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Autore: Lady_Dunmer    31/05/2020    0 recensioni
Più di un secolo è passato dal trionfo del Sangue di Drago sul Divoratore del mondo. Da allora molto è cambiato a Tamriel: l'Impero, un tempo grande e potente, è ora l'ombra di sè stesso. Sul trono si sono alternati sovrani deboli, folli o incapaci, subito spazzati via da intrighi di palazzo senza posa. Solo negli ultimi dieci anni Claudius Lexia è riuscito a restituire una parvenza di pace e stabilità, ma i meccanismi del cambiamento sono entrati in funzione e un fato avverso minaccia nuovamente il Nirn.
Riusciranno un più che eccentrico Dunmer, una Nord con un passato oscuro, una combattiva Arcimaga e una Blade ribelle a sventare la nuova minaccia che incombe su Cyrodill e l'intera Tamriel?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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ARCO I - LA LUNA ROSSA
"LA PESA DEL SANGUE"

La testa dello stambecco si sgretolò in poltiglia, sotto la pressione delle mie fauci. Carne, ossa e cartilagini dense del succo inebriante della caccia.
Dall’alterco con Bierslinger dominare la mia Bestia si stava facendo via via più semplice. Avevo imparato a lasciarla andare nel momento in cui c’era da uccidere una preda, così che la sua fame venisse saziata, onde poi riprendere il controllo una volta che la morte fosse sopraggiunta. Certo, era un cammino che si preannunciava ancora lungo prima della meta finale: l’orsa combatteva ancora per prendere le redini, ma si poteva dire che fossimo arrivate ad una qualche sorta di compromesso.

Tornata alla mia forma umana, recuperai da una cavità fra le rocce i miei vestiti: abiti di cuoio e pelliccia, in vero non troppo differenti da quelli con cui ero giunta a Cyrodill. Una volta ben imbottita, raggiunsi il mio compagno, seduto a cavalcioni di una radice nodosa; gli occhi rossi assorti in un cipiglio meditabondo, le labbra nere intente a tirare boccate dalla sottile pipa di frassino.
«Che succede?» gli chiesi, nel vederlo tanto concentrato.
Lui non mi rispose, si limitò a un lieve cenno del capo verso est.
Seguendo la direzione del suo sguardo notai, a forse qualche miglio di distanza, una città appollaiata sul dorso di un altopiano. Dalle viscere oltre le mura sgorgavano colonne di fumo nero, mentre gli stendardi gialli garrivano bruciacchiati in vetta alle torri. Riconobbi immediatamente quell’insediamento: non poteva trattarsi che di Bruma, la più settentrionale delle città Cyrodilliche. Da quel che ne sapevo molti Nord si erano stabiliti lì nel corso delle ere passate.
Mio malgrado avvertii una stretta al cuore, che lenta finì per intiepidire il mio umore.
«È accaduto ieri notte.» spiegò il Dunmer, con tranquillità «Non più di quaranta uomini. Sono entrati in città indisturbati e l’hanno messa a ferro e fuoco fino alle prime luci dell’alba, prima di ripartire verso sud.»
«Credi che Re Harald voglia iniziare un’invasione?» chiesi, piuttosto allarmata.
Lui schioccò la lingua «Skyrim ha già il suo bel daffare con le lucertole che pressano da Morrowind, imbarcarsi in un’invasione adesso sarebbe una follia anche per quello sbarbatello di un Manto della Tempesta. No, quei soldati venivano dal Tempio delle Nubi.»
Indietreggiai, sbarrando gli occhi. Quel nome non mi era nuovo: era risaputo che il Sangue di Drago avesse contribuito a ristabilire l’antica sede delle Blade «Ma-ma sono a servizio dell’Imperatore, perché attaccare Bruma?»
Bierslinger tirò una boccata, lasciando che il fumo gli fluisse fuori dalla bocca in un sinuoso serpente grigio «La chiamano Pesa del Sangue. Non ne so molto in realtà: pare che il periodo di anarchia, durante il quale un Imperatore si succedeva all’altro, con le mani ancora sporche del sangue del suo predecessore, abbia provocato un vero e proprio conflitto interno alle Blade. Revanscisti contro Rigoristi, da tempo hanno dunque deciso di attendere che giungesse un sovrano degno, prima di tornare in attività.»
«Non posso che supporre che alla fine lo abbiano trovato…» conclusi io, ricevendo dal Mer un tacito cenno d’approvazione.

