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Autore: yewfrost_p    05/08/2020    1 recensioni
Ultimo anno di scuola. I M.A.G.O. che incombono, matrimoni combinati che si organizzano, amori che sbocciano... cosa succede nel 1972, quando due occhi si reincontrano per la prima volta dopo anni passati ad ignorarsi?
Cosa succederebbe se, improvvisamente, Lucius Malfoy si accorgesse che lei non era più la ragazzina di un tempo, ma che ora era una donna?
Cosa succederebbe se, improvvisamente, Narcissa Black si accorgesse che lo stomaco trema e il cuore scalpita al solo sentire il nome di lui, ormai un uomo?
***
Vi siete mai chiesti come sono andate le cose tra i coniugi Malfoy, prima di sposarsi avere un figlio? Be'... io si, e questo ne è il risultato.
Spero vi piaccia!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Come è potuto accadere che le loro labbra si sono riunite? Come può accadere che gli uccelli cantano, che la neve si scioglie, che la rosa si apre, che il giorno albeggia dietro le forme rigide degli alberi sulla sommità fremente della collina? Un bacio, e tutto è stato detto.

Victor Hugo

 

8

Passeggiavano lungo il giardino di Villa Graham, nei sentierini tra le aiuole che le avrebbero condotte alla grande fontana, protagonista assoluta di quel giardino. Il poco caldo sole di fine dicembre carezzava la loro pelle rendendola più rosa del solito, in quel colorito sano che ad Adele tanto piaceva sfoggiare. I loro mantelli che le coprivano, e appesantivano, e i piedi infagottati in morbidi stivali. 

«E così alla fine ti ha promesso che ti avrebbe sposato...» concluse la sua migliore amica, ricapitolando l'intera conversazione. 

Narcissa non aveva ancora deciso se perdonarla o meno per la trappola in cui l'aveva fatta precipitare, ma le era comunque grata per la pazienza che stava dimostrando nell'ascoltare quella storia. 

«Poi mi ha baciato di nuovo e mi ha detto che ero bellissima» aggiunse la ragazza, con un sorriso sognante. Non riusciva proprio a togliersi dalla testa quella conversazione e, ogni volta che ci ripensava, un sorrisino soddisfatto e dolcissimo le increspava le labbra. 

«Ed è stato diverso rispetto a quello che ti hanno detto tutti gli altri perché...» 
«Insomma, Ade, è Lucius! Mi ha detto che mi trova bellissima e...» 
«Aspetta un attimo. Credo di aver perso un passaggio» mormorò la ragazza, perplessa. «Se è così intenzionato a sposarti, cosa assurda dopo tre mesi ma va bene, perché non fa la proposta alla tua famiglia?» domandò Adele, fermandosi. 
Narcissa sospirò, «Ti prego non prendermi per pazza» borbottò, decisa a raccontare dei suoi sospetti. 
«Mai» 
«Bene. Poco prima del ballo è arrivata una nuova proposta. I miei genitori non hanno voluto assolutamente dirmi di chi si trattava e che, chiunque fosse, non mi meritava. Io credo che sia...» 
«Lucius» 
«Esatto. Non capisco, però, perché mia madre dice che lui non mi merita quando, nel momento in cui ho proposto il suo nome, lei è scoppiata a ridere dicendo che ero io quella che non era all'altezza del suo nome». 

Adele rifletté sulle parole dell'amica e la risposta le arrivò più chiara di qualsiasi altra cosa. «Probabilmente sarò cattiva ma... Abraxas Malfoy è molto malato, il figlio è molto giovane e la moglie non dovrebbe essere particolarmente avvezza a queste cose... io credo, Sissy, che tua madre sia preoccupata nel darti in sposa a lui perché si aspetta il loro tracollo. Nessuna madre darebbe la propria figlia in sposa a un uomo che porta il nome di una famiglia allo sfacelo» ipotizzò, buttandola lì come una cosa da nulla. 

