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Autore: Sygin_of_Yggdrasill    01/01/2021    5 recensioni
Interattiva – ISCRIZIONI APERTE scadenza prorogata al 25 gennaio.
2029. Il Ministero della Magia, in previsione di una futura indagine interna, dà inizio al Progetto Delta con l'obiettivo di creare una nuova divisione al Dipartimento Auror. Si tratterà di una divisione composta da mentori e allievi attentamente selezionati che mostrino un buon equilibrio tra doti deduttive, capacità in combattimento e abilità magiche.
Il progetto prevede anni di addestramento, tuttavia le forze Oscure che tramano nell'ombra si stanno muovendo con molta più rapidità del previsto, costringendo la Divisione Delta ad agire altrettanto velocemente. Se ce la faranno, o se falliranno nel tentativo, dipende esclusivamente da loro.
2/4 posti Tutor rimanenti.
4/6 posti Apprendista rimanenti.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Maghi fanfiction interattive, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 0.5 – Mason Barton

 

 

15 Ottobre 2029

Liverpool – appartamento 1B

 

 

Alla terza, insistente vibrazione prodotta dal cellulare, Mason allungò una mano alla cieca verso il comodino vicino al letto per spegnere la sveglia. Gli ci vollero un paio di tentativi, poi finalmente la stanza fu di nuovo immersa nel silenzio.

Fece ancora passare qualche secondo prima di mettersi a sedere sul letto, accompagnato dal confortante fruscio delle coperte. Si stropicciò dagli occhi i residui di un sogno distorto che era stato bruscamente interrotto, e d'altronde l'ora della mattina era quasi ridicola, tanto che nemmeno il sole era ancora sorto.

Sbloccò il cellulare trascinando il pollice sullo schermo e come ogni mattina controllò velocemente le previsioni del tempo. Nonostante la sua natura purosangue, Mason aveva scoperto l'incredibile comodità della tecnologia babbana anni prima e non se ne era più separato. Era arrivato al punto di introdurre ai misteri del cellulare anche il padre e, qualche mese più tardi, il nonno paterno. Se a lui internet aveva semplificato notevolmente la vita, avere un veloce ed efficace contatto con il nonno John Barton, che si occupava del piccolo Noah in sua assenza, gli aveva tolto un grosso peso dalle spalle.

Una volta uscito dalla sua stanza da letto attraversò in silenzio il corridoio dell'appartamento, tentando di attutire al massimo il suono dei suoi passi sul nudo parquet. Spinse in basso la maniglia del bagno lentamente, per evitare che cigolasse, poi vi si chiuse all'interno.

Dopo una rapida doccia, si infilò la divisa assegnatagli in accademia appena qualche settimana prima e poi si soffermò, come tutte le mattine, di fronte allo specchio.

 

A volte, sai, non riesco nemmeno a guardarti.

 

Mason strinse le dita sulla ceramica del lavabo fino a far sbiancare le nocche. Uno sguardo gemello al suo lo fissò di rimando, del tutto distorto per il poco che Mason riusciva a vedere.

Allungò dita affusolate verso la scatola accanto al rubinetto e con precisione chirurgica si mise le lenti a contatto così che il mondo, finalmente, riprendesse nitidezza. Con movimenti altrettanto meccanici, a decretare una routine ormai consolidata, si applicò addosso la crema solare, riservando la protezione maggiore al viso, alle mani e alle zone lasciate scoperte dalla giacca della divisa.

La sua pelle bianchissima quasi si confondeva con il candore asettico della ceramica, se non fosse stato per le vene bluacee ben visibili al di sotto. Mason ricordava che, tanti anni prima, alla vista delle sue mani sotto la luce fredda del bagno di quella che allora era la sua casa, aveva faticato a trattenere in gola dei conati.

 

Per l'amor di Salazar, Mason. Copriti.

 

Emise un lungo respiro, chiudendo gli occhi solo per un attimo. Va tutto bene. Va tutto bene.

