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Autore: ChiarainWonderland    18/06/2020    1 recensioni
Rose Weasley potrebbe passare come una semplice adolescente con i tipici problemi di un adolescente nella media. La scoperta di particolari oggetti di antiquariato, però, potrebbe stravolgere le carte in tavola e rivelare antichi segreti celati per lungo tempo. Se ci aggiungiamo una leale migliore amica, una famiglia non proprio tra le righe, un nemico che non è poi un vero e proprio nemico, un cugino impiccione e una famosa scuola di magia e stregoneria, le cose non possono fare altro che peggiorare.
* * *
"Rose sapeva di non potersi ritenere la figlia migliore del mondo. Per quanto somigliasse a sua madre, alcune cose erano proprietà esclusiva del suo carattere, procrastinamento cronico incluso."
"Ad un certo punto una bancarella di un venditore ambulante attirò l'attenzione di Rose, che si avvicinò per osservare le cianfrusaglie esposte. C'erano vecchi orologi incantati, vari oggetti di antiquariato, fotografie magiche di persone vissute secoli prima e molto altro ancora."
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO DICIASSETTESIMO

QUESTIONE DI FIDUCIA


«…ed ecco che Baxter s’impossessa della Pluffa, scarta i tre Cacciatori avversari e si fionda verso gli anelli… ragazzi, sembra un altro giocatore rispetto alla partita contro i Grifondoro… supera il Bolide di MacMillan e segna! Altri dieci punti per Corvonero!»

La voce di Fred si perdeva tra le raffiche di vento, nonostante il megafono fosse stato incantato per amplificarla all’inverosimile. I fiocchi di neve cadevano implacabili, trascinati da una parte all’altra del campo insieme ai giocatori. Quella stessa notte aveva iniziato a nevicare e da quel momento non aveva più smesso. Le nuvole grigio pallido non avevano dato cenno di voler sgombrare il cielo o lasciare spazio anche al più timido raggio di sole. Rose ringraziò Merlino di non dover giocare quel giorno. Se la prima nevicata dell’anno fosse capitata durante una sua partita, probabilmente si sarebbe barricata dentro agli spogliatoi.

«Con questa neve non si distingue nulla! Dove sono i due Cercatori? È da un pezzo che non si vedono!»  gridò Isabel cercando di sovrastare il vento, una mano a tenere saldo il berretto. Rose si limitò a scuotere la testa, impegnata a scorgere le figure dei giocatori e a concentrarsi sulla voce di suo cugino Fred contemporaneamente.

«In queste condizioni e per quel che ne sappiamo, potrebbero benissimo essere usciti dal campo» rispose Samantha contrariata. Era dal fischio d’inizio partita che non la smetteva di lamentarsi sul motivo inesistente per cui doveva stare lì seduta al freddo, a osservare ragazzini che giravano in tondo su una scopa spelacchiata. Alice, appostata lì accanto e con la sciarpa che le copriva metà faccia, faceva scattare gli occhi da una parte all’altra nel tentativo di seguire il gioco.

«Millie? Tu che ne pensi?» continuò Isabel speranzosa.

Millie non replicò, visibilmente a disagio. Si era unita a loro nella tribuna dei Grifondoro, ed era l’unico puntino verde argento in un mare oro e rosso. Non che prendere posto in una tribuna di un’altra Casa fosse vietato, ma accadeva molto di rado. Il Quidditch tirava fuori ogni singola goccia di competizione tra le Case.

«Mi auguro solo che quel Troll di Le Grant si muovi ad acchiappare il Boccino. Mi si sta congelando la faccia» dichiarò Rose. Sperava che Corvonero vincesse, perché contro la sua squadra aveva già perso. In quel modo sarebbero partiti avvantaggiati contro Tassorosso.

«Corner si lascia scappare la Pluffa, che viene subito presa da Bones… o era Rogers? Non riesco a distinguerli, con questo tempo!» gridava intanto la voce di Fred, anche se udibile a intermittenza. Rose strinse gli occhi, come se il gesto potesse aiutarla a sentire meglio. Fu in quel momento che due missili sembrarono bucare lo strato di nuvole basse che ricopriva lo stadio.

«Guardate! Cosa diavolo…?»

«Credo che siano i Cercatori! Devono aver avvistato il Boccino».

