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Autore: Lost on Mars    17/02/2021    0 recensioni
È difficile per Lily avere un migliore amico che non perde mai l’occasione di azzuffarsi con suo fratello. È meno difficile aggiustare il naso di Scorpius, nonostante lui non riesca a stare fermo per dieci secondi consecutivi. È facilissimo invece risolvere i problemi altrui, così da non pensare ai propri.
Per Albus, al contrario, è estremamente facile attaccar briga con chiunque gli dia fastidio. È un po’ meno facile stare a sentire gli avvertimenti dei suoi migliori amici, che cercano di tirarlo sempre fuori dai guai – tranne Frank, che lo appoggia in tutto. È difficilissimo chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato, colpa del suo maledetto orgoglio.
Per entrambi, è assolutamente impossibile fare ordine tra il caos che regna sovrano nella loro testa, nella loro famiglia e nelle loro vite.

“Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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XLI – SCORPIUS
 
Verità sepolte
 
Le settimane tra Marzo e Aprile sono sempre stati un periodo infausto per me. Kelsey attribuirebbe il motivo a qualche strana congiunzione astronomica, Alec direbbe che è fisiologico avere, nell'arco dell'anno solare, almeno trenta giorni di sfortuna, e il fatto che nel mio caso capitino tutti insieme in modo consecutivo è una pura casualità. Lily non sarebbe d'accordo con nessuno dei due e si limiterebbe a dire che sono io a vedere le cose in un'ottica negativa.
Sfiderei Lily a portare avanti le sue ottimistiche convinzioni anche adesso.
Dopo aver scoperto del confundus che le ho lanciato mesi fa, mentre io e Potter davamo una lezione a Burke, ha fatto finta che non esistessi per un paio di giorni, poi è tornata a rivolgermi la parola e dopo un'intera settimana sono riuscito addirittura a baciarla, però credo che nutra ancora del risentimento nei miei confronti e che stia cercando di soffocarlo come meglio può. Fosse per me, le caverei dalla bocca qualsiasi cattiveria abbia da dire, subirei la doccia fredda di insulti che probabilmente merito, farei di tutto pur di non avere l'orribile sensazione che tra di noi ci sia qualcosa di non detto che si intrufola sempre tra i nostri sguardi, tra i nostri abbracci e i nostri baci; c'è come un vento gelido che sento nelle ossa ogni volta che Lily mi sfiora e voglio farlo sparire a tutti i costi, anche se non so come.
Marzo, anche quest'anno, è iniziato con una situazione tesa e difficile da sopportare, che non so più come portare avanti.
Alec e Kelsey si sono accorti di questo clima strano e fanno del loro meglio per rendere il tutto un po' più tranquillo: noto comunque che Lily è più serena quando siamo tutti insieme, e se da una parte mi fa piacere vederla allegra e rilassata, dall'altra capisco che il problema sono principalmente io.
Le ho già chiesto scusa, ma non ho intenzione di farlo di nuovo. Sono disposto a parlare, a chiarire, ad un confronto serio, persino a litigare e a sfogare tutto quello che abbiamo dentro, ma non sono assolutamente disposto a pregarla per avere il suo perdono: sono sinceramente dispiaciuto di quello che ho fatto e l'ho detto anche a lei, deve aver capito che nelle mie parole non c'era altro che verità.
L'unica nota positiva è che Alec ha inviato di nuovo la sua candidatura ai Falmouth Falcons e qualche giorno fa gli hanno inviato i dettagli della selezione: avrà luogo nello stadio della squadra il 12 aprile, durante le vacanze pasquali. Quando è arrivata la lettera, per tutto il giorno io e Lily ci siamo quasi comportati normalmente: nel tardo pomeriggio, mentre Alec era al campo ad allenarsi da solo per l'euforia di aver ricevuto la convocazione, è venuta nei nostri dormitori a chiedermi se potesse farmi compagnia.
