24/06/2020
1 recensioniPersonaggio: Ariana Silente
Denti da latte
Il pavimento era duro sotto il suo corpo, i denti un fastidio contro la carne morbida della guancia: denti da latte, piccoli e piatti. Denti di chi non ha mai morso la vita.
“Sta’ buona e non alzarti, hai picchiato la testa per bene stavolta”
La voce di suo fratello - un brontolio rauco, così caldo, così calmo - era l’unico suono in grado di ridestarla completamente.
Dalla sua visuale obliqua lo vedeva inquadrato nella cornice della porta, storto come il sorriso che rivolgeva a lei, come quello che lei si sforzava di regalargli a sua volta, la guancia schiacciata contro i denti.
“Non mi fa male”
Erano diventati due bravi bugiardi.
Pena e timore nascosti dietro le labbra stirate, seppelliti in una ruga precoce sotto gli occhi.
Aberforth la rassicurava in continuazione - vedrai che migliorerai, prima o poi passerà tutto - ma erano entrambi coscienti che non c’era nulla di vero in quelle parole.
Sapevano bene che non sarebbe mai potuta uscire di casa, non avrebbe mai avuto degli amici, non avrebbe visto il mondo al di fuori delle mura che la proteggevano, che proteggevano gli altri da lei.
“Andiamo a dar da mangiare alle capre?”
Lei era distesa, lui in piedi, come era sempre stato: potevano tentare di avvicinarsi quanto volevano, sarebbero comunque rimasti due corpi, due vite, che tirano in direzioni diverse.
Ogni volta che si aaccostavano troppo, che pensavano di avercela fatta, uno strappo li riportava al loro posto - lei sul pavimento, lui nella cornice della porta.
La vita di Aberforth andava avanti, era giusto. La sua continuava a girare su stessa, a ripetersi, a non portarla da nessuna parte.
“Riesci a tirarti su?”
Certe vite sono come i denti da latte. Piccole, fragili, destinate a cadere presto, a lasciare spazio a chi è più forte di loro.
La mano di Aberforth era grande e solida sulla sua schiena - la sollevava con delicatezza, come se temesse di poterla rompere – il suo volto chiuso e duro come un brutto ricordo passato.
Vedere quell’ombra oscura negli occhi del fratello la intristiva. Allora sorrideva, tirava le labbra pallide fin quando la bocca sembrava occuparle tutto il viso, inghiottirle le guance e il dolore.
Un sorriso tutto denti.
“Così sembri una capra anche tu”
Non sapeva mai se fosse un rimprovero o una presa in giro, un solco di preoccupazione inciso sulla fronte.
Qualunque cosa fosse, lei amava sorridere, specialmente per lui; lo reputava l’atto più coraggioso al mondo, l’unico gesto di coraggio che le fosse dato compiere.
Un sorriso dolce e ingenuo, un sorriso di denti da latte.
Aberforth la fissava intensamente per minuti che sembravano eterni, poi si scioglieva anche lui in un’espressione di dolorosa dolcezza.
La familiarità dei reietti.
“Chissà se smetterai di sorridere così quando ti cadranno i denti e sarai tutta un buco”
Ariana rideva, la testa che vibrava contro il pavimento.
Non avrebbe mai smesso di sorridere per lui. Un sorriso di eterni denti da latte.