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Autore: clif    08/12/2020    2 recensioni
-Ecco a lei, signora. Una bambina bellissima- Disse la signora Cole, porgendole il fagotto. La puzza di sigaretta poteva sentirsi chiaramente provenire da lei. Era evidente fosse un posto terribile dove far crescere dei bambini. Se fosse stata abbastanza lucida, si sarebbe rammaricata del luogo dove avrebbe lasciato la sua piccola, ma in quel momento era a malapena in grado di fare pensieri coerenti.
-Come intende chiamarla?- Le domandò la donna. Nonostante la nota dolce, si poteva sentire il tono seccato: la gentilezza era tutta una maschera. Probabilmente era desiderosa di scaricare il fagotto in qualche culla e tornare a fumare o bere. Merope però era troppo concentrata sulla domanda per notarlo: il nome? Non aveva mai pensato ad un nome.
-Nicole... Merope... Nicole Merope Mikaelson- Queste furono le ultime parole di Merope Gaunt. La fatica aveva preso un forte pedaggio sul suo corpo negli ultimi mesi e il parto fu la sua ultima fatica. Avrebbe potuto salvarsi usando la magia, ma era mentalmente troppo distrutta per andare avanti. Sapeva di essere egoista ad abbandonare la figlia, ma non poteva fare altro. Pregò solamente, un secondo prima di spirare, che la sua vita sarebbe stata felice a differenza della sua.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Cross-over | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Più contesti
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Accampamento tifosi. Stadio mondiali di Quidditch. Inghilterra.

Anche dopo mezz’ora dalla fine della partita il caso non accennava a diminuire tra i tifosi che mano a mano tornavano nelle loro tende. Alcuni di essi erano ancora in giro a parlare tra di loro, commentando sul match al quale avevano appena assistito. L’eccitazione era già salita prima che le squadre scesero il campo, con l’introduzione delle loro mascotte.

Mentre gli irlandesi avevano i leprecauni, a sostenere i Bulgari furono una comitiva di Veela. Tali creature erano conosciute per il loro aspetto meraviglioso. Entità dalle sembianze femminili in grado di incantare uomini con un singolo sguardo. Questo era però solamente il loro lato leggero della loro natura. Se innervosite, sono in grado di trasformarsi in orribili donne uccello, simili ad arpie, sputa fuoco.

I tifosi dell’Irlanda lo avevano scoperto personalmente, quando la squadra avversaria aveva preso a perdere terreno sempre più velocemente. Mentre i festeggiamenti continuavano, in una tenda montata al centro dell’accampamento la situazione era molto più tranquilla. Harry, Andrea e Davina stavano smantellando il tutto tranquillamente, condividendo qua e la dei commenti sulla partita alla quale avevano precedentemente assistito.

Mentre Davina aveva faticato un poco a seguirla (era tutto nuovo per lei, sia le regole che lo sport magico in generale), Harry e Andrea erano stati abbastanza annoiati. Gli Irlandesi avevano praticamente dominato durante l’intera partita. Eccetto per un punto (che in realtà ne valeva dieci) a metà partita, la Bulgaria non era riuscita a ottenere nessun risultato.

L’unico giocatore buono della squadra era Victor Krum, il loro pupillo e cercatore, il quale, ormai intuendo che avessero perso ogni possibilità di vittoria, si era buttato alla ricerca del boccino. Dopo due ore e trentacinque minuti di gioco, la partita terminò: 170 punti per l’Irlanda e 160 per la Bulgaria. Anche dopo aver preso il boccino non erano riusciti a recuperare, e se avessero continuato ad attendere, il distacco si sarebbe solo ampliato.

Mentre uscivano dallo stadio, Andrea aveva preso a lamentarsi e criticare la formazione della squadra perdente. Uno non poteva permettersi di andare ai mondiali con un singolo giocatore abile, sosteneva la ragazza americana, e Harry non poteva fare a meno che concordare. Dopo aver disfatto la tenda, che grazie alle loro abilità bastarono solo cinque minuti, si prepararono a partire.

Proprio in quel momento Andrea riconobbe al volo i proprietari della tenda accanto alla loro, che guarda caso avevano anche loro appena terminato di smontarla. L’uomo adulto aveva dei lunghi capelli biondo sporco, e un sorriso sognante inciso sul volto. La giovane ragazza con lui aveva caratteristiche fisiche simili, rendendo evidente fossero padre e figlia, o comunque strettamente imparentati tra loro.