In stanza con me c'era solo Gerald, che era a conoscenza della situazione, e ha annunciato con fare poco convincente di dover andare in biblioteca a fare delle ricerche. Siamo stati fino all'ora di cena sdraiati insieme sul mio letto, all'inizio senza dire o fare niente, poi Lily ha iniziato ad accarezzarmi i capelli, ma l'ondata gelata che aspettavo mi attraversasse mi è sembrata più un semplice venticello fresco. Abbiamo parlato di cosa avremmo fatto a casa durante le vacanze, poi quando sono rientrati gli altri abbiamo capito che era ora di cena. Solo il giorno dopo ho scoperto che quel gesto così semplice e dolce di Lily era il frutto di una lunga chiacchierata che aveva avuto con Kelsey, che stava e sta tuttora facendo di tutto pur di farla ragionare e di far tornare le cose esattamente come erano prima.
Non credo sia giusto che Lily rinsavisca un poco solo quando qualcuno le fa notare di star reagendo in maniera esagerata, ma di certo non mi lamento di questi momenti di apparente normalità.
Come se non bastasse, inoltre, Burke è uscito dal suo isolamento. Non ha perso tempo a raccontare a tutti della tragica ingiustizia subita: lui è stato punito per delle sciocchezze, mentre io e Potter siamo rimasti impuniti dopo aver tentato di ucciderlo.
C’è chi gli crede e chi no, ma c’è comunque gente che adesso mi considera una sorta di traditore, per essermi coalizzato con un Grifondoro come Albus Potter per andare contro un membro della mia stessa Casa. Mi chiedo come facciano ancora a credergli e difenderlo, anche dopo che si è saputo di quello che ha fatto ad Amelia Nott. Samuel, suo fratello, si alza dal letto con l’unica idea di voler vedere Burke spedito a calci fuori da questo castello e non sono rare le volte in cui sia io che Alec abbiamo dovuto trattenerlo dall’inveire contro chiunque provasse a difendere Burke ad alta voce.
Conclusione: sono state tre settimane infermali. L’unico modo che avevo per evadere era studiare, il che è tutto dire, però almeno sono riuscito a passare più o meno bene tutte le verifiche e i test a cui i professori ci hanno sottoposto, più frequenti che mai, ora che mancano pochi mesi ai M.A.G.O.
Mi sto esercitando a preparare una pozione che mi ha chiesto Lumacorno come compito extra, quando la porta dell’aula dei sotterranei in cui mi trovo si apre cigolando. Non so se Lily è la prima o l’ultima persona che immaginavo di vedere oggi pomeriggio, ma non riesco a reprimere il sorriso che si fa largo sul mio viso; un secondo dopo mi ricordo di poggiare la bottiglietta di sangue di salamandre sul tavolo, per non versarla tutta nel calderone.
Lily è seria, ma calma. Tiene in mano la Mappa di suo padre, segno che l’ha utilizzata per cercarmi perché, ora che ci penso, dopo pranzo sono semplicemente sparito senza dire a nessuno dove fossi diretto, né cosa dovessi fare. Non dice niente finché non si richiude la porta, sempre cigolante, alle spalle.
«Avrei dovuto saperlo che eri qui» mormora, poi cerca di incurvare le labbra verso l’altro.
«E io avrei dovuto dirtelo» le rispondo a voce bassa, con tutta la calma di cui sono capace. Spengo il fuoco sotto al calderone, per non rischiare di bruciare tutto.
«Stavi lavorando a qualcosa di importante?» mi chiede Lily, rimanendo saldamente ancorata sulla mattonella di fronte alla porta.
«No, stavo facendo dei compiti extra per Lumacorno» rispondo sinceramente. «A quanto pare, vuole davvero darmi le sue referenze per il Centro Pozionologico, dopo la scuola…»
Lily adesso fa un sorriso vero e soffoca una risatina.
«Quindi non è solo una cosa che blaterava alla festa del Ceppo sotto l’effetto dell’alcol» osserva, mentre il suo piede destro si sposta in avanti, sulla mattonella seguente, e subito dopo il sinistro lo raggiunge. In qualche secondo, è dall’altro lato del tavolo, di fronte a me.
«No, a quanto pare no» dico io, senza riuscire a spostare lo sguardo in un punto che non siano i suoi occhi marroni.
«Senti, io volevo parlarti» dice, il momento dopo.
Lily è fatta così. Non riesce a girare intorno alle cose, a creare artificiosi discorsi, giri di parole. Se vuole tenersi dentro una cosa, non c’è modo di far cadere le mura di cinta che si costruisce attorno, ma quando vuole finalmente buttarla fuori, liberarsene, è lei stessa a prendere a cannonate i mattoni che, fino a quel momento, l’hanno protetta da tutti gli altri.
