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Autore: LazySoul    08/12/2020    1 recensioni
[Terzo libro della serie "Mai scommettere col nemico", si consiglia la lettura dei due libri precedenti]
Trama:
Hermione Granger è tornata a scuola.
Il mondo magico non è più lo stesso dopo l'ultima guerra, quella contro Voldemort, che ha portato morte e sofferenza nei cuori di molti studenti di Hogwarts.
Hermione però non è sola, ha i suoi amici, oltre a Draco Malfoy, il ragazzo di cui è innamorata.
Non è facile però tornare alla solita e tranquilla routine scolastica.
Non lo è per Hermione, ma non lo è soprattutto per Pansy Parkinson, che sembra essersi allontanata molto dai suoi amici Serpeverde dopo lo scontro della settimana precedente, impedendo a chiunque di avvicinarsi più del dovuto.
Per non parlare di Luna e Blaise, ora una coppia a tutti gli effetti, sempre pronti a condividere la loro saggezza dando preziosi consigli a Daphne Greengrass e Padma Patil, che sembrano continuare a rincorrersi senza mai trovarsi.
Saranno vere le voci che girano? Bellatrix Lestrange vuole davvero vendicare la morte di Voldemort o sono solo pettegolezzi privi di fondamento?
Buona lettura ;)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista, Padma Patil, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
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Bonus: Baby shower




Buonsalve popolo di EFP!

Dopo — troppi — mesi di assenza da questa storia, eccomi tornare più agguerrita che mai con questo capitolo bonus che vi avevo promesso .

Per il momento questo è quello che la mia mente ha prodotto, ma potrebbe darsi che presto ci saranno altri capitoli, chi può dirlo?

Buona lettura!



 

·≈· HERMIONE'S POV ·≈·


 

Era stata la signora Malfoy ad insistere, dicendomi che era una tradizione di famiglia e che in quanto tale non potevo esimermi dal rispettarla.

Non ero solita ascoltare e seguire ogni consiglio e usanza di cui mi parlava mia suocera, ma in quel caso dovevo ammettere di aver pensato a mia volta di organizzare qualcosa di simile; quindi l'idea di un baby shower non mi appariva più di tanto pacchiana o ridicola.

La signora Malfoy, appena aveva capito che ero favorevole all'organizzazione di una festa, si era rimboccata le maniche aveva iniziato a stilare una lista di invitate, a scegliere quale tè e quali biscotti servire e, ovviamente, la location.

Era stato difficile, ma non impossibile, imporre di fare la festa nel mio salotto e non nel tetro salone degli orrori di Malfoy Manor; così come non era stato affatto facile far capire a mia suocera che avevo intenzione di invitare anche uomini alla festa e non solo donne.

Nel bel mezzo dell'organizzazione avevo provato l'irrefrenabile desiderio di annullare tutto e mandare al diavolo la signora Malfoy.

Quello stress mi aveva ricordato quello che avevo provato un anno e mezzo prima, quando con l'aiuto di Draco e dei nostri genitori avevamo iniziato a delineare ogni dettaglio del nostro matrimonio.

Avevamo annunciato il nostro desiderio di sposarci durante una delle imbarazzanti e molto tese cene a cui la signora Malfoy ci costringeva a partecipare ogni mese al Manor.

Era stato Draco a dare la notizia, eravamo già fidanzati da tempo, quindi non sarebbe dovuta essere una sorpresa la nostra decisione di convolare a nozze, eppure il signor Malfoy rischiò di strozzarsi coll'idromele, mentre mio papà scoppiò a piangere per la commozione, appena Draco annunciò la data che avevamo deciso.

Appena fu certa che il signor Malfoy non sarebbe morto strozzato per qualche goccia di idromele, la signora Malfoy aveva alzato il proprio calice e aveva brindato alla nostra felicità, seguita a ruota da mia madre, che sorrideva da orecchio a orecchio, da mio padre, il cui viso continuava ad essere bagnato dalle lacrime, e da un titubante signor Malfoy, la cui espressione — simile a quella di un uomo che si era appena infilato uno spicchio di limone in bocca — indicava chiaramente quanto fosse felice di udire una simile notizia.

Subito dopo cena la signora Malfoy non aveva perso tempo e si era messa a stilare una lista di possibili invitati, una di possibili pietanze e per finire la sicura location.

Mi era stato spedito tutto via gufo il mattino dopo e la felicità che avevo provato nel fare colazione con Draco, prima che dovesse correre al lavoro, si guastò irreparabilmente.

Dopo la mia giornata di lavoro al Ministero mi ero fatta coraggio e mi ero presentata a Malfoy Manor da sola, per discutere faccia a faccia con la signora Malfoy delle sue manie di controllo mascherate in "tentativi di aiuto".

Non era la prima volta che io e la madre di Draco ci trovavamo in disaccordo, ma quella sembrò essere la battaglia decisiva, di quella guerra sotterranea di cui Draco sembrava sapere poco o niente.

Vinsi io e da quel momento in poi la signora Malfoy sembrò rispettarmi un po' di più.

Ero riuscita ad impedire che il mio matrimonio si svolgesse al Manor e allo stesso modo ero riuscita a convincere mia suocera a non organizzare il baby shower nel suo salotto, ma il tutto mi era costato fatica e stress.

Sospirai e ripiegai la Gazzetta del Profeta, che tanto non stavo leggendo da qualche minuto ormai, persa com'ero nei miei pensieri, e osservai la tazza, nella quale rimaneva un sorso di tisana al finocchio.

Erano mesi che mi costringevo a bere quelle tisane prescritte dal medimago, ma più tempo passava, più ero nauseata anche solo dall'odore di quella bevanda calda.

Mi portai la mano destra sul pancione, quasi ad accettarmi che ci fosse ancora, e sorrisi lievemente quando sentii un piccolo calcetto contro il mio palmo.

«Ci siamo svegliati, eh?», mormorai, abbassando lo sguardo, con un dolce sorriso ad illuminarmi il volto.

Ricevetti un altro calcetto, poi più nulla e sospirai.

Allo stesso modo in cui non era stato facile far capire alla signora Malfoy che il mio matrimonio non si sarebbe tenuto nei giardini di Malfoy Manor e che gli invitati sarebbero stati principalmente miei amici e non suoi; ero certa che quando sarebbe giunto il momento di scegliere un nome per il bambino o la bambina che scalciava nella mia pancia, avrei dovuto lottare per far valere la mia opinione.

Narcissa Malfoy aveva già iniziato a spedirmi saltuariamente alcune missive dove elencava i nomi, secondo lei, appropriati all'erede di una grande famiglia.

A volte io e Draco leggevamo quelle lettere prima di andare a dormire, avvolti tra le coperte e le rispettive braccia e c'immaginavamo come sarebbe stato chiamare nostro figlio Aldebaran o nostra figlia Adhara. Erano più le volte in cui scoppiavamo a ridere nel sentire certi nomi, che quelle in cui apprezzavamo il suggerimento.

Tra i diversi elenchi avevamo deciso di valutare seriamente tre nomi femminili: Phoenix, Cassiopeia e Carina; e tre maschili: Orion, Arcturus e Leo.

Ogni tanto ce li ripetevamo, per valutare quale suonasse meglio e quale ci piacesse di più, ma Draco era convinto che avremmo deciso il giorno della nascita e che non aveva senso impazzire prima.

Osservai l'orologio babbano alla parete e sorrisi nel notare che il turno di Draco sarebbe finito a breve.

Mi costrinsi a sorseggiare l'ultimo residuo di tisana al finocchio nella tazza, poi la spostai con un semplice Wingardium Leviosa nel lavandino della cucina e mi spostai sul divano, sul quale avevo abbandonato il libro che mi aveva prestato Ginny, "Strega e mamma".

Leggere della maternità era in parte rilassante, perché mi sembrava di prepararmi per un esame importante, in parte preoccupante, perché sembrava mettermi di fronte alla grandezza di quello che stava per succedere.

Aprii il libro al decimo capitolo, dove si parlava di come poter osservare i primi segni di magia nel proprio bambino e cosa fare nel caso in cui non si presentassero.

Eravamo ormai alla vigilia del baby shower e, malgrado l'ultimo mese d'inferno — in cui avevo dovuto più volte impormi con la forza per far valere la mia opinione, la quale sembrava non essere contemplata nelle decisioni che mia suocera prendeva — ero relativamente tranquilla.

Mancava ancora più di un mese al parto e tutte le analisi e le ecografia che avevo fatto, sia nel mondo babbano, che in quello magico, mi informavano della stessa cosa: il feto era sano e ben formato e non dovevo preoccuparmi di nulla, oltre a prendere gli integratori consigliati e bere tanta tisana al finocchio.