-Luna!- Esclamo Andrea, dirigendosi verso la ragazza dall’aria sognante. Harry decise di rimanere lì, senza attirare l’attenzione su di se. Anche se la sua amica sembrava conoscere questa “Luna”, lui non poteva ricordarla in alcun modo. Vista l’età, doveva andare ad Hogwarts con loro (forse un anno più giovane), ma sembrava il tipo tranquillo che a lui sarebbe facilmente sfuggito. Per evitare di fare brutte figure, decise di non farsi notare e aspettare che Andrea finisse i saluti.

Dopo che la coppia padre e figlia prese ad allontanarsi, salutando un ultima volta Andrea, Harry fece per incamminarsi fuori dall’accampamento ancora per metà pieno, quando una mano lo afferrò per il polso facendolo fermare sui suoi passi. Si voltò, trovandosi di fronte ad una preoccupata Davina.

-Sento qualcosa avvicinarsi all’accampamento. Un buon numero di firme magiche oscure- Disse lei allarmata. Mentre le streghe Wicca avevano una forte connessione con l’ambiente che le circondava, Davina, dopo il rito del raccolto, aveva ampliato tale abilità a dismisura. Ecco perché si era accorta di un gruppo pericoloso in avvicinamento… prima che uno scoppio poco distante risuonò e le urla cominciarono.

-Aiuto! Ci sono i Mangiamorte!- Gridò una voce terrorizzata in lontananza. I bagliori causati da vari incendi che velocemente vennero appiccati furono visti ai vari lati dell’accampamento. Il panico ci mise pochi secondi per dilagare. Harry si affrettò a raggiungere Andrea, la quale era momentaneamente sotto shock.

-Andrea, dobbiamo correre!- Gridò lui, afferrandola per il polso. Davina, prendendo in mano il controllo della situazione (nonostante il panico che una ragazza adolescente come lei era giustificata ad avere), fece cenno loro di correre verso la foresta. Guardandosi velocemente intorno notarono che anche gli altri si dirigevano lì.

Periferia accampamento tifosi. Stadio mondiali di Quidditch. Inghilterra.

Attenti a non farsi travolgere dalla folla, si diressero verso il centro della foresta. Alle loro spalle grida di babbani innocenti che venivano fatti levitare crudelmente senza alcun motivo se non il puro gusto del divertimento. Mentre la foresta prese a farsi più fitta, poterono scorgere con la coda dell’occhio il trio d’oro mentre si confrontava con Draco Malfoy.

-Credono che sia davvero il momento di discutere come bambini?- Borbottò Andrea sottovoce, mentre, senza rendersene conto, si allontanavano dalla folla più numerosa per dirigersi verso la parte laterale della vegetazione. Solo quando notarono le tende comparire di nuovo di fronte a loro, si resero conto di aver girato in tondo e essere riusciti da un’altra parte dell’accampamento. I lampi di luce in avvicinamento non aiutavano a renderli più tranquilli.

-Dobbiamo tornare indietro…- Disse Harry, maledicendosi per essere accidentalmente tornati nel punto dal quale dovevano allontanarsi. Fecero per tornare indietro, ma un esplosione alla loro destra li costrinse a fermarsi sui loro passi. Grazie ai riflessi che aveva per anni affinato (stare attento non farsi notare da Dudley e esercitandosi con Nicole per un anno intero), riuscì ad erigere un Protego che difese entrambi i ragazzi dai vari detriti.

-Bene, bene, guarda cosa ho qui, altri bambini- Disse una voce distorta, da oltre la tenda in fiamme. Ad oltrepassarla fu un uomo (o almeno dava così l’impressione) con un lungo mantello nero e una maschera di ferro a forma di teschio che gli copriva quasi totalmente la faccia. Harry e Andrea si affrettarono a puntare le proprie bacchette contro quello che riconobbero come un Mangiamorte.

-Vedo che i bambini vogliono gioc…- La voce del Mangiamorte si interruppe quando un incantesimo rosso scuro gli volò contro. Evitando magistralmente l’attacco, reagì rimandando contro Andrea un attacco, che venne a sua volta intercettato da Harry con un secondo Protego. In pochi secondi incantesimi e maledizioni presero ad essere lanciati senza sosta.