A conferma delle parole di Isabel arrivò la voce di Fred. «Ecco Charles Le Grant e Jackie Hunt sbucare dal nulla all’inseguimento del Boccino d’Oro! Dove si erano cacciati? Forse erano impegnati in altre romantiche attività… Professor Paciock, sto solo tentando di riscaldare l’atmosfera!»

I due Cercatori saettavano fianco a fianco verso il suolo, e a Rose parve per un istante di scorgere un luccichio dorato spiccare tra i fiocchi di neve. Fu questione di un secondo: Jackie Hunt allungò di qualche millimetro in più la mano, acchiappò la pallina dorata e risalì per prima verso il cielo.

«Hunt conquista il Boccino! Ma il risultato è ancora incerto, Corvonero aveva un notevole vantaggio. Se solo si riuscisse a leggere il tabellone segnapunti…»

Rose spostò lo sguardo verso il tabellone, dove Madama Bumb agitava convulsamente le braccia nel tentativo di comunicare qualcosa a Fred. «Ecco, Madama Bumb… Madama Bumb mi dice, o meglio mi indica che… Corvonero? Sì, Corvonero vince la partita per dieci punti, nonostante il Boccino se lo siano aggiudicati i Tassorosso!»

Dal lato blu e bronzo dello stadio si levò un boato di urla e acclamazioni. Anche Rose si ritrovò ad applaudire: i Corvonero avevano fatto passi da gigante in poche settimane. Ghignò al pensiero di cosa si sarebbero trovati davanti i Serpeverde alla partita di febbraio.

«Bene, ora direi che ce ne possiamo anche andare, prima che si crei il solito ingorgo di gente che scende dalle tribune» disse Samantha, e già era in piedi quando la mano guantata di Alice le afferrò un braccio, costringendola a risedersi.

«Aspettiamo ancora qualche minuto. Guardate che carino Le Grant, si sta complimentando con Jackie!»

«Paciock, giuro che se ci ritroviamo incastrate in una marea di studenti scalpitanti solo per dei complimenti, non ci penserò due volte ad affatturarti» chiarì Millie.

Il risultato fu ovvio: le quattro Grifondoro – più una Serpeverde – si ritrovarono incastrate in una marea di studenti scalpitanti. Rose fu costretta a tenere Millie e Samantha sotto controllo in modo da evitare che Alice cadesse accidentalmente dalle scale, il tutto mentre era circondata da ragazzi a cui evidentemente non importava nulla della sua incolumità. Venne infatti spintonata cinque volte. Arrivata all’uscita dello stadio non sentiva più il piede destro, da quanto gliel’avevano schiacciato. Se tutto ciò fosse accaduto qualche giorno prima, probabilmente sarebbe stata lei stessa a non pensarci due volte ad affatturare qualcuno, per via del duello e tutto il resto. Ma la settimana era passata tranquilla, e quel sabato mattina si era svegliata di buon umore. Le ricerche in Biblioteca sulla parola che lei e Alice avevano scoperto dai simboli runici diventavano man mano più rade e brevi. La mancanza di risultati concreti non aiutava.

«Se mi avessi ascoltato, Alice, ora saremmo già al calduccio nel castello. E invece no… patiamo il freddo per assistere ai festeggiamenti dei Corvonero in mezzo alla neve!»

«Nessuno ti ha obbligato a rimanere lì con noi, Sam».

«Ti ricordi quello che ho detto prima, vero Paciock? Mi sa che oggi ho la fattura facile…» sussurrò Millie, forte quanto bastava alle altre per sentirla.

Rose e Isabel si scambiarono uno sguardo, poi acchiapparono rispettivamente Millie e Samantha e le allontanarono da Alice, che rimase indietro a chiedersi cosa avesse mai fatto di male. Il vento si era placato, riducendosi a una brezza che solleticava la pelle. La neve aveva ricoperto gran parte dei prati estesi che circondavano il castello, e anche gli alberi scuri della Foresta Proibita parevano meno minacciosi grazie al candido strato che li rivestiva. Rose si guardò in giro, concentrando l’attenzione su una conversazione poco distante. Arnold Corner, circondato dai suoi amici Corvonero, si stava vantando a gran voce delle brillanti mosse di cui il fratello Bradford aveva appena dato prova in campo.