Al Ministero, dove ero a capo dell'Ufficio per i Reinserimento degli Elfi Domestici, andavo solo quando mi annoiavo troppo o sopraggiungevano emergenze che necessitavano la mia presenza.

Riempivo le mie giornate con letture sulla maternità, lettere e incontri con Luna e Ginny, lunghe passeggiate nella Londra babbana e pisolini che mi rendevano più spossata che mai.

Avevo iniziato da un paio di mesi a fare una coperta all'uncinetto, guidata in un primo momento dall'aiuto di mia madre e una vecchia rivista, poi soltanto dalla mia memoria. Ogni giorno vi dedicavo almeno mezz'oretta ed ero fiera di essere ormai quasi alla fine, ero certa che avrei concluso quel lavoro prima del parto e avrei potuto usare quella nuova coperta per avvolgere il mio bambino.

Quando nel camino alla mia destra apparvero fiamme verdi, chiusi il libro e sorrisi.

Draco comparve pochi secondi dopo, con in mano la cartelletta in pelle in cui aveva sempre del lavoro arretrato, e uno stanco sorriso a illuminargli il volto.

«Bentornato a casa», gli dissi, posando il libro sul divano e alzandomi in piedi in modo goffo.

Draco lasciò la cartelletta sul divano e mi abbracciò, premendomi un bacio sulla guancia, uno sulla fronte e poi uno sulle labbra.

«Com'è andato il lavoro?», gli chiesi, lasciandomi guidare nuovamente tra i cuscini del divano, dove ci sedemmo insieme.

«Potrebbe andare meglio, la nuova pozione anticoagulante è ancora incompleta, ma continuiamo a fare il possibile», disse, iniziando ad accarezzarmi il pancione: «Voi come state?»

In quel momento il bambino scalciò e Draco sorrise: «Qualcuno è felice di sentire la mia voce, o sbaglio?»

«Sarebbe impossibile il contrario, hai una bellissima voce».

Draco sorrise e si sporse fino a lasciarmi un bacio sulle labbra: «Adulatrice».

«Sono solo sincera».

Rimanemmo abbracciati e in silenzio per qualche secondo, poi iniziai a raccontare a Draco quello che avevo letto sul libro "Strega e mamma" quel giorno e lui mi raccontò degli ultimi gossip al lavoro, dove una sua collega usciva con il capo reparto da qualche settimana.

Da quando avevamo iniziato a vivere insieme, era diventata ben presto tradizione per noi passare qualche minuto a chiacchierare e raccontarci ogni avvenimento della giornata, stressante o meno, che avevamo trascorso separati.

Non era stato facile trovare il perfetto equilibrio, soprattutto all'inizio, quando era più facile perdere la pazienza e litigare, ma eravamo riusciti a costruire un luogo sicuro, dove potevamo essere noi stessi e parlare di ogni cosa.

Capitava tutt'ora di litigare o di discutere di fronte a certi argomenti, ma eravamo diventati più bravi a leggere il rispettivo linguaggio del corpo e a capire quando c'era tensione, tristezza o delusione nell'aria.

L'ultima volta che avevamo discusso — se non si tenevano conto i litigi causati dal ficcanasare della signora Malfoy, che solo io sembravo ritenere snervante e indesiderato a volte — era stato intorno al quinto mese di gravidanza, quando avevamo dovuto scegliere di che colore dipingere le pareti della stanza del bambino.

Dato che non sapevamo se fosse maschio o femmina, e anche perché ero contraria agli stereotipati blu per un maschietto e rosa per una femminuccia, avevo fin da subito proposto il colore verde, o in alternativa il bianco.

Draco non era stato molto felice dell'idea; a lui l'idea di avere una cameretta tutta azzurra o tutta rosa, a seconda del sesso del bambino, non dispiaceva affatto e non capiva perché mi ci opponessi con tanta forza.

Avevamo parlato per giorni interi della faccenda, fino a quando non ero riuscita a fargli comprendere appieno il mio punto di vista.

In fine avevamo pitturato personalmente la stanza di bianco e ci eravamo ripromessi di ridipingerla in futuro, se mai nostro figlio o nostra figlia avesse voluto un altro colore per le pareti della sua camera da letto.

«Agitata per domani?», mi chiese Draco, con uno sguardo preoccupato.

«No, sto bene e sono certa che andrà tutto bene», ripetei, non per la prima volta negli ultimi giorni.

«Solo io temo che sarà un disastro?», borbottò, sfregandosi stancamente il viso.

«Sì, perché sei pessimista».

«Non sono pessimista», si lamentò, sollevando gli occhi al cielo: «Sono soltanto realista: mettere i miei genitori, i tuoi genitori e i nostri amici — tra cui un veterimago puntiglioso, una scrittrice di libri per bambini che vede creature che non esistono, un paio di salvatori del mondo magico con le rispettive consorti e figli, una coppia di ragazze che ancora non ha detto ai rispettivi genitori di convivere da anni, il nuovo professore di Erbologia di Hogwarts e una giornalista che combatte per i diritti dei lupi mannari — tutti in una stanza, a parer mio, potrebbe essere un po' troppo».

«Al matrimonio è andato tutto bene, non vedo perché non dovrebbe essere così anche per un banale baby shower... e poi i miei genitori non ci saranno domani; due persone in meno di cui preoccuparsi», borbottai, incrociando le braccia al petto.

«Sì, ma al matrimonio non c'erano alcune dinamiche che sono emerse negli ultimi mesi, come per esempio i continui litigi tra Padma e Daphne, l'imminente matrimonio di Blaise e Luna... inoltre Pansy e Neville hanno smesso di parlarsi dopo il nostro matrimonio, ricordi?»

Mi alzai in piedi e inizia a dirigermi verso la cucina: «Beh, sono nostri amici e potrebbero lasciare per qualche ora le loro divergenze da parte e divertirsi con noi», dissi, mentre riempivo una pentola d'acqua e la mettevo a bollire sui fornelli.

Draco mi abbracciò da dietro, appoggiando entrambe le mani sul mio pancione: «Hai ragione. Potrebbero, ma non è detto che lo facciano».

«Il solito pessimista», borbottai, imbronciandomi leggermente.

Draco mi baciò la spalla: «Realista», ribatté, facendo ridere entrambi.

La tensione si sciolse quasi immediatamente e, come ogni sera, apparecchiammo tavola insieme, per poi dedicarci alla preparazione della cena.

Tornammo a parlare di argomenti più leggeri; il tempo, il bambino e il mal di schiena di Draco, causato dai tavoli di lavoro troppi bassi per lui, che doveva passare ore piegato in avanti per mescolare pozioni, nel reparto del San Mungo dedicato alla creazione e sperimentazione di nuovi intrugli.

«Non puoi parlare con il tuo capo e farti procurare un tavolo più alto?», chiesi, non per la prima volta, mentre gli massaggiavo le spalle.

«Gliene ho parlato oggi, mi ha ignorato», borbottò Draco, lasciandosi maneggiare con fin troppa gratitudine la schiena dolorante: «Hai le mani d'oro, Hermione».

Sorrisi e gli pizzicai il fianco: «Questo perché sono stata una Grifondoro».

Draco scoppiò a ridere, per poi interrompersi pochi secondi dopo, lo sguardo perso nel vuoto.

«A cosa pensi?»

«Stavo pensando al giorno del nostro matrimonio», sussurrò, sorridendo: «Stavo pensando che malgrado il gruppo particolarmente eterogeneo di invitati, è stata una magnifica giornata».

«La parte più bella è stato entrare in bagno e trovare Padma e Daphne mezze nude», borbottai, con una smorfia, facendo ridere Draco di gusto.

«Pensavo che la tua parte preferita fosse stato il brindisi di mio padre», ribatté Draco, riportandomi alla mente le poche parole che il signor Malfoy aveva detto il giorno delle nostre nozze, biascicando per il troppo whiskey incendiario, mentre Narcissa lo guardava con disapprovazione. 

«Vi auguro ogni bene e tanti figli maschi», aveva esclamato Lucius Malfoy sollevando al cielo il suo bicchiere colmo di alcol, per poi aggiungere: «Non saranno purosangue, ma almeno non saranno dei bastardi».

Sospirai: «Hai ragione, il discorso di tuo padre batte a mani basse Daphne e Padma che ci danno dentro nel bagno».

«Ma la vera domanda è: batte anche il momento in cui Ronald Weasley è inciampato, facendo cadere a sua volta Potter e un vassoio colmo di tartine al salmone?»

