirla. La professoressa annuì soddisfatta e iniziò a decantare le coppie. Rose lanciò un’occhiata allarmata ad Alice, più pallida del solito, e si mise a fare due calcoli a mente. Con nessuno assente sarebbe finita assieme a Zabini, che nei duelli era circa al suo livello. Non le era andata male.

«Malfoy e Miller… Montague e Nott…»

Samantha si avviò con aria contrariata verso il gruppo dei Serpeverde. Rose sospirò, dispiaciuta per l’amica ma grata di non essere al suo posto. Malfoy era l’ultimo avversario che avrebbe voluto trovarsi davanti. Alice le strinse il braccio per richiamare la sua attenzione, sul volto un’espressione spiritata.

«Ma quindi, io sono con…»

«Paciock e Potter».

«Per tutte le Tentacule Velenose di mio padre» farfugliò Alice, stringendo il polso di Rose fino a causarle una fitta di dolore. «Lo sapevo… lo sapevo che questa era la volta buona che mi beccavo un Troll».

«Alice, devi andare… la Douglas ti sta guardando, devi andare…» insistette Rose, staccandole le dita una a una dal suo polso e spingendola leggermente verso la parte opposta dell’aula. Alice prese un bel respiro, alzò la testa in un’ovvia quanto insulsa parvenza di orgoglio e si diresse verso il suo destino, che in quel momento la stava squadrando come un predatore squadra la preda.

«Rogers e Smith… e per finire Weasley e Zabini».

Rose stava per incamminarsi verso il gruppo dei Serpeverde, quando si accorse che Zabini era già accanto a lei che osservava tranquillo gli altri studenti. Sobbalzò, colta di sorpresa. Tra gli amici di suo cugino, Dustin Zabini era di gran lunga il più calmo e maturo, quello con cui sarebbe andata più d’accordo. Gli occhi blu del ragazzo, che a contrasto con la pelle scura risultavano ancora più intensi, si posarono infine su di lei. Sembravano quasi leggerle dentro. A Rose la sensazione non piacque per nulla.

«La tua amica non sembra molto a suo agio con Al, non è vero?»

«Mh? Oh, no… assolutamente no».

In effetti Alice era rigida come un fuso, le guance rosse e gli occhi che dardeggiavano in qualunque direzione che non fosse il Serpeverde. Diana, la ragazza di Albus, era a tre passi di distanza che li teneva d’occhio con aria vigile. Rose si costrinse a trattenere una risata.

«Cosa c’è di divertente?» chiese Zabini, sinceramente interessato.

Rose finse di avere un attacco di tosse. Era di sicuro apparsa ridicola. «Nulla, io… mi sono ricordata di una battuta che Alice mi ha detto poco fa».

«Ah» si limitò a rispondere Zabini, riportando lo sguardo davanti a sé. “Wow, non credevo fosse uno da così poche parole” si disse Rose, il filo di pensieri subito interrotto dai primi duellanti che si posizionavano al centro dell’aula. Gli altri studenti si avvicinarono alle pareti per lasciare vuoto il maggior spazio possibile. La Douglas era tornata alla cattedra, la bacchetta in bella vista nel caso ci fosse bisogno di un suo intervento e una pergamena immacolata lì accanto pronta per essere riempita. I duelli iniziavano e finivano velocemente, tra schiantesimi, incantesimi di attacco e di protezione, cadute, lamenti soffocati e il grattare incessante della piuma della professoressa che prendeva nota di ogni cosa. Zabini commentava sottovoce alcune mosse.

«Ecco, vedi, Diana ha un’ottima mira e una determinazione infallibile, ma spesso è troppo avventata. Ha appena abbassato la guardia per attaccare, ma sono sicuro che Corner ne approfitterà».

Neanche a dirlo, Corner scagliò una Maledizione Pietrificus che centrò in pieno petto Diana. La ragazza cadde a terra, immobile. Rose osservò allo stesso tempo Corner sospirare sollevato, Albus stringere le labbra in un evidente gesto di sconforto per la fidanzata e Alice impegnarsi a trattenere un sorrisino divertito.

