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Autore: royal_donkey    03/10/2020    3 recensioni
Il cuore di entrambi si ruppe nel momento in cui realizzarono che non potevano più salvarsi. Si erano feriti, si erano buttati in quella situazione senza pensarci – senza volerlo sul serio.
Cadde a terra; le gambe non reggevano tutto quel peso.
Si odiava.
“Io… io non sono così, Ginevra. Non sono un mostro, non lo voglio essere.”
“Non pensarci nemmeno! Non sei un mostro Artù.”
Il ragazzo si alzò furioso, con se stesso, con il destino, con il cuore.
Le sue labbra tremavano, era più fragile di quanto lasciasse credere.
Era un vaso rotto e incollato in modo superficiale – bastava un tocco per distruggerlo definitivamente.
Le sue mani finirono tra i capelli biondi, tirandoli dietro con violenza.
Si odiava.
“Ti sto spezzando il cuore cazzo!”
“Guarirò. Forse è destino, forse deve andare così. Forse è per capirci meglio, per conoscerci meglio.”
“Io ti amo! Non mi serve di capire – ti amo e non voglio che cambi qualcosa!”
Ginevra sentì una morsa allo stomaco, i polmoni non riuscivano ad immagazzinare aria correttamente.
Cercava di autoconvincersi che sì, sarebbe andata avanti.
Tutto si sarebbe sistemato.
E poi vedeva Artù, distrutto, e comprese che lei non era stata la sua salvezza.
Si odiava anche lei.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessuna stagione
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Capitolo 5
“Un Asino Che Fa Le Fusa”

La baciò con tutta la dolcezza del mondo, accarezzandole la guancia, disegnando nella sua mente i suoi lineamenti morbidi, i suoi occhi color cioccolato fondente, così teneri e allegri. Con l’altra mano scese sul fianco, attirandola più vicina a sé.
Ginevra si levò la felpa nera lentamente e, lasciando che cadesse a terra, restò solo con il vestitino bianco e le scarpe. 

L’ansia saliva in modo discontinuo, il cuore le batteva così forte che era sicura il ragazzo lo potesse sentire senza neanche il minimo sforzo. Artù la prese in braccio, sollevandola come fosse una piuma.
Entrambi aprirono gli occhi e si guardarono, entusiasti e nervosi; nessuno dei due tentava di nascondere i propri sentimenti, non ce n’era bisogno.

“Sei così bella” sussurrò, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sorrise mentre lentamente si avvicinava al letto.
Adagiò la fidanzata sul materasso delicatamente, prima di rubarle un altro bacio.

 
***
 
La musica era alta, la gente era appiccicata l’una all’altra e per respirare non vi era molto spazio.
Will si trovava in mezzo alla folla, mentre Merlino era seduto su uno sgabello al bar, da cui poteva ovviamente comprare solo bevande analcoliche – odiava avere diciassette anni e odiava uscire con diciottenni che potevano ordinare di tutto senza preoccuparsi. Sbuffò ed andò in pista, nonostante dovesse stare comunque da solo perché cercare l’amico sarebbe stato un suicidio.
Si esce insieme e poi ci si diverte da soli pensò infastidito, facendosi strada tra la massa di ragazzi e ragazze in calore.
Una coppia lo spinse verso sinistra, troppo presa ad amoreggiare, e qualche metro dopo si ritrovò a muoversi a zig zag tra spintoni presi ed evitati.
Decise che la cosa migliore era uscire – anche se significava rifarsi tutto il percorso appena attraversato – perché tanto Will non l’avrebbe rivisto fino a domani.

Una volta fuori, ancora intero e non derubato per grazia divina, chiamò Artù al telefono – tanto se era con i ragazzi erano ancora svegli.
La partita era iniziata alle sette e qualcosa – di solito se la giocavano sempre sul tardi – e ora o stavano mangiando o stavano vedendo un film (che era rigorosamente più spinto se non c’erano Morgana e Gwen e ancora di più se in casa erano solo Galvano e Artù – chissà cosa facevano quei due da soli, di certo nessuno voleva saperlo).

