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Autore: Asmodeus    09/05/2020    1 recensioni
[...]“Da quando la paura è una giustificazione? Silente ti aveva offerto la sua protezione.”
Maledisse per l’ennesima volta il defunto Preside di Hogwarts e i suoi sogni, perché avevano risvegliato qualcosa dentro di lui che non ricordava nemmeno di avere. Lo odiava, anche adesso che era morto.
“Mors tua, vita mea. Il vecchio sarebbe morto comunque per mano di qualcun altro. Che cambia?”
“Che cambia? Eri pronto a ucciderlo tu, Draco!”
La sua coscienza stava praticamente urlando nella sua testa.
Da dove saltava fuori? E perché proprio ora?
“Ma non l’ho fatto. L’ha ucciso Piton. Io non ho colpe.” Tentò di difendersi da sé stesso, senza successo.
“Perché Silente aveva ragione. Tu non sei un assassino.”
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note dell'Autore/1: E dunque, dopo un mesetto siamo arrivati alla fine, con l'ultimo capitolo di questa short. Il titolo come avrete notato è lo stesso della raccolta, perché in realtà è tutto partito da questo momento, andando poi a ritroso: la fine di un percorso che è però, anche, un inizio per qualcosa di nuovo. Rispetto ai tre precedenti è un po' più particolare per alcune scelte che ho fatto, ma rimando altre spiegazioni a dopo. Come tutte le altre volte, anche qui una canzone fa da leitmotiv per la storia: TAKE YOURSELF HOME, sempre di Troye Sivan; se vi va, ascoltatevela prima di leggere, per entrare nel mood "giusto". La smetto di cianciare per ora e vi lascio al capitolo! Buona lettura!

 

 

4. TAKE YOURSELF HOME


I'm tired of the city
Scream if you're with me
If I'm gonna die
Let's die somewhere pretty

Sad in the summer
City needs a mother
If I'm gonna waste my time
Then it's time to go
Take yourself home


«Harry Potter è morto!»

Quelle quattro parole squarciarono con crudeltà l’aria pesante e pallida di quell’alba insperata.

Il silenzio del mattino era già stato rotto dai passi trionfanti della processione di maghi oscuri e Mangiamorte al seguito del Signore Oscuro, un fiume di malvagità che penetrava nel cortile del castello.

Non poteva che esserci un’unica spiegazione per quell’audacia da parte loro, eppure sentire uscire da quella bocca senza labbra quelle parole era tutta un’altra cosa.

Quella che prima era solo un’orribile possibilità si cristallizzava in dura realtà.

La storia della lotta tra il Prescelto e il Signore Oscuro trovava infine il suo compimento, e le conseguenze di tale finale in quell’attimo colpirono tutti.

La Weasley urlò in modo disumano, facendogli accapponare la pelle.

Fu come essere trafitti da parte a parte da una lancia crudele, e il suo cuore saltò per l’ennesima volta un battito. Più di uno, in effetti.

Era ormai totalmente parte del gruppo indistinto di studenti, professori, Auror e altri oppositori del Signore Oscuro che si erano affollati in silenzio dall’altro lato del cortile in macerie, nel tentativo di capire cosa fosse successo, del perché Lui fosse entrato infine al castello.

Come tutti gli altri, si sentiva pietrificato. Incapace di agire, di pensare, persino di respirare.

Il suo sguardo continuava a rimanere fisso sulla sagoma piangente di Hagrid e sull’orrido carico che teneva tra le braccia. Il cadavere pareva minuscolo tra le braccia del Guardiacaccia, una bambola rotta nelle mani di un gigante.

Sembrava non esistesse nient’altro in quel momento, a parte il corpo senza vita di Potter.

«Harry Potter è morto!» ripeté quella voce crudele, estasiata e folle. «Da oggi riporrete la vostra fiducia in me.» Gli occhi serpentini fissavano la Weasley, ma anche lui si sentì osservato nel profondo.

Si costrinse a guardare il volto serpentino gongolante.

