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Autore: gyikhu    05/11/2020    2 recensioni
Sequel di Crossroads! Nathan Drake e Lara Croft tornano insieme ad affrontare nuove avventure. Ci saranno enigmi da risolvere, trappole, sparatorie e ostacoli da superare. Come nei più classici romanzi d'azione, la storia prende ispirazione dalla saga di Uncharted, Tomb Raider e dalla bellissima interpretazione di Angelina Jolie nei panni di Lara. [Nathan/Lara]
Dal testo in inglese: Una tomba perduta, una mappa sconosciuta, un partner familiare. Cos'altro ci vuole per una grande avventura?... e forse per qualcosa di più. Se non sei l'unico a cercare il tesoro, è meglio che ti sbrighi!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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Link al secondo capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6958257/3/Crossroads-Back-again

Note della traduttrice:
Come sempre, grazie a ReverendBrute80 e devil_may_cry_wrath_92m per le bellissime recensioni, sempre più appassionate! <3 Siete diventati ufficialmente i miei motivational coach! Ogni volta che leggo una vostra recensione sorrido di gioia e mi do da fare per rendere la traduzione dei capitoli più accurata e avvincente possibile! Sperando di esserci riuscita anche con questo capitolo, buona lettura a tutti quanti!








Il sole pomeridiano illuminava il paesaggio bavarese dalle colline lussureggianti. L’Aston Martin, l’elegante macchina nera con cui i cacciatori di tesori viaggiavano, rombava sotto il terreno sdrucciolato della stradina che si inerpicava tra i fitti boschi di aceri e faggi. Il luogo in cui si trovavano era incontaminato, lontano dalle abitazioni, e la destinazione che pensavano fosse un palazzo di campagna altro non era che un meraviglioso ed imponente castello in stile bavarese che si ergeva sul picco di un monte roccioso.
“Non male,” ritenne Nathan fischiando in segno di apprezzamento non appena vide comparire la facciata intarsiata di finestre e merlature alla fine del bosco. Lara abbassò il volume della musica e contemplò l’edificio meditabonda. L’Anston Martin scivolò ruggendo col motore fino a trovarsi a qualche centinaia di metri dalla destinazione. Per assicurarsi che andasse tutto bene, Lara alzò leggermente il piede dall'acceleratore e si guardò intorno in cerca di persone, ma non vide nessuno.
“A proposito, non potevi dire che la signora Johnson si è ammalata e che sei dovuto venire da solo?” chiese Lara guardando pigramente con la coda dell’occhio Nate. Colto in fragrante, il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, poi fece spallucce e sorrise.
“Non ci avevo pensato,” disse guardando altrove. Era ovvio che ci avesse già riflettuto, non era uno sprovveduto. Avrebbe potuto tranquillamente risolvere la cosa da solo, ma quando, qualche giorno prima a Berlino, entrò nell’albergo dove si era tenuta la conferenza della compagna e lesse il suo nome sui cartelloni all’ingresso dell’auditorium, non resistette alla tentazione. Lady Lara Croft e i misteri svelati di Gengis Khan, era quello il titolo scritto a caratteri cubitali che lo aveva fatto sorridere. Non si erano più parlati dalla chiamata che Lara gli fece dopo aver ricevuto il suo messaggio con il giornale del New York Times via posta, e quando trovò una scusa qualunque come quella di far interpretare il ruolo di una finta moglie, Nate volle accelerare gli ingranaggi del destino per rivederla il più prima possibile. E in effetti nessuno meglio di Lara avrebbe potuto fingersi una nobildonna.
“Bene, allora diamoci da fare,” disse Lara mentre parcheggiava la macchina nello spazzo laterale già in buona parte riempito da altre autovetture. “Mi raccomando, evita di fare conoscenze e troppe domande, e non appena ci impossessiamo della mappa ce ne andiamo.”
