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Autore: Yuphie_96    10/10/2020    3 recensioni
Questa storia partecipare al #Writober 2020 di Fanwriter.it
Semplicemente dei momenti dolci tra le mie coppie preferite principali, preparatevi alla dolcezza ♥.
Giorno 4 'Girasole' - Salvatore Gentile x Shingo Aoi
Giorno 10 'Portafortuna' - Hikaru Matsuyama x Jun Misugi
Giorno 21 'Undici' - Karl Heinz Schneider x Taro Misaki
Giorno 30 'Sogno' - Genzo Wakabayashi x Tsubasa Ozora
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Angolino della Robh: Buonasera a tutti! ♥
Sono riuscita anche oggi a scrivere il prompt per il writober, avevo dimenticato quanto fosse soddisfacente riuscire a scrivere entro il termine :3 ... se non vogliamo contare l'ansia, s'intende, ma oggi stranamente sono stata graziata da essa e ho scritto tranquilla, forse grazie anche ai personaggi O.o .
Vi è mai capitato di trovare quel personaggio con cui non avete problemi e su cui riuscite a scrivere all'istante? Ecco, per me quel personaggio è Hikaru, casco sempre nell'OOC anche con lui eh, ma mi viene di un facile mettere giù le parole quando scrivo su o di lui che mi lascia sempre una sensazione di tranquillità, non so perchè xD.
Comunque, in questo caso, grazie aquilotto ♥.
Buona lettura! ♥


Ps: Ma non trovate che Hikaru e Jun siano perfetti per i ruoli di papà e mamma della nazionale giapponese? *-*  *chiede una Robh abituata male da Haikyuu*



 

