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Autore: MaCk_a    05/05/2020    1 recensioni
Frammenti della vita di Lucius e Narcissa, la coppia più affascinante e malefica della saga!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Albus Silente aveva stampato in volto il sereno sorriso cui tutti i suoi conoscenti erano abituati, e attendeva i visitatori davanti al cancello principale della scuola.

Contrariamente alle aspettative del mittente, la lettera ricevuta il giorno prima l’aveva messo di buon umore: aveva sempre creduto Malfoy intenzionato a spedire il figlio a Durmstrang, e sapere che Draco volesse visitare Hogwarts l’aveva piacevolmente sorpreso.

Scosse impercettibilmente il capo, l’anziano preside, nello scorgere da lontano tre figure che si avvicinavano a passi lenti: probabilmente avevano utilizzato una passaporta e Lucius aveva ben pensato di comparire lontano da lui, in modo da non mostrargli l’oggetto usato.

«Benvenuti» li salutò, non appena furono più vicini, e non poté fare a meno di notare quanto Draco somigliasse al padre. La sua cordialità strideva alquanto con l’evidente fastidio di Lucius e il silenzio di Narcissa, ma Silente non s’aspettava nulla di diverso: proprio per questo aveva scelto di accompagnarli solo fino al portone d’ingresso, delegando poi ad altri il compito di guidarli all’interno del castello.

Durante il tratto percorso assieme, Draco ebbe modo di formulare semplici ma fondate deduzioni: innanzitutto, quel vecchio sembrava ancor più svitato di quanto suo padre sostenesse; in secondo luogo, era davvero palese che suo padre lo odiasse, perché quello continuava a parlare come se nulla fosse ma lui a stento rispondeva; infine, comprese chiaramente che il campo di Quidditch valesse da solo l’iscrizione a quella scuola.

«Sa che so già cavalcare una scopa?» si vantò, alzando il capo per guardare in viso quell’uomo barbuto.

«Bene, spero di poter assistere a una tua partita, un giorno. Se deciderai d’iscriverti qui, s’intende… e se sarai ammesso nella squadra» gli disse, notando poi lo sconcerto del piccolo, che evidentemente non s’aspettava esistesse qualcosa che egli non potesse fare. «Devi sapere che la selezione è spietata» spiegò, evidentemente ironico, ma Lucius lo interruppe sostenendo che Draco sarebbe stato certamente ammesso senza difficoltà.

Narcissa fece una strana smorfia con le labbra per impedirsi di ridere e rimasero in silenzio fino a quando giunsero innanzi al portone principale: lì Silente li congedò, lasciandoli in compagnia di quattro studenti del settimo anno: «non si tratta di capiscuola o prefetti; semplicemente, ho ritenuto opportuno scegliere un rappresentante per casa, in modo che la visione d’insieme risulti… equa» chiarì.

Lucius pensò che sarebbe bastata un'unica guida, ma tacque. Sfoggiò il suo sorriso da diplomatico e, pensando d’esser già stato annunciato, evitò di presentarsi; di conseguenza, neanche i giovani lo fecero, invitandoli direttamente a seguirli.

Draco si voltò un’ultima volta verso Silente, rimasto accanto al portone, che gli fece l’occhiolino; egli alzò un sopracciglio, stranito, e mosse velocemente qualche passo per raggiungere gli studenti che precedevano i suoi genitori.

Come prevedibile, Lucius discorreva soprattutto col serpeverde, limitandosi a cortesi sorrisi e ringraziamenti quando una delle altre tre guide parlava; Draco fu felice e orgoglioso di notare che gli altri studenti, quelli che raggiungevano o lasciavano le aule chiedendosi chi fossero i visitatori, li osservassero con stupore e, ne era certo, ammirazione.

Era evidente che sua madre fosse una donna molto affascinante, lui era stato sempre lodato come un bel bambino e non conosceva i gusti delle donne ma era abituato agli sguardi delle streghe che spiavano il padre, sguardi sui quali Narcissa aveva sempre ironizzato.

Dunque, se pure non fosse stata colpita dagli abiti eleganti e dal portamento fiero, la gente di Hogwarts avrebbe dovuto comunque ammirarli per il semplice fatto che erano belli: così pensava Draco.

Ed egli stesso era alquanto succube del fascino dei genitori, se ne rese conto mentre salivano le scale per raggiungere la biblioteca al terzo piano: suo padre e sua madre camminavano a braccetto, e Narcissa usava la mano libera per alzare il lembo della gonna in modo da non inciampare. I capelli lunghi e biondi di entrambe risaltavano sul nero dei loro abiti, come la chiarezza dei loro occhi, e di tanto in tanto la madre sussurrava qualcosa all’orecchio del marito, che sorrideva; si trattava, probabilmente, di ricordi legati alla loro adolescenza trascorsa in quei luoghi.