Senza soffermarsi oltre su ricordi che non aveva alcuna intenzione di dissotterrare, Mason raccolse i capelli paglierini, ormai moderatamente lunghi ma sfibrati e ruvidi al tatto, in una morbida crocchia, poi si diresse in cucina con la stessa cauta andatura. Si fermò prima, tuttavia, per socchiudere la porta di una stanza su cui spiccava, con lettere blu di stoffa incollate al legno, il nome Noah.

All'interno le tende erano tirate e la luce che filtrava attraverso di esse quasi assente. Mason, però, conosceva a memoria la stanza e diresse lo sguardo precisamente in direzione del piccolo letto addossato alla parete tinteggiata di verde. Non vide molto, ma il ritmico movimento delle coperte fu abbastanza per inondare il suo cuore di rassicurato sollievo.

Andava tutto bene.

Prima di richiudere la porta estrasse la rigida bacchetta d'agrifoglio da una tasca interna della divisa e con un incantesimo veloce a fior di labbra diretto all'interno della stanza, la morbida sagoma di un peluche a forma d'elefante levitò senza peso fino al piccolo letto. Mason sorrise, una tenerezza nello sguardo che non avrebbe riservato a nessun altro.

–Sogni d'oro, amore– mormorò, appoggiando con delicatezza la porta al suo stipite.

In cucina, si limitò a preparare una tazza di the inglese, che sorseggiò in silenzio appoggiato al piano in granito. La sua intera figura era tanto assottigliata e affusolata che, anche con il tessuto fornito dalla divisa, poteva avvertire flebile il contatto dell'osso del bacino contro il bordo del bancone.

A questo punto, Mason non aveva ancora acceso alcuna luce e non accennò a farlo adesso. Piuttosto, ripose la tazza nel lavandino della cucina, i movimenti guidati puramente dalla memoria fotografica che conservava dell'intero appartamento.

–È ora di andare– mormorò a se stesso.

Prima di afferrare la polvere, però, posizionò sul tavolo ben visibile un biglietto sul quale, grazie ad un soffocato lumos scrisse alcune parole con un pennarello viola che a quanto pare era il colore preferito al momento da Noah. Gli piaceva farglieli trovare la mattina, quando il bisnonno lo portava a fare colazione. Attutiva in qualche modo la sua mancanza, o almeno era quello che Mason sperava con tutto il cuore.

Per ultimo afferrò una borsa a tracolla riservata per le lezioni teoriche e prese una manciata di polvere volante. Mentre Mason spariva nel camino, avvolto da brillanti fiamme magiche, le parole sul biglietto, scritte in una calligrafia elegante e ordinata, furono per un lungo attimo visibili.

 

Divertiti insieme al nonno, piccolo crup, e mangia tutte le carote a pranzo.

Tornerò presto!

Papà

 

 

Accademia Auror – Cortile esterno

 

 

Appena fuori dalla sala d'ingresso, che ospitava i camini magici e le piccole postazioni di controllo, ciò che assalì i sensi di Mason non fu la cacofonia di voci disordinate che animava molto più rumorosamente del solito sia il cortile che l'edificio interno, ma l'elettrica tensione che come una corda tesa al suo estremo minacciava di spezzarsi ad ogni secondo e che permeava l'aria alla stregua di un denso mantello. L'intera Accademia era in fibrillazione.

–Buona fortuna, Barton!– esclamò un Auror alla sua destra mentre lo precedeva all'interno dell'edificio.

Mason ci mise un secondo a rispondere, la voce roca dall'inutilizzo prolungato –altrettanto.–

Il motivo di tanta foga era che, nei prossimi cinque giorni a partire da quello attuale, si sarebbe svolta la tanto temuta Valutazione Intermedia. Era una cosa che succedeva, di tanto in tanto, non per eseguire una scrematura degli aspiranti Auror, ma per analizzare singolarmente la loro preparazione, teorica e pratica. Lo scopo era quello di trovare i punti deboli di ognuno e affinare il talento grezzo che sosteneva i loro punti forti.