Il telefono squillò fino all’esaurimento chiudendo la chiamata senza risposta da parte del biondino.
Riprovò svariate volte, finché non sentì la voce esasperata di Artù rispondere.
“Merlino! Cosa diamine vuoi?! Sono leggermente occupato al momento!”
“Uhm io… non…” si ritrovò a balbettare, preso di sorpresa.
Era davvero così eccitante quel film?
Che si stavano vedendo, Basic Insticts?
Merlino sapeva quanto Artù andasse matto per la scena cult della Stone – ovviamente quella in cui lasciava ben vedere che sotto al vestito non c’era nulla, altrimenti quale?

“Parla idiota!” gli urlò frustato al telefono prima di essere ripreso da una voce femminile e fu in quel momento che Merlino realizzò.
Era con Gwen – era occupato.
Stavano facendo sesso.

Divenne rosso al solo pensiero – di aver interrotto l’atto, non dell’immagine di uno dei due nudo – e sbiascicò qualche parola ancora sorpreso.
“Oh… sei con Gwe –”
“– Sì!”
“Vi lascio fare quello che dovete fare”
“Grazie!”

Artù attaccò prima di Merlino e quest’ultimo lasciò uscire tutta l’aria che aveva dentro, capendo di aver trattenuto il respiro da quando era venuto a conoscenza dello scoop: il suo migliore amico stava facendo sesso.

 
***
 
“Sei sicura di volerlo fare?”
“Sì Artù” rispose per la decima volta, abbastanza scocciata.

Il ragazzo borbottò qualcosa tra sé che Ginevra non riuscì a capire mentre si infilava il preservativo, attento a darle le spalle per evitare di metterla ulteriormente a disagio.
Entrambi sospirarono una volta sotto le lenzuola, a poco così dal fare l’amore.

“Sic –”
“– Diamine Artù ti ho detto dieci volte sì, vuoi che ti dica di no?”
“No, no – uhm allora… io… io vado” disse insicuro, posizionandosi correttamente per poterla penetrare.

Fece un lungo respiro prima di spingersi dentro di lei.

 
***
 
“È stato wow cazzo!”
Merlino lo ascoltò annuendo ogni tanto come se fosse seriamente interessato, giusto per rendere felice l’amico.

“Raccontami di più” recitò poggiando le gambe sul banco e incrociando le mani sul ventre.

“È stato così… devi fare sesso Merl perché non so spiegarlo! Ti senti completo, come se finalmente hai trovato –”
“– Il buco dove ficcare l’organo genitale che usi al posto del cervello?”
“Esat – aspetta che intendi?”

Merlino rise a gran voce lasciando Artù con una marea di dubbi, mentre Galvano e Lancillotto entravano in classe seguiti da Leon e Parsifal.
Il biondino si sedette accanto a lui prima che uno di loro gli rubasse il posto – non che qualcuno ci provasse, ma sempre meglio evitare di correre il rischio – un’ora e mezza di storia affianco ad un altro non l’avrebbe sopportata: Leon e Lancillotto avrebbero preso appunti e fatto domande, Galvano avrebbe dormito e Parsifal sarebbe stato zitto come al suo solito.
A volte Artù si chiedeva se non fosse muto.

“Allora, di che parlate?” domandò Galvano, sedendosi sul banco davanti al loro.
Parsifal prese una sedia dal banco affianco e si accomodò a gambe divaricate, mentre gli avambracci posavano incrociati sullo schienale in legno; Leon e Lancillotto presero posto affianco a Galvano sul banco.
“Artù ha fatto sesso” disse Merlino con noncuranza, facendo girare tutti i ragazzi verso l’interessato, scioccati: Parsifal e Leon pensavano che si fosse sverginato molto prima, mentre Galvano e Lancillotto restarono sorpresi – Galvano più che altro perché non avrebbe potuto più utilizzare la sua castità come presa in giro.
“Grazie al cielo non hai qualcosa di importante da tenere segreto, non è vero?” domandò leggermente infastidito il protagonista dell’argomento. Gli altri ridacchiarono, prima di dovere mettersi seduti dato l’ingresso della professoressa.