Narcissa ammise di non averci pensato anche se, in quelle poche lettere che aveva scambiato con Lucius, sentiva la sua agitazione. «Sua madre non permetterebbe mai ai Malfoy di tracollare» borbottò, incredula. 
Adele annuì, «Questo lo sappiamo io e te perché lui ti ha parlato di sua madre. Ma pensala visto da fuori: il capofamiglia muore, una vedova e un figlio di diciassette anni che ancora deve finire la scuola... un patrimonio come il loro può essere difficile da mantenere e lui non è mai stato così... attivo nella vita sociale. Capisco le preoccupazioni di tua madre » 
«Ma se tutto ciò che vuole è che mi sposi con un purosangue dov'è il problema?» 
«Il problema, Sissy, è che non si deve trattare di un purosangue qualsiasi. Merlino, sembra stiamo parlando di stalloni e non di persone» si lamentò Adele. 

L'esempio calzava a pennello: erano appena arrivate alla scuderia, pronte a sellare due cavalli. 

«Ehilà, Filibustiere, come stai?» Adele si era avvicinata ad un cavallo dal manto nero e la criniera bionda, il suo cavallo. 
Narcissa prese quello dal manto marrone e la criniera nera, un meraviglioso esempio di mezzosangue ben studiato. «Ti sono mancata, Carbone?» Carezzò con delicatezza i crini, preparandosi a sellarlo. 
«Dobbiamo perseverare la razza pura, Ade. Come puoi non capirlo?» 
Adele le lanciò un'occhiata, «Come si vede che non leggi storia babbana» 
«Perchè?» 
«Perchè quando si inizia a parlare di razze, non va mai a finire bene». 

Narcissa non commentò e si limitarono, in silenzio, a posizionare le selle sul dorso. Quando entrambi i cavalli furono a posto, le due donzelle si issarono e diedero dei piccoli colpetti. 

«Dove andiamo?» domandò Narcissa, guidando il suo per l'uscita. 
Adele rise e partì al galoppo, «Dove ci porta il cuore!». La sua migliore amica non poté fare altro che seguirla.

***

I nuvoloni gravidi di pioggia facevano da perfetto sfondo alla desolazione che scorreva come veleno nei corridoi di Villa Malfoy. I ritratti erano silenziosi, mesti, consci del delicato momento al quale assistevano. Di elfi domestici neanche l'ombra, ospiti non ce n'erano, le tende erano tutte tirate. Quella stanza assomigliava ad un campo di guerra, per la quantità di bende, erbe e medicinali che decoravano il comodino. 

I babbani lo chiavano tumore, quella malattia che ti prosciugava piano piano e senza sosta, fin quando non eri troppo debole persino per mantenerti in vita. 

Lucius stava parlando con l'uomo, esausto, quando un eccesso di tosse lo aveva costretto ad allontanarsi per lasciarlo riposare. L'annuncio era arrivato solo pochi minuti dopo: Abraxas Malfoy era morto, nella piovosa e fredda giornata che era il 30 Dicembre. 

Il peso di quella sconcertante rivelazione si era scaricato tutto sulle spalle del giovane che, improvvisamente, sentiva su di se l'incombenza dell'intero mondo, come se fosse stato davvero costretto a mantenerlo sulle sue spalle. Forse, rifletté, era davvero così. 

L'urlo disumano e carico di dolore di sua madre aveva lacerato il silenzio della Villa come un coltello faceva con un brandello di stoffa, come le sue unghie nella carne. Ben presto c'erano state tutta una serie di incombenze da sbrigare: il funerale, le improvvise scartoffie, la lettera per Hogwarts... si era più volte ritrovato a sognare un appoggio su cui fare affidamento, la roccia sul quale aggrapparsi, il salvagente che gli avrebbe impedito di affondare. 

Ma lei era distante, nella sua casa, senza neanche sapere il disperato bisogno che lui sentiva di nutrire per lei. Lucius andò nello studio della casa, l'unica stanza da sempre riservata solo ed esclusivamente al padre famiglia, l'unico che, con un solo tocco, sarebbe riuscito a entrare. 

Appoggiò la mano, timoroso, sulla maniglia. La abbassò, con lentezza, sentendola morbida sotto il suo tocco. Spinse leggermente, i cardini cigolarono; la porta si aprì. La sensazione di essere colpito da un pugno sullo stomaco gli mozzò il fiato in gola. 

Suo padre era davvero morto. 

Entrò con particolare reverenza in quella stanza che sembrava un perfetto connubio tra un rifugio, uno studio e una biblioteca, e si recò alla scrivania. Si sedette sulla poltrona, comoda e perfettamente imbottita, una serie di carte che lo fissavano quasi a farsi beffe di lui. 

