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Autore: DaisyCorbyn    12/05/2021    0 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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ATTENZIONE!

I personaggi presenti in questa storia non sono stati creati da me, ma da J. K. Rowling. Non scrivo a scopo di lucro, ma perché amo l’universo di Harry Potter e un giorno mi sono svegliata con questa malsana idea in testa.
Fatti avvenuti in precedenza a questa storia sono narrati solo nei sette libri di Harry Potter (escluse interviste e l’ottavo capitolo), questa storia non vuole fungere da continuo della serie. È possibile che vi siano fatti completamente inventati in quanto mancanza di fonti abbastanza soddisfacenti che hanno richiesto un po’ della mia fantasia: ciò verrà specificato nelle note a fine dei capitoli.
I personaggi Alwys Dewery, Damian Paw, Phaedrus Draconem, Adeline Tarill, Cornelia Lewis, Trevis Finnigan, Patrick Goyle, Abigail Bode, Julie Foranel, Benton Thomas, Emeraude Goldstein, Daichi Corner, Breanne Colthe, Reouven Davien sono di mia proprietà quindi, in caso li voleste usare per una vostra storia, dovrete chiedere il permesso a me. Vi ringrazio del vostro tempo, buon proseguimento!
 

 

Prologo

 
 
L’ululato di una lupa squarciò il silenzio della notte, le stelle tremarono al suo boato e gli alberi si fletterono al volere del vento che tuonò in quella fredda valle. Un trambusto di rumori aveva fatto fuggire ogni gufo, gli scoiattoli si erano rannicchiati dentro le loro tane scavate nella corteccia degli alberi e i lupi avevano alzato il loro muso verso il richiamo della straniera. Stridore di metallo e odore di gomma bruciata contro l’asfalto, un urlo disumano e uno schianto contro un abete solitario. Poi il silenzio.
Il fruscio di velluto contro la strada fu il primo suono dopo quella guerra di rumori assordanti. Poi il ticchettio di tacchi che muovevano passi brevi ma veloci e il tintinnio della corda degli occhiali contro gli orecchini. La donna sfoderò la bacchetta e la tenne con entrambe le mani, poi inspirò profondamente.
«Dove sei?»
Nessun suono rispose alla sua domanda, ma una luce emerse dal fitto bosco. La lupa sembrava fatta di capelli di fata, brillava illuminando tutto ciò che aveva intorno e non produceva alcuno scricchiolio ad ogni suo passo. Si avvicinò alla donna e la salutò piegando il muso verso il terreno.
«Portami da lei.»
Lasciarono la strada, dove pezzi di rottami ancora rotolavano lungo il pendio. Seguirono il sentiero di erba piegata, addentrandosi nei meandri di quel freddo bosco illuminato solo dalla luna. Bastò qualche passo per trovare il responsabile dello sterminio dei fiori e dei fili d’erba: il cammino della macchina aveva trovato la fine a causa di un abete ora incurvato. C’era un sottile scoppiettare nell’aria e un odore di fumo che presto disturbò gli abitanti di quegli alberi.
«Sei sicura che siano morti?»
La lupa annuì grave in risposta.
Lei si allontanò dal veicolo, le dita avviluppate alla bacchetta furono prede facili per il freddo di quella notte. Si voltò verso la luce proiettata dalla lupa, ora accovacciata contro l’erba umida. Il groviglio di coperte che teneva stretto a sé si muoveva appena, piccoli bozzoli si creavano contro la stoffa per poi sparire subito dopo. Deboli lamenti uscivano da esso, che la donna riuscì a sentire solo quando fu vicina. Avvicinò la bacchetta alla stoffa e spostò un lembo per scoprire cosa celasse.
«È l’unica sopravvissuta?»
Lo sguardo della lupa fu la risposta che stava cercando.
La prese in braccio, stringendola al petto per proteggerla dal gelo della foresta. La portò sotto i raggi della luna e scostò la coperta per guardarle il viso: i suoi occhi erano pallidi come il ghiaccio e la sua pelle diafana ricordava il dorso di un Panciasquamato Ucraino.
«Questo è un addio?» chiese la donna alla lupa.
Lei si voltò verso la luna, poi tornò sulla donna.
«Ti prometto che la proteggerò» disse la donna, la voce vacillò per un attimo. «Con la mia vita.»
La lupa si piegò verso l’erba, come se ne volesse assaporare l’odore, e tornò dritta. Svanì come la luce di una candela dopo una folata di vento: silenziosamente e trascinandosi dietro una scia di fumo appena visibile.
La donna strinse la stoffa che avvolgeva la bambina, si girò verso la macchina e rimase a fissarla per un momento. Due vite erano state rubate quella notte, non ce ne sarebbe stata una terza. Guardò la bambina e le regalò un bacio sulla fronte.
«Ci penso io a te.»
Lasciò la foresta a cavallo della sua scopa ormai vecchia, proteggendo la bambina dal vento grazie ad un incantesimo che evocò prima di partire. La strinse al petto, sentendo le sue manine aggrapparsi al suo corpetto. Quando arrivò nei pressi della torre, Sibilla era già pronta per prendere la scopa e aiutarla a scendere.
«Come sta?»
«Bene» rispose la donna mostrandole la bambina. «Un po’ infreddolita, ma illesa.»
«Cosa hai intenzione di fare?» chiese Sibilla, le sue mani già tremavano per la tempesta di emozioni che la stava attraversando.
«La porterò in una famiglia che ho già adocchiato, quando compirà undici anni frequenterà Hogwarts.»
«Una coppia di babbani? Minerva, non credo…»
«Meno sa delle sue origini, meglio è» disse interrompendo la sua frase. «Concediamole degli anni di tranquillità, le aspetterà una vita difficile.»
«Non la devi perdere di vista…»
«Certamente, Sibilla, farò in modo che il suo primo incontro con la magia sia a undici anni.»
«Non sto parlando di questo…» disse Sibilla. «Avrà molte domande, il suo animo sarà una nebbia di dubbio.»
«Dubbi che troveranno risposta a tempo debito.»
Minerva si diresse verso il suo studio, dove era stata posta una cesta colma di coperte calde sopra la scrivania. Poggiò la bambina, che ormai dormiva, dentro essa e le accarezzò il volto con dolcezza. Estrasse la lettera dalla tasca e la mise dentro la cesta, fermata da una spilla d’argento in cui era incastonata una pietra che ricordava il manto della luna.
Sibilla l’aveva raggiunta, le sue mani continuavano a tremare senza controllo. Si schiarì la gola per attirare l’attenzione di Minerva e si accostò a lei.
«Non è meglio dire la verità? Harry Potter deve sapere.»
«No» rispose Minerva scuotendo il capo. «Tutto verrà svelato a tempo debito.»
«Io…»
«Sibilla» la chiamò voltandosi verso di lei. «Tu hai un compito molto importante, sei sicura di essere in grado?»
Lei deglutì e si guardò le punte dei piedi. Subito dopo annuì con insistenza.
«Mi fido di te, Minerva.»
Eretta su un piedistallo d’ottone, la sfera era coperta da un telo color malva. Quando Minerva la scoprì, la alzò verso il lampadario dorato che pendeva sopra le loro teste: quando la luce delle candele la accarezzarono, fecero emergere il bianco del fumo che conteneva.
«Mi devi comunicare immediatamente qualsiasi cambiamento» disse la donna porgendo la sfera a Sibilla.
Lei indugiò prima di prenderla, la luce della sfera riflessa nelle sue pupille tremava leggermente.
«Credi che potrebbe cambiare?»
«Non possiamo avere la certezza del cammino che deciderà di intraprendere» spiegò Minerva guardando la bambina. «Possiamo solo sperare che il suo animo sia puro come quello dei suoi genitori.»
«La proteggerò con tutte le mie forze» disse Sibilla tenendo saldamente la sfera tra le mani.
«So che sarà così, per questo la affido a te.»
«Non so quando ci rivedremo, Minerva… ma…»
«Ci rivedremo, Sibilla» disse la donna poggiandole una mano sulla spalla. «Possiamo farcela.»
Lei annuì.
Quando Minerva rimase sola, il suo studio venne avvolto da un silenzio soffocante. Lo scoppiettare delle candele sembrava il tuonare dei fulmini oltre le nuvole per quanto fosse rumoroso. Guardò la bambina un’ultima volta e cercò di scacciare dalla mente un ricordo che cercava di farsi spazio nella sua mente. Quella notte in cui aveva dovuto dire addio a delle anime troppo giovani per poter lasciare quel mondo. Quei due occhi verdi come l’erba che ricopre una collina e quel simbolo nascosto da un ciuffo corvino. Chiuse gli occhi per combattere contro quei ricordi dolorosi e poi afferrò la cesta diretta verso l’esterno della torre.
Non sarebbe caduta negli stessi errori del passato, il destino le aveva concesso una seconda opportunità che lei aveva intenzione di custodire. Quando i suoi passi si fermarono, il sole aveva incominciato ad imbiancare il cielo con i primi sbadigli dell’alba. Poggiò il cesto davanti l’uscio della porta e scoprì il volto della bambina, che si guardò attorno con sguardo attento.
«Il tuo destino non è scritto in una profezia, sei tu che deciderai cosa accadrà» disse Minerva e la bambina strinse con la manina il suo dito sottile e allungato. «Non dimenticarlo mai, Alwys.»