 
***

Parsifal lo guardava da lontano, muto come non era mai stato.
Un ragazzo così taciturno che si era innamorato di un ragazzo completamente l’opposto di lui.


Sospirò mentre lui scherzava con i suoi amici, tra cui tante bellissime ragazze che potevano averlo con uno schiocco di dita; lui invece… cosa avrebbe mai potuto fare? Nulla.

Lui non era gay.
Non era bisessuale.
Non era pansessuale.


Non lo avrebbe mai amato, non in quel modo; di quello, Parsifal ne era certo.

Si alzò dalla panca, notando ancora una volta le sue braccia muscolose.

Nemmeno quello lo aveva cambiato agli occhi dell’altro.

Era sempre il solito Parsifal.

Ogni passo che faceva il cuore si spezzava sempre di più, sentendo i sogni morire con lui. Amare qualcuno e non essere ricambiati faceva male, Parsifal lo sapeva bene. Ecco perché lui e Merlino andavano d’accordo, perché l’amore non era loro amico.

Sorrise quando incontrò il suo sguardo, così sereno e felice.
Quanto avrebbe voluto averlo per sé, poterlo stringere e baciare davanti agli altri.
Ma sarebbe sempre rimasto un sogno.


Il ragazzo gli posò una mano sulla spalla, salutandolo.
Come pronunciava bene il suo nome.
Come amava il modo in cui parlava, sempre pieno di emozioni da esprimere – mai noioso o atono.


Lo contemplò sotto quel sole cocente, ammirando come i raggi della grande stella lo rendessero più perfetto di quanto già non fosse.

Perché non poteva essere suo?
Perché Dio gli aveva imposto questa punizione?
Cosa aveva fatto di male?
Se lo meritava un dolore così forte?


Andava a messa tutte le domeniche, pregava prima di andare a dormire – e diamine quanto aveva pregato che i suoi sentimenti venissero ricambiati 
rispettava tutti i comandamenti e spesso aiutava i bisognosi nel tempo libero.

Perché, quindi, tutta questa sofferenza?
Perché, si chiedeva.
Perché a lui.


Non poteva innamorarsi di qualcun altro?
Di Ginevra?
Di Morgana?
Di Mithian?
Di Merlino?


A quanto pare no; Dio aveva scelto che doveva perdere la testa soltanto per Artù Pendragon.

 
***

Artù aspettava i ragazzi davanti ai cancelli della scuola mentre chiacchierava con Elena, una sua compagna di classe di educazione fisica molto gentile e all’apparenza alquanto stupida quando invece era più intelligente di quanto si pensasse. Non negava che aveva avuto una cotta per lei durante il secondo anno, ma si è rivelata subito non interessata – anche perché lui non era una femmina.

“Quindi Nimueh sta pensando di capitanare la squadra?”
“Sì, Vivian non può quest’anno.”
“Come mai?”
“Oh, non lo sai?”

Il ragazzo la guardò confuso, non capendo di cosa stesse parlando, cosa strana dato che Morgana spettegolava tutto il giorno sulla squadra di cheerleading.

“È stata espulsa dalla squadra”

E Morgana non aveva detto nulla? Ma che diamine?
Morgana odiava a morte Vivian, come Artù, sempre così rude e antipatica e insolente e… si sarebbe trovata bene con Merlino, pensò.

No, non voleva così tanto male al corvino.

“E per quale assurda ragione?”
“Oh, è stata beccata mentre rubava i risultati dei test dalla Carleon.”
“Ahia.”