«Un attimo signorina Dumont, ora la libero» proferì la Douglas, alzandosi e raggiungendo l’alunna pietrificata.

«L’avevo detto» commentò placido Zabini.

«Sei davvero intuitivo! Come mai di solito…» iniziò Rose, per poi interrompersi non appena si accorse di quello che stava per dire.

«Come mai di solito nei duelli non sono un granché?» concluse Zabini per lei. «Non so, dimmelo tu. Come mai di solito nei duelli non sei un granché, considerando che nella teoria eccelli?»

Rose si zittì, punta sul vivo; Zabini poteva anche essere un tipo da poche parole, ma quelle che pronunciava le formulava in modo egregio. Si girò, pronta a controbattere, quando notò il sorriso malcelato del ragazzo, e si ritrovò a sorridere anche lei. I duelli continuavano come un’incessante sottofondo di rumori indistinti, fino a quando la Douglas non chiamò l’ennesima coppia. Rose drizzò le orecchie al nome di Malfoy.

«Oh, ora c’è da divertirsi» sussurrò Zabini.

Samantha si avviò a passo di marcia davanti all’avversario. Se c’era qualcuno che poteva anche solo sperare di eguagliare Malfoy in un duello oltre ad Albus, era lei. Non possedeva la stessa preparazione teorica di Rose, ma la prontezza di riflessi e il sangue freddo compensavano di gran lunga la mancanza. Malfoy assottigliò gli occhi, per poi sollevare la bacchetta e pronunciare il primo incantesimo. Samantha lo parò senza apparente difficoltà. Continuarono così per un po’, con un tira e molla di attacchi improvvisi ed evitati. Man mano il ritmo aumentava, tanto che le bacchette volteggiavano nell’aria come quelle di un direttore d’orchestra. La Douglas li osservava attentamente, la piuma d’oca abbandonata sulla cattedra.

«Rictusempra!» esclamò a un certo punto Malfoy, e il raggio di luce che fuoriuscì dalla sua bacchetta sfiorò di una manciata di centimetri l’orecchio di Samantha.

«Va bene, basta così, altrimenti non ci resta tempo per gli altri duelli. Malfoy, ammirevole varietà degli incantesimi usati. Miller, ottima prontezza nella difesa. Assegno a entrambi una E».

Samantha allungò la mano verso Malfoy, che la strinse senza esitare con un sorriso sincero. Rose avvertì una vampata di orgoglio salirle fino alle guance, così forte che quasi non si accorse di un’altra sensazione che le stava divorando lo stomaco. Fu solo quando iniziò il duello tra Millie e Richard Nott che si rese conto di cosa si trattava. Gelosia. La parola era quasi strana da sillabare nella mente. Gelosia? Lei che provava gelosia? Impossibile…

«Nott! Per la barba di Merlino, non puoi già trovarti disarmato! Recupera la bacchetta…»

…eppure era vero. Provava gelosia verso Samantha. “D’altronde è normale, ha preso lo stesso voto di Malfoy e ha avuto l’occasione di ridurgli quell’enorme ego che si ritrova. È ovvio che io sia gelosa” si convinse, anche se in fondo sapeva di star mentendo, sapeva che il motivo era un altro. Era gelosa per il sorriso che Malfoy aveva rivolto all’amica. All’amica e non a lei.

«…Desolante Nott, non posso darti più di un Desolante! E ritieniti fortunato di non esserti beccato un Troll… Merlino, aiutami tu… bene, avanti i prossimi».

«La tua amica Paciock, sembra che stia per vomitare» notò Zabini, e per una buona ragione.