Suo padre era morto. 

Il grande, perfetto, efficientissimo Abraxas Malfoy aveva ceduto al tumore. Di nuovo, la sensazione di una lama piantata nel suo petto lo fece sussultare. Un urlo di frustrazione, dolore e tristezza gli proruppe dalla bocca, i pugni che si schiantavano sulla scrivania. 

Fu allora che ci fece caso. Su una busta dal colore leggermente giallino, come se fosse stata scritta qualche tempo prima, capeggiava in bella vista il suo nome. Con curiosità e un po' di timore, la prese tra le mani.

A mio figlio, Lucius Abraxas Malfoy.

Dispiegò con gentilezza la pergamena, cercando di fare mentalmente ordine tra la calligrafia perfetta ed elegante di suo padre.

Se stai leggendo questa lettera, figliolo, è probabile che io sia già da qualche parte e tu sia riuscito a mettere piede nello studio che, ora, ti appartiene di diritto. Sei l'ultimo discendente della nobile e potente casa Malfoy rendi onore al nostro cognome. Non avrò dubbi sul fatto che, non appena avrai l'età per entrare nel vero mondo magico, renderai orgoglioso e fiero il tuo vecchio. Sono sempre stato avido di parole e mai come ora vorrei aver speso qualche frase in più per la tua istruzione, per quella brava donna che è tua madre. Spero per te, figliolo, che riesca a trovare qualcuno ciò che Katherine ha rappresentato per me. Quando la troverai, tientela stretta. Accanto ad ogni potente uomo Malfoy c'è stata una capace e sapiente consorte. Credimi, ne avrai bisogno. 
Ma ora passiamo a questioni pratiche: l'intera gestione del patrimonio sarà nelle mani di tua madre, fin quando tu non avrai concluso gli studi. Ho fatto in modo che nessun altro possa metterci mano e il nostro futuro dipende solo dalle tue capacità. Sii saggio, sii sapiente, sii felice.
Tuo, Abraxas. 

Lucius non poté che ghignare alle parole di suo padre: ovviamente aveva previsto tutto e, ora, l'intero patrimonio era nelle mani di sua madre. Inoltre, cosa alquanto strana, lo incitava forse a trovare l'amore della sua vita? La donna capace di fare tremare il suo mondo... 

«Padroncino Malfoy...» Un elfo domestico, dai grandi occhi verdi e una cenciosa federa addosso, lo distrasse. 
«Dobby» rispose lui, riponendo la lettera. 
«Avete ospiti, signore» disse l'elfo, timoroso. 
«Chi è?» 
«Oh... il padroncino sarà felice di vederla! Dobby l'ha fatta salire, padroncino. Lei è qui fuori». 

Immediatamente dopo aver udito quelle parole, il ragazzo scattò verso la porta e la aprì con uno slancio. «Narcissa!» mormorò andandole incontro, attirandola a se in un lungo e potente abbraccio. Aveva i capelli tirati su in una coda spettinata, i guanti non coordinati con le scarpe, il mantello slacciato e i pantaloni tipici di chi andava a cavallo. Sentì le sue piccole braccia circondarlo e stringerlo. 
«Sono venuta appena ho saputo...» mormorò contro il suo collo, facendolo tremare. 
«Oh... Narcissa» ripeté lui, incapace di fare qualsiasi cosa che non fosse stringerla e crollare nel suo abbraccio.

***

Druella Black fissava con evidente astio la lettera che aveva ricevuto solo qualche giorno prima, una copia di quella che aveva bruciato nelle fiamme la settimana precedente. «Come... osa» mormorò, furiosa, continuando a tenere gli occhi fissi sulla calligrafia elegante ed ordinata di Katherine Malfoy. «Cygnus!» urlò, avanzando sopra gli scalini e diretta nello studiolo dove in genere il marito si ritirava per portare avanti i suoi affari. «CYGNUS!» ripeté, questa volta bussando in modo più che entusiasta sulla porta di legno. 
«Sono qui, Druella. Entra pure» le rispose il marito, con voce tranquilla e conciliante. Non si era fatto minimamente prendere da quel panico che, invece, permeava la voce della donna. «Cosa succede, mia cara?» domandò l'uomo, non alzando quasi lo sguardo da quelle scartoffie. 