Elena notò Mithian, Gwen e Morgana arrivare così lo salutò con un bacio sulla guancia veloce lasciandolo ad aspettare i sei mancanti del gruppo; poteva anche morire e risorgere e avrebbe fatto comunque prima. 

“Eccoci!” urlò un Merlino frettoloso e goffo come sempre che inciampava sui suoi stessi piedi mentre agitava un braccio per farsi notare e dallo zaino gli cadevano dei fogli.

Artù si diede uno schiaffo sulla fronte, chiedendosi ancora una volta cosa diamine avesse Merlino di sbagliato.

Dietro di lui c’erano Leon, che prendeva i numerosissimi pezzi di carta sparsi in mezzo al prato tosato; Lancillotto, che rideva intenerito dall’innocenza dell’amico; Parsifal, che portava il suo zaino e quello del ragazzo – dai – bei – capelli, ovvero Galvano, che stava comodamente mangiando una mela.

“Che fine avete fatto?”
“Galvano doveva comprare una mela perché aveva fame e Merlino doveva parlare con Kilgharrah” spiegò Lancillotto mentre Leon porgeva i fogli all’amico con un “tieni” sussurrato.
Questi lo ringraziò e li mise nello zaino.
“Ora?” domandò quindi Artù, rimproverando il suo migliore amico con il suo solito sguardo gelido che Merlino tanto odiava.

Al che, il corvino chiamato in causa fermò le mani dal chiudere la zip dello zaino e lanciò un’occhiata incredula al figlio del preside.

“Sì, ora. Tu vai in bagno quando ti scappa o quando ti dicono di andarci?” farneticò.
“Che diamine di esempio è? Kilgharrah non è un bagno!”

Parsifal venne colpito involontariamente da Artù quando, in seguito alla sua brillante osservazione, aveva aperto le braccia.

“Ma va’?!”

Il giovane Pendragon alzò gli occhi al cielo.
Che odio che era Merlino.

 
***

“Ei sta’ attento a dove metti i piedi!” sbottò rivolto alla persona con cui si era appena scontrato, poi arrossì di colpo: aveva promesso di non mettersi nei guai a sua madre almeno per il primo giorno. E se avesse colpito un professore? O peggio ancora, il preside?

“Sta’ attento te a come mi parli, potrei farti espellere” sbiancò al sentire la risposta.

Cazzo, cazzo, cazzo; pensò tra sé.

Aveva appena urtato il preside.

Sì girò pronto a scusarsi per l’inconveniente quando vide un’idiota davanti a lui, con una faccia che lasciava desiderare.
Chi portava ancora i capelli indietro col gel?


“Ah sì? E chi saresti tu? Il preside?” ghignò, sicuro della vittoria – niente guai per sua madre, almeno di quello era sicuro.

Attorno a loro vi erano un paio di persone che guardavano, interessate a vedere come sarebbe finita.

Il biondo si avvicinò con la mandibola serrata, gli occhi celesti lo guardavano seri e cupi.
Quell’umiliazione se l’era sicuramente legata al dito l’imbecille.


“No, sono suo figlio; Artù Pendragon.”

Cazzo.

 
***

I sette ragazzi mangiavano tranquillamente i loro panini del McDonald che avevano da poco comprato.

“Allora Artù, è vero che tuo padre sarà più che contento di farci fare un viaggio grandioso quest’anno?” iniziò Galvano, subito appoggiato da Merlino “È l’ultimo, non possiamo andare in una fattoria qualunque e aspettare che un maiale ti riconosca come suo simile!”
E, per la trentesima volta in una giornata sola, Artù lancio un’occhiataccia all’amico che era appena riuscito a raggiungere un nuovo record.

“Mi sa più di asino” replicò Parsifal senza pensarci, tutti increduli più per il fatto che avesse veramente parlato e non per ciò che avesse detto.