«Come no, deve andare in pensione Lumacorno prima che le mosse di Corner possano essere definite brillanti. Il che vuol dire mai» intervenne Millie, che doveva aver origliato la conversazione a sua volta.

«Mh. Se devo essere sincera, i Corvonero sono migliorati nettamente in poco tempo. Voi Serpi avrete una bella gatta da pelare».

Millie si limitò a un gesto noncurante della mano. «I nostri si stanno allenando quasi ogni giorno. Mi sa che sarete voi Grifondoro a rimanere fregati a dicembre».

Rose alzò le spalle, evitando di precisare che anche loro si allenavano praticamente ogni giorno. «Comunque… domenica prossima ci sarà un’uscita a Hogsmeade, giusto?»

«Sì».

«Ed è anche il tuo compleanno, dico bene?»

«E quindi?»

Rose avvertì il sorriso scivolarle dalla faccia. «Be’, festeggiamo insieme… a meno che tu non abbia già altri piani con i tuoi amichetti» aggiunse, senza il bisogno di specificare chi fossero gli amichetti.

Millie alzò gli occhi al cielo, ma faticava a trattenere l’espressione divertita. «Con i miei amichetti ho già festeggiato l’anno scorso, però stavo pensando… sì, insomma, per il mio diciassettesimo compleanno… che potremmo uscire tutti insieme».

Rose rischiò di scivolare sulla neve. «Insieme?»

«Esatto! Voi quattro, Al, Scorpius, Zabini, Nott, Geraldine, Diana e Aidan! E non dimentichiamoci di Penelope! Ovviamente se siete d’accordo…»

«Chi è d’accordo per cosa?» trillò la voce di Isabel. Lei e Samantha le raggiunsero ai due lati del sentiero che riportava al castello. Alice non si fece attendere, sbucando dal nulla oltre la spalla di Isabel. Millie illustrò con grande entusiasmo l’idea di passare il suo compleanno tutti insieme appassionatamente – Rose lo odiava, quel film – a Hogsmeade.

«Per me non ci sono problemi» disse Samantha, seguita a ruota da Isabel.

«Che cosa!?» esplose Rose, «vi va bene uscire con quelle Serpi!»

«Siete tu e Alice ad avere problemi con Potter e Malfoy, e sono sicura che per la felicità di Millie sarete in grado di fare un’eccezione. E poi, Rose, prima o poi dovrai pur superare ciò che è successo con Zabini».

Rose mise su un’espressione sbalordita. “Maledetta Sam, lei e il suo talento per le verità scomode” pensò. «Ma… ma…ma… Alice!» esclamò, sicura di trovare un po’ di solidarietà.

Alice strinse le labbra in un’espressione incerta. «Se è per la felicità di Mildred, allora credo che riuscirò a sopportare Potter e la sua fidanzata per qualche ora».

Millie era così entusiasta da non accorgersi di essere appena stata chiamata con il suo nome di battesimo. «Oh, Alice, non sai quanto significhi per me avere tutti i miei amici riuniti!»

«Però c’è una condizione! Dobbiamo invitare anche Molly. Avevo già in mente di chiederle di venire a Hogsmeade con noi, dopo quello che aveva detto Lucy sulla litigata con Lorcan…»

«È una bella trovata» commentò Isabel, «magari la aiuterà a fare amicizia».

«Molly Weasley? Nessun problema» decretò Millie, e tutte e quattro si girarono verso Rose per ottenere l’ultima conferma. Rose annuì lentamente, cercando di esibirsi nel sorriso meno falso di cui era capace, ma dentro di sé era orripilata. Uscire a Hogsmeade con Malfoy era uno scenario che non le si era presentato nemmeno nei suoi peggiori incubi. Il fatto che la stesse ignorando completamente avrebbe soltanto aggiunto più tensione a un incontro che si profilava già critico. E poi la povera, timida Molly… in balia di quelle Serpi… no, non era così che aveva immaginato di tirarle su il morale. Alzò lo sguardo sul castello, che ormai incombeva su di loro come un’immensa e fiera roccaforte decorata da decine di guglie e pinnacoli.

«Comunque non penso che Penelope verrà con noi a Hogsmeade» disse, senza abbassare lo sguardo.

«E perché mai? Certo, non ci vediamo spessissimo ma resta sempre una mia cara amica…»

«Ah, Millie, non sto mettendo in dubbio la vostra amicizia. Sono sicura che si unirebbe a noi con piacere… se non fosse per James».