«Ecco cosa succede» la lettera fu scagliata con foga sulla scrivania, proprio sotto i suoi occhi. 

Lui la prese, perplesso, e un velo di comprensione scese sulla sua figura quando capì di cosa si trattasse. «Siediti, mia cara» le ordinò, rileggendo attentamente la lettera. 

Druella si agitava, perplessa. Picchiettava le unghie sullo schienale della poltrona nel quale si sarebbe dovuta sedere, andava avanti e indietro, si toccava la treccia che le ricadeva sulle spalle... «Non è ridicolo? Di nuovo!» disse la donna, gesticolando vistosamente. 
«Io ritengo opportuno, mia cara, valutare questa ipotesi» 
«MAI!» 
«Ma Druella... sarebbe un'occasione come non capitano da tempo! Pensa al prestigio e ai-» 
«A tua figlia non pensi, Cygnus?» 
«Certo che ci penso e trovo-» 
«No che non ci pensi! Se credono che lascerò la mia bambina nelle grinfie di quella famiglia, si sbagliano di grosso!» Vistose lacrime avevano iniziato ad accumularsi negli occhi di Druella. 
«Mia cara, la famiglia Malfoy è una delle più importanti linee purosangue del mondo magico, non credi che facendo sposare i due ragazzi otterremo più prestigio?» 
«E LA TUA BAMBINA? Lo sai cosa si dice di Abraxas, Cygnus? Lo sai?» 

L'uomo scosse il capo, perplesso. Cosa mai si poteva dire nei pettegolezzi delle donne al punto da provocare un simile timore per un matrimonio? Capiva, ovviamente, che la proposta non poteva arrivare da loro. Insomma, la loro adorata figlia di certo non spiccava per intelligenza e altre doti che sicuramente sarebbero piaciute ai Malfoy ma... se quella proposta veniva proprio da loro? A quanto ne sapeva dai propri contatti, Narcissa era l'unica al quale il giovane dai capelli biondi avesse fatto la proposta. 

«Si dice che sia morto a causa dei suoi studi malsani sulle Arti Oscure! Si dice che che sia stato consumato dalla sua sete di potere e...» 
«Non dire sciocchezze, Druella. Anche la figlia dei Graham è un'appassionata di Arti Oscure da che abbiamo memoria ed è ancora qui tra noi» 
«Certo, ma lei non ha avuto modo di applicare i suoi studi, Cygus! Ma andiamo, davvero non hai sentito nulla? Ormai quella famiglia è maledetta!» 
L'uomo, ancora una volta, scosse il capo. «Io credo che dovresti imparare a distinguere pettegolezzo da realtà, Druella. Un uomo influente come Abraxas non avrebbe avuto motivo di ricorrere alle Arti Oscure...». 

La donna finì di torturarsi le mani e, con un sospiro, si sedette. Improvvisamente stanca, si lasciò andare contro lo schienale della sedia. La sua piccola e adorata Narcissa... poteva solo immaginare a quali atrocità l'avrebbero sottoposta una volta che il matrimonio sarebbe stato celebrato. Non bastava che sua figlia, Bellatrix, sembrava un'invasata di potere e che la sua secondogenita li avesse lasciati come cacca di pipistrello, ora anche la sua ultima figlia doveva subire un destino orribile. Cygnus si alzò e le andò dietro, per poi appoggiare le mani sulle sue spalle. Anche loro, con il corso del tempo, avevano imparato ad amarsi. 

«Io credo, Druella, che dovremmo parlarne con Narcissa. E' della sua vita che si tratta e lei ha il diritto di scegliere» commentò l'uomo, massaggiando appena la zona nel quale aveva le mani. 
«Tu speri che lo sposi, non è così?» 
«Si, mia cara. Sarebbe un passo importantissimo per tutti noi». 

Druella si alzò, furente. Prese la lettera dalla scrivania e la portò al petto, gli occhi colmi di rabbia. «Ricorda queste parole, Cygnus. Nostra figlia non sposerà mai, e dico MAI, Lucius Malfoy». 