Ma certe cose erano troppo grandi per noi, anime disperse e solitarie nelle vaste terre di Tamriel, cosa mai avremmo potuto fare, se non prendere atto di ciò che stava accadendo? Nel frattempo si avvicinava il crepuscolo e nella volta plumbea del cielo si profilò la sagoma scarlatta di Masserat. Ecco che era giunta: l’ultima sera. Di comune accordo avevamo deciso di dividere le nostre strade: io mi sarei diretta a Cheydinhal, con un po’ di fortuna (e molto argento) avrei trovato una carovana che mi portasse ancor più a sud, lontano da Skyrim; mentre Bierslinger, beh, sarebbe andato lì dove lo avrebbe portato la volontà del Cacciatore.
La spelonca si era fatta spoglia, i teli di pelliccia erano rinchiusi in un fagotto, insieme ai barattoli e ai variegati intrugli. L’unica traccia di civiltà rimasta era il piccolo altare dedicato a Hircine, le cui acque solitamente cristalline erano adesso rosse e viscose, come sangue appena spillato.
Il Dunmer, senza dire una parola, si chinò con le ginocchia contro la fredda pietra, mentre dalla sua bocca si susseguivano mormorii incomprensibili.
La Bestia, dentro di me, forse incuriosita o irritata da quel borbottio, si tese ad ascoltare. Gli afflati di vento, provenienti dall’esterno, si animarono del sottofondo di lontani ululati.
«Io ti invoco, io ti invoco Signore della caccia e del sangue. Per il nostro patto e giuramento, mostrami la tua preda prediletta e a te saranno votate la sua carne, le ossa ed il sangue che in questa scorre. Io ti invoco Hircine, presta orecchio al tuo campione.»
L’onnipresente globo di fuoco, sospeso sopra le nostre teste, si estinse tutto a un tratto, precipitando tutto in una fitta penombra. Una luce prese a pulsare dal fondo della bacinella, disegnando a colori vermigli i lineamenti dell’altare e quelli concitati dell’elfo in attesa. Vi fu poi un bagliore più forte, seguito da un altro e infine un altro ancora, prima che dalle acque fluisse fuori una nebbia cremisi: dapprima informe, poi sempre più delineata in fattezze ben distinte. Una coda irta di scaglie e di spine, un muso allungato con zanne affilate come spade e ampie ali che avrebbero potuto oscurare il sole.
Caddi in terra, strisciando all’indietro verso il muro. Persino il viso del Dunmer, solitamente imperturbabile, si piegò in una smorfia tesa. Dalle nostre labbra quelle due parole sgusciarono lentamente, pregne del terrore di arcane forze dimenticate e promesse di calamità.
«Un… Drago.»



Uscendo per un attimo dalle mie vesti di narratrice volevo informarvi, miei silenziosi lettori, che con questo capitolo si chiude il primo "arco narrativo" e se ne apre un secondo. Per un po' metteremo da parte Anja e il nostro tenebroso Bierslinger per rivolgerci ad altri lidi. Nel frattempo sarei curiosa di sapere se la storia vi sta intrigando o se avete suggerimenti/critiche/domande/osservazioni da fare.
Devo ammettere che la sto buttando giù senza troppe pretese ma che i personaggi e le vicende che ho in serbo per voi mi fanno già prudere le mani!


 
   
 
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