Il Brasile era una terra lontana chilometri e chilometri ma grazie alle parole e ai racconti di Tsubasa sembrava essere molto più vicino.
Mentre aspettavano – ancora dentro lo spogliatoio - di poter entrare in campo per iniziare ufficialmente quella nuova avventura del mondiale, Hikaru stava ascoltando molto volentieri l’amico insieme a tutti gli altri rapito dagli scenari, dalle esperienze vissute e dagli allenamenti che Ozora stava descrivendo, dando intanto delle veloci occhiate all’unico di tutta la squadra che non lo stava facendo.
Era da quando si erano svegliati in stanza che l’aquila del nord aveva notato delle stranezze nel principe del campo, sembrava avesse perennemente la testa tra le nuvole, sussultava quando veniva richiamato, non prestava attenzione a quello che gli succedeva intorno.
Cose non da Jun Misugi.
Così come non lo era nemmeno tremare – anche se impercettibilmente -, eppure così lo trovò quando il suo sguardo si spostò di nuovo su di lui che se ne stava in un angolino, seduto su una panchina.
Preoccupato, si staccò dal gruppo e gli andò vicino, chinandosi sui talloni per potergli vedere il volto nascosto dai capelli.
“Jun, ehi… Jun”
Lo chiamò cercando di far incontrare i loro sguardi, ma niente, Misugi era rinchiuso nei suoi pensieri e per farsi spazio tra di essi Matsuyama ricorse al tatto, passandogli una mano tra i fili castano chiaro.
Il principe sussultò e finalmente portò gli occhi nei suoi.
“Alla buon’ora”
Scherzò Hikaru, sorridendogli.
“S-Scusa, volevi dirmi qualcosa?”
“Va tutto bene Jun?”
“Sì… certo che sì, perché?”
“Beh, perché a vederti da fuori proprio non sembra”
Il contatto visivo s’interruppe sempre per volontà del giocatore dal cuore di cristallo, che preferì spostare lo sguardo sul pavimento piuttosto che sostenere ancora quello preoccupato dell’amico, portando nello stesso momento una mano a stringere la maglia sul lato sinistro del petto.
Forse l’aveva fatto senza pensarci, forse l’aveva fatto per abitudine, Matsuyama però si chiese se non gli facesse male, visto che compiva quel gesto sempre quando una nuova fitta colpiva il suo fragile cuore…
All’improvviso, Hikaru capì.
“Non c’è nulla di male a preoccuparsi, sai?”
“Uhm?”
“Tutti sarebbero preoccupati al posto tuo”
Con un cenno del capo gli indicò la mano sul petto, che strinse la presa sulla maglia quasi per riflesso.
Per dar tregua al suo cuore di cristallo dopo l’intervento fatto, Jun aveva dovuto stare fuori dal suo amato campo verde per del tempo, limitandosi ad osservare gli altri dalla panchina accanto all’allenatore, dando consigli e suggerimenti quando venivano richiesti.
Per poter giocare nella nazionale aveva dovuto fare degli esami, aveva dovuto aspettare il giudizio del medico, e quando finalmente era arrivato il via libera tanto atteso per lui era stata quasi come una festa.
Aveva potuto riunirsi a loro, aveva potuto riprendere gli allenamenti… ma una partita ufficiale – la prima, poi – non era un allenamento.
Era normale che si sentisse agitato, insicuro, che provasse anche un poco di paura che il suo cuore potesse fargli qualche scherzo di cattivo gusto dopo tanto tempo che se ne stava tranquillo.
“Vuoi parlarne un po’? Abbiamo ancora tempo”
Gli propose Hikaru con un sorriso incoraggiante, ma Jun scosse piano la testa.
“Sono solo pensieri e ansie stupide… passeranno non appena sarò in campo”
“Parlare potrebbe aiutare a farle passare prima”
Al nuovo diniego da parte di Misugi, Matsuyama sospirò, rimettendosi in piedi.
“Va bene, se vuoi continuare a fare il serio e composto principe del campo che non ha bisogno di aiuto io non sono nessuno per impedirtelo, ma lasciami fare almeno questo”
All’occhiata interrogativa del principe, l’aquila rispose tirando fuori dalla tasca dei pantaloncini la sua fidata amica di tante partite, la sua hachimaki.
Si sedette di fianco a lui, e prima che l’altro potesse chiedergli cos’avesse in mente, gli prese il braccio libero e ci legò la fascia bianca.
“Hikaru!”
“Se te la togli mi offendo”
“Ma… è la tua hachimaki…”
“In questa partita sarà il tuo portafortuna”
Il campione del nord gli sorrise ancora, facendogli l’occhiolino.
“Vedrai, con questa al braccio andrà tutto per il meglio”
Misugi avrebbe voluto protestare, ridandogli indietro quello che ormai era anche diventato il simbolo dell’aquila selvaggia del nord, ma davanti a quel sorriso dolce ed incoraggiante cedette, accennando ad un sorriso di rimando.
Matsuyama gli passò nuovamente una mano tra i capelli per scompigliarglieli un poco, poi si rialzò e Jun lo seguì, dato che era arrivato il momento di raggiungere il tunnel, e dopo di esso il campo da gioco.
Un portafortuna… non ne aveva mai avuto bisogno, non lui, non il principe del campo, pensò gettando un’occhiata all’hachimaki stretta al braccio… in quel momento, però, la presenza di quel portafortuna che richiamava la forza e la sicurezza dell’aquila selvaggia riuscì a calmare il battito del suo cuore di cristallo.

A fine partita, di nuovo nello spogliatoio, Hikaru si riavvicinò a Jun prima che questi potesse andare a farsi la doccia.
“Allora? Avevo o non avevo ragione?”
Gli chiese allegro, facendolo ridacchiare.
“Avevi ragione”
“Vedi principino? Fidati sempre di me e vedrai che non te ne pen-“
La parola gli si bloccò in gola, non appena percepì le caldi labbra di Misugi posarsi leggere sopra la sua guancia.
“Grazie di tutto Hikaru”
Mormorò questi - dopo essersi staccato – con un grosso sorriso ad illuminargli il volto chiaro, ripetendo a voce quello che aveva voluto dirgli con il gesto d’affetto.
Matsuyama annuì solamente, non sicuro di come la sua voce sarebbe uscita fuori con l’imbarazzo che provava al momento, già con le guance rosse – le sentiva incandescenti – non doveva essere un bello spettacolo… ma il principe, per fortuna, non sembrò farci caso, andando a farsi la doccia tranquillo dopo avergli restituito la fascia bianca.
Il campione del nord si appoggiò di schiena agli armadietti, rilasciando il fiato che gli si era bloccato nel petto non appena aveva sentito quelle labbra su di sé e stringendo forte l’hachimaki nel pugno.
Sorrise.
Il suo portafortuna non lo deludeva mai.

   
 
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