Io annuisco, sapendo che non c’è bisogno che le dica niente.
«È che tra meno di una settimana torneremo a casa e non volevo andarmene e lasciare tutto com’è adesso» inizia a spiegarsi e per un breve momento abbassa lo sguardo sul legno dorato e rovinato del tavolo di lavoro, posa la Mappa del Malandrino in un angolo pulito e libero dai miei ingredienti e dalle mie cianfrusaglie, poi torna a guardarmi in faccia. «Tanto lo sappiamo entrambi che c’è qualcosa che non va.»
«So di aver sbagliato a non averti detto nulla, ma…» comincio.
«Io ho sbagliato a tirarla così tanto per le lunghe» mi blocca subito Lily, posando i palmi delle mani sul tavolo. «Avrei dovuto smetterla con questa ridicola sceneggiata nel momento in cui mi hai chiesto scusa.»
«Hai ragione.»
«Scusami?»
«Non avresti dovuto tirarla così per le lunghe.»
Mi maledico subito per non riuscire a tenere a bada la mia stupida lingua, ma sono stato solo sincero: sono profondamente convinto che la reazione di Lily a tutta questa storia sia stata esagerata.
«Mi stai facendo perdere la voglia di scusarmi…» sospira, riabbassando lo sguardo.
«Volevo dire che mi è solo sembrato ingiusto che tu abbia continuato a trattarmi in modo strano anche dopo che ti ho chiesto scusa» le dico, per spiegarmi. «Perché non mi sono scusato tanto per farlo, Lily, lo sai. Ero sincero. Mi dispiace davvero per quella faccenda, ma l’unico modo che ho avuto per rimediare è stato mostrarti il mio rammarico, perché indietro nel tempo non ci posso andare.»
«Lo so» dice Lily, iniziando a torcere nervosamente una ciocca di capelli rossi tra le dita della mano destra. «So che sei stato sincero e ho accettato le tue scuse, davvero, non sono stata arrabbiata con te per tutto questo tempo.»
«A me sembra che il problema fossi sempre io» le rivelo le mie sensazioni. «Quando sei da sola con Kelsey, o con chiunque altro, sei diversa. Inizi come ad agitarti, quando ci sono io intorno.»
«Non sei tu il problema» dice con risolutezza, alzando lo sguardo su di me: i suoi occhi bruciano e luccicano allo stesso tempo, due gemme immerse tra le fiamme. «È…colpa mia! È la mia maledetta testa il problema.»
Aggrotto le sopracciglia, mentre sento qualcosa pesarmi sul petto. Preoccupazione, paura? Non so definire la sensazione opprimente che inizio a provare tutto d’un tratto, ma adesso, mentre Lily mi guarda in questo modo, mentre la pelle del suo viso si accende di rubino e le sue labbra premono l’una contro l’altra, cercando di trattenere chissà cosa, so che sta soffrendo. E in una piccola parte del mio corpo, o forse di qualche altra cosa che mi appartiene, inizio a soffrire anche io.
Faccio il giro del tavolo e mi avvicino a Lily. Le sfioro le dita, arpionate allo spigolo legnoso, e solo quando la sento rilassarsi le stringo la mano, poi vado a cercare l’altra e, senza lasciarle, le conduco fino a posarsi sulle mie spalle; alla fine, incrocio le braccia attorno alla sua vita.
«Me ne vuoi parlare?» le domando, in un sussurro, perché siamo così vicini che ho l’impressione che riesca a sentire anche tutti i miei pensieri.
Lily ha spostato entrambe le mani, che ora si trovano sulla mia nuca. Sento una leggera pressione, piego la testa in avanti e le nostre fronti si sfiorano delicatamente. Quanto vorrei baciarla come quando eravamo nella cantina di casa mia, quando non riuscivo a pensare nient’altro, quando eravamo così leggeri.
«È difficile da spiegare» mi risponde, dopo qualche momento di esitazione.
«Tu provaci lo stesso» la esorto, stringendola ancora di più.
Lily fa un respiro profondo. Respira fino quasi ad esplodere, tra le mie braccia. Poi butta fuori tutta l’aria. Scosta la fronte e ci guardiamo di nuovo negli occhi, a pochissimi centimetri di distanza.