Sorrisi e scrollai le spalle: «Ne abbiamo già parlato: tuo padre vince il premio per il miglior brindisi della storia, mentre Harry e Ron vincono quello per il miglior momento imbarazzante».

«Ah, giusto, me ne ero dimenticato», disse Draco, un enorme sorriso sulle labbra, mentre mi aiutava a portare in tavola la cena.

«Ti ricordo che domani gli invitati inizieranno ad arrivare intorno alle quattro», dissi, poi aggiunsi: «Conoscendo tua madre arriverà prima per controllare che sia tutto in ordine».

«Mia madre deve trovarsi un hobby che non sia farsi continuamente i fatti nostri», borbottò Draco, affondando la forchetta nel piatto di spaghetti al sugo.

«Concordo, ma sei il suo unico figlio e a quanto pare non riesce a trovarsi un hobby che non comprenda venerarti dall'alba al tramonto e disprezzarmi in quanto "nata babbana" e "non alla tua altezza"».

«Domani le parlo», affermò Draco, guardandomi dritto negli occhi: «Anche per la questione dei nomi sta esagerando, l'altro giorno mi è arrivato in ufficio un biglietto da parte sua, dove ha pensato bene di ricordarmi che la fine della gravidanza è vicina e che ancora non le avevo fatto sapere il nome scelto in caso di maschietto e quello in caso di femminuccia».

Sospirai e mi riempii la bocca con una forchettata di spaghetti, per impedirmi di dire qualcosa di sconveniente o che potesse rovinare l'atmosfera tutto sommato tranquilla.

«Ti hanno confermato tutti quanti la partecipazione per domani?», cambiò argomento Draco.

Annuii: «Sì, sarà una bella rimpatriata... Sai, stavo pensando che l'ultima volta che siamo stati tutti insieme è stato al nostro matrimonio, quindi un anno fa, ormai».

«Magari riusciamo a trovare un modo per convincere Pansy e Neville a sotterrare l'ascia di guerra», disse Draco, sorridendo.

«Tu sai alla fine cosa è successo?», gli chiesi, sperando che fosse giunto a conoscenza di qualche dettaglio inedito.

«No, ma ho una teoria: Pansy l'ha allontanato, convinta di non essere abbastanza, o qualcosa del genere, e lui ha accettato passivamente la cosa».

«Non so, secondo me deve esserci qualcos'altro sotto, magari un segreto tra loro due...», dissi, pensierosa: «Magari c'entra... sai, la licantropia».

«Paciock non mi sembra il tipo da discriminare qualcuno», disse Draco scrollando le spalle: «Ma devo ammettere di non conoscerlo poi molto... Ho un'idea!»

Mi morsi il labbro e mi trattenni a stento dal sollevare gli occhi al cielo; quando Draco aveva una delle sue brillanti idee finivamo sempre con fare stupide scommesse o immischiarci in fatti che non ci riguardavano.

«Ho paura a chiederti quale», ammisi, ricevendo una boccaccia come risposta.

«Domani io mi occupo di capire qual è il problema tra Daphne e Padma, mentre tu ti occupi di Pansy e Neville!», esclamò, con un enorme sorriso sulle labbra.

Sospirai: «Vorrei ricordarti che io e il mio pancione saremo al centro dell'attenzione domani e che mi sarà difficile trovare un momento per fare qualcosa che non sia sorridere, aprire regali, mangiare e intrattenere con conversazioni leggere i nostri ospiti».

Draco annuì: «E va bene, vorrà dire che mi occuperò di tutto io, mentre tu intrattieni il resto degli invitati, attirerò prima una coppia e poi l'altra in una trappola. Un po' come avevamo fatto con Potter e la Weasley, ricordi?»

Sorrisi e annuii, ricordando fin troppo chiaramente il suo piano per far mettere insieme i miei due amici.

«Dato che ci siamo potremmo fare una piccola scommessa», aggiunse Draco, facendomi l'occhiolino.

«Abbiamo già una scommessa in corso: tu hai scommesso che nascerà una femminuccia, mentre io ho scommesso un maschietto», gli ricordai.

«Le scommesse non sono mai troppe: scommetto che domani riuscirò a risolvere sia il problema di Padma e Daphne, sia quello di Neville e Pansy».

Scoppiai a ridere e scossi la testa: «E come pensi di fare, scusa? Non sai nemmeno quale sia il problema!»

«Vero, ma sono fiducioso».

Giocherellai per qualche istante con il cibo che avevo nel piatto, arrotolando e srotolando con la forchetta i pochi spaghetti rimasti.

Non mi andava particolarmente a genio il fatto che Draco volesse invadere prepotentemente la privacy di alcune nostre amicizie. 

Ero certa che Pansy non avrebbe apprezzato il suo ficcanasare, essendo lei molto riservata; Daphne magari avrebbe potuto ascoltarlo, ma questo non voleva dire che le parole di Draco avrebbero effettivamente aiutato a sistemare ogni tensione tra lei e Padma.

Sospirai e sollevai lo sguardo dal piatto di spaghetti: «Cosa vuoi scommettere?»

Draco si sfregò pensoso il mento, poi un sorriso fanciullesco si allargò sul suo viso: «Se vinco io, vorrei che tu riconsiderassi la mia proposta di prendere un gatto, so che la morte di Grattistinchi ti ha rattristato molto e che l'idea di prendere un altro animale in casa non ti convince, ma vorrei che tu ci pensassi ancora un po'».

Abbassai nuovamente lo sguardo sul piatto.

Pensare a Grattastinchi, che era stato al mio fianco per più di dieci anni, faceva ancora male, malgrado fossero passati ormai due anni dalla sua morte per vecchiaia.

«Va bene», acconsentii alla fine: «Se invece non dovessi riuscire ad avere successo nel tuo ficcanasare di domani, vorrei che riconsiderassi il nome Antares, nel caso dovesse nascere un maschietto».

Draco storse appena il naso, ma poi annuì: «Affare fatto».

Ci stringemmo la mano e tornammo a mangiare.

Fu Draco a interrompere il silenzio: «Ti piace davvero così tanto il nome Antares?»

Scrollai le spalle e sorrisi appena: «È una delle stelle più brillanti dell'intera volta celeste e lo preferisco di gran lunga a molti altri nomi che ci ha proposto tua madre».

Draco mi sembrò pensieroso per qualche secondo, poi mi sorrise a sua volta: «Ma come, non ti piace il nome Betelguese?»

«No, e lo sai bene», dissi, tra una risata e l'altra.

Appena finimmo di cenare, usammo un paio di incantesimi per pulire ogni cosa, per poi dirigerci in camera da letto.

La casa che avevamo comprato, una volta che avevamo messo abbastanza soldi da parte e chiesto un prestito alla Grincott, era un cottage grazioso nella campagna inglese. Aveva un cortile e un piccolo orto, di cui ci prendevamo cura grazie ai preziosi consigli di Neville.

Eravamo poco distanti da un paesino babbano e per questo cercavamo di non attirare troppo l'attenzione su di noi e di rimanere nell'anonimato.

L'unica babbana che aveva sfidato la barriera protettiva, che avevamo alzato intorno alla nostra proprietà e che avrebbe dovuto tenere lontani gli sguardi curiosi, Lucille Letemps si era rivelata essere una Maganò, che sapeva tutto della magia, dato che sua mamma era una strega. Lucille si era offerta fin da subito di raccontarci tutto quello che c'era da sapere su Castle Hedingham e il castello di origine medioevale, che sorgeva nel villaggio e di cui lei era una delle guide.

Grazie a lei era stato più facile ambientarci e fare amicizia con qualche altro vicino di casa; come per esempio il signor Tallys, che ci vendeva le uova delle sue galline allevate a terra, e la signora Goodall, la fornaia del paese.

Quando avevamo iniziato a cercare una casa, inizialmente avevamo pensato di rimanere in città; prendere magari un appartamento poco distante da Diagon Alley e rimanere in questo modo anche vicino ai rispettivi luoghi di lavoro.

Per curiosità avevamo iniziato a guardare anche cottage che si trovavano nella campagna che circondava Londra e avevamo subito capito che la calma di una piccola casa in mezzo al verde era proprio quello che desideravamo.

Avevamo visitato molte case, prendendo in considerazione sia agenzie immobiliari babbane, che agenzie gestite da maghi, e proprio quando avevamo iniziato a perdere le speranze, avevamo visitato quella che sarebbe poi diventata la nostra casa.