 


Nota IMPORTANTE dell'autrice

Benvenute o bentornate!
Questa storia è stata scritta nel 2017, quando ancora ero un'acerba scrittrice con tante idee per la testa.
Mi ha accompagnata durante tutti i miei anni scolastici, regalandomi molte soddisfazioni ed emozioni, quindi per me lasciarla andare è un po' difficile.
Per questo ho deciso di riprenderla e darle la degna conclusione che merita.
Spero che chi ha seguito le gesta di Alwys negli anni precedenti sia felice di ciò e spero di aver incuriosito i nuovi lettori.
Piccoli dettagli che, però, devo specificare (e che approfondirò nella nota a fine romanzo):
  • La storia NON è stata riscritta, l'ho solo pulita da errori di battitura e le ho dato una degna formattazione (per quello che ho potuto), per questo motivo il mio stile di scrittura non sarà dei migliori (stiamo comunque parlando di quattro anni fa), ma dal secondo libro in poi ci saranno dei notevoli miglioramenti;
  • Chi ha letto la precedente versione, sì, sono sempre io, ho solo cambiato il mio nickname (tranquilli!)
Un caloroso saluto a tutti, spero che questo primo volume di questa saga vi appassioni, spero di leggere le vostre recensioni (ricordandovi però che questa storia è stata scritta nel 2017 e nel frattempo il mio stile di scrittura è migliorato molto!)
Daisy
 
   
 
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