Non che quella consapevolezza rendesse gli esami, teorici e pratici, meno spaventosi.

–Ho davvero paura per lo scritto, amico.–

–No, ehi, non serve pensarci adesso. Tra l'altro, sembra che ci sarà il Responsabile Auror in persona ad assistere ai duelli, ne sai qualcosa?–

–Oh, Loone? Non ti sembra assurdo?–

Mason lo riconobbe, guardando distrattamente le due Reclute allontanarsi insieme, era decisamente strano. Non che potesse fare qualcosa a riguardo adesso, pensò sfilandosi le mani dalle tasche del cappotto e sfregandole tra loro nel tentativo di scaldarle.

Mason inspirò una lunga boccata d'aria fredda, che fuoriuscì bianca dalle sue labbra, una nuvola lattea nella poca luce che ancora illuminava la mattinata, poi si diresse con il passo elegantemente determinato che lo contraddistingueva alle aule che erano state loro assegnate per svolgere gli esami teorici. Lungo i corridoi di pietra, che gli davano la sensazione di vaga similitudine con quelli di Hogwarts, Mason rivolse muti sorrisi a diversi colleghi. La sua, mascherata dietro lo sguardo penetrante dei suoi occhi bluastri era una cordialità calda, ma distante.

Mason non aveva davvero amici in Accademia. O meglio, era in buoni rapporti con la maggior parte degli aspiranti Auror con cui aveva fatto conoscenza, tuttavia non conosceva veramente nessuno di loro e, di rimando, nessuno conosceva davvero lui. Non che la cosa non fosse stata intenzionale da parte sua.

–Mason– lo intercettò l'Addestratrice Ljesa con un affilato sorriso a piegarle gli angoli delle labbra –dimmi, come sta andando la vita sul campo insieme a Drake?–

Ernest Drake era l'Auror Anziano che affiancava Mason e altre tre reclute durante il loro periodo di addestramento pratico. Stava iniziando il suo secondo anno con lui ma Mason non era ancora riuscito a formare un'opinione definita sul burbero responsabile.

–Bene– fornì solo sinceramente, scrollando appena le spalle. Ljesa stranamente annuì, come se comprendesse il sentimento, poi prima di andare gli diede una lieve pacca sul braccio –fagli vedere di cosa sei capace.–

Mason, preso alla sprovvista dal gesto, annuì soltanto e il battito di ciglia successivo l'Addestratrice era già scomparsa nella folla.

 

Ͼ Ͼ Ͼ – Ͼ Ͼ – Ͼ Ͼ Ͼ

 

Le prove teoriche non furono particolarmente difficili, ciò che invece lo sarebbe stato molto di più, in un modo che Mason non poteva ancora prevedere, era la prova pratica che lo attendeva nel pomeriggio. Si decise di iniziare con un duello a tempo a coppie, supervisionato da un Istruttore.

Era ben oltre mezzogiorno, dopo tre turni precedenti, quando il nome di Mason venne finalmente chiamato.

–Alec Jackson e Mason Barton, in posizione.–

Il cortile era stato diviso in sezioni delimitate da uno scudo magico che avvolgeva l'area del duello come un grosso cubo traslucido, in modo che gli incantesimi lanciati al suo interno non potessero colpire per sbaglio i numerosi spettatori. Mason fece un inchino al suo avversario, che lo imitò con più rigidità e una calcolata ferocia nello sguardo, poi il tempo venne fatto partire e Jackson fece scattare rapidamente la bacchetta.

Expulso!–

Protego.–

Excelsiosempra!–

Fianto Duri.

Jackson fu sbalzato all'indietro dalla forza del suo stesso incantesimo, ma quando si rialzò, evitando l'immobilus di Mason, i suoi occhi erano venati di rossi capillari, assolutamente furenti. Mason, l'attenzione del tutto focalizzata sull'avversario, non vide la figura di un uomo avvicinarsi all'area di pratica fino a posizionarsi accanto al suo Istruttore, né notò il rispettoso cenno del capo che quest'ultimo le indirizzò.