La lancia ruotò all’interno del suo petto, riducendo in brandelli il suo cuore. Come le vetrate del castello distrutte durante la battaglia, si infransero completamente anche le sue speranze. Sentiva dentro di sé i taglienti cocci di vetro che lo dilaniavano in ogni punto del suo essere.

Un dolore pervasivo, che non aveva mai provato prima. Che non pensava fosse possibile provare.

«HARRY POTTER È MORTO!» urlò per la terza volta, ridendo in maniera oscena. Lo stuolo di Maghi Oscuri al Suo seguito rise sguaiatamente con lui.

«E adesso è il momento di dichiararvi! Venite avanti e unitevi a noi!» formulò la voce crudele, senza rispetto per nessuno. «O morirete.» aggiunse, gli occhi da serpente che saettavano sulla folla immobile e silenziosa.

Il dolore continuava a pulsare nel suo petto, le sue membra diventate come marmo, lo sguardo fisso tra il vuoto e quel volto che aveva incarnato la sua paura più grande.

Ma ora anche la paura se n’era andata, insieme a quella speranza che non sapeva nemmeno di aver mai provato realmente.

In un altro momento sarebbe stato uno shock assoluto scoprire di aver sperato per davvero nella vittoria di Potter. Un cambiamento inaspettato, la cui origine e spiegazione era difficile da rintracciare e si dipanava nel corso degli ultimi due anni della sua vita. Tutto si era infine realizzato quella stessa notte, solo poche ore prima, nella Stanza delle Necessità: la rivoluzione copernicana della sua vita, i suoi punti di riferimento nella vita completamente stravolti e trasformati.

Eppure in quel momento speranza, paura, sorpresa non erano più importanti.

Sentiva solamente una profonda stanchezza addosso, che nascondeva un mix di altre emozioni che non riuscivano ad emergere con chiarezza. Sapeva di condividerle col resto degli astanti a quel macabro sfoggio di potenza e malvagità, forse per la prima volta in vita sua. Ma tutto aveva comunque perso di significato.


Talk to me
There's nothing that can't be fixed with some honesty
And how it got this dark is just beyond to me
If anyone can hear me switch the lights


«Draco» il richiamo si era levato flebile dallo schieramento opposto, dalla figura distrutta che era suo padre. Non sapeva se avesse combattuto quella notte, ma occhiaie profonde e scure cerchiavano i suoi occhi, rendendolo quasi cadaverico con quelle orbite violacee in contrasto con la pelle pallidissima. «Draco» ripeté, unica voce a rompere il silenzio che stava dividendo i due schieramenti.

Sentì gli occhi di tutti su di lui, in particolar modo quegli occhi da serpente, che captavano ogni sua singola mossa. Non mosse un muscolo, limitandosi a fissare quell’uomo ombra di sé stesso, guardando dove tutto quello schifo lo aveva portato.

«Draco. Vieni.» La voce di sua madre si unì al richiamo paterno, ferma e decisa. Non ammetteva repliche.

Sentì il giudizio di tutti trafiggerlo come frecce, eppure non gliene importava più niente. Aveva smesso di giocare al gioco in cui tutto il resto del mondo sembrava volerlo costringere, incasellandolo in questa o quella mossa sulla scacchiera.

Fissò la madre, ignorando anche lo sguardo da serpente, e concentrandosi su di lei mosse i primi passi verso di loro.

Attraversò il cortile distrutto dai combattimenti, passando da uno schieramento all’altro attraverso cumuli di detriti, eppure il suo animo era quasi privo di emozioni.

La partita per il resto del mondo, lui compreso era ormai finita. I pensieri delle altre persone non importavano più, perché non ci sarebbe stato più niente ad importargli.

Ormai era arrivato dall’altro lato del cortile, dopo aver superato Weasley e la Granger, e poi Paciock e la rossa disperata. Non si voltò indietro né guardò il vincitore, anche se si stagliava proprio davanti a lui.

Finì tra le braccia dell’uomo col volto da rettile, che lo avvolse in una ridicola imitazione di un abbraccio senza nemmeno toccarlo, sorridendo maligno e complimentandosi con lui. Un gesto inusuale per quell’uomo, ma non ci fece nemmeno caso. Riprese a muoversi, scavalcando il serpente gigantesco ai piedi del mago oscuro, e solo quando fu al fianco della madre riprese a respirare.