Un’Alice terrorizzata si diresse verso il centro dell’aula, dove l’avversario la stava già aspettando. La mano era stretta a pugno sulla bacchetta per evitare che tremasse, Rose ne era sicura. Gli altri avrebbero pensato che Alice fosse nervosa perché Albus rappresentava un rivale quasi imbattibile, ma lei era consapevole di cosa stesse passando per la testa dell’amica. Albus inarcò un sopracciglio, si passò una mano tra gli spettinati capelli corvini e alzò la bacchetta con aria tranquilla. Probabilmente credeva che Alice si sarebbe arresa in meno di cinque minuti. Rose pregò che avvenisse il contrario.

«Expelliarmus!»

«Protego!» strillò Alice, e una barriera invisibile l’avvolse interamente. L’incantesimo di Albus s’infranse nel nulla. “Brava, bene così” pensò Rose, “usa sempre Protego, piuttosto”.

«Stupeficium!»

Alice si spostò con un balzo, e il lampo rosso si scontrò con il pavimento. La Douglas corrugò la fronte e scribacchiò in fretta e furia qualcosa sulla pergamena. Alice si spostò un ciuffo di capelli che le era rimasto appiccicato alla fronte e alzò la bacchetta, pronta a respingere un altro attacco.

«Incendio!»

«Aguamenti!»

«Expulso!»

Altro balzo di lato. Altro incantesimo andato a vuoto. Alice respirava sonoramente, ma gli occhi erano fissi su Albus, pronti a captare qualsiasi movimento.

«Immobilus!»

«Impedimenta!»

L’incantesimo di Albus fu fermato da un ostacolo invisibile, ma Alice inciampò nei suoi stessi piedi e cadde a terra. Albus si avvicinò trionfante, puntando la bacchetta per disarmare definitivamente l’avversaria. Rose distolse lo sguardo, la tenacia che aveva permesso all’amica di resistere per un po’ come unica consolazione.

«Locomotor Mortis!»

La voce di Alice rimbombò per tutta l’aula. Gli occhi di Rose saettarono di nuovo verso l’alto, per assistere a un Albus in evidente difficoltà, il sorriso vittorioso congelato in faccia, che tentava di muovere inutilmente le gambe. Era come se avesse i piedi incollati al pavimento. Alice si trovava ancora a terra, ma non ci rimase per molto.

«Levicorpus!»

In un attimo Albus aveva contrattaccato e Alice si era ritrovata a mezz’aria, appesa per i piedi a un gancio invisibile. I capelli le coprirono il viso rosso dallo sforzo e le mani annaspavano alla ricerca di un sostegno.

«Basta così, Potter!» intervenne la Douglas, e con un movimento fluido della bacchetta liberò Albus dalla gabbia di pietra in cui erano intrappolate le sue gambe. «Liberacorpus!» aggiunse, e Alice ricadde a terra con un tonfo sordo, «Potter, buona intraprendenza e scelta degli incantesimi. Paciock, discreta nella difesa e ottimo attacco a sorpresa, anche se personalmente avrei scelto una fattura più efficace… darei una O meritata a tutti e due».

Alice si rialzò, raddrizzò la schiena e mantenne un atteggiamento composto, ma il sorriso che le increspava le labbra la diceva lunga. Lo stesso non si poteva supporre per Albus: tornò dai suoi amici come se non fosse successo nulla, ma Rose lo conosceva meglio di così. Sapeva che il cugino si infastidiva se qualcosa non andava come previsto.

«La Paciock è più brava di quanto mi ricordassi» sussurrò Zabini colpito.

«Solo quanto si convince di esserlo» precisò Rose. L’orgoglio le bruciava nel petto come un carbone ardente, e in quel caso non era contaminato da altre emozioni quali gelosia o invidia. No, la sua era pura felicità per Alice, che aveva proprio scelto l’incantesimo che avevano ripetuto da Hagrid nonostante l’infinita varietà da cui poteva attingere. Era quasi come se avesse voluto condividere una piccola parte della vittoria con lei. Rose era così coinvolta da quella sensazione euforica che quasi non si accorse del suo nome che veniva chiamato a gran voce dalla professoressa. La realizzazione che fosse arrivato il suo turno la riportò bruscamente all’aula di Difesa, dove Rogers e Smith, un po’ammaccati, si stringevano la mano e filavano dai compagni. Lo sbalzo di emozioni sembrò triplicare l’ansia che le attanagliava lo stomaco. Le parole di Hagrid tornarono puntualmente a tormentarla.