Jackson scattò in avanti, la bacchetta descrisse vagamente l'orbita di un sei e al suono di recido, Mason ebbe solo qualche frazione di secondo per espirare un veloce protego. Non ebbe nemmeno il tempo di soffermarsi sulla scelta così violenta di quell'incantesimo – gli avrebbe amputato di netto un arto se fosse andato a segno – perché il successivo esplose nel cielo con la forza di un muto schianto.

Lumos Solem.

La sua cornea fu aggredita da una luce impossibilmente vicina dell'intensità di un rovente sole estivo. Gli strappò dalle labbra un sibilo sofferente, mozzandogli il respiro nei polmoni.

Non riusciva quasi a pensare oltre il dolore lancinante agli occhi, che si stava adesso coprendo protettivamente con il braccio sinistro.

Godric. Oh, Godric.

Quella luce sarebbe stata in grado di accecare temporaneamente anche una persona normale, ma Mason era estremamente fotosensibile e questo Jackson lo sapeva.

Fu vagamente consapevole di essersi raggomitolato sul pavimento in pietra sabbiosa del cortile, ma in quel momento oltre il fischio che perforava le sue orecchie poteva sentire ben poco. C'erano sicuramente voci concitate in sottofondo, che non fecero altro se non acuire la nausea che premeva spietata sulla bocca dello stomaco.

–...indietro Jac...–

–Avevo detto... senza dan...–

Dopo diversi altri secondi, Mason sentì il tocco saldo di una mano sulla spalla e si arrischiò ad aprire lentamente gli occhi. Il viso preoccupato dell'Istruttore riempì il suo campo visivo, sfocato ai lati e invaso da punti neri –Mason, stai bene?–

Senza rispondere, l'Aruror più giovane fece leva sulle braccia per trascinarsi malamente in piedi. L'Istruttore mise un po' di distanza fra loro e con la stessa apprensione in viso chiese cautamente –puoi continuare?–

Mason, non fidandosi della propria voce, mosse il capo in un cenno d'assenso. Si accorse che le sue mani tremavano quando rinsaldò la presa sulla bacchetta, ma la sua determinazione non vacillò.

–Un'altra bravata del genere e sei fuori, Jackson.–

E con quell'aspra ammonizione, il tempo venne fatto ripartire e il duello riprese.

Depulso.–

Ebublio!–

Quella fattura a Mason piaceva molto. Le bolle esplosive erano, oltre che efficaci, anche decisamente spettacolari. Jackson venne colpito da un paio di loro, ma riuscì a evitare le altre. Contrattaccò con un quetus che colpì Mason in pieno.

... impervius.

L'incantesimo, sussurrato a fior di labbra, gli diede qualche secondo per prendere il controllo del proprio corpo, ma Jackson su straordinariamente veloce a liberarsi e la sua maledizione successiva riuscì a colpirgli la mano destra di striscio mentre scartava di lato.

Exulcero!–

Arrivò prima il prurito, poi una sensazione acuta di fastidio. Mason lanciò una veloce occhiata alla mano che teneva la bacchetta e notò con orrore uno sfogo rossastro espandersi sulla pelle. Gli attacchi di Jackson proseguirono brutali, animati da un'animalesca frenesia di cui Mason non riusciva a capire il motivo.

E poi venne colpito dalla fattura gambemolli.

Le ginocchia gli cedettero del tutto, improvvisamente di consistenza gelatinosa e floscia. Mason crollò a terra di peso subito dopo aver tentato un passo nel quale le gambe mancarono di supportarlo. Puramente d'istinto tese le braccia all'indietro, ancora tenendo la bacchetta salda nella mano destra, ma riuscì solo ad assorbire il peso della caduta malamente, con una fitta acuta di dolore che gli attraversò l'avambraccio e il gomito fino alla spalla.

–Godr...– si morse la lingua per non imprecare, facendo scivolare in alto lo sguardo e lottando contro il desiderio di serrare gli occhi sulla luce del sole che spendeva abbagliante alle spalle di Jackson.