Mentre Narcissa gli cingeva il busto con un braccio, come per proteggerlo, inspirò profondamente, prima di voltarsi verso il resto della scuola.

Non guardò nessuno degli studenti o dei professori, anche se era consapevole delle occhiate furenti che gli stavano lanciando. Il suo sguardo si concentrò invece sulla figura del Guardiacaccia, in particolare sui resti di Potter che teneva ancora amorevolmente fra le braccia.


And happiness
Is right there where you lost it
When you took the bet
Counting all the losses that you can't collect
Got everything and nothing in my life


Sapeva di avere la sua parte di responsabilità per ciò che era avvenuto quella notte. Anzi, in quegli anni.

Dopo il combattimento nella Stanza delle Necessità aveva provato a nascondersi tra i meandri del castello, in attesa della fine dei combattimenti. Si era separato da Goyle che era andato in cerca degli altri Serpeverde, e aveva vagato tra i corridoi deserti in cerca di un angolo in cui rintanarsi.

Mentre si trovava su un pianerottolo lungo le tante scale del castello era stato scoperto da un Mangiamorte, intenzionato ad ucciderlo nonostante le sue immediate suppliche di essere risparmiato. In quell’esatto momento il suo nemico era stato Schiantato da un salvatore misterioso e invisibile, che gli aveva assestato anche un sonoro pugno sul mento facendogli sanguinare la bocca. Pur non potendo vederli, aveva udito le voci di Potter e di Weasley: per la seconda volta in pochi minuti, il Prescelto lo aveva salvato da morte certa.

Quel gesto lo aveva colpito nel profondo, e aveva trascorso tutto il resto della notte a riflettere su quello che era successo, in particolare negli ultimi mesi. E qualcosa doveva essere cambiato dentro di lui.

Per questo era scivolato di nascosto nella Sala Grande durante la tregua nella battaglia, là dove i combattenti di Hogwarts stavano riprendendo fiato e piangendo i loro morti. Riconobbe tra i caduti uno dei gemelli Weasley, oltre a numerosi altri studenti che aveva conosciuto nel corso degli anni; anche il professor Lupin era tra i morti, così come sua moglie.

In mezzo a quella distruzione e a quel dolore forse per la prima volta sentì davvero di essere a casa. Hogwarts non era solo una scuola o un castello, era una parte fondamentale della sua vita che fino ad allora aveva negato. Anche quei morti che magari conosceva appena erano stati parte della sua quotidianità per anni, e non poteva più ignorare tutto ciò. Le stesse ferite inflitte al castello erano come sfregi a un qualcosa a cui era legato a livello profondo.

Si era dunque messo a cercare Potter, sperando di vederlo da qualche parte, senza nemmeno sapere il perché. Ma ovviamente non lo aveva trovato, e il motivo era ora davanti a lui.

Per qualche assurdo motivo, si trovò ad aspettare un qualche gesto da quelle membra senza vita, un qualcosa che facesse sparire in un colpo il dolore e ricomponesse il mosaico di speranze infrante che aveva nel cuore. Ovviamente nessun gesto arrivò.

È già tutto finito” si rammaricò. Aveva perso l’alternativa che Potter gli aveva offerto in qualche modo, così come aveva perso quella di Silente sulla Torre di Astronomia. Non ce ne sarebbero state altre, purtroppo. Ma questo in qualche modo lo consolava: se era tornato sui suoi passi riprendendo posto tra la sua famiglia nonostante la novità che aveva sentito dentro al petto, era semplicemente per proteggere le ultime persone che gli erano rimaste.

Aveva sempre agito nell’interesse della sua famiglia, era diventato anche Mangiamorte per proteggerla, ma questo lo aveva sempre reso una pedina nelle mani di qualcun altro. Ora quella scelta era consapevole, assoluta e definitiva. Non appena possibile, avrebbe fatto in modo di Smaterializzarsi insieme a sua madre e possibilmente suo padre. Li avrebbe portati lontani, dove nemmeno l’uomo serpentino li avrebbe potuti trovare. Avrebbe spezzato almeno quelle catene, in maniera definitiva.