«Ricordi quando ti ho detto che avevo paura che ci succedesse la stessa cosa che è successa ai miei genitori?» inizia. Io annuisco con un minuscolo cenno della testa e lascio che continui. «Quando ho scoperto che mi avevi mentito su Burke e il confundus… quella paura è tornata, più forte di prima. E mi ha tenuto sveglia la notte, continuavo a sentire questa voce fastidiosa nella mia testa che mi suggeriva cose terribili.»
«Era per questo se ti sembravo fredda o distaccata. Avevo paura che, anche se adesso si tratta di una cosa stupida, un domani potrebbe essere qualcosa di più grande. L’ho confidato a Kelsey, che mi ha detto che sono una deficiente, ma io non riuscivo a smettere di pensarci. So che è una cosa stupida, perché tu sei… tu sei perfetto e non faresti mai una cosa del genere…»
«Ma…?» la esorto in un sussurro, sapendo benissimo che c’è qualcosa che la turba.
«Ma certe cose non riesco a controllarle, a comprenderle… è una paura irrazionale, ma mi fa sentire paralizzata.»
Le tocco il viso con entrambe le mani, le lascio a circondare le sue guance arrossate. «Anche io ho una paura terribile, Lily, ed è quella di vederti triste e sconvolta come quando sei venuta a casa mia, durante le vacanze di Natale. Quei giorni che abbiano passato da soli io e te… tutta la tua tristezza riuscivo a sentirla anche io, e quando ti ho baciata nella cantina ho promesso a me stesso che mai più avrei voluto rivedere quegli sguardi» le confesso, senza sapere bene dove io abbia trovato tutte queste parole; non credo neanche di essere riuscito a pensarle in maniera definita. «E sapere che adesso posso essere io la causa di tutto ciò che ti fa stare male… beh, è tremendo. Io voglio solo che tu sia felice, voglio essere io a renderti felice.»
Riesco a vedere i pensieri che corrono veloci nei suoi occhi, uno dopo l’altro, con una rapidità incredibile: prima sembra che stia per piangere, poi per ridere, poi si annulla tutto per un attimo e infine ricominciano a susseguirsi mille emozioni diverse.
Tuttavia, tutto quello che dice, dopo aver fatto un respiro profondo e aver stretto le labbra un paio di volte, è: «Mi dai un bacio?»
Esaudisco la sua richiesta dopo neanche mezzo secondo. Continuo a tenerle delicatamente il viso tra le mani e mi avvicino, veloce e impaziente. Non so da quanto tempo aspettavo il momento in cui baciare veramente Lily sarebbe tornato ad essere ciò che mi sentire al settimo cielo e sottoterra allo stesso momento e non come qualcosa di sbagliato.
Ad un tratto, è come se fossimo tornati nella cantina. Circondati solo dai muri di pietra e dalle bottiglie di vino, sopra le nostre teste, i miei nonni che hanno alzato troppo il gomito e i miei genitori che ridono; ancora più sopra, Alec e Kelsey che ci aspettano, ignari di tutto. Siamo tornati leggeri come piume, circondati da un’esplosione di colori e di chiazze di luce ed ombre senza forma. Mi accorgo solo dopo un po’ che adesso le mie braccia avvolgono Lily completamente e le mie mani sono più forti, tenaci, alla base della sua schiena, che sento le sue dita che mi stringono i capelli. È difficile rendersi conto che ci siamo spostati, non so di quanto, ma adesso il bacino di Lily cozza contro il tavolo e poi contro di me e io non riesco neanche a pensare che al mondo possa esistere qualsiasi altra azione che non sia baciarla, sfiorarle le labbra, la lingua, sentire il suo respiro che si fonde con il mio.
Non sento più le dita di Lily tra i capelli, apro gli occhi di scatto, quasi allarmato da quell’assenza: ma le sue mani sono andate solo a posarsi sul tavolo, lei sorride e poi si da una forte spinta con le braccia per mettersi a sedere. Adesso è addirittura un po’ più alta di me. Mi riavvicina a sé e mi bacia di nuovo, adesso mi stringe le spalle. Io cerco le sue gambe e i palmi delle mie mani sono sulle sue ginocchia, ma non riesco ad impedirgli di salire e subito dopo sono sulle sue cosce, coperte dalle calze nere della divisa.