«Non ci credo! Potter le ha chiesto un secondo appuntamento!»

«Non ancora, ma lo farà presto» precisò Rose, con una pausa d’effetto. «In Sala Grande davanti a tutti».

Una serie di esclamazioni eccitate seguì la rivelazione, mentre Alice annuiva birbante. La lontana sera di ottobre in cui si erano ritrovate con James in Sala Comune sembrava aver avuto luogo solamente qualche giorno prima. Rose si ricordava per filo e per segno le parole del cugino.

«…ho riportato Penelope sana e salva davanti alla Sala Comune dei Serpeverde, ed è questo quello che conta. Ah, e la prossima volta le chiederò di uscire a Hogsmeade davanti a tutta la Sala Grande».

L’unica persona che non aveva esultato alla notizia era Millie. Aveva le sopracciglia aggrottate e i lineamenti contratti dall’incertezza.

«Con davanti a tutti intendi che arriverà al tavolo dei Serpeverde e chiederà a gran voce un appuntamento?»

«Be’, sì, suppongo di sì. Non ti so dire con precisione le dinamiche…»

«Non credo che gli convenga» proferì Millie piatta, superando la soglia del portone principale ed entrando nella Sala d’Ingresso.

«Oh, non fare la guastafeste. Se James la vuole invitare di nuovo è perché ci tiene a conoscerla meglio…»

«No, non hai capito» continuò Millie, «non gli conviene perché sono quasi sicura che Richard Nott non approvi l’idea di sua sorella che esce con James Potter. Per la sua reputazione, per la rivalità tra le Case... puoi star certa che si arrabbierà a morte».

“Ed ecco che ci risiamo” pensò Rose.

«Aspetta, quindi mi stai dicendo che Nott non sa di sua sorella e James? Della loro uscita?» chiese Alice.

Millie scrollò le spalle. «E come avrebbe fatto a saperlo? Io non gliel’ho detto. Penelope nemmeno. Pure gli altri ne sono all’oscuro. Di Albus non ti so dire, magari James gli ha accennato qualcosa… sta di fatto che Nott non ha avuto neanche la possibilità di vederli in giro per Hogsmeade perché ci eravamo barricati ai Tre Manici di Scopa. Ti ricordi, no? Quando vi abbiamo incontr- ARGH».

L’urlo di sorpresa uscì dalla bocca di Millie prima che potesse fermarlo. Una figura sbiadita le passò attraverso senza dare segno di averla vista. Era ricoperto da sangue argenteo e le catene che gli legavano polsi e caviglie producevano un rumore sinistro.

«Ehi tu, sai che non è molto piacevole per un vivo essere trapassato da…» iniziò Millie, ma si fermò non appena si accorse chi era il fantasma in questione. Il Barone Sanguinario. Quest’ultimo girò leggermente la testa, come se qualcosa di particolarmente fastidioso lo avesse appena disturbato.

«Oh, mi scusi io… non pensavo fosse stato lei…»

Il Barone non diede segno di aver sentito alcunchè e riprese a vagare senza una meta, le catene che tintinnavano e stridevano. Rose osservò il resto della sala e, proprio sul lato opposto al loro, c’era Peeves che galleggiava nell’aria con gli occhi fissi sul Barone. Lo temeva più di ogni altra cosa. Non appena il fantasma svoltò l’angolo Peeves sembrò riacquistare il solito carattere: vide il gruppetto di ragazze e si avvicinò di soppiatto, probabilmente desideroso di sfogarsi.

«Oooohhh, guarda chi abbiamo, cinque Grifondoro…»

«Peeves, se non ti dilegui in tre secondi giuro che riporto qui il Barone Sanguinario» disse Millie.

Peeves si esibì in una linguaccia, volò verso le scale e sparì.

*   *   *

I giorni seguenti passarono relativamente tranquilli – se così si potevano definire. Tra compiti e allenamenti, Rose non sapeva più da che parte girarsi. Alice, al contrario, pareva vivere in una specie di bolla che la riparava da ogni possibile causa di malumore e girava per i corridoi con un sorriso stampato in faccia. Rose era a conoscenza del motivo; la neve si era insediata in modo permanente nel paesaggio scozzese che circondava il castello, e la neve voleva dire solo una cosa: l’avvicinarsi del periodo natalizio. E Alice adorava il Natale tanto quanto lei amava Halloween.

