Il mattino seguente, mi svegliai dal mio letto con l’aria
molto assonnata per via del sogno di ieri. Infatti, dopo che mi ero alzato ho
cercato di riaddormentarmi per quanto potevo, ma il risultato fu molto
deludente. Con il mio passo da chi aveva trascorso una serata in un locale,
andai verso la stanza dove mangiavo di solito e presi la prima cosa che mi era
capitata davanti: 2 Baccarancia. Purtroppo, non avevo nessuno che mi preparava
la colazione: abitavo da solo in una piccola casetta vicina ad un fiume e, i
miei genitori erano sempre fuori per via del loro lavoro. Ogni volta che
pensavo a loro, sentivo dentro di me una sensazione di tristezza profonda a
causa della loro assenza e credetemi, per me è stato difficile crescere in
questo ambiente. Tuttavia, questa mia sensazione venne presto interrotta,
quando sentii bussare alla porta d’ingresso. Una volta aperta, notai la sagoma
di un Pokémon simile ad un pinguino, accogliermi con il suo sorriso.
“Buongiorno Torchic!”
– disse il Pokémon.
“Buongiorno Piplup!”
– risposi io – “Cosa ci fai qui?”
“E me lo chiedi? Sono venuto a salutare un mio caro amico.”
“Ti ringrazio per la visita, Piplup!”
“Tuttavia… non sono venuto solo per questo. Ho bisogno di
chiederti un favore.”
“Un favore!? Che tipo di favore?”
“Possiamo incontrarci più tardi davanti al Bosco Petalo?”
“Il Bosco Petalo!? Sai bene che noi non possiamo andarci: gli
adulti ce l’hanno proibito!”
“Si, lo so!” – esclamò il Pokémon Pinguino – “Però ho appena
scoperto una cosa incredibile!”
“E cosa sarebbe questa “cosa incredibile”?”
“Tu vieni al Bosco Petalo e poi ne parliamo.”
“Va bene!”
“Splendido! Allora ci vediamo dopo!”
Dopo esserci salutati, tornai all’interno della casa e in
testa avevo ancora le parole dette da Piplup. Diceva di aver scoperto qualcosa
sul Bosco Petalo, ma che cosa aveva scoperto esattamente? Sapevo che il Bosco
Petalo era un luogo proibito per noi piccoli, anche se non conoscevo il motivo.
Ma ormai era inutile pensarci: la curiosità aveva preso il sopravvento su di
me, così accontentai la richiesta del mio amico! Prima di uscire, preparai un
sacchetto con dentro qualche bacca da mangiare, in caso fossero serviti a
qualunque evenienza. Questa caratteristica l’avevo presa da mia madre, che
lavorava come infermiera e ogni volta, lei mi diceva di portarmi qualunque cosa
potesse servirmi, in caso mi fossi perso da qualche parte. Poco dopo, uscii di
casa e mi incamminai verso il Bosco Petalo, dove c’era Piplup ad attendermi.
“Finalmente sei arrivato, Torchic!”
“Scusami per il ritardo, Piplup!”
“Non fa niente! Ma ora è arrivato il momento di dirti della
mia scoperta.”
“Di che si tratta?”
“Ho scoperto che il Bosco Petalo, in realtà è un dungeon.”
“Un dungeon!?”
“Esattamente!” – esclamò Piplup – “Inoltre, si dice che al
suo interno vi si nasconda un tesoro.”
“E noi dovremmo entrare e recuperare il tesoro?” – chiesi io.
“Indovinato! Quindi, cosa mi dici entriamo?”
“Beh… visto che oggi non ho di meglio da fare, verrò con te
ad esplorare questo dungeon.”
“Sapevo mi avresti seguito. Ovviamente, gli adulti non devono
sapere della nostra “visita” al Bosco.”
Con la promessa che non avremmo rilevato nulla agli adulti,
io e Piplup potevamo iniziare ad esplorare il dungeon del Bosco Petalo. Una
volta mio padre mi parlo dei dungeon: essi erano strutture simili a dei
labirinti composti da un numero variabile di piani. Per proseguire, era
necessario trovare le scale che conducevano al piano successivo e se tornavi in
un dungeon affrontato in precedenza, il suo aspettavo cambiava rendendo il
tutto imprevedibile, come se qualcosa di magico intervenisse per compiere
questa modifica. Fortunatamente, il dungeon del Bosco Petalo era di soli tre
piani e durante l’attraversamento, io e Piplup non incontrammo ostacoli. Alla
fine, giungemmo in una sorta di radura a forma circolare e dalla parte opposta,
notammo la sagoma di uno scrigno.
“Che ti dicevo?” – disse Piplup – “Non è emozionante
esplorare un dungeon?”
“In effetti, hai ragione!” – risposi io – “Era da un po’ di
tempo che non mi divertivo così tanto.”
“E guarda… c’è uno scrigno in lontananza: scommetto che
contiene un tesoro.”
“Però c’è qualcosa di strano.”
“Che intendi dire?”
“Non ti sembra che abbiamo raggiunto la fine così
facilmente?”
“Sospetti una trappola?”
“Esattamente! Forse lo scrigno che abbiamo trovato, è parte
di qualche trappola che scatta non appena prendiamo il suo contenuto.”
“Tranquillo Torchic! Sono sicuro che andrà tutto bene.”
Non sapevo se le parole di Piplup erano per incoraggiarmi a
proseguire, ma ormai visto che eravamo arrivati in fondo, non potevo di certo
scappare come un codardo. Raggiunto lo scrigno, mi accorsi che era bloccato con
un lucchetto. Piplup cercò di romperlo usando Beccata, ma non ottenne alcun
risultato. Allora, ci provai io usando uno degli artigli delle mie zampe e dopo
qualche minuto riuscii ad aprire lo scrigno, ma quello che trovammo fu molto
deludente.
“Un foglio!? Siamo venuti fino a qui, per un foglio?”
“Calmati, Piplup!”
“Non posso calmarmi: speravo di trovare qualcosa di prezioso
invece di un inutile foglio!”
“Se vuoi posso leggerlo e vedere cosa dice.”
“D’accordo!”
“Dunque, il foglio dice questo: “Ciao amici! Se avete trovato questo foglio, vuol dire che i miei giorni
di vita sono finiti. Per anni, ho cercato di compiere il mio dovere ma il
risultato non è stato quello sperato. Spero che questo messaggio scritto da me,
vi possa arrivare in tempo utile per impedire che la missione venga cancellata.
Firmato, il vostro amico Torchic!”; il messaggio dice questo!”
“Però è strano, perché avresti dovuto scrivere una cosa del
genere.”
“Non l’ho scritto io: questa è la mia prima volta qui nel
Bosco Petalo!”
“Ma allora se non l’hai scritto tu, chi è stato?”
“Non so che dire, però questo è un messaggio molto
importante.”
“Hai qualche suggerimento?”
“Torniamo a casa che è tardi! Ne discutiamo con calma,
domani!”
E così, io e Piplup ci preparammo per tornare a casa. Il
messaggio trovato dentro lo scrigno, ha lasciato con qualche perplessità le
nostre menti, specialmente la mia che continuava a ripetere: “Sul messaggio c’è scritto il mio nome, ma
l’ho scritto io? Se fosse così, perché l’avrei fatto? C’è forse qualcosa per
cui dobbiamo preoccuparci?”