Fin da subito ci aveva affascinato il suo stile rustico esterno e la semplicità degli interni. Era abbastanza grande da poter contenere un massimo di quattro o cinque persone, aveva un ampio salotto, una cucina con annessa la sala da pranzo e un piccolo bagno; al piano di sopra si trovavano un altro bagno e tre camere da letto; la nostra, quella per gli ospiti e quella del bambino.

Non aveva niente a che vedere con la maestosità di Malfoy Manor o con il piccolo appartamento che avevamo affittato per qualche anno a Diagon Alley — prima di mettere da parte abbastanza galeoni da poterci permettere una casa più grande — ma a noi piaceva proprio perché non era troppo pretenziosa e allo stesso tempo era abbastanza spaziosa da farci sentire a nostro agio.

La metropolvere ci permetteva di arrivare comodamente al lavoro e quando avevamo bisogno di fare acquisti bastava camminare fino al paese e acquistare quello che ci serviva.

Prima di addormentarmi quella sera, lessi ancora qualche pagina del libro "Strega e mamma", che mi aveva prestato Ginny, mentre Draco leggeva qualche documento che si era portato a casa dal lavoro.

Era da qualche giorno che non facevamo sesso, in parte perché eravamo sempre molto stanchi o stressati, in parte perché il pancione era diventato enorme e ogni posizione sembrava causarmi dolori alla schiena o fastidi che prima non avevo mai provato.

Una cosa che però non era cambiata era la voglia inesauribile di contatto, che provavo quando Draco era accanto a me. Bastava che iniziasse ad accarezzarmi distrattamente i capelli o a sfiorarmi un braccio o una gamba, che mi era impossibile concentrarmi su qualsiasi altra cosa e tutto quello che riuscivo a pensare era al fatto che ne volessi ancora.

Quando quella sera Draco iniziò a giocare con una mia ciocca di capelli, posai subito il libro che stavo leggendo e gli tolsi di mano i documenti, appoggiandoli sul suo comodino.

«Cosa fai?», borbottò, guardandomi con aria accigliata.

«Probabilmente me ne pentirò domani, quando avrò male alla schiena, ma...», iniziai a dire, sfilandomi con un gesto deciso la maglia del pigiama che indossavo: «... sono a un livello di eccitazione che sta cominciando a diventare insopportabile. Credo c'entrino gli ormoni della gravidanza, ma potrei sbagliarmi e potrebbe essere semplicemente il fatto che non facciamo sesso da troppo tempo e tutto quello a cui riesco a pensare è a quanto ti voglio».

Draco sorrise malizioso, nel suo sguardo mi sembrò d'intravedere anche una punta d'orgoglio: «Temevo che ti fossi stancata di me, invece sei solo tanto brava a fingere indifferenza», disse, sfilandosi con un gesto fluido la maglietta del pigiama: «Se ti faccio male o per qualsiasi altro motivo vuoi che mi fermi, basta dirlo, ok?»

Annuii e scostai con gesti frenetici le coperte, adagiandomi più comodamente sui cuscini.

L'ultima volta avevamo dovuto fermarci perché avevo sentito una dolorosa fitta alla schiena e mi era stato impossibile continuare, ma questa volta ci sarei andata coi piedi di piombo e avrei fatto il minor numero di movimenti rischiosi possibili, lasciando che fosse Draco a compiere il lavoro sporco.

Ci spogliammo in fretta, entrambi impazienti, e quando Draco iniziò a masturbarmi, con la maestria di chi sapeva quello che stava facendo, gettai il capo all'indietro, gemendo forte.

Erano passati solo pochi giorni dall'ultima volta che avevamo provato, eppure sembrava che non venissi toccata da più di un anno. L'orgasmo iniziò a montare quasi subito, accompagnato dalle dita esperte di Draco e dalla sua bocca premuta contro il mio clitoride.

Avrei voluto dirgli di non fermarsi, ma le corde vocali sembravano essermisi attorcigliate e tutto quello che potevo fare era respirare pesantemente, con gli occhi chiusi e le dita che artigliavano il cuscino sotto al mio capo.

Draco si fermò poco prima che riuscissi a raggiungere l'orgasmo e un mugolio indispettito mi sfuggì dalle labbra, mentre riaprivo gli occhi e lo fissavo.

«Perché ti sei fermato?», mi lamentai, con la voce leggermente roca.

Draco si sporse, facendo attenzione a non premermi troppo sulla pancia e mi baciò con passione, abbastanza a lungo da farmi dimenticare la domanda che gli avevo appena posto.

«Tutto bene?»

Annuii, rassicurandolo e lui mi sorrise, prima di dedicare le proprie attenzioni al mio seno, più prosperoso del solito, a causa della gravidanza.

Appena decise che i preliminari erano durati abbastanza, entrò dentro di me ed iniziò a muoversi lentamente in un primo momento, facendo attenzione ad ogni mia espressione e indicazione per non farmi male. La sua attenzione quasi maniacale al mio benessere, cedette ben presto il posto alla frenesia che precedeva il raggiungimento dell'orgasmo.

La corsa al massimo piacere non durò a lungo; eravamo entrambi in astinenza da troppo tempo per poter sopportare di far durare più a lungo il momento che precedeva l'orgasmo, così ci lasciammo semplicemente andare, stringendoci in un dolce abbraccio appagato.

«Ti fa male la schiena?», mi chiese dopo qualche minuto di totale silenzio, appena i nostri cuori tornarono ad un battito normale.

«Sto bene... anzi, più che bene; ne avevo proprio bisogno», mormorai, riempiendo di baci il volto stanco di Draco.

«Bene, lieto di esserti stato utile», mormorò, prima di liberarmi dall'abbraccio, così da permettermi di indossare nuovamente il pigiama e correre in bagno per svuotare la vescica.

Ci addormentammo dopo poco, avvolti dalle coperte e dalle rispettive braccia.

Il giorno dopo era un sabato e dato che nessuno dei due doveva lavorare, rimanemmo un po' più a lungo del solito a letto, a coccolarci e sonnecchiare.

Solo quando la fame divenne insopportabile ci vestimmo e scendemmo di sotto per preparare la colazione.

Draco sarebbe andato dalla fornaia a prendere qualche biscotto e pasticcino per la festa nel primo pomeriggio e voleva anche decorare un po' il salotto, ma per il resto era già tutto pronto.

Dato che ultimamente non andavo quasi mai in ufficio, avevo avuto tutto il tempo, i giorni precedenti, di pulire a fondo la casa e nello specifico il piano terra, dove si sarebbe tenuto il baby shower, quindi prima della festa non avevo molto da fare, se non mettermi qualcosa di carino, provare a domare i miei capelli indomabili e sperare che tutto andasse per il meglio.

Dopo la colazione — una triste tisana al finocchio per me e una fumante tazza di tè nero per Draco — decidemmo di fare una veloce passeggiata a Castle Hedingham, dove ci fermammo brevemente dalla signora Goodall per chiederle di metterci da parte le paste, che saremmo passati nel primo pomeriggio a ritirare.

Mentre passeggiavamo Draco mi parlò ancora di lavoro e io lo annoiai con i pettegolezzi che mi erano stati raccontati da Lucille qualche giorno prima e che ancora non avevo avuto modo di raccontargli.

Rispetto agli inizi della nostra relazione, nata per una scommessa fatta da due ragazzini sciocchi, la nostra quotidianità era fatta di semplicità. Non c'erano minacce che incombevano su di noi, non c'erano maghi oscuri pronti a stravolgere il Mondo Magico e non c'era bisogno di nascondere la nostra storia. Potevamo essere noi stessi e potevamo amarci senza aver paura di essere giudicati.

A volte ripensavo alle incomprensioni dei primi tempi, ai litigi, alla frenesia della guerra e non potevo fare altro che essere grata di esser viva e di avere Draco accanto a me.

Una volta tornati a casa, dopo la nostra passeggiata, mi sedetti sul divano a leggere "Strega e mamma", mentre Draco gonfiava qualche palloncino e li incantava in modo che volassero ad un'altezza di due metri da terra in salotto e cucina.

Appese anche, sopra al camino, uno striscione pacchiano, che aveva comprato apposta per l'occasione, su cui c'era scritto "Baby shower" in oro a caratteri cubitali.

Lo avevo implorato per giorni di buttarlo via e non mostrarlo mai a nessuno, ma avrei dovuto immaginare fin dall'inizio che la mia richiesta sarebbe stata ignorata.

Quando Draco si metteva in testa qualcosa, soprattutto se quel qualcosa era particolarmente ridicolo o assurdo, dovevo stare certa che avrebbe trovato un modo per realizzarlo.