“Agli ordini, signora,” disse Nate imitando scherzosamente il gesto marziale di un soldato sottoposto. “Rilassati, non ci beccheranno. E nel peggiore dei casi, potremmo sempre fare un’offerta come chiunque altro.”
“Non credo che sarà quello il peggiore dei casi,” ritenne Lara indicando di sfuggita con la testa il balcone sopra di loro, sul quale sostava una guardia armata. “Credo che sarà più difficile del previsto.”
“Un piccolo imprevisto come quello non ci scoraggerà di certo,” disse Nate con voce ferma. Aprì la portiera ed uscì dall’auto, notando una persona che si dirigeva nella loro direzione.
“Benvenuti nella tenuta, signori. Posso vedere il vostro invito?” chiese l’uomo, un tipetto un po’ basso e di mezz’età dall’accento impercettibilmente tedesco, agghindato di tutto punto con un frac elegante ed informale. Nate cacciò la busta dalla tasca e gliela consegnò. “Benvenuti, signori Johnson,” li accolse l’uomo con un sorriso e un malcelato disprezzo, lanciando un’occhiata torva sugli indumenti fin troppo umili dell’ospite: jeans cargo, stivali e maglietta a mezze maniche. Non certo quello a cui era abituato. “Vi prego di seguirmi, i vostri bagagli saranno portati in camera vostra.”
“Molto gentile da parte sua, ma vorremmo occuparci noi stessi delle nostre cose,” disse risoluta Lara guardando di sfuggita il compagno, il quale si arrese riluttante ed aprì il bagagliaio. “Porteresti tu le valigie, mio caro?” chiese la ragazza sfruttando tutto il suo fascino aristocratico prima di seguire il maggiordomo, lasciando Nate con cinque valigie da portare da solo.
“Ma certo, che vuoi che sia portare cinque valigie con due mani?” borbottò tra sé e sé riuscendo non si sa come a mettersi i bagagli in eccesso sulle spalle. “Che diavolo ci terrà mai?” si lamentò salendo in bilico le scale. “Me la pagherai, signora Johnson,” finì di dire innervosito faticando ad ogni scalino.
Lara ed il maggiordomo stazionavano al centro dell’atrio. L’uomo le spiegava qualcosa con voce monocorde e lei annuiva osservando un foglio di carta tra le mani.
“… potrete usufruire di ogni spazio nell’ala degli ospiti, ma il signor Schiffen vi prega di rispettare la sua privacy e non visitare il resto del castello. Una descrizione ulteriore del programma con la cartina si trova sul foglio che vi ho dato. Se avete domande, non esitate a chiamarmi. Vi prego di seguirmi,” disse l’uomo facendo un inchino e prendendo delle ampie scale laterali.
“Lascia che ti aiuti, tesoro,” disse Lara quando notò che il compagno l’aveva raggiunta, prendendogli lo zaino. “Perché ci hai messo tanto?” chiese sottovoce divertita, e seguì il maggiordomo.
Quando Nathan entrò nella stanza, abbandonò ogni bagaglio a terra non appena chiuse la porta. Si buttò su una poltrona e si guardò attorno stanco ed irritato.
“Era necessario portarsi tutta questa roba?” chiese alla compagna massaggiandosi le spalle.
“È solo lo stretto necessario,” disse Lara avvicinandosi alla porta a vetri della terrazza, spalancando le ante e uscendo sul balcone. Si appoggiò con le braccia al parapetto e sorrise. “Più tardi mi ringrazierai per aver pensato a tutto.”
Nathan sentì la voce in lontananza, ovattata dai suoni esterni della natura. Prese il foglio di carta che prima teneva Lara e che aveva abbandonato sul tavolino davanti alla poltrona. Dopo averlo sfogliato velocemente, fece una smorfia e lo gettò all’indietro.
“Qualcosa che non ti piace?” chiese Lara dopo essere tornata nella stanza.