-Piccolo marmocchi!- Ruggì rabbioso l’uomo adulto, impreparato alla vista di due marmocchi pronti a contrattaccare. Tanto abituato a parsone che fuggivano quando vedevano lui e i suoi compagni, non era abituato ad un attacco frontale. Questo non significava però che fosse in svantaggio. Con un movimento del polso, lanciò uno Stupeficium serpeggiante che colpì entrambi i suoi avversari.

Mentre Harry incassò bene il colpo con un nuovo Protego, Andrea venne sbalzata via, perdendo la bacchetta nel processo. In altre situazioni l’ultimo erede Potter si sarebbe assicurato che la sua amica stesse bene, ma in quel momento non poteva permettersi neanche un attimo di esitazione… sarebbe potuto risultare fatale. Approfittando invece del suo momento di compiacimento, passò al contrattacco, pronto a mettere fine al loro confronto.

-Lacero!- Ringhiò lui. Sul momento, neanche lui seppe dire quali fossero le sue intenzioni: se stava mirando alla gola per ucciderlo (in tal caso, neanche lui sapeva dove avesse trovato tale freddezza), o agli occhi per accecarlo e metterlo fuori gioco. A prescindere da ciò, il risultato non fu quello sperato. L’incantesimo tagliò la maschera all’altezza della guancia destra, facendo schizzare qualche goccia di sangue.

Lo shock si potè scorgere nei suoi occhi (che anche con addosso la maschera erano visibili) seguito subito dopo dalla pura rabbia. Prima che però potesse lanciargli la prossima maledizione ( e stava optando per una letale o infinitamente dolorosa), vennero riscossi da un boato enorme proveniente dal centro dell’accampamento.

Una gigantesca esplosione di magia di natura sconosciuta (almeno per il Mangiamorte) aveva sradicato decine di tende e fatto tremare tutti i maghi presenti. Mentre il mago adulto si smaterializzò frettolosamente via (quel potere ai suoi occhi era secondo solo alla Signora Oscura), Harry guardò l’epicentro con preoccupazione.

-Zia Davina?- Sussurrò.

Accampamento tifosi. Stadio mondiali di Quidditch. Inghilterra.

Davina ansimava pesantemente, a causa dello scoppio di magia che aveva appena effettuato. Intorno a lei vi era solo desolazione e incendi, causati sia dalla sua perdita di controllo che dai i Mangiamorte. Dopo aver fatto andare via Andrea ed Harry, era intervenuta ad aiutare gli Auror che tentavano di affrontare i maghi oscuri e allo stesso tempo di aiutare i babbani che stavano venendo fatti levitare come una sorta di scherzo crudele.

Purtroppo però il risultato non fu quello sperato: si era esercitata per mesi nel controllo dei propri poteri, ma aveva ceduto alla rabbia e questo ne fu il risultato. Gli Auror feriti venivano portati via, mentre i restanti aiutavano a spegnere gli incendi. I Mangiamorte si erano già tutti smaterializzati via (portando con se i feriti), appena visto il pericolo.

Nonostante i danni, le uniche vittime furono due Mangiamorte non ancora identificati (in seguito, sarebbero stati riconosciuti come i due Lord delle famiglie Goyle e Tiger), i quali erano stati investiti dallo scoppio di energia. La visione di Davina si riempì di punti neri. L’eccessivo uso del suo potere, unito alla consapevolezza di aver appena ucciso qualcuno (per quanto orribili fossero), fu troppo per lei.

Dopo pochi istanti fu a terra. Troppo scossa dagli eventi, non si rese conto neanche dell’arrivo del nipote che la afferrava prima che cadesse al suolo svenuta.

Maniero Mikaelson. New Orleans.

Klaus aveva appena terminato il suo secondo bicchiere di vino, mentre osservava assorto il cielo notturno sopra di lui. Era uscito sul balcone della propria camera da letto per poter riflettere in pace sugli ultimi eventi accaduti nella sua vita. Era diventato padre. Ancora faceva fatica a crederci. Era convinto che un vampiro non potesse avere figli. Era stata una delle poche convinzioni che lo avevano accompagnato durante i suoi mille anni di esistenza.