Aveva smesso di perdere, ora le regole le avrebbe dettate lui.

Who you really tryna be when they see your face?
Is it worth it trying to win in a losing game?
Well it's all waiting for you
And, boy, I know you're eager
But it just might destroy you
Destroy you, yeah


Concentrato così com’era nei suoi pensieri e nel guardare le membra immobili di Potter, quasi non si accorse della bacchetta che sua madre gli aveva appena messo in mano. Non aveva bisogno di guardarla per riconoscerla: conosceva troppo bene la sensazione del biancospino tra le sue dita, ed esse si mossero a stringere l’impugnatura come sempre avevano fatto negli ultimi sette anni. La sensazione nel riavere nuovamente con sé la sua bacchetta lo riempì per un attimo di calore: era come ritrovare un migliore amico che credevi sparito per sempre. Eppure, qualcosa nella bacchetta era diverso, sebbene non riuscisse a capire cosa.

Il gesto della madre lo distrasse a sufficienza per rendersi conto che qualcosa era cambiato, nel cortile.

Paciock si era fatto avanti, avvicinandosi al gruppo di Mangiamorte e Ghermidori. Era coperto di sangue e ferite per la battaglia, e reggeva in mano un vecchio cappello sgualcito. Si trovava proprio di fronte all’uomo che aveva ucciso uno dei suoi migliori amici, e stava parlando.

«Non importa che Harry sia morto» stava dicendo il Grifondoro, la voce ispirata e incoraggiante. Qualche protesta si levò tra i suoi compagni di Casata, preoccupati per l’amico in pericolo, ma lui continuò la sua arringa.

 «La gente muore tutti i giorni. Amici, famigliari. Sì, abbiamo perso Harry stanotte, ma lui è ancora qui. Qui dentro!» Paciock si indicò il petto con grinta e coraggio. Si stava condannando a morte davanti al più pericoloso mago oscuro di tutti i tempi, eppure non temeva di sfidarlo apertamente. L’uomo dagli occhi di serpente rise davanti a tanta sfacciataggine, eppure non lo fermò.

«E così Fred, e Remus, Tonks, tutti loro. Non sono morti invano! Ma tu lo sarai, perché ti sbagli! Il cuore di Harry batteva per noi, per tutti noi! Non è finita!» Il Grifondoro terminò il suo discorso con un tono di voce potente e incoraggiante, che sembrò spazzar via l’aura di rassegnazione che aleggiava prima sulla folla. In qualche modo, lui stesso sentì ardere qualcosa di diverso dentro il petto, come se qualcuno avesse acceso di nuovo la luce all’interno del suo cuore.

E poi, il tempo sembrò quasi congelarsi, mentre tutto si muoveva come al rallentatore.

Paciock estrasse una spada argentea dal Cappello Parlante, l’elsa ricoperta di rubini dal colore acceso. Era pronto a combattere, e l’attenzione di tutti si concentrò sul folle gesto del ragazzo.

Negli stessi istanti, il cadavere di Harry Potter si mosse, saltando giù dalle braccia di Hagrid e mettendosi in piedi. Draco fu il primo ad accorgersene, mentre Voldemort e gli altri Mangiamorte tardarono a reagire per lo shock e la confusione.

Il Prescelto portava i segni della battaglia, eppure era vivo e vegeto, pronto a combattere contro il suo nemico che non era riuscito ad ucciderlo nemmeno questa volta.

Era una questione di pochi attimi, prima che Voldemort rispondesse a quel doppio affronto, ed essi significarono tutto per Draco.

Il gioco non era ancora finito, e lui stavolta non era più una pedina nelle mani di qualcun altro. Non avrebbe perso un’altra occasione per gestire la partita come voleva lui.

Si mosse fluido, come durante le partite di Quidditch in cui la velocità e la decisione erano tutto.

