Capitolo quarto
There's nothing I fear
You watch over me
You give me advice
Together we fight
Even when I'm feeling blue
I can see myself in you
Everything turns so clear
In your eyes reflection
I find hope…
(“Side by side” – Temperance)
Tony tenne stretto
Peter in quell’abbraccio, ma ancora una volta evitò di provare a baciarlo o a
fare qualsiasi altra cosa. Si rendeva conto, per la prima volta, che quello che
nei mesi passati veniva così naturale tra loro adesso non lo era più. Poche ore
prima, sulle rive dell’East River, si era trattenuto dal baciare Peter pensando
che non voleva turbarlo o imbarazzarlo in un momento tanto delicato, che era
molto più importante riuscire a farlo emergere da quel tunnel oscuro in cui si
era ritrovato e solo dopo, semmai, abbandonarsi a effusioni e abbracci più
intimi. In realtà ora capiva che nemmeno lui sapeva fino a che punto volesse
spingersi.
Non che non
desiderasse Peter o che non lo amasse più, anzi. Ma aveva compreso che non era
stato solo il giovane a cambiare, durante quel periodo terribile in cui lo
aveva creduto morto.
Anche lui, Tony, era
cambiato ed era inutile che fingesse che morire e tornare indietro non avessero
significato nulla.
Peter aveva ragione:
non bastava riprendere le abitudini di un tempo, pizze, cheeseburger, patatine
e maratone di serie TV o di film di fantascienza per ritrovarsi, magicamente,
ad essere il Tony e il Peter di un anno prima.
Non funzionava così,
non era tanto semplice.
Tony Stark dovette
ammettere che, in fondo al cuore, anche lui non si sentiva completamente a suo
agio con Peter, non come prima. Sentiva che il ragazzo era cambiato e che
doveva imparare a conoscerlo di nuovo, ma lui stesso non era più lo stesso
uomo, aveva attraversato l’inferno per ritornare indietro e adesso aveva un
diverso modo di concepire la vita e nuove priorità.
Fino a quel momento
aveva ostentato sicurezza, baldanza, i modi di fare del Tony di prima. Si era presentato davanti alla
scuola di Peter invitandolo a uscire, lo aveva portato in volo su New York, lo
aveva convinto ad andare a prendere una pizza che poi avevano mangiato
nell’appartamento del miliardario, aveva proposto la solita serata del venerdì
con film horror o serie TV da nerd… ma era stata solo una farsa a beneficio di
Peter e di se stesso. La sicurezza che mostrava non era autentica e, in tutta
onestà, non aveva alcuna voglia di mettersi a guardare la TV come se niente
fosse successo.
I momenti in cui il
vero Tony Stark era venuto allo scoperto erano stati quelli in cui aveva
parlato a Peter con durezza, con brutalità perfino, ma finalmente e
completamente sincero. Doveva ammetterlo, così come Peter si era creato una corazza scegliendo una vita squallida e
ripetitiva sperando così di sfuggire a nuovi dolori e sofferenze, lui aveva
tentato di riportare indietro le lancette dell’orologio proponendo le stesse
cose di un anno prima e sperando che tanto bastasse a ricreare anche loro due e il loro rapporto, come se niente fosse
accaduto.
Non era questo ciò di cui Peter aveva bisogno
e, in realtà, non serviva nemmeno a lui. Non in quel modo.
Certo, era ancora innamorato di quel ragazzo,
sentiva ancora l’assoluta necessità di averlo nella sua vita, ma avrebbe dovuto
trovare un modo nuovo non solo per riconquistare il suo amore (ammesso che lo
avesse perduto), ma anche per creare un legame più profondo e solido tra loro.
E doveva iniziare proprio da quella sera,
parlando sinceramente con Peter, spingendolo a confidarsi e facendo lo stesso
con lui, cercando di capire cosa avessero ancora in comune, cosa potesse
salvarsi del loro passato e cosa dovesse essere invece costruito partendo da
zero.
Tony aveva messo completamente a nudo la sua
anima quella sera e adesso era Peter a dover rispondere alla sua domanda: Io sono Iron Man, sono un eroe quando si
tratta di combattere, ma sono sempre stato un codardo nella vita reale. Tu cosa
vuoi fare, Peter?
I due si sciolsero dall’abbraccio e si
guardarono negli occhi. Era il momento della verità, non potevano più
nascondersi.