Hayley Marshall. Un licantropo con il quale aveva avuto una semplice avventura di una notte stava portando suo figlio. Fu li che le cose andarono fuori controllo. Si era diretto a New Orleans, dopo una soffiata che lo informava di un gruppo di streghe che stavano complottando per ucciderlo. Tale informazione risultò vera… in un certo senso. Hayley si era fatta catturare e ora stava venendo usata come fonte di ricatto contro di lui.

Le streghe del quartiere francese avevano legato la sua vita a quella di un loro membro, Sophie Deveraux, in modo che se la strega fosse morta, anche il licantropo gravido avrebbe subìto la stessa sorte. Il loro obbiettivo era quello di spodestare il re di New Orleans Marcel e riportare la città sotto il potere delle streghe.

Marcel. Questo nome risvegliava sentimenti contrastanti nell’animo dell’antico ibrido. Il ragazzo che due secoli prima aveva adottato come proprio figlio. Il ragazzo che aveva reso un vampiro. Il ragazzo che aveva scelto su sua sorella. Lo stesso ragazzo che aveva finto la sua morte un secolo addietro, per poi rubargli la casa che lui e la sua famiglia avevano costruito con le loro mani. Era combattuto tra essere felice della sua sopravvivenza e ucciderlo per il suo tradimento.

-Non ti avevo detto che non volevo essere disturbato, amore?- Disse all’unica altra persona presente nella villa, che in quel momento entrò in casa. Hayley. Il licantropo era una giovane donna, poco più che ventenne. Fisico slanciato, pelle abbronzata, capelli castano scuri, occhi verdi e profondi, corpo tonico e formoso, e un viso da far invidia a una modella.

Un uomo minore sarebbe caduto ai suoi piedi appena posato lo sguardo su di lei, ma Klaus non aveva vissuto per tutto quel tempo senza diventare resistente (o indifferente) a tale fascino. Aveva visto donne molto più belle e interessanti. Una certa bionda con un temperamento corto e l’animo infuocato balenò nella sua mente per alcuni secondi.

-Volevo solo sapere dove fosse Elijah. Aveva promesso ci (mi) avrebbe aiutati, ma è scomparso da settimane- La voce della ragazza lo scacciò via nuovamente dai suoi pensieri. L’ibrido trattenne un ringhio d’irritazione. Personalmente, riteneva che il suo aspetto fosse l’unica cosa che spiccasse in lei. Non certo il suo carattere irritante e fastidioso. Per quanto riguarda Elijah, era fuori dal giro, ma lei non aveva bisogno di saperlo.

-Non preoccuparti di lui. Preoccupati piuttosto di non fare nulla di stupido e non dare nell’occhio. In questa città la tua specie non è ammessa, perciò sarebbe meglio se tu rimanessi qui al sicuro- Affermò lui mettendo da parte il bicchiere vuoto che teneva in mano da prima. Non voleva che le sue sottili tattiche per avvicinarsi a Marcel venissero rovinate dalla sua irruenza. Aveva già messo a repentaglio suo fratello per raggiungere il suo obbiettivo.

Marcel era agitato dalla presenza di due originali nella sua città, e Klaus decise di approfittarne per mettersi dalla sua parte buona. Aveva pugnalato al cuore Elijah con un pugnale di cenere di quercia bianca e aveva consegnato il corpo al suo rivale come gesto di buona fede. Intendeva avvicinarsi abbastanza per scoprire i suoi assi nella manica.

Le streghe del quartiere francese lo avevano avvisato di due armi segrete che il suo ex protetto possedeva. Una di esse sembrava essere un giovane mago con delle abilità sconosciute. Klaus si assicurò di indagare. Hayley lo guardò per alcuni secondi, delusa dalla risposta, ma conscia che il minimo turbamento emotivo avrebbe portato alla sua immediata decapitazione. Il temperamento dell’ibrido originale era leggenda.

-Fammi solo sapere se hai sue notizie- Affermò solo, prima di lasciare la stanza. Prima di sparire oltre il corridoio, Klaus lanciò una veloce occhiata all’altezza della sua pancia. Ancora non si vedeva nulla, ma questo non rendeva la cosa meno reale: tra pochi mesi sarebbe diventato padre. Non sapeva ancora cosa provare.