Druella uscì dalla stanza come se stesse scappando dal diavolo in persona, scese all'ingresso e agguantò il mantello. Aprì l'immenso portone e se ne andò. Appena fuori, con il classico CRAC, si smaterializzò.

L'ingresso di Villa Graham assomigliava così tanto a quello di Villa Malfoy da farla tremare. Perché l'ultimogenita della famiglia non poteva essere un maschio, così da risolvere tutti i loro problemi? E invece no, una femmina. 

«Chi è là?» domandò la siepe, sbirciando dal suo volto. 
«Druella Black. Sono in visita a Tatiana Graham» esplicò. 

Il viso annuì e con un movimento dei rametti fece aprire il cancello. La donna percorse il lungo vialetto che la portò dritta al portone principale, dove l'aspettava la padrona di casa. 
«Qual buon vento, Druella. Cosa ti porta qui?» 
«Dov'è mia figlia, Tatiana?» 
La donna aggrottò le sopracciglia, colta di sorpresa dal tono frettoloso dell'amica. «Narcissa e Adele sono andate a cavalcare. Ti prego, entra per un te'. Le ragazze saranno di ritorno a breve». Druella annuì e, con condiscenda, si fece accompagnare dentro.

 

***

«Non trovi assurdo, Filubustiere, quello che sta succedendo? Ho incontrato l'uomo più bello della mia vita e non ho un'idea di cosa ne faccia della sua. Non so niente di lui, solo il nome. Non lo vedrò mai più» stava dicendo Adele al suo cavallo, perfettamente consapevole che lui non avrebbe potuto rispondere. 
Piuttosto, nitrì. 
«Lo so, lo so. E' pazzesco» Adele sospirò, «Le gioie tutte a qualcun altro». 

Continuò ad accarezzarne il manto setoso e lucente in gesti distratti. «Secondo te è vero che il padre di Lucius è morto a causa di una maledizione e non a causa di una malattia?» si lasciò sfuggire. 

Aveva origliato una conversazione dei suoi genitori, mentre ne chiacchieravano pensando che lei non ci fosse, e anche se il pensiero era assurdo non poté fare a meno di crederlo un pochino vero. «Spero solo che non facciano qualcosa a Narcissa, ora che è lì. Lo so, Filibustiere, non guardarmi così! E' stata una mossa azzardata organizzare questa cavalcata per permetterle di andare lì ma cosa avrei dovuto fare? Sono la sua migliore amica, se non la supporto io in queste iniziative chi lo farà?». 

Il cavallo nitrì ancora e Adele ci si appoggiò, guancia contro il muso. Lanciò uno sguardo a Carbone, il cavallo che in genere prendeva Narcissa, mentre esso pascolava come se tutto il mondo girasse attorno a lui. Adele sospirò, di nuovo, «Però neanche io sono troppo convinta di questa... relazione? Insomma, sappiamo tutti che reputazione hanno i Malfoy per quel che riguarda le arti oscure... non guardarmi così!» sbuffò quando il cavallo si voltò verso di lei, proprio come se la stesse fissando. 

«So che può sembrarti illogico e irrazionale ma... andiamo, tra i tanti proprio Lucius?» Prese una pausa, interrompendo quel monologo con se stessa. «Però se lui davvero l'amasse... sarei disposto ad accettarlo, sai? Se lei arriverebbe ad amarlo e lui altrettanto nei suoi confronti... credo sia ovvio per me accettare la sua scelta» 
Adele si fermò un secondo per ridacchiare, «Secondo te come chiamerebbero il loro figlio? Con la fissazione dei Black per le costellazioni... scommetto che sarebbe qualcosa di buffo ed eclatante, magari qualcosa legato ad Idra ed Hercules. Adoro quella storia... chissà, qualcosa come Draco suonerebbe bene. Draco Lucius Malfoy con madre Black...» ridacchiò ancora, sovrappensiero. 
«Si, direi che è un ottimo nome. Abbastanza pomposo da significare qualcosa e abbastanza assurdo da poter essere preso in giro» continuò ad accarezzare distrattamente il suo destriero, poi si allontanò per assicurarsi che Carbone fosse ben legato. 

«Sei pronto per una cavalcata, Filibustiere?» domandò, montando in sella. Il cavallo, in tutta risposta, nitrì. 

«E allora andiamo...».

 

   
 
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