«Ma non mi dire! Rose Weasley, figlia di Ron e Hermione e nipote di Harry Potter, niente di meno, in ansia per un duello! Questa non avrei mai pensato di sentirla!»

«Nessuna pietà e nessun rancore, Weasley?» bisbigliò Zabini.

Rose si ritrovò ad annuire incerta, anche se non aveva afferrato metà delle parole, e seguì il Serpeverde con la bacchetta salda nella mano destra. Il palmo sudato a contatto con il legno le procurava un fastidio quasi insopportabile. “Calmati Rose, è Zabini. È solo Zabini. Siete allo stesso livello”. Posizionatasi di fronte all’avversario, si permise di lanciare un’occhiata alla classe. Malfoy entrò immediatamente nel suo campo visivo; con enorme sorpresa, il ragazzo le teneva già gli occhi puntati addosso. Era la prima volta che la osservava senza distogliere lo sguardo, da quando aveva iniziato ad ignorarla.

«Everte Statim!»

La fattura di Zabini arrivò senza preavviso, tanto che Rose riuscì a pararla per un soffio. Da quel momento accadde l’inimmaginabile. Zabini cominciò a scagliare incantesimi a raffica, uno dopo l’altro, le formule che si confondevano tra loro.  Rose non ebbe nemmeno il tempo per metabolizzare lo stupore e lo sconcerto: schivava i raggi di luce alla meno peggio, con scudi protettivi e movimenti scoordinati…

«Incarceramus!»

…ma non riuscì a evitarli tutti. Avvertì le corde evocate da Zabini stringerla in una morsa, e il pavimento farsi vicino… sempre più vicino… finché un dolore acuto non le invase un braccio, e capì di esserci caduta sopra a peso morto. Le arrivarono delle voci ovattate alle orecchie, e forse riconobbe quella della Douglas. Chiuse gli occhi. L’Oltre ogni previsione se lo poteva anche scordare.









Angolo autrice
Eihlà, eccomi con un altro capitolo!
Bè, che dire? Scriverlo è stato abbastanza difficile, devo ammetterlo, ma volevo troppo descrivere qualche buon sano duello.
So che riguardo alla trama in sè non ci sono stati chissà quali sviluppi, però un capitolo di passaggio mi serviva per introdurre nuovi personaggi e approfondirne di altri. (E poi ammettiamolo, Rose e Alice sono pur sempre a scuola, con lezioni, verifiche eccetera).
Partendo proprio dai nuovi personaggi, che ne pensate di Zabini e della Douglas? Secondo voi come mai Zabini, che a Rose non sembrava tutto questo granchè nei duelli, si è rivelato una specie di macchina da guerra? Bisognerà aspettare il prossimo capitolo...
A proposito di Rose, sinceramente io me la sono sempre immaginata con un punto debole a scuola, nonostante nella maggior parte delle materie non prenda mai meno di Eccezionale, e ho sempre associato il punto debole ai duelli. Forse per l'ansia di sbagliare, forse per la paura di deludere le aspettative...
Mentre scrivevo la parte di Alice, potevo quasi avvertire la vampata di orgoglio che Rose poi descrive. Finalmente ha dimostrato quanto vale, e che non bisogna mai dare nulla per scontato.
Non ci resta che aspettare di vedere come reagirà Rose nel prossimo capitolo e come si evolveranno le cose!
Alla prossima,
ChiarainWonderland

P.S. Spero che questo periodo brutto passi presto, e che stiate tutti bene


 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ChiarainWonderland