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Autore: Itachi95    15/07/2020    2 recensioni
Un ragazzo, segnato da una tragedia che gli ha lasciato una cicatrice indelebile, vive il presente carico di rabbia, odio e trepidazione per la vendetta che un giorno sa che compirà. La piccola e insignificante gilda in cui è entrato non è nient'altro che una copertura, un mezzo per raggiungere più velocemente il suo scopo. Ma un giorno un evento inaspettato sconvolge i suoi piani. I membri della gilda scomparsi sette anni prima riappaiono inaspettatamente. Riusciranno a eliminare l'odio e le tenebre dal cuore dell'ultimo arrivato e a mostrargli come dovrebbe essere veramente un membro di Fairy Tail? O saranno coinvolti nella sua vendetta e verranno travolti dalla sua furia.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mirajane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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EPILOGO
 
Il sacerdote terminò la sua preghiera e i due becchini iniziarono a calare la bara nella fossa.
«Mirajane Strauss avrebbe dovuto dire due parole per il defunto ma non se l’è sentita al suo posto quindi verrà il master della gilda, prego master Makarov».
«Laxus, portami lì a fianco, per piacere», il nipote fece quanto gli chiese il nonno. Spinse la sedia a rotelle finchè non fu a fianco della fossa, poi rivolse lo sguardo verso tutti i membri della gilda che lì si erano riuniti.
«Krono Darkstar aveva solo sedici anni, quando la sua vita cambio radicalmente, per sempre. Era poco più che un bambino, un ragazzino. Di fronte ai corpi dei suoi cari, davanti al suo villaggio che bruciava prese una decisione. Avrebbe dedicato la sua vita alla vendetta, e l’avrebbe portata a compimento a qualsiasi costo…».
Mirajane era ferma immobile ad osservare il master che parlava, ma la sua mente era altrove.
Ormai erano passati due giorni da quando Krono era morto.
Ricordò cosa era successo quel giorno.
Dopo la sua morte aveva pianto e pianto, davvero molto. A parte per la morte di sua sorella non aveva versato così tante lacrime, ma sua sorella, grazie a un miracolo era tornata. Krono non sarebbe più tornato. Dopo circa un’ora l’intera gilda era arrivata sull’isola, guidata da Elfman che era preoccupato per lei e da Natsu che una volta ripresosi non aveva voluto sentire ragioni e si era gettato su una barca noncurante della sua chinetosi. Molti avevano pianto. Riportarono il corpo in gilda e decisero che lo avrebbero seppellito con tutti gli onori dovuti non solo a un membro della gilda ma anche a colui che da solo aveva protetto l’umanità intera.
«Nonostante tutto Krono Darkstar era un mago di Fairy Tail! Avrà anche fatto molti errori, ma alla fine ha provato a redimersi! Ha protetto la gilda, ha protetto un suo compagno e poco conta il motivo per cui combattesse, che fosse per sé stesso o per altri. Quello che conta è ciò che ha fatto! Onoratelo!».
Tornò alla realtà e vide che il master aveva finito di parlare, tutti si alzarono e si avvicinarono alla fossa, ognuno prese una manciata di terra e la gettò sopra la bara.
Anche lei fece lo stesso.
Si guardò intorno, l’intera gilda era lì, anche chi non lo aveva conosciuto.
In diversi piansero, suo fratello, Lucy, Wendy, Juvia ma anche Macao e Wakaba. Ripensò alle parole che Krono gli aveva detto dopo essere uscito dalla gilda, chissà cosa avrebbe pensato del suo funerale.
“Ti saresti aspettato tutta questa gente, qui a ricordarti e onorarti? Forse nonostante tutto eri riuscito a farti voler bene”.
Man mano che le persone gettavano la terra nella fossa se ne andavano, prendendo il sentiero per tornare verso Magnolia, ma lei no.
Stette lì fino alla fine, osservò i due becchini buttare la terra con le pale fino a riempire la fossa e i suoi compagni portare via le varie sedie.
Non seppe quanto tempo ci volle, lei continuava a fissare la lapide, ogni tanto buttava lo sguardo sulla schiera di alberi che si estendeva dietro e chiudeva gli occhi per godersi la brezza che soffiava dal profondo della foresta. 
Si accorse improvvisamente di essere sola.
«Mira-nee!».
«Sorella».
Si voltò e vide i suoi fratelli avvicinarsi.
«È tardi, torniamo a casa», la esortò Lisanna.
Guardò il cielo e vide che il sole aveva iniziato a tramontare.
«Vi chiedo scusa avevo completamente perso la cognizione del tempo», gli disse con un sorriso forzato.
I due si guardarono.
«Se vuoi rimanere qui un altro po’ fa pure, il problema è che ci vorrà qualche minuto per tornare a casa. Se l’avessimo seppellito nel cimitero della cattedrale non sarebbe stato meglio?», le chiese Elfman.
«Eppure, tu ti sei impuntata e hai voluto che venisse seppellito qui, ai confini della città, in prossimità del bosco. Come mai?», intervenne Lisanna.