“L’asta si terrà domani pomeriggio, quindi abbiamo solo oggi per scoprire dove stata messa la mappa,” spiegò Nathan scivolando sulla poltrona in avanti ed incrociando le caviglie.
“L’occasione migliore per agire sarà la festa di benvenuto di stasera,” ritenne Lara aprendo una valigia e cominciando a frugarci dentro. “Spero tu non abbia rotto niente.”
“Festa? Non dirmi che vuoi seriamente andarci,” disse Nate incredulo alzando la testa.
“Ovviamente. Non pensi che desteremmo dei sospetti se non lo facessimo?”
Nate sospirò, abbandonò nuovamente la testa e mugolò in segno di consenso.
“Alla festa raccoglieremo le informazioni necessarie, ci allontaneremo senza che nessuno se ne accorga e approfitteremo che tutti saranno al ballo per rubare la mappa.”
“Nel dépliant c’è scritto che bisogna indossare lo smoking,” lesse Nathan con una certa indignazione.
“Non dirmi che non ce l’hai!” disse Lara con severità, poi la sua espressione mutò, addolcendosi in un sorriso divertito. “È un bene che abbia pensato a tutto,” disse allegramente avvicinandosi a lui e tirandolo per il braccio con sé all’uscita. “Approfittiamone per guardarci un po’ attorno e studiare l’edificio.”

***

L’interno del castello era bellissimo, pieno di corridoi e stanze. Nonostante le attrezzature moderne e le opere d’arte ristrutturate, persisteva un’atmosfera medievale ed antica. Lara guardava con stupore l’alto soffitto ad arco ghermito di affreschi a tema mitologico, e camminando lungo il corridoio non riusciva a fare a meno di contemplare la schiera di armature lucenti e in ferro, perfettamente allineate ed equidistanti. La parte superiore delle pareti era ghermita di quadri e stendardi. Nel frattempo, Nate studiava ogni anfratto e centimetro per imparare la strada a memoria. Non si imbatterono in nessuna persona per tutto il tragitto.
“Credo che la prossima sia l’ala degli ospiti,” disse Nate in un sussurro, senza neppure capire perché si fosse preso la briga di abbassare tanto la voce come precauzione.
“Hai ragione,” rispose Lara, poi uscirono sul balcone sopra l’ingresso principale. Affacciandosi, scorsero al piano di sotto il maggiordomo che già conoscevano che stava parlando ad un’ospite appena arrivata. Si trattava di una donna vestita come una star del cinema, con un tailleur colorato e un cappello a tesa larga. A causa di ciò, dall’alto, non riuscirono a vederne il viso.
L’accompagnavano due uomini della stessa età e stazza, simili tra loro come due gemelli e che indossavano abiti identici.
“Chi sarà mai?” chiese Nate con curiosità appoggiato alla ringhiera di fianco a Lara.
“Ho il presentimento che lo scopriremo molto presto,” disse la cacciatrice di tombe meditabonda. In quel frangente, la donna alzò la testa e li notò. I suoi occhi si posarono su Lara, poi su Nate, al quale fece un sorriso smagliante.
Quando la donna salì le scale, scomparendo dalla loro vista, fece capolino un uomo dall’interno del palazzo, il quale venne accolto calorosamente dal maggiordomo. Lara assottigliò gli occhi per guardarlo meglio. Le sembrava familiare, ma non sapeva perché.
“Andiamo,” disse a Nate prendendolo da sotto il braccio per spronarlo a seguirla. Non voleva rischiare che qualcuno potesse riconoscerla. E a quanto pareva non era la sola a pensarla così: era sicura che anche i veri signori Johnson avessero usato un cognome fasullo.
Quando svoltarono al corridoio a destra, notarono una porta chiusa, dalla manifattura moderna e diversa dalle altre. Lara si guardò intorno assicurandosi che non ci fosse nessuno e abbassò cautamente la maniglia, ma l’anta non si aprì.