«Che bello il venerdì pomeriggio!» esclamò senza motivo, appena uscita dall’aula di Incantesimi.

Rose fece un sorrisino impacciato a un gruppo di piccoli Serpeverde che le osservava sconcertato. «Potresti smetterla di metterci in imbarazzo?»

«Oh, Rosie, su con la vita… non vedi?» riprese Alice. Si avvicinò alla finestra più vicina e puntò l’indice sul vetro, come se stesse indicando qualcosa di sensazionale. «Neve! Neve ovunque! Non è magnifico?»

«Te l’avevo detto che le si è completamente fuso il cervello» s’intromise Samantha. Isabel le lanciò un’occhiata di avvertimento. «Che c’è? È vero! Insomma, guardala». Alice continuava a osservare i fiocchi di neve dalla finestra, il respiro che si condensava in una patina opaca sul vetro.

«In effetti…»

«Ragazze, devo andare. Tra cinque minuti ho lezione di Antiche Rune» disse Rose, e non lasciò nemmeno il tempo alle amiche di rispondere che era già a metà del corridoio che l’avrebbe portata al quinto piano. Arrivò in classe al preciso scoccare dell’ora e si catapultò al suo solito banco in seconda fila, vicino a Celia Marshal di Corvonero.

«Rose» la salutò cordialmente quest’ultima.

«Celia» rispose Rose, gettando la borsa zeppa di libri sul banco, «mi chiedo sempre come fai ad arrivare prima della sottoscritta, nonostante abbiamo appena avuto Incantesimi entrambe».

«Magari il fatto di non stare a chiacchierare con le mie amiche e di non dover svegliare Alice dai suoi sonnellini fuori orario aiuta, non credi?»

Rose annuì distrattamente e tirò fuori il libro di testo, proprio quando la Nerivir comparve dalla porta che conduceva al suo ufficio. I capelli erano legati in uno dei tipici foulard che usava indossare, quella mattina di un vibrante porpora.

«Bene… ci siamo già tutti? Ottimo…» borbottò, fermandosi in piedi dietro la cattedra. Rose avvertì lo sguardo della professoressa indugiare qualche secondo in più su di lei. «Molto bene, oggi riprenderemo il discorso sui campi d’attivazione per i rituali runici…»

Rose tentò di rimanere concentrata, ci provò davvero, ma la mente continuava a vagare sull’argomento che più l’aveva tormentata in quei giorni: James e l’appuntamento. Ciò che aveva detto Millie l’aveva portata a riflettere sul da farsi insieme alle amiche. Samantha sosteneva che fosse meglio non interferire con il destino, permettendogli di seguire il suo corso. Isabel, da persona pacifica e insofferente ai litigi qual era, era convinta del contrario; aveva proposto di persuadere James dal compiere il suo intento.

«…il Cerchio di Mvak è quindi utilizzato per i rituali più complessi, ed è costituito da due circonferenze concentriche, una più piccola dell’altra…»

Alice era stata la più titubante. Non aveva dato un’opinione precisa, ma Rose era certa che ricordasse fin troppo bene il pasticcio che avevano combinato l’ultima volta in cui si erano intromesse nella vita sentimentale di James.

«…nell’area più esterna della circonferenza minore e, corrispettivamente, nell’area interna alla circonferenza maggiore, vi sono raffigurate tutte le rune dell’alfabeto in un ordine ben preciso…»

In quanto a lei, Rose desiderava solo evitare altre incomprensioni che avrebbero aumentato la competizione tra i Grifondoro e i Serpeverde. Con la partita a qualche settimana di distanza, gli animi erano bollenti e ogni motivo era buono per aggiungere zizzania tra le due Case.

«… qualcuno ricorda in quali occasioni questi specifici rituali vengono impiegati maggiormente?»

Su una cosa erano però d’accordo tutte e quattro le Grifondoro: evitare di dire a James la probabile reazione che avrebbe dimostrato Nott. Rose rabbrividì al solo pensiero. Se suo cugino lo avesse saputo, tutti i loro tentativi di mantere calma e ordine sarebbero risultati vani.

«…Weasley? Rose… Rose, ci sei?»

