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Autore: you23466    11/05/2020    0 recensioni
Secoli fa il termine Darth era simbolo di grande onore e rispetto nell'impero Sith. Ormai entrato in disuso nell'accademia di Korriban e in tutto l'impero, solo un pugno di pochi cerca ancora di raggiungere un tale grado di potere e di conoscenza e ancora meno sono i Sith che abbandonano l'Impero per poter vivere la propria vita fuori dal suo territorio, ma Khinerat da un certo punto di vista non ha potuto fare altrimenti.
La giovane Zabrak è ai limiti dell'orlo esterno da mesi ormai e in caccia di risposte e di conoscenza le sue mani non potranno che macchiarsi di sangue per ottenere ciò che desidera, il suo nome inciso nella storia e la vita eterna.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III - Resistere

L’odore, era decisamente l’odore la prima cosa che Khinerat notò una volta scesa a terra; i detriti erano sparsi in più punti, gli edifici centrali era totalmente dilaniati da quella che sembrava essere stata un’esplosione terribile. L’aria era impregnata di un miasma acre, pungente a tratti, che riempiva i polmoni fino a farli bruciare, in una sottile nebbia irrespirabile. Khinerat si limitò a concentrarsi sul proprio respiro, ignorando il dolore, nutrendosene quasi. Poche cose potevano aver danneggiato la piazza del distretto Kah Hadad in quel modo, ma la mente di Khinerat era totalmente assorta nella sua ricerca per potersi concentrare su pensieri così futili. Camminando tra i rottami e tra le macerie fumanti la donna si spinse avanti immersa totalmente nella sua ricerca mentale e ignorando le centinaia di persone che la circondavano in un turbinio di corpi, troppo impegnati a cercare tra i rottami e le macerie per salvare quel poco rimasto, per notare un simile spettro muoversi tra di loro. La maggior parte dei soccorritori era intenta a scavare tra le macerie, pochi erano i sopravvissuti finora scovati e messi in salvo e i loro lamenti di dolore saturavano l’aria già densa di polvere e miseria. I droidi medici e una ventina di infermieri di altrettante razze si alternavano in una corsa continua tra le tende nerastre, posizionate con fretta ai bordi della piazza, poco fuori dal raggio dell’esplosione. 

Un Quarren la urtò mentre Khinerat attraversava i resti della statua del Pacificatore, crollato proprio di fronte la facciata della taverna; l’odore pungente di quell'essere le fece storcere il naso, odiandolo con tutta se stessa per averla distratta dal suo flusso di pensieri. I piccoli tentacoli che coprivano la bocca la turbavano, li guardò per un momento, soffermandosi su chi aveva di fronte, un essere così lontano dai mari di Dac. La Sith ricordò di esserci stata molto tempo prima, quando ancora frequentava l’Accademia su Korriban.  Il Quarren, nella sua tunica candida, non ebbe neanche il tempo di scusarsi, impallidendo e restando muto di fronte allo sguardo della donna incappucciata di fronte a lui. Gli occhi di lei, meravigliosi e terribili, di un giallo puro, fissi sui suoi lo fecero sentire nudo, un bambino pronto a ricevere la sua punizione; Khinerat lo superò, dopo un ultimo sguardo carico di odio. Scavalcando con una grazia letale una parte del pavimento andata in frantumi e sprofondata di alcuni centimetri nel terreno, la donna si diresse verso la sua meta. 

I neri tatuaggi della donna luccicarono intensamente sul viso di lei mentre attraversava con passi lenti quella che un tempo era la soglia della taverna; vi era stata alcune volte, giusto un paio forse, ma riteneva quel luogo solo un ammasso di disperazione e squallide forme di vita senza un minimo di ambizione, buone solo per morire. Stava cercando Adri, la sentiva, percepiva la sua bramosia e il suo potere, ma anche le sue insicurezze e i suoi dubbi, persi tra le macerie di quella sudicia taverna ormai distrutta. Calpestò noncurante vetri infranti e cavi tranciati, avanzando all’interno; la struttura era quasi completamente franata su se stessa, svanendo in quella che sembrava essere una voragine di dimensioni piuttosto interessanti, ora completamente ricoperta dalle macerie fumanti dell’edificio. Una morsa di apprensione si chiuse sul suo stomaco, l’ira s-*i fece ancora più grande, temendo per la vita della sua apprendista, se fosse rimasta uccisa nell’esplosione, allora era stata una sciocca e una debole, e significava sopra ogni cosa, che Khinerat si era sbagliata. Controllò tra le macerie, mentre i volontari continuavano a scavare attorno a lei, notando come l'edificio di tre piani fosse stranamente collassato su se stesso, ma lasciando un cumulo di poco più alto di lei.  Tra le decine di assi metalliche non vide nessun segno di Adri, concentrando il suo sguardo alla ricerca delle sue vesti nere e della sua lunga chioma nera come la notte. Per sicurezza provò a contattarla sul comlink, un tentativo vano, viste le gravi condizioni della zona circoscritta dall’esplosione, non ricevendo chiaramente alcuna risposta concentrò quindi tutta se stessa nella comunione con la Forza e cercando con la mente la presenza del Lato Oscuro in quel luogo di morte. Entro breve entrò in contatto, anche se debolmente, con la mente di Adri, sorprendendosi particolarmente per l'origine della sensazione. Adri si trovava letteralmente sotto di lei nei recessi della terra, decine di metri più in basso. C’era qualcosa che non la convinceva in tutto questo, o l’esplosione era diretta verso il basso o forse c’era qualcosa in più che avrebbe dovuto scoprire. Dopo un breve e rapido sguardo al resto della taverna, tornò sui suoi passi concedendosi un momento tra le vie più appartate del distretto per ragionare.