“Ho la sensazione che oltre questa porta ci sia qualcosa di importante,” dichiarò entusiasta inginocchiandosi a terra per dare un’occhiata più da vicino alla serratura, la quale aveva una lavorazione piuttosto semplice. Infilò una forcina per capelli all’interno e la infilò dentro. Nate sentì un debole scatto e vide la compagna aprire l’anta di qualche centimetro e spiare dalla fessura.
“Vedo che non perdi tempo,” disse sorridendole compiaciuto.
“Mi piace arrivare direttamente al punto,” scherzò Lara sottovoce. Aprì l’anta ancor di più ed entrò all’interno. Nate lanciò uno sguardo guardingo dietro di sé per assicurarsi che nessuno li vedesse, poi seguì la compagna.
Trovarono un corridoio simile a quello in cui erano in precedenza, ma arredato in una maniera notevolmente diversa: le attrezzature erano più moderne e il pavimento scarno e di pietra, senza alcun tappeto persiano. Le luci erano a neon e bianche, e illuminavano l’ambiente con più freddezza. Lara s’incamminò con cautela fino ad arrivare all’angolo destro alla fine del corridoio. Si appiattì al muro e si affacciò appena con la testa.
“Adesso le cose si fanno un po’ più complicate,” sussurrò Lara indicando le pareti oltre il corridoio sul quale erano state posizionate telecamere ad ogni angolo.
“Sono sicuro che è qui che si trova la mappa,” ritenne Nathan affacciandosi assieme alla compagna e ritirando subito la testa all’indietro non appena una guardia fece capolino in sala. “L’unica domanda è come riusciremo ad entrare lì.”
“Ci penseremo poi. Adesso è meglio non attirare troppo l’attenzione,” bisbigliò Lara con preoccupazione.
“Torneremo più tardi,” concordò Nate, ed uscirono dal corridoio.

***

Quando tornarono in stanza, Lara prese le cuffie e chiamò col cellulare.
“Bryce, ho bisogno del tuo aiuto,” disse frettolosamente.
“Cosa vuoi che faccia?”
“Trova la pianta del castello e mandala sul mio palmare. Inoltre, ho bisogno che ti procuri informazioni sul sistema di sicurezza quanto più velocemente possibile. Senza queste cose, non riusciremo ad arrivare alla mappa.”
“È più facile a dirsi che a farsi, ma ci proverò.”
“È necessario che tu ci riesca. Per favore,” disse Lara molto chiaramente prima di chiudere la chiamata. Sdraiato sul letto, Nate si stiracchiò e guardò la ragazza camminare in su e in giù per la stanza mentre parlava al cellulare, poi lo spense e si girò verso di lui sorridendo con soddisfazione.
“Direi che coi preparativi siamo a posto,” disse con entusiasmo. “Ora è il momento di prepararsi,” soggiunse, sorridendo divertita allo sguardo cupo che deturpò il volto precedentemente rilassato del compagno. “Tranquillo, Nate. Sopravviverai a tutto questo.”
“Se lo dici tu,” rispose non molto convinto.
“Vado a farmi una doccia e a prepararmi. Lo smoking è nella valigia sulla poltrona,” informò Lara prendendo un altro bagaglio e avviandosi in bagno.
“Hai sempre con te uno smoking di riserva?” chiese Nathan tirandolo fuori e rimirandolo con stupore. “E non è neanche uno qualsiasi!”
“Sono contenta di aver centrato i tuoi gusti,” rispose Lara sorridendo prima di chiudere la porta.