Il piccolo distolse lo sguardo, temendo di risultare indiscreto, e notò che anche la ragazza tassorosso li scrutava con interesse; la giovane, capendo d’esser stata sorpresa dal bambino, gli sorrise amabilmente. «Il tuo nome è Draco, vero?» domandò con gentilezza.

Draco era abituato a reazioni stranite dinanzi al suo nome e si mise sulla difensiva, anche perché i genitori non avevano evidentemente udito e doveva tutelarsi da solo; la ragazza continuò però a guardarlo con tenerezza e gli assicurò di non aver nulla a ridire sul suo nome, anzi, lo trovava molto bello.  «Sapessi come mi chiamo io! Mi vergogno talmente tanto che mi faccio chiamare per cognome.»

«Perché, come ti chiami?» domandò Draco, e dovette insistere parecchio per convincere la simpatica sconosciuta a chinarsi su di lui e sussurrargli la risposta all’orecchio.

Lucius e Narcissa, intrattenuti dai discorsi del serpeverde, sobbalzarono udendo la risata del figlio e furono alquanto sorpresi di notare che fosse stata la tassorosso a scatenarla. «Non fateci caso, quella è il giullare della scuola» sospirò il serpeverde, e ripresero il tour.

Lucius, però, decise di non perdere più d’occhio quei due, e notò che la giovane osservava sua moglie con un’attenzione e una curiosità esagerati. O meglio, la spiava: sì, perché era chiaro che la guardasse solo quando credeva di non esser vista.
 
***
 
«Dunque, Draco? Che impressione hai avuto?»

Madre e figlio sedevano nella Sala Grande al tavolo dei serpeverde, soli, perché le guide erano tornate alle loro lezioni assieme a tutti gli altri studenti e Lucius aveva detto di dover urgentemente parlare con Silente. Era evidente che fosse stato indisposto da qualcosa, sebbene nessuno avesse capito da cosa.

Draco ammise di trovare quella scuola decisamente alla sua altezza: la sala comune serperverde gli sembrava fantastica, il fatto che Piton insegnasse pozioni gli piaceva ed era impaziente di poter giocare nella squadra di Quidditch. Le aule, i cortili, tutto gli aveva fatto una bella impressione e non era facile colpirlo, vista l’abitudine alla magnificenza di casa sua.

«E poi anche i ragazzi sono simpatici… persino quelli delle altre case» confessò, dicendosi un po’ dispiaciuto del fatto che quella tassorosso fosse dell’ultimo anno; non l’avrebbe rivista, a settembre.

Narcissa stava giusto per chiedergli chi fosse la giovane e come mai la trovasse tanto piacevole, quando Lucius irruppe nella sala borbottando contro “quel subdolo mentecatto”.

«Sai chi è per caso capitata tra le nostre guide?» domandò alla moglie, infervorato. «Credeva che non me ne accorgessi, il vecchio volpone! Solo perché non somiglia a sua madre… ah, ma è evidente che lei abbia riconosciuto te! Non ci posso credere… neanche si è iscritto, già tenta di fargli il lavaggio del cervello!» esclamò, incredulo di quanto fosse pezzente quel maledetto, dannatissimo Silente!

«Caro, posso sapere di cosa stai parlando?» chiese Narcissa, che quasi iniziava a preoccuparsi per la salute mentale del marito: di tante parole, non ne aveva capita mezza, e solitamente Lucius non aveva problemi di eloquenza.

«Sono io che voglio sapere!» esclamò lui, guardando il figlio. «Cosa ti ha detto quella tassorosso?»

Draco non intese bene la domanda: suo padre avrebbe voluto conoscere per filo e per segno tutte le parole che la ragazza gli aveva rivolto, ma il bambino pensò che si riferisse al momento in cui era scoppiato a ridere; in effetti, non era stato molto elegante, anche perché erano in biblioteca ed era stato raccomandato loro di non alzare la voce…

«Oh, niente di che. Mi ha detto che le piace il mio nome, invece il suo è davvero orrendo: per questo ho riso!» spiegò, e gli venne da ridere nuovamente. «Si chiama Ninfadora! Lo trova talmente brutto che obbliga gli altri a chiamarla per cognome… Tonks, mi pare.»

Narcissa, che fino a un momento prima l’aveva ascoltato con un’espressione lieta in volto, improvvisamente sbiancò e, portandosi una mano innanzi alla bocca per nascondere l’espressione stupita, guardò Lucius che stringeva le labbra.

«Che c’è?» domandò Draco, senza capire cosa avesse detto di tanto scandaloso.
  
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