“Con le orecchie saresti pure più carino” scherzò il corvino, accarezzandogli i capelli biondi.

“Non le fai le fusa?”
“Galvano, gli asini non fanno le fusa.”

Tutti risero, poi ripresero a mangiare mentre Galvano chiese della serata infuocata di Artù e Gwen.

Lancillotto addentava il suo cibo in silenzio, lanciandosi varie occhiate con Parsifal che sembrava aver in mente di analizzarlo. Prese il bicchiere e cominciò a succhiare dalla cannuccia il the al limone, sempre sotto lo sguardo dell’amico.
Che aveva quel giorno?

Il pranzo continuò abbastanza leggero nonostante le domande scomode di Galvano e i pensieri di Lancillotto.

“Tutto okay Parsifal?” domandò Lancillotto una volta da solo con Parsifal fuori il fast food. Il sole stava accecando Lancillotto finché il grande orso non ci si mise davanti, lasciando rilassare i muscoli del più piccolo.

“Sì sì” disse in fretta, con le guance leggermente arrossate, prima di girarsi e far finta di rispondere al telefono.

Lancillotto lo guardò confuso, poi sentì una mano sulla spalla e rise per una gaffe di Galvano.

Artù e Merlino, nel frattempo, continuavano a bisticciare come una vecchia coppia sposata, tipico di loro due.

“Ah davvero? Credi che io sia grasso?”
“No, però se continui a mangiare schifezze lo diventerai!”
“Merlino!” urlò prima di cominciare a rincorrerlo sul marciapiede.

E fu proprio quando Merlino, riuscito ad attraversare prima che il semaforo diventasse verde, sorrideva contento di aver scampato alla furia del migliore amico; che Artù Pendragon capì che in Merlino non c’era proprio nulla di sbagliato.

Hello everybody! 
Premessa: non ho ricontrollato il capitolo perché, onestamente, non ne avevo voglia. 
La voglia sta tutta nell'ambito "ginnastica artistica" ora - sorry not sorry.
BTW sono risultata negativa al tampone quindi niente quarantena! Il che implica che lunedì torno a scuola e ugh, avrei dovuto studiare mentre ero a casa; mea culpa. 
Torniamo a noi, il big secret è stato rivelato: di chi è mai innamorato Parsifal? Ora sta a voi scoprire se sta ancora dietro ad Artù o a cambiato bersaglio ;)
Per quanto rigurda Artù e Gwen, mi spiace ma sì, è successo. Ho pensato di giocare sul fatto che spesso crediamo che il nostro primo fidanzato (o fidanzata) siano gli amori della nostra vita e bla bla, sapendo che il 50% delle volte non è così. Forse anche più del 50% ma non siamo qui per parlare di numeri e percentuali!
Be', contenuti Merthur ce ne sono, non a livello romantico, lo so; ma ci sono comunque! Spero vi piacciano perché questo è uno dei miei capitoli preferiti!
Mi auguro che abbiate colto le 2 citazioni della serie e, voglio citare questa frase per commentarla un attimino: "
Elena notò Mithian, Gwen e Morgana arrivare così lo salutò con un bacio sulla guancia veloce lasciandolo ad aspettare i sei mancanti del gruppo; poteva anche morire e risorgere e avrebbe fatto comunque prima. 
E SE LA GANG DELLA TAVOLA ROTONDA RIESCE A FARE PIÙ TARDI DI ARTÙ BE', È TUTTO DIRE. 
CIOÈ, WE'RE STILL WAITINGGGGGG
Be' io non so più cosa dire, quindi 
ringrazio elfin emrys therealbloodymary01 Felpie per aver recensito lo scorso capitolo *^*
Ringrazio voi lettori silenziosi, coloro che aggiungono la storia tra le preferite/seguite/ricordate; occupate un posticino tutto vostro nel mio cuore *^*
Bacioni, 
royal_donkey

 

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