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Adri colpì il terreno con forza, provando ad alzarsi con fatica per l’ennesima volta, la mano stretta in un pugno e le nocche sbiancate colpirono un misto di polvere, sangue e parti in metallo, lasciandola dolorante e inchiodata al pavimento. Si guardò attorno piuttosto disorientata, nell’oscurità quasi più totale, intravedendo a fatica i contorni di una grotta particolarmente vasta illuminata qua e là da qualche scintilla e qualche piccolo incendio. Un forte lampo bianco era tutto quello che ricordava, era riuscita a scartare di lato rotolando di almeno una decina di metri, ma la massa di persone che la circondava all’interno del bar le aveva impedito un movimento fluido, facendola rotolare giù nell’enorme voragine che si era creata proprio dietro di lei. L’ultima immagine che ricordava era il soffitto del piano superiore venirle incontro ad una velocità vertiginosa, poi il buio.

Lentamente, quasi come un soffio, l’adrenalina fluì via dal suo corpo madido di sudore e fatica e fu travolta da una scarica di emozioni e sensazioni che la lasciarono col fiato mozzato per il dolore. Il panico tentò di afferrarle la mente, insinuandosi nella sua flebile lucidità con le sue spire: ogni ombra, ogni rumore, sembrava amplificato e carico di vita propria, pronto ad avventarsi sul suo corpo debole e martoriato. La vista appannata dal bruciore delle ferite fu oltremodo compromessa dal sangue che con grazia le si posò sul volto, colando dalla tempia e dai capelli corvini. Adri concentrò tutto il suo dolore in un’unica scarica di energia del Lato Oscuro, che le permise di ritrovare lucidità e la fermezza mentale necessaria a riprendersi, solo allora guardò il proprio corpo: nella penombra della grotta, il sangue delle ferite riluceva in un’aria malsana, restituendo lo sguardo colmo di dolore e ira della giovane apprendista. 

Quello che vide la turbò, ma riuscì a gestire le sue emozioni con forza, lasciando che l’ira prendesse il posto del dolore e della delusione, ripetendo con solerzia nella sua mente le parole della sua maestra: “Attraverso la passione, acquisto forza. Mai come ora quelle parole le sembravano più vere, lasciando scorrere lo sguardo su quello scenario fatto di sangue e dolore. Il suo corpo era totalmente ricoperto di ferite, alcuni frammenti metallici si erano conficcati con violenza nel suo petto e nelle sue gambe, sfiorando fortunatamente gli organi vitali e le vene più importanti, ma facendo comunque inzuppare la sua tunica scura di sangue, che ora gocciolava a terra sul pavimento della grotta ad una velocità non troppo rassicurante. Quello che però la fece trasalire furono le condizioni del sul suo braccio destro, incredula trattenne infatti un grido, frenando l’istinto di toccarlo, di stringerlo a se. Le ossa della ragazza si erano spezzate in due punti differenti dell’avambraccio, perforando la carne e uscendo fuori dalla pelle bianca di lei, lasciando intravedere i tendini e i muscoli ricoperti di sangue denso. 