Mira si guardò intorno, più in là scorse l’edificio che era stato la sede di Fairy Tail per gli anni in cui loro erano scomparsi sull’isola Tenru. Ormai era fatiscente.
Si voltò e fissò la lapide.
«Sono convinta che lui avrebbe preferito così. Piuttosto che starsene in un cimitero circondato da altri cadaveri avrebbe voluto starsene sotto un bell’albero, in mezzo alla natura senza nessuno intono. Alla fine, rimaneva un tipo solitario, che preferiva starsene per conto proprio in pace e in tranquillità».
Elfman si fermò un attimo a pensarci su.
«Si, effettivamente mi sembra da lui. Quello che proprio non capisco è perché abbia voluto andarsene. Ci hai detto che al termine della battaglia, se fosse sopravvissuto, sarebbe partito, abbandonando la gilda senza fare più ritorno. Nonostante tutti i discorsi che gli hai fatto, sul nostro legame tra compagni e sullo spirito di Fairy Tail alla fine ha comunque scelto il cammino della solitudine».
«Ha semplicemente deciso di rimanere coerente con lo stile di vita che si era scelto fino alla fine. Lui non era come noi, era diverso e non abbiamo alcun diritto di giudicarlo per questo».
Elfman si grattò lo zigomo con un dito, perplesso.
«Mm… forse hai ragione», fece qualche passo in avanti e si abbassò per vedere meglio la scritta sulla lapide.
«Però devi spiegarmi perché hai voluto mettere sulla lapide… ehm, questa scritta».
«Si chiama epitaffio, fratellone», gli suggerì Lisanna.
«Sì infatti. Conoscendo Krono non sarebbe stato meglio qualcosa di più arrogante e anche altisonante, per esempio: “il più forte devil slayer”, “vi ho salvati tutti”, o “sono il migliore”».
«Tu non lo hai visto nei suoi ultimi istanti di vita. Per tutta la sua vita non è mai riuscito a perdonarsi la distruzione del suo villaggio, almeno non completamente. Per lui quello era un peccato, una colpa indelebile che doveva essere espiata. Non era riuscito a proteggere quello a cui teneva quando doveva farlo. Quando ha lasciato la gilda, mi ha detto che avrebbe voluto ritrovare la pace che aveva perduto e non ci sarebbe riuscito finchè l’essere che l’aveva condannato a quella vita non sarebbe morto».
Si fermò un istante come se stesse rielaborando delle informazioni.
«A ripensarci adesso credo che, nel suo profondo, sapesse fin dall’inizio che sarebbe finita così, alla fine Helel si è rivelato essere più forte e lui l’aveva capito, il motivo per cui ci ha detto che sarebbe riuscito a batterlo è stato solo per tranquillizzarci».
Sospirò.
«Comunque, io sono convinta che alla fine a lui stesse bene così. Io l’ho visto. Era sereno e felice», sorrise, «sembrava quasi un bambino, ecco perché non posso essere più triste, lui hai ottenuto quello che per anni aveva cercato, la vendetta, e così ha ritrovato la pace».
«Lo penso anch’io, anche nella morte sorrideva, così come non l’ho mai visto sorridere prima», disse Lisanna.
Stettero qualche secondo in silenzio, poi fu Elfman a romperlo.
«Mira, torniamo a casa».
«D’accordo».
I suoi fratelli si voltarono e si incamminarono.
Lei lesse un’ultima volta l’epitaffio che lei stessa aveva voluto far scrivere sulla lapide. «Grazie Krono», si voltò per raggiungere i suoi fratelli.
Ma mentre si voltava, nella mente le balenò una frase che Krono le aveva detto prima di uscire dalla gilda per sempre. 
“Avremmo fatto faville”.
Si fermò un attimo e si accorse che stava provando rimpianto per qualcosa che non avrebbe mai conosciuto.
Appena se ne rese conto sentì il viso andarle a fuoco.
Si portò le mani sulle guance e abbassò lo sguardo per l’imbarazzo.
“Ma cosa vado a pensare? Non è da me fare ragionamenti del genere”.
Si girò un’ultima volta per guardare la lapide.
“A quanto pare è proprio vero, sei riuscito a cambiarmi un poco anche tu, dopotutto”.
«Andiamo sorellona!», la chiamò Lisanna.
«Arrivo!», rispose sorridente, mentre una foglia si staccava da un ramo e cadeva, passando davanti alla lapide e posandovisi davanti.
 
 
 
QUI GIACE KRONO DARKSTAR
X769 – X793
 

“Dopo tanta dannazione, ora qui finalmente in pace riposi”
 
 
FINE


Note dell’autore
Beh, non ho più molto da aggiungere. La storia è finita (ahah, finalmente ho messo la spunta su completa!!), l’unica cosa che posso fare è ringraziare tutti i lettori silenziosi. Non avendo pubblicato altre storie oltre a questa non saprei dire se il numero di visualizzazioni sia alto o basso e suppongo che alcuni avranno aperto lo stesso capitolo più di una volta (specialmente il primo), comunque è un numero di cui sono soddisfatto.
Bene, grazie ancora, specialmente a chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite e anche a chi ha recensito.
Itachi chiude.
 

 
 
 
   
 
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