Avvertì lontano il suono di qualche mormorio soffocato, ma il suo cervello era momentaneamente incastrato nella realizzazione di ciò che era appena successo. Non riusciva quasi a prendere fiato, il respiro bruciava rovente in gola quanto i raggi traditori del sole, impossibilmente caldi per una giornata d'ottobre.

Mason si rifiutò di lasciare la presa per cadere nel baratro di nera disperazione dietro di lui. Se era una resa ciò che Jackson stava cercando, non l'avrebbe avuta.

Oh, assolutamente no.

Serrò la mandibola, stringendo la presa sulla bacchetta fino a far sbiancare le nocche. Diresse le attente iridi grigiastre un'ultima volta intorno a lui, sulle reclute che facevano da spettatori e sulla – sulle? – due figure poco lontano. Attingendo alla pura forza di volontà che albergava pronta appena sottopelle, si sollevò da terra e mantenne salda la sua posizione anche quando Jackson gli scagliò contro un violento Stupeficium.

 

Non avrebbe perso così.

 

Se lo ripeté ancora e ancora fino a che rimase l'unico pensiero a cui riusciva a dare spazio. E di nuovo, con una sicurezza che prima gli era stata strappata, riflesse l'incantesimo al mago che l'aveva lanciato.

–Salazar...– sibilò Jackson, scartando di lato per evitare il suo stesso dissendio. Non fu che una tregua temporanea, perché la pioggia di attacchi gli arrivò addosso forse ancora più furiosa. Jackson era fuori di sé.

Eppure, nonostante i suoi sforzi, la difesa, salda in modo quasi armonioso, di Mason non venne più spezzata. L'ex Grifondoro stava quasi per arrischiare un controincantesimo a sua volta quando il duello venne interrotto.

–Va bene, ragazzi. Il tempo è finito, giù le bacchette.–

 

Ͼ Ͼ Ͼ – Ͼ Ͼ – Ͼ Ͼ Ͼ

 

Assieme a quello della polvere, a Mason rimase acre nella bocca il sapore dell'insoddisfazione. Sapeva di acida delusione e gli fece contrarre i muscoli delle braccia fino a portarsi i palmi di entrambe le mani alla fronte, coprendo in buona parte il viso. Trattenne un frustrato singhiozzo, più per paura che qualche recluta fosse in ascolto che per reale imbarazzo.

 

Era stato quasi battuto.

 

Inspirò. Espirò.

Con l'aria, fece uscire ogni traccia di colpa e di rabbiosa delusione. Non poteva intrappolarsi in quella linea di pensiero, così la rinchiuse là dove sigillava ogni intrusivo pensiero avesse necessità di evitare.

La sua resilienza era stata forse il motivo principale per il quale era arrivato a sopravvivere al brutale addestramento Auror.

Mason trascorse diversi minuti a osservare la nuda parete opposta alla sua posizione, seduta su una delle anonime panche di legno dei corridoi interni. Ancora disorientato dai residui del duello, sobbalzò quando una voce giunse alle sue orecchie vicinissima.

–Mason Barton?–

–Sì, signore,– rispose, irrigidendo l'intero corpo sull'attenti e mettendo rapidamente a tacere una fitta di disagio nel rivolgersi dal basso, ancora seduto sulla panca, all'Auror Anziano che invece era in piedi di fronte a lui.

–L'Auror Anziano Loone vorrebbe parlarti. Seguimi, per favore.–

 

Angolo Autrice

 

Ecco l'introduzione di Mason (che, a scanso di equivoci, soffre di albinismo oculo-cutaneo), un personaggio di cody020701 che spero abbia intrigato voi quanto lo ha fatto con me.

 

MASON BARTON --> 23 anni, ex Grifondoro. Purosangue. Bisessuale eteroromantico.

 

Le iscrizioni sono ovviamente ancora aperte, per qualsiasi informazione vi rimando al prologo o in alternativa vi invito a scrivermi privatamente, mi fa solo piacere. A presto,

 

Sygin

   
 
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