«POTTER!» urlò, attirando l’attenzione del Prescelto mentre con un rapido gesto del braccio gli lanciava la propria bacchetta per permettergli combattere.

Accadde tutto così velocemente che Voldemort nemmeno si accorse del gesto, mentre Harry scagliava immediatamente un incantesimo contro Nagini e gran parte dei seguaci del Signore Oscuro fuggivano in preda al panico.

Non sapeva chi avrebbe vinto stavolta, ma nemmeno gli importava. Sapeva da che parte stare.

Aveva finalmente preso una decisione, scegliendo di uscire dal Limbo che era sempre stata la sua vita.

Non sarebbe più potuto tornare indietro da quella scelta, ne era ben consapevole.

Ma aveva deciso di tornare a casa. Ed era finalmente felice.


I'm tired of the city
Scream if you're with me
If I'm gonna die
Let's die somewhere pretty (Oh-oh-oh)
(Oh-oh-oh-oh-oh-oh)

Sad in the summer
City needs a mother
If I'm gonna waste my time then it's time to go
Take yourself home
Take yourself home
Take yourself home

 

 

Note dell'Autore/2:

Allora, da dove cominciare per concludere nel modo migliore questa storia? Qualche idea? Va bene, facciamo così, cominciamo coi ringraziamenti che non fa mai male!

Vorrei ringraziare tutti voi di cuore per aver letto questo mio piccolo lavoro, dopo tanti anni che non scrivevo nulla. Riprendere a scrivere dopo quasi un decennio (madonna quanto sono diventato vecchio!) è stato strano, ma sono felice di averlo fatto, anche e soprattutto grazie all'accoglienza e le recensioni che avete dato a questa mia piccola storia. Che è nata un po' per caso, tra questa canzone di Troye uscita proprio a inizio quarantena e un video che mi ha ispirato per scrivere proprio questo capitolo, e da cui sono usciti poi a ritroso gli altri tre.

Mi ha fatto molto piacere sfidarmi nel vestire i panni di Draco e cercare di capire la sua evoluzione durante l'ultimo capitolo nella saga. Ho sempre pensato che fosse un personaggio che meritava un po' più di "giustizia" alla fine, visto che credo che gli eventi dei Doni della Morte gli abbiano fatto capire molte cose su di sé, sulla sua famiglia e su chi vuole davvero essere come persona. La Rowling lo ha lasciato però in un Limbo, senza permettergli alla fine di dimostrare davvero che parte aveva infine scelto di prendere.

Con questo lavoro, ho provato a porre rimedio a questa cosa, convinto che Draco alla fine abbia davvero scelto la parte "giusta". Nei tre capitoli precedenti ho sempre cercato di attenermi alla descrizione degli eventi data nei libri, ma per quanto riguarda la battaglia finale, credo che la resa cinematografica risulti migliore. Lo stesso discorso di Neville è molto più convincente, per non parlare dell'interpretazione di Tom Felton che ci regala davvero un Draco finalmente diverso. Anche se non è poi arrivata nella versione finale, esiste difatti questa scena in cui vediamo appunto Draco lanciare la propria bacchetta ad Harry, non appena lui scivola dalle braccia di Hagrid, per permettergli di combattere contro Voldemort. Nei film, a differenza dei libri, Harry non ha più con sé la bacchetta dopo essere "morto", in quanto gli cade a terra dopo l'Avada Kedavra e la si vede in mano a Narcissa più volte durante il discorso di Voldemort, e poi anche in mano a Draco. La scena è stata poi eliminata in quanto considerata "out-of-character" per Draco, creando un errore di continuity nei film, ma la si può ritrovare anche solo spulciando su youtube.

Con questo mio piccolo lavoro ho voluto in parte risolvere quell'errore e concludere l'arco di cambiamento interiore di Draco. Spero di esserci riuscito e che il risultato vi sia piaciuto.

Ancora grazie a tutti per la vostra pazienza, e come sempre, le recensioni sono stra apprezzate.

Ci vediamo presto con qualcos'altro che ho in cantiere ;) Tante belle cose a tutti! :)

   
 
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