“Io… io credo che lei abbia ragione, signor
Stark” rispose il ragazzo, titubante. “Ha detto tante cose giuste stasera e mi
rendo conto che anch’io sono stato un codardo finora, rinchiudendomi nella mia
stanza, nello studio e nei doveri. Però…”
Peter deglutì, sembrava fare molta fatica a
continuare il discorso.
“Però, ecco… non me la sento di riprendere la
vita di prima. Insomma, non subito, perlomeno, e non in quel modo. Non sono più
la persona che ero prima della battaglia contro Thanos e mi sembra addirittura
di non conoscerlo più, quel ragazzo ottimista e entusiasta che voleva salvare
il mondo. Per prima cosa devo riflettere su quello che voglio fare della mia
vita e… sì, credo di voler fare lo stage alla Stark Foundation come avevamo
progettato e poi il college, magari lei mi potrà consigliare.”
“Lo farò con molto piacere, ragazzo” disse
Tony, con una voce strana. Era commosso. Si rendeva conto di quanto costasse a
Peter ripensare alla sua vita e cercare di combattere le sue paure, nessuno
meglio di lui poteva capirlo, ma… Peter aveva pur sempre solo diciannove anni e
stava mostrando una forza d’animo non comune. Tony poteva solo assecondarlo e
prendere esempio da lui.
“Quindi… questo significa che non voglio escluderla
dalla mia vita, non ho mai voluto farlo, avevo solo paura che, se mi fossi
attaccato troppo a lei, l’avrei persa di nuovo. Ma ha ragione lei, signor
Stark, è un pensiero da codardi e io non voglio esserlo” riprese Peter, sempre
più convinto mano a mano che parlava, come se le sue stesse parole lo
incoraggiassero e gli infondessero nuova energia e speranza. “E’ vero, ci vuole
più fegato a vivere che a fare il supereroe ed è per questo che, ora come ora,
quel poco di coraggio che mi rimane devo utilizzarlo tutto per sforzarmi a vivere, cosa che non ho
fatto in questi ultimi mesi…”
Stark era ammirato e intenerito insieme.
Peter non credeva di essere coraggioso? In realtà gli stava dimostrando di
esserlo moltissimo, mille volte di più in quel momento così delicato che tutte
le volte in cui aveva indossato la tuta di Spiderman. Fare l’amichevole Spiderman di quartiere era stato il gioco di un
ragazzino, la sfida di un adolescente spesso fin troppo entusiasta, ai limiti
dell’incoscienza. Scegliere di vivere la vita di ogni giorno affrontandone
gioie e inevitabili dolori, quella era la vera prova di coraggio.
E non soltanto per Peter…
“Senti, mi sembra che questo sia un discorso
particolarmente difficile, forse è meglio che andiamo a sederci sul divano”
propose Tony, per alleggerire un po’ l’atmosfera e dare un attimo di respiro a
Peter, che sembrava provato come se avesse appena corso la Maratona di New
York.
I due si sedettero sul divano che tante volte
li aveva accolti per guardare DVD e serie TV e anche per scambiarsi baci e
coccole. Adesso quello stesso divano aveva un compito ancora più importante.
“Mi impegnerò per andare bene a scuola e
mantenere la borsa di studio, ma farò in modo di trovare del tempo anche per lo
stage alla Stark Foundation” riprese Peter, cercando di riordinare le idee. “E
voglio del tempo anche per… per vedere lei, signor Stark, per parlare con lei
come stiamo facendo adesso, per capire cosa… cosa è diventato il legame che…
insomma…”
Arrossì e non riuscì a finire la frase. Beh,
in quello, almeno, Peter non era diverso e Tony sospirò di sollievo nel
constatare che certe cose, perlomeno, non cambiavano mai!
“Capisco quello che vuoi dire e sono d’accordo
con te, Peter. E’ anche per questo che sono venuto alla tua scuola questo
pomeriggio, volevo parlare con te, volevo che ci chiarissimo e tu continuavi a
evitarmi” replicò Stark. “So che cosa eravamo prima… prima della battaglia con
Thanos, so qual era il rapporto che ci univa. Ma mi rendo conto, proprio come
te, del fatto che siamo entrambi cambiati. E non perché io sia un clone, un alieno o chissà che altro, io sono sempre Tony Stark! Ma ho
attraversato la morte e adesso vedo le cose sotto una luce diversa. E tu hai
passato delle esperienze dolorose e terribili che ti hanno fatto crescere.
Dobbiamo imparare a conoscerci di nuovo e vedere se… beh, se possiamo andare d’accordo
anche così. Io spero di sì, per quanto mi riguarda.”