Una mano le scosse delicatamente il braccio. Rose girò di scatto la testa, trovandosi davanti i sottili occhi scurissimi di Celia. La Nerivir si ergeva a pochi passi di distanza in tutta la sua considerevole altezza, il lungo vestito abbinato al foulard che toccava terra.

«Rose, hai sentito la domanda che ho fatto? Non eri attenta?»

«No!» esclamò Rose nel panico. «No, ero attenta! Attentissima!»

«Allora, la risposta?»

Rose si guardò intorno; Celia teneva le labbra serrate e fissava ostinatamente il banco. Il resto della classe la imitava. «Ecco…» mormorò allora, sconfitta, «non… non la so».

La Nerivir aggrottò le sopracciglia in un gesto di sorpresa. Con un’ultima occhiata perplessa e indagatrice tornò alla cattedra, il passo misurato e la lunga veste che frusciava, una visione del tutto opposta rispetto all’insegnante entusiasta e carismatica che di solito animava l’aula. Rose tenne lo sguardo fisso sul banco per il resto della lezione. Non si ricordava una volta in cui non aveva saputo dare la risposta a una domanda di Antiche Rune. Quella era la sua materia. Nella classe era lei il talento raro, la studentessa con la predisposizione più evidente, l’orgoglio della professoressa. Al termine dell’ora si alzò velocemente e seguì i compagni fuori dall’aula, quando una voce accondiscendente la fermò.

«Rose, possiamo scambiare due parole?»

La Nerivir era seduta alla cattedra a esaminare distrattamente delle pergamene in cui si distinguevano le calligrafie più disparate. Probabilmente temi di altri studenti. Rose osservò rapida i dintorni, constatando di essere l’unica persona rimasta. Raggiunse titubante la professoressa e si sedette di fronte a lei, sulla sedia che quest’ultima aveva appena appellato.

«Hai un’altra lezione, per caso? Allenamenti?»

«No, niente».

«Ottimo, ottimo…» rispose cordiale la Nerivir. «Gradisci un tè? Una tisana?»

«Oh, non si preoccupi, io-»

Ma la professoressa aveva già agitato la bacchetta, e in un baleno la porta del suo ufficio si aprì. Arrivarono fluttuando due tazzine di ceramica dal bordo decorato, una teiera abbinata da cui fuoriusciva un vapore invitante, una scatola zeppa di infusi e un vassoio a piani colmo di biscotti e dolcetti. Rose si stupì, come ogni volta in cui la Nerivir usava la magia. Era un’abilissima strega, e l’unica azione per cui non adoperava la bacchetta era, sorprendentemente, la sistemazione degli amati libri sugli scaffali. Rose le aveva chiesto il motivo, una volta, e la professoressa le aveva risposto che i libri costituivano un bene troppo prezioso per essere trattato in modo ordinario.

«Serviti pure, niente complimenti. Gli infusi per le tisane li preparo io, ma credo di avertelo già detto, vero? I biscotti provengono invece dalle Cucine, un piccolo regalo degli Elfi Domestici. Ci sono gli shortbread, i biscotti al cioccolato e al limone, degli scones, alcuni muffin al lampone, anche se non mi sembrano appena fatti…» disse la Nerivir, e a conferma di ciò scelse un muffin, lo annusò e poi lo addentò con un’alzata di spalle.

Rose si scrocchiò le dita a disagio. La professoressa la osservava speranzosa, così decise di prendere uno shortbread. Il biscotto era così friabile che parecchie briciole le finirono sulla divisa, ma il sapore pieno e deciso del burro la trasportò per un istante alla Tana e ai dolci preparati sapientemente da sua nonna Molly.

«Bene, sono sicura che ti stia chiedendo il motivo per cui sei qui in questo momento» riprese la Nerivir pratica. Dopo l’ennesimo movimento di bacchetta, la teiera si librò di nuovo in aria e versò l’acqua bollente nelle due tazzine, dove due infusi vi si tuffarono con qualche schizzo.

«In effetti sì» rispose Rose, anche se un sospetto ce l’aveva.

«Be’, si dà il caso che qualche giorno fa» continuò la Nerivir, le punte delle dita congiunte davanti al mento. «Ah, non so come dirtelo in maniera delicata. Qualche giorno fa ho visto una certa chioma rossa riportare qui uno specifico libro per poi fiondarsi fuori come una furia. La scena ti suona familiare?»