Nate si tolse jeans e maglietta, buttandoli sciattamente sullo schienale della sedia come di consuetudine, e scrutò l’abito nero con attenzione. Neppure ricordava l’ultima volta che aveva indossato un simile indumento. Passò un dito sul materiale pregiato, rendendosi conto che molto probabilmente non gli era mai capitato tra le mani nulla del genere. Indossò la camicia allacciandosi con attenzione ogni bottone. Quando provò a mettersi i pantaloni, si accorse con sorpresa che gli calzavano alla perfezione, come se un sarto li avesse creati apposta per lui. Si abbottonò i gemelli con qualche difficoltà dovuta all’inesperienza ed infine indossò le scarpe lucide ed eleganti. Era strano vedersi allo specchio conciato a quel modo, ma non era certo che gli dispiacesse, tutt’altro.
Sentì la porta del bagno aprirsi ed alzò distrattamente lo sguardo, ma quando guardò la sua compagna si dimenticò persino di respirare. A stento riuscì a riconoscere la donna che aveva davanti agli occhi, completamente diversa dalla avventuriera sportiva e mascolina che conosceva bene. Se prima non era sicuro di cosa fosse l’eleganza, ora lo aveva imparato. Lara era semplicemente stupenda con addosso quell’abito nero di velluto perfettamente aderente. Non aveva spalline e scivolava sul corpo mettendo in risalto i seni prosperosi e sodi. Un paio di guanti dello stesso tessuto e colore coprivano fino a metà braccio, tra il gomito e la spalla. I capelli erano sciolti e ricadevano dietro la schiena, incorniciandole il viso dai lineamenti dolci e femminili che Nate conosceva bene, abbelliti ulteriormente dal rossetto rosso che le rendeva le labbra persino più carnose del consueto.
La ragazza notò distrattamente lo sguardo del compagno e gliene lanciò uno interrogativo.
“Qualcosa non va?” chiese dubbiosa appoggiando le mani guantate sui fianchi di velluto.
“Wow,” borbottò soltanto Nate, non riuscendo a dire altro e immobile come una statua di pietra. Si chiese come fosse possibile che un semplice pezzo di tessuto riuscisse a provocargli un effetto così disarmante.
“Lo prendo come un complimento,” disse Lara sorridendo allo sguardo spaesato del compagno ancora fisso su di lei. “Anche tu hai un bell’aspetto,” commentò mettendoglisi di fronte.
Normalmente Nate superava la compagna di una ventina di centimetri, ma la differenza d’altezza si era attenuata a causa dei tacchi alti. “Vieni, ti aiuto,” soggiunse pacatamente prendendo il papillon del ragazzo e cominciando ad armeggiare con abilità. Nel giro di poche mosse studiate, lo raddrizzò e lo sistemò. Fece un passo indietro per guardare meglio il risultato. “Ora è perfetto,” sostenne agguantando i lembi della giacca per stirargliela.
“Allora andiamo, signora Johnson?” chiese Nathan offrendole li braccio.
“Sembra che tu sia riuscito ad avere il tuo appuntamento, dopotutto,” scherzò Lara cingendogli il braccio.
“Assolutamente no,” disse Nate scuotendo la testa con risolutezza. “Non che questa sia una situazione spiacevole, ma è pur sempre per lavoro. Noterai la differenza quando sarà un appuntamento vero.”
“Per l’appunto, non dimenticarti perché siamo qui. Impegniamoci ad appropriarci di più informazioni possibili,” disse Lara in piedi di fronte al compagno, guardandolo col suo consueto sguardo severo e deciso.
“Non preoccuparti, tesoro, so quello che faccio. E sento che non sarò io dei due ad avere problemi a dovermi liberare dagli ammiratori,” scherzò Drake con un sorriso.
“Devo ammettere che, per quanto contorti, sei molto bravo a fare i complimenti,” ammise Lara, alla quale brillarono per un momento gli occhi, cosa che non passò inosservata al compagno.
“Se avessi saputo fin da subito che ti piacevano i tipi in giacca e cravatta, li avrei indossati molto tempo fa.”
“Basta che non diventi come quegli orribili banchieri che imperversano nelle strade inglesi.”
Nathan ridacchiò, tirò la ragazza con sé e lasciarono la stanza.
   
 
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