Quando le streghe lo avevano ricattato sulla vita del figlio (di Hayley gli importava ben poco), la sua prima reazione fu la rabbia. Nessuno, tanto meno un gruppo di streghe, poteva minacciarlo. Preso dalla rabbia e dal suo infinito orgoglio, rifiutò di farsi controllare e abbandonò l’incontro anche sotto la minaccia della morte del futuro neonato. Solo la persuasione di Elijah lo fece tornare (dopo ore di “dibattito”) sui suoi passi.

Nonostante gli accordi presi, però, ancora adesso non sapeva cosa pensare di questa situazione. Un padre. Era una cosa che non pensava mai di diventare, ed era anche una nota dolente per lui. Il rapporto con il proprio padre (patrigno) non era mai stato dei migliori. Un rapido pensiero gli passò per la mente: chissà se avesse avuto altri figli illegittimi nel corso della sua vita? Per qualche motivo, questo pensiero continuò a perseguitarlo.

Radura. Foresta senza nome della Gran Bretagna.

-È proprio sicuro che non ci sia altra scelta?- Domandò Sirius, mentre tornava in groppa a Fierobecco, l’ippogrifo che aveva facilitato la sua fuga. Era stato nascosto nell’ultimo mese, in modo da non permettere al ministero di trovarlo. Sperava che restando a lungo in silenzio, le acque si sarebbero calmate. Dopo la fine del mese, si era messo in contatto con l’unica persona credeva potesse aiutarlo.

-Mi dispiace molto, Sirius, ma per il momento sarebbe meglio se tu tagliassi tutti i legami con il paese. Neville ed Harry hanno bisogno di stabilità, e tu non potrai darla loro… almeno non ancora- Fece Silente, con un tono di voce pacato ma deciso. Una volta contattato, il preside si era offerto di aiutare il fuggitivo (Neville lo aveva in precedenza informato della sua innocenza), dandogli modo di abbandonare il paese in tutta tranquillità e rifugiarsi oltreoceano. Mancava solo un dettaglio…

-Potrai tornare quando avrò modo di portare avanti un nuovo processo per te, ma senza prove avrò bisogno di tempo, sii paziente- Aggiunse l’uomo più anziano. Il tono era pacato, ma fermo. Sirius avrebbe voluto continuare a discutere, ma anni abituato (come tutta la comunità) ad ascoltare Albus Silente senza far domande lo fecero tacere.

-… Mi terrò in contatto, preside- Aggiunse solo l’ex malandrino, e dopo un secondo di esitazione decollò nella notte, cavalcando l’ibrido cavallo uccello. Silente rimase immobile fino a che la sagoma nel cielo scomparve, poi tirò un sospiro. Convincere la pecora nera (o bianca) della famiglia Black a tenere lontano la sua influenza dal bambino prescelto fu difficile, ma alla fine ci era riuscito.

In realtà, come capo stregone, poteva benissimo permettere un processo con l’uso del veritaserum, ma sarebbe andato contro i suoi piani. Aveva bisogno di influenzare Neville per renderlo il guerriero adatto per sconfiggere definitivamente Voldemort una volta fatto il suo ritorno, e non avrebbe potuto farlo se Sirius tornasse libero, dato che una volta fatto avrebbe chiesto la sua custodia.

La sua coscienza gli fece notare che stava negando giustizia ad un uomo innocente, ma lui scacciò via tali pensieri. Era tutto per il bene più grande, e comunque stava solo rimandando il processo di scarcerazione. Quando il prescelto sarebbe stato pronto per la sua battaglia, avrebbe pensato ad aiutare Sirius.
 

N.d.A.

Ecco la seconda parte. Con questo terminiamo con l’estate del 2011. Nella scena finale ho voluto raffigurare Silente nel suo momento da “agente del bene superiore”. Il preside non sarà cattivo nel vero senso della parola in questa storia, ma per poter raggiungere la vittoria della “propria” luce si vedrà costretto a fare cose non proprio etiche. Per quanto riguarda il confronto che Harry e Andrea hanno avuto, chi si è fatto un idea sull’identità del Mangiamorte che hanno affrontato? :P
Al prossimo capitolo. Bye-Bye
  
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