Quando Lily divarica le gambe quel poco che basta per farmi avvicinare ancora di più, penso di stare per diventare pazzo. Se questo è un sogno, che nessuno mi svegli.
«Lils?» la richiamo, mentre continua a darmi baci veloci, a volte a fior di labbra, a volte più profondi.
«Sì?»
«Mi sei mancata.»
«Anche tu, non sai quanto.»
Mi bacia un’altra volta.
«Lo vedo» ribatto, scherzando.
«Non prendermi in giro» esclama lei, fingendosi offesa. Ma non si muove di un millimetro: io sono ancora qui, davanti a lei, le mie mani sulle sue gambe, le sue che mi accarezzano il collo. Ho una pozione da preparare, ma in questo momento non riesco a curarmene, voglio solo guardarla e recuperare tutta la bellezza che mi sono perso durante queste settimane: lei che ride, gli occhi pieni di vitalità, passione e allegria, i capelli sempre scompigliati, il viso arrossato. Non ho mai visto niente di così meraviglioso.
«Credo di essermi innamorato di te.»
Quasi non riesco a credere, quando sento la mia stessa voce pronunciare questa frase. Non so da quanto tempo l’ho capito, forse è sempre stata una consapevolezza, acquietata e silente dentro di me, oppure devo averlo compreso in questi giorni, quando il muro di ghiaccio che ci separava faceva troppo male per poter essere semplice infatuazione.
Lily rimane a guardarmi per qualche secondo: è stupita, me lo dicono gli occhi spalancati, le sopracciglia alzate e le labbra che sorridono.
«Dici sul serio?» mi domanda, mentre il respiro le muore in gola. Io semplicemente annuisco, ma anche se volessi non potrei aggiungere nient’altro, perché le dita sottili di Lily mi arpionano con delicatezza le guance e lei si getta su di me, baciandomi di nuovo una, due, dieci volte. Quando torno a circondarle la schiena con le braccia, la sento tremare un poco.
Non so come interpretare questo impeto e questo silenzio, forse una parte di me vuole che lo dica anche lei, forse mi basta essere tornati alla normalità, al calore e ai sorrisi.
 
«Grazie a Merlino, vi siete rimessi insieme!»
Lily, accanto a me, alza perplessa lo sguardo su Alec. Siamo da poco rientrati in Sala Comune e ci siamo seduti su un divano a chiacchierare, a stare abbacciati…  a fare cose normali. Quando anche Alec è tornato, vederci di nuovo così vicini deve essergli parso decisamente strano.
«Mica ci eravamo lasciati!» risponde quindi Lily, con un fare da finta altezzosa.
«Sembrava» ribatte Alec, accomodandosi sul posto libero del divano, vicino a me.
«Hai visto Kelsey, per caso?» gli chiedo allora io. Non voglio assolutamente più parlare di questo periodo, di queste settimane tremende e non voglio neanche pensare all’eventualità che io e Lily ci possiamo lasciare. Non dopo aver finalmente rimesso tutto a posto, non dopo averle detto che mi sono innamorato di lei.
«Sinceramente, no» risponde Alec.
«Doveva vedersi con Lucinda» dice a questo punto Lily, passivamente. La loro nuova amicizia non le è mai andata a genio, ma ormai si è rassegnata all’idea di non poter impedire che la sua acerrima nemica accademica e Kelsey passino del tempo insieme.
«Secondo voi le è passata la cotta per Kelsey?» chiede Alec.
«Secondo me no» continua prontamente Lily. «Sonda il terreno, è convinta che Kelsey possa ricambiarla, un giorno.»
«Non può stare ad aspettarla per sempre, però» osservo. «Non sarebbe un po’… deleterio?»
Lily fa spallucce. «Se a lei va bene così…»
«Secondo me invece ci ha rinunciato e adesso sono semplicemente amiche» interviene Alec. «Non sarebbe mica strano.»
«Lucinda le ha scritto lettere d’amore anonime per mesi…» riprende Lily. «Credi davvero che ad un traballante “non lo so” di Kelsey si sia semplicemente arresa?»
Tuttavia, le nostre speculazioni cessano nel momento in cui la parete di pietra si sposta lentamente e l’amica oggetto delle nostre domande fa il suo ingresso in Sala Comune. Non appena ci vede, ci rivolge un sorriso e si affretta a raggiungerci.