Dovette prendersi un momento per riflettere, era assolutamente una brutta ferita, di quelle che difficilmente se ne vanno senza lasciare il segno e in posto del genere forse solo un lungo bagno in una vasca di bacta l’avrebbe potuta aiutare a dovere, ma per farlo sarebbe dovuta sopravvivere, uscire da quel luogo oscuro e tornare all’attico di Lord Khinerat. Trasalì ripensando a quanto questa situazione le sarebbe costata se fosse sopravvissuta e forse avrebbe preferito non doversi trovare di fronte ai successivi mesi di allenamento intensivo a cui la sua maestra l’avrebbe sicuramente sottoposta; nonostante tutto però doveva riuscire a uscire da quella tomba di roccia e metallo, il suo contatto l’aveva decisamente sorpresa e non era riuscita ad ottenere neanche un’informazione, era decisamente giunto il tempo di porre la parola fine su questa situazione. Cercò a tentoni attorno a sé, muovendo la mano nella penombra cercando a più riprese di portarsi seduta, nonostante i dolori indicibili in quasi tutto il corpo. Lentamente Adri si spostò a sedere, appoggiando la schiena al cumulo di detriti proprio di fronte a lei, le ferite al petto scoppiarono in getti di sangue scuro che impregnarono ancora di più le vesti della ragazza, spezzandole il fiato. L’odio per tutti coloro che erano causa del suo dolore le permise di annullare quasi totalmente gli effetti della fatica, ignorando le ferite aperte e sanguinanti la ragazza si spinse con il braccio ancora sano verso l’alto, facendo forza con le gambe per rimettersi in piedi definitivamente. Un urlo disumano le sgorgò fuori dalla gola e innumerevoli fiotti di sangue iniziarono a fluire velocemente lungo il braccio ferito, per un momento vacillò e la sua vista si fece ancor più appannata e tempestata di globi argentati, venendo in un momento sovrastata da un dolore inimmaginabile, ma restando miracolosamente in piedi. Si maledisse in un istante per la sua stupidità, sperando che il suo grido non avesse allertato nessuno. Mise il braccio sano dietro la schiena, sentendo il familiare tocco del manico del pugnale sulla pelle nuda, stringendolo come per assicurarsi che da li non si sarebbe sicuramente mosso, ben saldo sotto ai suoi vestiti. Era pronta per qualsiasi evenienza, ma il suo corpo avrebbe potuto resistere molto meno del previsto, ora che tutte le sue energie e capacità erano impegnate a tenerla in vita, anche spostare un masso con la Forza sarebbe potuto risultare letale.

Con una smorfia di disperazione Adri si rese conto di non essere sola nella grande caverna, altri uomini e donne stavano dolorosamente ansimando e gemendo per le ferite riportate durante l’esplosione e solo ora si rese conto delle decine di cadaveri che punteggiavano la zona adiacente alla sua. Guardando con attenzione si rese conto con disgusto che parte del cumulo su cui si trovava appoggiata era il corpo tranciato di una delle Togruta che già aveva incontrato in precedenza alla taverna di Merth e con cui aveva avuto il piacere di scambiare più di un momento. Si soffermò per un momento a guardare il lavoro certosino che l’esplosione dell’ordigno ad impulsi aveva eseguito, dilaniando la giovane con una crudeltà indicibile, cauterizzando all’istante le ferite. L’odio e la tristezza riempirono il cuore di Adri, ripensando alla giovane e ai suoi sogni, incastrati in un pianeta morto e abbandonato come quello. Sfiorò uno dei lekku ancora integri in un addio silenzioso e con fatica si spinse giù dalle macerie, provando ad orientarsi in quella mattanza fatta di corpi, roccia e metallo. Ogni passo le provocava dei dolori incredibili e decine di centinaia di aghi le punteggiavano il cranio, impedendole di concentrarsi per più di pochi secondi, ma ogni sforzo era necessario per sopravvivere e Adri era assolutamente intenzionata a farlo.