Rose aprì la bocca sbalordita. «Ma l’aula… era vuota… io…lei…»

«Stavo uscendo dal mio ufficio quando ti ho vista andare via, ma avevo udito perfettamente il rumore di qualcosa che veniva sbattuto sulla cattedra».

«Mi dispiace. Non volevo, davvero».

«Lo so. Ma non ho potuto fare a meno di notare che negli ultimi tempi hai dimostrato un comportamento, diciamo… inusuale. Ci tenevo quindi a chiedertelo. Stai bene, Rose?»

«Sì».

La Nerivir sospirò. «Voglio che tu sappia» continuò, «che puoi fidarti di me. Se hai qualcosa da dire, se hai bisogno di qualcuno con cui parlare oltre ai tuoi amici, io ci sono. Puoi fidarti di me. Non so cosa possa essere successo, magari hai litigato con qualcuno, hai preso un brutto voto… non ne ho idea. Ma puoi sfogarti con me. Puoi sfogarti, e stai pur certa che non ti giudicherò».

Rose mantenne lo sguardo fisso su un biscotto al limone sperando che la conversazione terminasse al più presto, ma a quanto pareva la professoressa non era disposta a lasciar correre così facilmente.

«È successo qualcosa? Magari agli allenamenti? Oppure le ricerche sulle rune non sono andate come previsto?»

«No! Le ricerche sono andate… bene!»

La Nerivir si esibì in un sorriso sincero. «Davvero? Che hai scoperto di interessante?»

«Niente… solo… cose senza importanza» borbottò Rose, passandosi una mano dietro al collo.

«Strano. L’entusiasmo che avevi dimostrato quando ti avevo prestato il libro suggeriva il contrario».

Rose avvertiva il disagio crescere dentro allo stomaco come un germoglio particolarmente ostinato di Tentacula Velenosa. Doveva trovare il modo di andarsene da lì. Si fidava della Nerivir, ma non fino a raccontarle i suoi fatti personali. E soprattutto non ora che la conversazione si stava inoltrando in un argomento pericoloso.

«Senta, mi sono appena accorta di avere un impegno improrogabile. Allenamenti extra. Mi è appena venuto in mente. Se arrivo in ritardo James… il mio Capitano mi fa fuori. Lei capirà che…»

«Certamente» acconsentì la Nerivir, le sopracciglia corrugate. «Certo, puoi andare».

Rose annuì, si alzò dalla sedia e si trattenne dal fiondarsi fuori dalla porta come aveva fatto qualche giorno prima. Uscì a passo misurato, lasciandosi indietro la professoressa, la tisana, i biscotti e mille altre domande.







 

Angolo autrice
Salve a tutti! Sono tornata dopo un mese ma, vista la fine della scuola (se posso definire la didattica a distanza come scuola), potrò dedicarmi per più tempo alla storia.
Alcuni punti da chiarire:
-Lo so che molti mi odieranno per aver fatto detestare a Rose “Tutti insieme appassionatamente”, quindi mi scuso pubblicamente. Sapete quando un headcanon stupido vi entra nella testa, ma poi non ne potete più fare a meno? Ecco, questo è quello che mi è successo: ho dovuto per forza far odiare a Rose quel film, perché ormai nella mia testa Rose odia quel film. Non so se mi spiego. (Sono sicura che Rose sappia cosa sia un film, con Hermione come madre).
-Ormai avrete capito che adoro scrivere di cibo. Come avevo fatto nel capitolo di Halloween, ho cercato anche qui di inserire qualcosa di tipicamente inglese.
Shortbread: biscotto tipico scozzese, tradizionalmente preparato con una parte di zucchero, due di burro e tre di farina, con l'eventuale aggiunta di altri ingredienti. Il nome shortbread si riferisce alla sua particolare friabilità ("short" è un termine in disuso per friabile).
Scone: prodotto alimentare da forno. Storicamente specialità gastronomica scozzese, è simile per lievitazione alla pasta brioche, ma meno dolce. Generalmente accompagnano il tè ma non solo, e possono essere serviti in una varietà di modi differenti con la clotted cream e confettura, con il miele o con il lemon curd.
Detto questo, ci vediamo alla prossima!
ChiarainWonderland

   
 
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