In quel caso si trattava di appendere uno stupido striscione, la volta prima si era trattato di regalarmi per il nostro anniversario dell'intimo commestibile, idea che lo aveva fatto sogghignare di soddisfazione per giorni...

Spostai lo sguardo dal libro che stavo leggendo per osservare il compiacimento nei lineamenti del viso di Draco, mentre spostava leggermente lo striscione, in modo tale che fosse ben visibile in tutta la stanza, e sorrisi.

A volte bastava davvero poco per renderlo felice; bastava semplicemente assecondarlo nel suo infantilismo e nella sua imprevedibilità.

Trascorremmo il resto della mattinata e del primo pomeriggio nella calma più totale, che venne spezzata alle tre e mezza, quando arrivarono i primi ospiti, in anticipo di trenta minuti.

Narcissa e Lucius Malfoy sbucarono dal camino con un grande pacco regalo che fluttuava accanto a loro e sorrisi tirati sulle labbra.

Ero certa che trovarsi nella nostra modesta dimora doveva essere un affronto per loro, soprattutto per la signora Malfoy, che mi aveva più volte invitata a sposate la festa a casa sua.

«Buon pomeriggio», disse mia suocera, salutando Draco con un bacio sulla guancia e me con una lieve pacca sulla spalla: «La festa non è ancora iniziata?»

Lucius non disse niente e si diresse semplicemente in cucina, dove lo sentimmo stappare una bottiglia di idromele.

«Siete in anticipo», fece notare Draco alla madre.

«Come pensavo», disse lei, sorridendo affabilmente: «Io e Lucius abbiamo un altro impegno e abbiamo pensato di venire a portarvi il nostro regalo per il futuro nascituro in anticipo».

Guardai Draco, che sembrava sollevato quanto me dalla notizia, e sorrisi: «Che peccato! Siamo contenti che comunque siate riusciti a fare un salto veloce».

Narcissa scrollò le spalle: «Vedo che avete decorato con palloncini volanti».

«Sì, ho insistito», disse Draco, osservando con orgoglio il suo lavoro: «Anche se Hermione non era convinta».

«Bene, allora vi auguro un buon proseguimento, magari riusciamo a ripassare più tardi, ma in caso non dovessimo farcela, scrivetemi, sono curiosa di sapere cosa pensate del regalo».

Narcissa fece un veloce incantesimo e l'enorme pacco che fluttuava nell'aria si adagiò con delicatezza sul tavolino basso del salotto.

Lucius ricomparve in quel momento dalla cucina e dopo un freddo gesto del capo prese una manciata di metropolvere e scomparve tra le fiamme del camino.

«Scusatelo, oggi è di pessimo umore», disse Narcissa, sospirando, prima di avvicinarsi a sua volta al camino: «Arrivederci!»

L'istante successivo la sua figura era scomparsa e io e Draco eravamo nuovamente soli.

«Tuo padre è sempre più scontroso», dissi e lui annuì, sedendosi con me sul divano.

«Penso che la colpa sia nostra».

«Mia vorrai dire», lo corressi, massaggiandomi distrattamente il pancione, dal quale non provenivano strani movimenti in quel momento: «È chiaro come il sole che non riesce ad accettare il fatto che tu abbia sposato una Nata Babbana e che presto nascerà un bambino che non sarà abbastanza Purosangue ai suoi occhi».

«Prima o poi gli passerà», disse Draco, lasciandomi un bacio sulla guancia: «Penso che la nascita di nostro figlio potrebbe fargli vedere il tutto da un altro punto di vista».

«Intendi il punto di vista di un nonno?»

Draco scrollò le spalle: «Magari gli verrà voglia di dare il buon esempio di fronte a suo nipote e smetterà di comportarsi come un bambino».

Sorrisi e mi accoccolai più vicina a lui sul divano: «Almeno la nostra festa non sarà rovinata da qualche battuta fuori luogo di tuo padre».

«Esatto, ma non ti preoccupare, sono certo che qualcuno prenderà il suo posto».

Le parole di Draco furono a dir poco premonitrici e scoprimmo ben presto che al posto dell'infantile Lucius, avremmo avuto come ospite speciale la turbata Daphne, che si preoccupò subito, appena mise piede nel nostro salotto, di stappare la bottiglia di idromele, che si era portata da casa, e berne un generoso sorso.

«Congratulazioni», disse, lasciando accanto al regalo dei signori Malfoy un pacchetto dai colori sgargianti. 

«Padma?», chiese Draco, osservando con espressione preoccupata l'amica.

Gli occhi di Daphne si riempirono di lacrime, che scacciò con un veloce gesto della mano: «Arriverà più tardi».

Dopo aver bevuto un altro sorso di idromele la ragazza si diresse in cucina e scomparve alla nostra vista.

«Me ne occupo io», disse Draco, raggiungendo la nostra prima ospite.

Rimasi seduta sul divano ad osservare i regali di fronte a me e sospirai, accarezzandomi il pancione: si prospettava una festa a dir poco interessante.


***



 

La festa iniziò ufficialmente quando arrivarono, a poca distanza l'uno dall'altra, Harry con Ginny e il piccolo James, Ron con Tatiana — una collega Auror con cui si era sposato da due anni circa — e la neonata Anastasia.

Mi ritrovai ben presto sommersa da baci, abbracci e congratulazioni.

Vidi con la coda dell'occhio, mentre cercavo di sopravvivere all'abbraccio di Ginevra, Draco portare Daphne al piano di sopra, probabilmente per permetterle di rinfrescarsi e calmarsi.

«Dove hai nascosto tuo marito?», chiese Tatiana, con il suo marcato accento russo, mentre cedeva la piccola Anastasia alle cure di Ron.

«Oh, Draco arriva, credo sia ancora in camera», dissi, scrollando le spalle.

Invitai tutti ad accomodarsi e iniziai subito a parlare con Ginevra del libro sulla maternità che mi aveva prestato, così da includere anche Tatiana, che ero certa le fosse stato imprestato lo stesso volume qualche mese prima di me, nella conversazione.

Harry e Ron stavano intanto facendo giocare James e Anastasia con un giocattolo a dir poco rumoroso, pescato dalla borsa dei giochi che Ginny si portava ormai dietro ovunque, e nel frattempo chiacchieravano animatamente di questioni di lavoro, che ogni tanto attiravano l'attenzione di Tatiana.

Proprio quando stavo per invitare tutti a mangiare qualche snack in cucina, comparve dalle fiamme del camino Pansy Parkinson, tra le braccia aveva un peluche a forma di orsetto con un enorme fiocco sulla pancia e sembrava molto poco felice di trovarsi circondata da ex Grifondoro.

«Pansy!», esclamai, avvicinandomi a lei: «Benvenuta e grazie per il peluche».

La nuova arrivata sorrise appena, ma sembrò tranquillizzarsi quando accanto a me arrivò Draco e la invitò a bere qualcosa in cucina.

Solo in quel momento, quando vidi Draco farmi l'occhiolino e salutare tutti quanti i nostri ospiti con un enorme sorriso, mi ricordai della scommessa, che avevamo fatto la sera prima, e mi ritrovai a sperare che, per quella volta, vincesse lui.

Non perché non vedessi l'ora di prendere un altro gatto, ma perché Pansy meritava un po' di felicità nella vita, così come la meritavano Neville, Padma e Daphne; e se poteva bastare l'aiuto di un amico — l'aiuto di Draco — a fare in modo che potessero sistemare le divergenze e tornare ad essere felici, come potevo non sperare che accadesse?

Seguii i nostri ospiti in cucina, dove il tavolo era stato riempito di biscotti, pasticcini e tartine salate, qualche bevanda analcolica e una bottiglia già iniziata di idromele.

«Scusate, mio padre è passato di qua prima di voi», disse Draco, con un sorriso dispiaciuto in volto.

Notai che Harry fece una piccola smorfia nel sentire menzionare il signor Malfoy, ma non disse niente e si limitò a prendere un biscotto per James e uno per sé.

Mentre intrattenevo gli ospiti, notai Draco prendere Pansy sotto braccio e accompagnala verso le scale, mentre le parlava a bassa voce.

Non avevo idea di quello che le stesse dicendo, ma potevo immaginare che stesse cercando di parlarle di Neville.

Nessuno, oltre a me, sembrò rendersi conto dell'improvvisa scomparse di Pansy e Draco, o, per lo meno, nessuno fece domande al riguardo.

Ginny aveva da poco lasciato le Holyhead Harpies, così da poter dedicare più tempo a James e alla sua nuova passione: insegnare Quidditch privatamente nell'enorme cortile di casa sua a giovani maghi e streghe.