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Khinerat passeggiava nervosamente da alcuni minuti poco lontano dalla taverna distrutta, il vicolo in cui si trovava emanava un odore tremendo, non solo per i cumuli di rifiuti e detriti che costeggiavano gli angoli scuri, ma probabilmente vi erano almeno due cadaveri lasciati a marcire in quel luogo malsano. Era fremente d’ira, quel luogo, quella città, stavano letteralmente collassando su se stessi, non c’era alternativa se non una totale riconversione del pianeta, qualcosa doveva cambiare o tutto quanto sarebbe scomparso nel degrado più totale. La donna non perse altro tempo in quel luogo fatto di dolore e morte e si addentrò in uno degli edifici scuri ai lati della piazza, rimasto intatto dopo le esplosioni. La porta sul retro, chiusa da una semplice combinazione, venne fatta scattare dalla donna con la Forza ed entrò a passo sicuro, certa di non trovare nessuno sul proprio cammino. Guardandosi attorno non potè fare a meno di pensare al fatto che la maggior parte degli edifici iniziassero ad essere abbandonati da gran parte dei cittadini,  e di come gli ultimi rimasugli dell’antico dominio imperiale, stessero ormai svanendo, abbandonati anch’essi da un impero debole e morente, lontano oramai da quel mondo dimenticato da circa 5 anni standard. Il sistema di Anoku era divenuto solo un covo di feccia, assassini e cacciatori di taglie venuti a dare la caccia ai bersagli più temerari, che desideravano avventurarsi in luoghi remoti per sopravvivere il più a lungo possibile alla cattura. Il posto perfetto in cui nascondersi, il posto peggiore in cui vivere. Per lei era diverso invece, la sua sete di conoscenza era insaziabile e un luogo dimenticato come questo possedeva segreti che bramava di conoscere, tanto da spingersi in un viaggio che probabilmente non avrebbe mai superato indenne. Vi erano conoscenze ormai celate da troppo tempo, reliquie dal potere inimmaginabile che da troppi secoli erano state perdute, rituali capaci di donare potere a coloro che erano in grado di comprendere e praticare i più oscuri sortilegi Sith. Tornando con la mente al presente, Khinerat scavalcò agilmente alcune strumentazioni minerarie gettate a terra, impolverate e rugginose erano state abbandonate probabilmente da molto prima che la Sith giungesse lì.  Aveva studiato la storia del pianeta Anoku dai registri imperiali abbandonati sul pianeta e dalle storie che Adri le aveva raccontato sul passato suo e della suo pianeta. Negli anni centinaia di lotte intestine avevano distrutto le piccole città e villaggi, concentrando la maggior parte della popolazione nelle città principali, costringendo i governi cittadini, gestiti principalmente da cacciatori di taglie e bande a cannibalizzare il pianeta per incentivare lo sfruttamento delle materie prime e la produzione tecnologica per l’Impero. Raggiunse con rapidità quello che stava cercando, una grande sala al centro dell’edificio, iniziando a scendere le scale analizzò la zona con sguardo attento, ma freddo. Una volta erano i grandi giardini come questi che donavano ricchezza a questo mondo, piccoli ecosistemi protetti che davano a razze di ogni parte della galassia, un luogo da chiamare casa, ora il vento caldo e la sabbia avevano distrutto le grandi cupole vetrate e soltanto droidi abbandonati e piccoli roditori abitavano quei giardini, mentre nei grandi appartamenti un tempo ricchi e sontuosi ora solo i reietti della società mettevano piede. Aveva avuto una piccola intuizione e ora era sicura di voler mettere in pratica il suo piano. Nessuno osò mettersi contro la donna che attraversava sale e corridoi incurante di occhiate nascoste e piccoli animali che scorrazzavano tranquillamente tra i detriti e gli holoproiettori distutti. Prosegui tra rampe di scale e angusti corridoi fino a porsi con disinvoltura al centro della grande sala-giardino. Khinerat si guardò un momento intorno, soffermandosi con lo sguardo sui piccoli balconi in alto, notò dei movimenti dai piani più alti, ma preferì ignorarli, concentrandosi invece sulla struttura: nonostante gli anni e l’abbandono sembrava resistente, probabilmente avrebbe tranquillamente a scosse e colpi.

Concentrandosi sul terreno attorno a sé Khinerat estrasse la spada da sotto le vesti, guardandola per un momento riflettere la tenue luce proveniente dalla cupola ormai infranta. Accese la spada laser illuminando l’ambiente buio con una lieve luce rossastra, e con una rotazione del polso colpí con forza il terreno, dilaniando con forza il pavimento marmoreo, i cavi e tutte le tubature. Con semplicità, come se la spada si muovesse nell'aria, Khinerat fece perno sul proprio piede, creando con un colpo duro e deciso una sorta di cerchio incandescente attorno a sé, che le illuminò il viso nel buio della sala. China su se stessa, la zabrak valutò il proprio lavoro, soffermandosi per qualche secondo sul metallo fuso, intento a contorcersi e raffreddarsi in strane volute rossastre.  Una volta calata l'oscurità si liberò con un gesto della mano del cerchio di pietra e metallo, lasciando scoperto un pozzo ancora più scuro di pietra fusa e frantumata. La donna finì di liberare il cerchio da lei creato, spargendo detriti per tutta la sala grande, ammirando di tanto in tanto i centinaia di insetti, vermi e animali della dubbia provenienza che a centinaia abitavano gli strati del terreno e che ora fuggivano dalla loro casa distrutta. Khinerat si trovò a contemplare i suoi sforzi con un’espressione dura sul volto: un pozzo nero di un metro e mezzo circa si stava insinuando nel pavimento della sala-giardino. Stava seguendo un'idea, una sensazione che la Forza le stava dando. Se cercava risposte avrebbe dovuto raggiungere Adri e per farlo sentiva che la soluzione era proprio sotto i suoi piedi.

   
 
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