«Che mi sono persa?»
«Niente, Lily e Scorpius si sono rimessi insieme» borbotta Alec, divertito.
«Non ci siamo mai lasciati» ribattiamo io e Lily all’unisono. Istintivamente la guardo e la ritrovo con gli occhi già fissi su di me, poi scoppia a ridere divertita.
«Fantastico!» esclama Kelsey. «Farò finta che non sia merito mio se Lily è venuta finalmente a chiederti scusa, Scorpius.»
«Non devi smascherarmi così!» si lamenta, poi fa un sorrisetto poco rassicurante. «Piuttosto, com’è andata la tua giornata?»
«Fino alle tre del pomeriggio come la tua, mia cara, dato che abbiano sgobbato insieme a lezione» risponde pungente Kelsey. «E dopo ho fatto una normalissima passeggiata nel Parco con Lucy e…»
«Lucy?!» esclamo io, trattenendo a stento le risate.
«Beh, anche voi avete i vostri soprannomi!» tenta di ribattere Kelsey, senza troppi risultati. Poi si blocca con lo sguardo perso nel vuoto: sta pensando, sta ponendo in essere un ragionamento e quando ritorna a mettere a fuoco le nostre facce, probabilmente è giunta ad una conclusione. «State insinuando qualcosa?»
«No, è che prima che entrassi parlavamo proprio di voi due» risponde con calma Alec. «Di te e di… Lucy.»
«Ah, sì?» domanda Kelsey, portandosi le mani ai fianchi.
«Sì, io per esempio sostenevo che le piaci ancora, mentre Alec è convinto del contrario» dice a questo punto Liy.
«Forse la domanda che dovremmo farci è un’altra» osservo io, guardando Kelsey. Lei sembra capire al volo, come succede d’altronde molto spesso: i nostri pensieri viaggiano sempre sulla stessa lunghezza d’onda.
«Se vi state chiedendo se a me piace lei… beh, la risposta è no» dice assertivamente. «Ma questo l’ho messo in chiaro sin da subito, le ho detto che potevamo provare ad essere amiche e lei ha accettato.»
«Problema risolto» sospiro. Tuttavia, ho sottovalutato il fatto che, nonostante la mia mente e quella di Kelsey siano spesso sintonizzate tra di loro, quella di Lily invece lo è perennemente. Così, mentre fissa intensamente Kelsey, capisco che c’è dell’altro. Questa mia supposizione viene confermata quando la vedo alzarsi di scatto, prendere Kelsey per mano e dirle «Vieni con me» a mezza bocca. Nemmeno un minuto dopo, spariscono verso il corridoio che porta ai dormitori femminili.
Io e Alec ci guardiamo confusi e perplessi, lui scrolla le spalle e io mi stiracchio. Poi lo sento darmi un piccolo colpo con la gamba. «Ti va una partita a poker?»
«Perché no?» gli rispondo. Cerco la bacchetta, ma Alec ha già appellato un mazzo di carte con un incantesimo non verbale.
«Così nel mentre mi racconti come tu e Lily vi siete rimessi insieme» continua lui.
«Per la terza volta, non ci siamo mai lasciati.»
 

Ciao a tutti, sono viva, giuro! So che è praticamente da Natale che non aggiorno, ma questa è la mia ultimissima sessione d'esami in assoluto e sto cercando di dare gli ultimi due esami - fortunatamente ho lasciati cose facilissime alla fine -, ma nel frattempo lavorcchio e scrivo la tesi, quindi tutte le mie energie sono assorbite da tutto questo xD
Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, anche se non è stato facile cercare di immedesimarmi nei panni di Scorpius in questa situazione. Anche qui, come l'ultimo capitolo su Albus, è stato brutalmente sfruttato il mio fidanzato per cercare di rendere il tutto un po' più verosimile :')
Il prossimo non potrà che essere su Lily: vacanze di Pasqua in casa Potter, già ho in mente moltissime cosette carine e spero - ma non vi prometto nulla - di riuscire a rifarmi viva in tempi più decenti, soprattutto perché tra pochi giorni si spera non avrò più esami da preparare e avrò leggermente più tempo per dedicarmi anche ad altro.
Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio e spero che il capitolo vi sia piaciuto♥
Un bacione,
Mars
 
 
 

 
 
   
 
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