Harry ogni tanto la aiutava, così da avere una scusa per tirare fuori la sua vecchia Nimbus e volare e James, che era ancora troppo piccolo per il Quidditch, si divertiva a guardare i suoi genitori fluttuare aggraziatamente in aria.

Appena chiesi a Ginny della sua nuova passione, la ragazza s'illuminò e iniziò a parlarmene, mentre Tatiana e Ronald si aggiungevano alla conversazione, entrambi a loro volta appassionati di Quidditch.

Tatiana si offrì di dare una mano a Ginny ogni tanto e le due cognate iniziarono a parlare di aprire insieme una scuola per insegnare Quidditch e magari fondare una squadra di giocatori tutta loro.

Harry e Ron sembrarono entusiasti dell'idea delle rispettive mogli e proposero un brindisi, a quella che si prospettava un'interessante collaborazione.

In quell'istante giunse un rumore dal salotto e appena mi affacciai notai il volto sorridente di Neville apparire nel camino, ma prima che il resto del gruppo potesse rendersene conto — erano tutti troppo intenti a brindare e a ridere soddisfatti e orgogliosi della futura squadra di Quidditch, che avrebbero creato e plasmato — Draco comparve dalle scale, afferrò Neville per il braccio e lo trasportò al piano di sopra in tempi record.

«È arrivato qualcuno?», chiese Ron, sporgendosi a sua volta per controllare il salotto.

«Oh, mi era sembrato di sentire qualcosa», dissi, scrollando le spalle: «A quanto pare mi sono sbagliata».

«O forse no», disse Ronald, indicandomi il fuoco verde nel camino.

In quel momento comparve tra le fiamme il corpo minuto di Luna, seguito subito dopo da quello di Blaise.

Sorrisi felice e andai loro incontro: «Benvenuti, cominciavo a pensare che aveste avuto un contrattempo!»

«Blaise ha avuto un'emergenza e ha dovuto aiutare una mamma ippogrifo a partorire», disse Luna, sorridendo serena, mentre appoggiava il pacchetto del loro regalo insieme al cumulo di altri doni sul tavolino del salotto: «Hermione, sei sempre più bella!», aggiunse.

Scoppiai a ridere: «Sempre più enorme, vorrai dire», la corressi, accarezzandomi pensosamente la pancia: «Ho dimenticato ormai che aspetto hanno i miei piedi».

Zabini rise della mia battuta: «Scommetto che Draco, ovunque sia in questo momento, fatichi comunque a toglierti occhi e mani di dosso».

Mio marito scese in quel momento le scale e ci raggiunse con un sorriso malizioso in volto: «Un giorno, Blaise, dovrai spiegarmi come fai ad essere sempre inopportuno».

Il moro scoppiò a ridere e salutò Draco con un abbraccio: «Allora, medimago, come va il lavoro?»

«Sono un pozionista, più che un medimago, e lo sai benissimo», rispose lui, invitando il nuovo arrivato a bere un bicchiere di burrobirra con lui.

Rimasta con Luna e il resto del gruppo, invitai tutti ad accomodarsi in salotto; chi occupò il divano, chi prese delle sedie dalla cucina, chi occupò le poltrone.

Mentre Ginevra e Tatiana continuavano a parlare della loro nuova squadra di Quidditch e Ron ed Harry di lavoro e figli, ebbi la possibilità di chiedere a Luna come stessero andando i preparativi per il matrimonio.

«Oh, bene bene, in realtà se ne sta occupando molto più Blaise di me, io mi sto dedicando al mio nuovo libro e lo aiuto solo quando proprio non posso farne a meno. La prossima settimana però credo che andrò a vedere per il mio abito da sposa, la data del matrimonio è sempre più vicina e non posso permettermi di arrivare all'altare senza un abito bianco, Blaise non me lo perdonerebbe mai! Ti andrebbe di accompagnarmi?»

«Certo, volentieri! Hai già un'idea su che abito comprare?»

Luna scosse la testa e sorrise: «No, vedremo poi sul momento cosa attirerà la mia attenzione».

Sentii un forte rumore provenire dal piano di sopra e il mio sguardo corse subito a cercare il volto di Draco, che trovai accigliato a pochi passi dalle scale.

«Vado a controllare che vada tutto bene», disse, prima di salire i gradini due alla volta.

«C'è qualcuno di sopra?», chiese Harry, sistemandosi gli occhiali sul naso.

«Penso che Draco abbia chiuso nella stessa stanza Pansy e Neville».

«Neville? Quando è arrivato?», chiese Ron, con la fronte aggrottata, mentre Ginny scoppiava a ridere: «Ancora vi divertite a creare coppie?»

Sollevai le spalle e sorrisi: «Draco si diverte a fare Cupido».

«Cupido? E chi è?», chiesero Ronald e Tatiana insieme, facendomi ricordare che i maghi ne sapevano ben poco delle divinità mitologiche romane.

«Si diverte a formare coppie», spiegai, con un sorriso indulgente sulle labbra.

In quel momento dal camino emersero le figure di Calì e Padma Patil, che vennero accolte calorosamente dal resto degli invitati riuniti in salotto.

Ricevetti da entrambe un pacchetto e un caloroso abbraccio, poi le accompagnai in cucina, seguita da Luna e Blaise, per permettere loro di servirsi da bere e prendere qualcosa da mangiare.

«Padma, potrei parlarti brevemente?», chiese ad un certo punto Blaise, indicandole con il capo le scale: «In privato».

L'ex Corvonero annuì e seguì il moro.

Osservai la scena con una punta di curiosità, poi mi resi conto che Draco doveva aver chiesto una mano a Zabini per il suo piano malefico e sospirai.

«A quanto pare il mio futuro marito e il tuo continuano ad essere complici», disse Luna, scuotendo sconsolata la testa.

«Complici?», chiese Calì, con espressione curiosa.

Le spiegai brevemente il piano di Draco e la ragazza scoppiò a ridere: «Se Malfoy dovesse riuscire a far ragionare mia sorella, meriterebbe una medaglia. Ho provato anche io a parlarle, ma dice che non capisco e che non capirò mai. Invece capisco benissimo che ha paura di dire ai nostri genitori di essere innamorata di un'altra strega perché teme il loro giudizio, ma dovrebbe imparare a godersi la vita!»

«Un po' come fai tu?», le chiesi, alludendo agli anni in giro per il Mondo e alla sua nuova marca di profumi che stava avendo un enorme successo.

Calì sorrise e annuì: «Esatto! Un po' come faccio io; deve buttarsi, altrimenti si ritroverà piena di rimpianti tra qualche anno e chi dovrà sopportare le sue lamentele e i suoi musi lunghi? Io».

Luna le diede subito ragione e Calì, con un bicchiere di idromele in una mano e un pasticcino nell'altra, sembrò prendere un'improvvisa decisione: «Vado a dare manforte a Malfoy, sento che potrei fare la differenza: quando si tratta di mia sorella so quali sono i suoi punti deboli».

Senza darci la possibilità di poter dire altro, ci abbandonò in cucina, dirigendosi con passo spedito al piano di sopra.

«Speriamo che nessuno si faccia male là sopra, Padma aveva un paio di Mantrigli sulla spalla», disse Luna, con le labbra arricciate per la preoccupazione.

Incerta se chiedere a Luna di spiegarmi ancora una volta cosa fossero i "Mantrigli" o se limitarmi a darle ragione, dissi un semplice: «Già», sperando che potesse bastare.

Quando tornai in salotto, accompagnata soltanto da, Ron e Harry mi chiesero dove avessi perso le gemelle e Zabini e dovetti ammettere che sembravano esser stati tutti quanti risucchiati nel piano di Draco.

Anastasia, che si era precedentemente addormentata tra le braccia del papà, scelse proprio quel momento per risvegliarsi e Tatiana interruppe la chiacchierata con Ginny, per recuperare la bambina e allattarla.

«Anastasia è come un orologio babbano», disse Ron, sorridendo intenerito: «Ogni quattro ore piange perché ha fame».

«La notte deve essere un incubo, allora», disse Ginny, lanciando un'occhiata colma di compassione a Tatiana: «James sembrava voler sempre giocare e mai dormire, un po' come adesso, solo che quando sono neonati e hanno tutta questa energia, sono difficili da gestire».

«Appena ha iniziato a camminare, però le cose sono andate meglio», disse Harry, lasciando un buffetto sulla guancia alla moglie: «Ora si stanca più facilmente, basta lasciarlo libero di correre in giardino».

Ginny annuì e sorrise: «Un mese fa l'abbiamo trovato addormentato tra i tulipani, tutto pieno di terra: la parte difficile è stata fargli il bagnetto».