Peter accennò un timido sorriso.
“Anch’io… anch’io spero di sì.”
“Dunque abbiamo chiarito diversi punti: farai
lo stage alla Stark Foundation, continueremo a vederci per capire se siamo
sempre… insomma, diciamo amici, per
adesso” ricapitolò Stark. “Però non vuoi più essere un supereroe e non vuoi far
parte degli Avengers.”
“No, per ora no” ripeté Peter, questa volta
con maggior convinzione. “Non mi sento pronto per questo. Come le ho detto,
signor Stark, al momento ci sono diversi altri ambiti della mia vita sui quali
devo… ecco, lavorare. Fino a ieri non avrei mai pensato nemmeno di trovarmi
qui, con lei, stasera, e invece ci sono. Non avrei mai pensato di riconsiderare
la possibilità dello stage alla Stark Foundation e ho capito che invece voglio
farlo. Chissà, magari tra qualche tempo riprenderò in considerazione anche l’idea
di usare i miei poteri, consapevolmente intendo, e di rimettermi la tuta di
Spiderman. Non lo so, non posso dirlo adesso.”
Tony era soddisfatto. Era stata dura, ma
adesso vedeva Peter più tranquillo, più rilassato. Riusciva ad intravedere in
lui quella luce che, per tanto tempo, era stata soffocata dalla tenebra del
dolore. No, probabilmente non sarebbe mai più stato il ragazzino ottimista e
pieno di entusiasmo che aveva conosciuto e amato, ma doveva tenere conto anche
del fatto che Peter, ormai, si avviava a diventare un giovane uomo e non più un
adolescente. Era fisiologico che cambiasse e le esperienze dolorose che aveva
dovuto affrontare avevano sicuramente accelerato questo cambiamento.
Questo, però, non era importante.
Ciò che contava era che Peter stesse bene,
che si riappropriasse della sua vita e che… che non lo tagliasse fuori. Erano
entrambi cambiati e ora dovevano capire se anche il loro legame poteva cambiare
ed evolversi con loro. Lui sperava di sì e anche Peter aveva detto che lo
sperava. Ci avrebbero provato e, in ogni caso, il rapporto che li aveva uniti
non si sarebbe mai spezzato. In quel momento nessuno dei due poteva dire se
sarebbe diventato un rapporto di amicizia o se sarebbero ritornati ad essere
amanti, ma entrambi sapevano di essersi ritrovati
e di poter costruire un futuro in cui l’uno ci sarebbe sempre stato per l’altro.
Avevano superato difficoltà incredibili e
strazianti pur di riunirsi in qualche modo, perciò il loro destino era quello
di stare fianco a fianco.
In che modo, solo il tempo lo avrebbe potuto
dire.
“Beh, direi che ci siamo chiariti, ragazzo”
disse Tony, finalmente più rilassato. “Cosa vuoi fare ora? Vuoi tornare a casa
subito? Posso chiamare Happy e farti accompagnare.”
Peter lanciò una veloce occhiata all’orologio.
“Non sono ancora nemmeno le nove, signor
Stark. Sarò uno sfigato, ma non così
tanto da andare a dormire a quest’ora di venerdì sera!” replicò, con un
sorrisetto che era un lontano parente dei luminosi sorrisi di un tempo… ma
andava bene lo stesso perché era comunque un sorriso. “Abbiamo mangiato la
pizza, abbiamo parlato, potremmo guardare qualcosa alla TV, no?”
Tony sentì un calore benefico irradiarglisi
per tutto il corpo, partendo dal cuore, ma cercò di non mostrarsi troppo
entusiasta.
“Che cosa ti piacerebbe vedere?” domandò,
cercando di ostentare una sovrana indifferenza.
“Beh, direi che al momento ne ho abbastanza
di storie di alieni e film fantascientifici” rispose Peter. “Preferirei
qualcosa di più realistico, qualcosa sugli eroi di tutti i giorni, che
combattono il male senza tute e superpoteri. Conosce quella nuova serie TV, FBI, su una squadra di agenti del Bureau
che combatte il crimine e i terroristi usando la sua abilità e le nuove
tecnologie?”
“Non ancora, ma qualcosa mi dice che la
conoscerò presto” sorrise Tony.
La vita stava ricominciando per Tony e Peter;
in modo diverso, forse, ma ancora e sempre li avrebbe visti l’uno di fianco all’altro.
FINE