«Sì, ricordo», disse Harry, ridendo divertito.

Si sentirono voci concitate al piano di sopra e dopo poco Draco, Blasie e Calì tornarono in salotto.

«Come sta andando la missione?»

Draco mi raggiunse e scosse il capo: «Non bene temo», borbottò, lasciandomi un bacio sulla fronte: «Sono testarde, l'unico tranquillo è Neville».

«Hanno caratteri forti», dissi, accarezzandogli il braccio: «Ma se ce l'abbiamo fatta noi, penso che ce la faranno anche loro; hanno solo bisogno di un po' di tempo».

«Concordo, ecco perché ho chiuso a chiave Padma e Daphne in camera nostra e Neville e Pansy nella stanza degli ospiti».

«Hai fatto cosa?», chiese Harry, sconvolto, mentre il resto degli ospiti scoppiava a ridere.

«Oh, Draco», dissi in un sospiro, prima di dirigermi verso le scale: «Andiamo a liberarli, non mi sento a mio agio all'idea di avere delle persone prigioniere in casa mia».

«Ci penso io», disse Draco, bloccando la mia avanzata, prendendomi per un braccio: «Tu pensa ad aprire i regali, ci penso io ai nostri ospiti difficili».

Mi lasciai convincere e mi sedetti sul divano, lanciando una veloce occhiata alla figura di Draco che scompariva su per le scale.

Ero abbastanza certa che non si sarebbe arreso così facilmente e che avrebbe trovato un altro modo, per spingere le due coppie al piano di sopra a parlare sinceramente e ad appianare ogni lite.

«Prima il nostro!», urlò Ginny, prendendo un pacchetto dal cumulo di doni e porgendomelo con un sorriso a trentadue denti.

Il regalo di Harry e Ginny conteneva un buono per un negozio di giocattoli di Diagon Alley e un pacco da venti pannolini magici riutilizzabili, facilmente pulibili con un "gratta e netta" e perfetti per non inquinare l'ambiente.

Il presente di Ronald e Tatiana si rivelò essere una scacchiera magica giocattolo, fatta apposta per permettere ai bambini di giocare e divertirsi.

Il pacchetto di Luna e Blaise conteneva invece l'intera serie di libri per bambini scritti da Luna negli ultimi anni, dove i protagonisti delle storie erano Gulippe, Gorgosprizzi, Mantrigli e altre creature, al resto del mondo invisibili, che Luna sembrava essere l'unica in grado di vedere. Quei libri illustrati stavano avendo un enorme successo e Luna doveva spesso girare le librerie di tutto il Regno Unito e l'Irlanda per presentare la sua serie.

«Mi è stato detto che sono perfetti per far addormentare ogni bambino», disse la scrittrice, attirando l'attenzione di Ginevra, che disse di voler provare a comprarne uno o due e vedere se avrebbero potuto far addormentare anche il piccolo ed energico James.

Hermione stava per aprire l'enorme pacco che le era stato consegnato dai suoceri, quando un rumore di passi sulle scale la fece voltare.

Draco, seguito da Neville, Pansy, Daphne e Padma, si unì al resto degli invitati che stava assistendo all'apertura dei regali.

Daphne aveva tra le mani una bottiglia di idromele vuota e faticava a reggersi in piedi, per questo Padma la aiutava, tenendole un braccio intorno alla vita, accanto a loro, Pansy e Neville si lanciavano ogni tanto qualche occhiata veloce, che non riuscivo in nessun modo a decifrare, indecisa se fosse complicità o imbarazzo.

Aprii il regalo del signori Malfoy e rimasi senza parole alla vista del cavallino a dondolo in legno, magistralmente dipinto che si trovava all'interno.

«È bellissimo», mi lasciai sfuggire, cercando con lo sguardo Draco, che sembrava stupito e affascinato da quel presente quanto me.

«Se avevo dei dubbi prima, ora non ne ho più: appena diventeranno nonni perderanno quel minimo di ragione che gli è rimasta: questo cavalluccio deve essere costato una fortuna!», disse mio marito, raggiungendomi per osservare più da vicino il regalo.

«Sembra che i signori Malfoy non vedano l'ora di diventare nonni», disse Blaise, con gli occhi sbarrati.

«Mamma, anche io», disse James, gli occhi puntati sul cavalluccio e le mani protese, pronte ad afferrarlo.

Harry lo prese prima che potesse saltare sul giocattolo e gli disse che se si fosse comportato bene, gliene avrebbero comprato uno uguale.

Ginny lanciò uno sguardo allarmato al sentire quelle parole e cercai di tranquillizzarla, dicendole che avremmo potuto prestarglielo qualche volta.

Il regalo successivo era da parte di Neville.

Appena lo spacchettai una piccola smorfia mi comparve in viso: «Mancava effettivamente un giocattolo rumoroso», dissi, osservando tutti i colori di quello xilofono per bambini.

«È incantato in modo che i genitori possano scegliere se sentire o meno il bambino giocarci», spiegò Neville e Draco, accanto a me, tirò un sospiro di sollievo: «Meno male».

«Avete già aperto il mio regalo?», chiese Daphne, biascicando appena, ancora sorretta da Padma.

«No», la tranquillizzai, prendendo successivamente il pacchetto dai colori sgargianti che aveva portato lei, al cui interno c'erano delle tutine invernali e un biglietto da visita del negozio in cui erano state comprate, nel caso avessimo voluto cambiarle.

Gli ultimi regali si rivelarono essere, oltre al peluche da parte di Pansy, un puzzle, da parte di Padma e un soggiorno in un lussuoso albergo a Saint-Vincent, in Italia e due ingressi per le terme magiche del posto, da parte di Calì, che immaginava avremmo avuto bisogno di una fuga dopo le prime settimane da neo genitori.

Ringraziammo uno ad uno i nostri ospiti per quei bellissimi regali e mi preoccupai di spedire subito un biglietto ai signori Malfoy, per ringraziarli del generosissimo cavalluccio in legno, facendo sapere loro che ci era piaciuto molto.

Trascorremmo il resto del pomeriggio tra la cucina e il salotto, chiacchierando affabilmente tra di noi.

Draco non tentò più di rinchiudere i nostri ospiti nelle stanze al piano di sopra e, ben presto, ogni tensione sembrò svanire.

Daphne si addormentò mezza sdraiata su Padma sul divano e rischiai di piangere, quando notai il modo inconsapevolmente dolce con cui Padma accarezzava, ogni tanto, i capelli di Daphne o il suo viso arrossato per l'idromele.

Scoprii Neville e Pansy appoggiati al bancone della cucina che parlavano a bassa voce, durante una delle mie veloci capatine a rubare qualche stuzzichino o dolcetto. Non li disturbai in nessun modo e mi limitai a prendere da mangiare e tornare subito in salotto.

Luna chiese anche a Padma, Ginny, Tatiana e Calì di accompagnarla a scegliere l'abito da sposa la settimana successiva e decidemmo ben presto di organizzare un'intera giornata di sole donne.

Blaise iniziò poi a lamentarsi dei troppi dettagli che c'erano da stabilire nell'organizzare un matrimonio e Calì si offri di dargli una mano, dato che il suo sogno era sempre stato quello di essere una wedding planner.

Durante una delle mie numerose fughe in bagno, incrociai Pansy e senza pensarci, la invitai a chiacchierare brevemente da sole.

«Volevo chiederti scusa per il modo in cui si è comportato Draco, mi aveva detto che voleva provare a far parlare te e Neville, ma non avrei mai immaginato che il suo "piano" fosse quello di chiudervi in una stanza a chiave».

Pansy scrollò le spalle e sorrise appena: «I modi di Draco sono sempre poco delicati, ma forse era quello di cui avevo bisogno».

«Quindi stai bene? Va tutto bene?»

Pansy annuì e osservò brevemente il suo riflesso nello specchio del bagno: «Sì, Granger, sto bene. Prima o poi avrei dovuto parlare con Neville, continuare a ignorarlo non era più fattibile ormai, quindi potremmo quasi dire che Draco ci ha fatto un favore oggi».

«Vuoi parlarne?», le chiesi, cercando di tenere a bada la mia curiosità.

«Non so chi è più ficcanaso tra te e Draco», borbottò Pansy, un sorriso scocciato sulle labbra: «Non sono più la ragazzina fragile di un tempo, Granger, sono cresciuta e maturata e, fidati, non esiste essere umano più forte di una donna distrutta, che ha raccolto i pezzi e si è ricostruita giorno dopo giorno. Per questo ho allontanato Neville qualche mese fa, perché ho pensato di poter essere abbastanza forte da poter stare da sola. Ho scoperto che avevo ragione; sono abbastanza forte e in pace con me stessa da poter stare da sola, solo che sentivo la mancanza di Neville e la chiacchierata di oggi mi ha permesse di scoprire che anche Neville ha sentito la mia mancanza; quindi abbiamo deciso che cercheremmo di trovare un nostro equilibrio ed essere felici».

Senza pensare a quello che stavo per fare, inglobai il corpo di Pansy in un abbraccio: «Non sai quanto mi faccia piacere sentirtelo dire. So che non è stata facile per te e sono felice che finalmente sia arrivato anche per te il momento di essere felice!»

Pansy rispose timidamente all'abbraccio, poi lo sciolse, leggermente in imbarazzo: «Okay, ora basta però. Torno di là».

Mi lasciò sola in bagno e mi resi conto di essere davvero entusiasta per quella bellissima notizia, tanto felice da dimenticarmi di dover fare la pipì per ancora qualche lungo e interminabile secondo.

Prima che me ne rendessi conto arrivò per tutti il momento di andare.

I primi furono Tatiana e Ronald, con la piccola Anastasia nuovamente addormentata, poi fu il turno di Harry e Ginny con James e di Calì, che aveva una cena di lavoro a cui non poteva mancare.

Luna mi disse che mi avrebbe fatto presto sapere i dettagli della giornata solo donne, che aveva intenzione di organizzare entro la settimana successiva e Blaise disse a Draco che dovevano vedersi assolutamente ancora prima della nascita del bambino.

Pansy e Neville ci ringraziarono per l'ospitalità, prima di andare, chiedendo però di non essere più rinchiusi nella stessa stanza in futuro, in caso le cose tra loro due non avessero funzionato.

Alla fine rimanemmo in compagnia di Padma e Daphne. Quest'ultima si era da poco svegliata e aveva un terribile mal di testa a causa della sbronza e Padma si sentiva in dovere di starle accanto e capire se sarebbe riuscita a tornare a casa sana e salva, prima di prendere la metropolvere.

«Se volete rimanere, potete avere la camera degli ospiti», proposi, fin troppo consapevole che usare la metropolvere da ubriachi fosse poco sicuro.

«Gentilissima, ma non ce ne sarà bisogno, posso permettermi senza problemi una stanza in un hotel», disse Daphne, con un tono di voce triste e monotono

Aggrottai le sopracciglia a quelle parole, non capendo a cosa si riferisse, dato che ero abbastanza certa avesse una casa, quando Padma si alzò di colpo dal divano, spaventando tutti quanti con quel gesto repentino.

«Per quanto ancora avrai intenzione di comportarti così?», disse l'ex Corvonero, osservando con gli occhi lucidi la compagna.

Daphne si sfregò il volto con aria triste, poi rispose: «Fino a quando non ti deciderai a dire ai tuoi genitori che mi ami, credo. O forse non vuoi dirglielo perché è una bugia?»

«Credo che io e Draco dovremmo lasciarvi un po' di privacy», dissi, facendo un cenno a mio marito di seguirmi al piano di sopra.

Draco mi guardò con gli occhi leggermente sbarrati: «Cosa? No!»

Daphne si alzò in piedi e dovette sostenersi allo schienale del divano, per non perdere l'equilibrio: «Tranquilli, ce ne andiamo».

Padma bloccò la propria ragazza, in modo da guardarla negli occhi: «Torna a casa con me».

Daphne sorrise tristemente: «Mi piacerebbe, ma sono stanca di nascondermi Padma. Ti amo e non mi vergogno di amarti, perché tu non puoi fare lo stesso?»

Assistetti con il cuore stretto in una morsa e gli occhi lucidi a quella dichiarazione d'affetto, mentre intrecciavo con forza le mie dita a quelle di Draco.

«Perché non ho la tua forza», sussurrò la ragazza, con lo sguardo basso: «Ma ti amo e lo sai. Torna a casa con me e cerchiamo una soluzione insieme».

Daphne sembrò arrendersi, prese la mano di Padma e si lasciò guidare da lei verso al camino.

«Grazie di tutto», disse Padma, prima di scomparire tra le fiamme verdi del camino.

Daphne ci fece un semplice cenno del capo, poi si lasciò inghiottire a sua volta dal fuoco.

«Credo di aver vinto la scommessa», disse Draco, appena rimanemmo soli.

Scoppiai a ridere e lo abbracciai: «Vorrà dire che prederemo un gatto».

«Lo sai che ti amo, vero? Anche se non te lo ripeto ogni giorno, lo sai, sì?», sussurrò Draco contro i miei capelli, prima di lasciarmi un bacio sulla fronte.

«Lo so, e tu lo sai che ti amo, vero?»

«Sì, lo so».


 

·≈· DRACO'S POV ·≈·

 

Un mese dopo, 22 Settembre 2005

 

La mia rinascita avvenne nel momento esatto in cui la medimaga che aveva assistito Hermione al parto, mi mise tra le braccia il corpicino piagnucolante di mio figlio, avvolto in una copertina gialla.

Percepii con fin troppa chiarezza il calore, il peso e l'odore di quella creatura delicata contro il mio petto, mentre muovevo i pochi passi che mi separavano da Hermione.

Non esisteva più il Draco Lucius Malfoy di una manciata di secondi prima, ora ero diventato padre e il centro dell'Universo non ero più io, ma il neonato che stavo porgendo a Hermione, in modo che potesse allattarlo.

Distolsi lo sguardo dagli occhi chiari del bambino e dal suo visetto rubicondo, bagnato dalle lacrime, per osservare il volto stanco di Hermione. 

Mi sporsi per baciarle la fronte e poi le labbra, incapace di dirle a parole le emozioni che provavo in quel momento; emozioni talmente forti da farmi male al petto.

Hermione rispose al bacio, poi guardammo entrambi nostro figlio, incapaci di staccargli gli occhi di dosso, mentre piagnucolava tra le braccia della madre.

«Sembra che abbia vinto tu questa scommessa», realizzai, pizzicando giocosamente la guancia di mia moglie, che scoppiò a ridere.

«Sembra proprio di sì, ricordi cos'avevamo scommesso?», mi chiese, puntano i suoi grandi occhi stanchi, ma colmi di felicità, nei miei.

Scossi il capo: «No, non ricordo».

Hermione si slacciò abbastanza il camice per poter allattare il nostro bambino, poi tornò a guardarmi con gli occhi colmi di lacrime e le labbra che le tremavano appena: «Dobbiamo scegliere un nome».

«Un nome...», ripetei, annuendo distrattamente, mentre cercavo di ricordare uno qualsiasi delle centinaia di nomi che avevamo letto, negli ultimi mesi, nelle missive di mia madre.

Guardai il bambino, quasi mi aspettassi un suggerimento da parte sua, poi Hermione sussurrò un nome e tutto quello che potei fare fu scoppiare a piangere e ripetere quello stesso nome: «Antares».

«Benvenuto, Antares», sussurrò Hermione, accarezzando la guancia di nostro figlio.

 

 

***

 

Buonsalve popolo di EFP!

Eccoci alla fine del capitolo bonus, che spero vivamente vi sia piaciuto!

Non so se in futuro riuscirò a scriverne altri, dato che ho mille altre idee per la testa che vorrei realizzare, quindi per il momento penso che segnerò questa storia come conclusa e vedremo se avrò ispirazione in futuro per altri capitoli.

Spero che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa pensate di questo piccolo bonus con qualche commento!

Vorrei approfittare di questa spazio per ringraziarvi di cuore per tutte le recensioni e le semplici visualizzazioni a questa mia storia (e alle due precedenti della serie) e per aver sopportato le mie continue assenze e crisi d'ispirazione. 

Grazie di cuore! ❤️

Per chi fosse interessato ad altre mie Dramione, basterà spulciare tra le mie storie, oltre a questa serie esiste una duologia "Gioco di Sguardi" e "Momenti Rubati" (che sto valutando se far o meno diventare una trilogia) e una storia a sé stante dal titolo "Perdonami". 

Mi potete trovare anche su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp; e potete trovarmi anche su Ko-fi, il link per la mia pagina è nella mia bio. Vi consiglio di guardare ogni tanto la mia pagina Ko-fi, dato che lascio qualche anteprima di capitoli futuri o altre notizie che potreste trovare interessanti e, nel caso in cui voleste farmi un regalo di Natale, ma non sappiate come, potete sempre donarmi un caffè su Ko-fi tramite PayPal!

Vi auguro una buona giornata e una buona festa dell'Immacolata!

Un bacio,

LazySoul

 
  
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