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Autore: SilkyeAnders    20/09/2021    0 recensioni
Kory è una ragazza di sedici anni normale, o quasi... Non può uscire di casa, mai.
Nonostante ciò, riesce comunque a conoscere Richard Grayson che, passo dopo passo, le cambierà la vita in modi che mai avrebbe immaginato.
Ovviamente, anche Kory gli porterà degli stravolgimenti niente male e, si sa, non tutti i cambiamenti sono positivi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CAP 2 PROBLEMI DI COPPIA LA PRINCIPESSA NELLA TORRE Capitolo 2: Problemi di coppia

Rachel sentì suonare la sveglia, con un ringhio infastidito si rigirò nel letto cercando inutilmente di riprendere sonno prima di rendersi conto che si sarebbe dovuta alzare obbligatoriamente per andare a scuola.
La ragazza spense la sveglia e si alzò a fatica dirigendosi verso il suo armadio per cercare dei vestiti.
La sera precedente era rimasta a cena a casa di Kory e sia lei che suo zio non l'avevano lasciata andare prima di mezzanotte.
-Ma perché non me ne sono andata prima di cena?- sbraitò afferrando una felpa nera e un paio di jeans.
-Rachel? Posso entrare tesoro?-.
-Mamma... Sì, entra-.
Una donna che sembrava la versione più adulta di Rachel entrò nella stanza della ragazza, il viso incorniciato da un sorriso stanco ma molto dolce.
-A che ora sei rientrata ieri sera?- chiese la donna.
-Intorno a mezzanotte più o meno- rispose la ragazza.
-Mmh... Kory non può proprio uscire?-.
-No mamma, lo sai che non è possibile... Se dovessero scoprire il suo segreto sarebbe un bel problema-.
Arella, la mamma di Rachel, sospirò amaramente :-Lo so, lo so... Ma quella povera ragazza non può condurre una vita da reclusa a sedici anni-.
-La penso come te ma la sua famiglia ritiene che sia meglio isolarla... In fondo, anche il modo in cui ci siamo conosciute è stato un caso fortuito. Ringraziamo che non sia completamente sola-.
-Hai ragione... Ah, Rachel?-.
-Mh?-.
-Posso portarti io a scuola oggi, tuo padre dovrebbe dormire ancora a lungo-.
Rachel abbassò lo sguardo, le dispiaceva sentir dire da sua madre certe cose. La verità era che Arella poteva capire benissimo la vita da reclusa che Kory conduceva, in un certo senso da quando si era sposata con quell'uomo orribile anche lei era costretta a vivere così.
-Purché non se la prenda con te- esordì Rachel.
-Se ci sbrighiamo non dovrebbe nemmeno rendersene conto-.
A Rachel non servì altro, si vestì di corsa e legò i capelli mentre saliva in auto.
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Dick scaraventò il telefono sul proprio letto, quella mattina era iniziata decisamente con il piede sbagliato.
Sbuffò innervosito, e pensare che la sera precedente era stata così piacevole... Bè, piacevole finché non arrivò il momento di parlare con Kitty Moth.
Quella serpe bionda aveva avvisato Barbara della loro scappatella e ora lei non la smetteva di mandare messaggi a Dick, non solo lo prendeva ad insulti ma minacciava anche di sequestrargli il telefono affinché non potesse più uscire con quella "manica di sgallettate", come la definiva Barbara.
Inutile dire che, se avesse voluto, Dick sarebbe comunque riuscito ad uscire con altre ragazze anche senza utilizzare il telefono.
Ed eccola lì, la telefonata.
-Dick Grayson! Come hai potuto? Sei un vero porco!-.
Dick sospirò :-Se tu ti comportassi diversamente non avrei bisogno di scappare fra le braccia di altre ragazze-.
-Non provare a dare la colpa a me!-.
La voce di Barbara era esasperata, si capiva che stava soffrendo come un cane ma Dick non riusciva proprio a dispiacersi per lei. Ormai era diventata una spina nel fianco ai suoi occhi e nemmeno con tutta la buona volontà del mondo riusciva a vederla come una fidanzata.
-Babs... E' stato un errore, ok? Capita a tutti di sbagliare...-.
-Lo dici ogni volta... Dick, gli errori capitano è vero, ma non così...-.
Il ragazzo sospirò per l'ennesima volta, si chiedeva se non fosse davvero il caso di seguire i consigli di Rachel... Più discuteva con Barbara e più si rendeva conto di quanto stesse male in quella situazione, si rendeva anche conto di quanto male stesse facendo a lei.
In fondo lo sapeva di essere un egoista, sapeva che quella relazione era totalmente deteriorata.
-Senti, parliamone più tardi sì? Devo scappare a scuola. Sono già in ritardo-.
Dick non attese nemmeno una risposta, semplicemente, riagganciò.
Scese per la colazione e, senza che ne fosse realmente sorpreso, non trovò nessuno ad attenderlo.
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Colazione da solo, una noia...
Ti senti mai così sola da chiederti se non inizierai a immaginarti
delle persone pur di parlare con qualcuno?
-Dick
Rachel sorrise mestamente, aveva sempre saputo che quella casa enorme dove Dick viveva non riusciva a colmare il vuoto che il ragazzo sentiva nel cuore.
Il suo patrigno raramente dedicava del tempo ai suoi figliocci e, Jason, il fratello di mezzo di Dick, era una vera e propria mina vagante.
L'unico con cui Dick riusciva a parlare era suo fratello Tim, l'unico eccetto Alfred, il suo maggiordomo ma, per sua sfortuna, anche loro non erano molto presenti in casa seppur per motivi diversi.
-Mamma, possiamo accompagnare anche Dick?-.
-Ma certo tesoro!-.
Rachel sorrise e, rapidamente, digitò un messaggio al cellulare.
La famiglia Roth arriva al salvataggio!
Preparati.
-Rachel
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I ragazzi erano tutti seduti al tavolo della mensa per l'ora di pranzo, Rachel e Dick parlavano fitto tra loro e, con enorme sorpresa della ragazza, Dick non aveva ancora menzionato Kory.
Probabilmente la sua situazione con Barbara lo aveva sconvolto a tal punto da non aver spazio per nient'altro in mente.
Victor sollevò un sopracciglio :-Di che parlate voi due?-.
-Di Barbara, ha scoperto della mia tresca con Kitty Moth. Ti lascio immaginare...-.
Karen roteò gli occhi :-Ma perché proprio quella vipera?-.
-Credimi, me lo chiedo anche io- sbuffò lui.
Wally, un ragazzo dai brillanti occhi azzurri, incrociò le braccia dietro alla nuca :-Bè, se non pensi al suo carattere così sgradevole... Non è male-.
Garth assunse una smorfia di disgusto :-Peccato che con persone del genere il carettere conta più dell'aspetto fisico-.
-A quanto pare non per Dick- scherzò Karen.
-Ero ubriaco- si giustificò il ragazzo.
-Ora mi spiego tutto, solo da ubriaco andrei a letto con quella là- commentò Garfield.
Al tavolo scoppiò una fragorosa risata.
-Ragazzi, disturbo?-.
Il gruppo si voltò di getto, davanti a loro c'era una ragazza bionda e dal fisico esile: Tara Markov.
-Ciao Tara, dicci tutto- esordì Garfield.
Rachel incrociò le braccia al petto, l'espressione corrucciata. La verità era che Tara non le era mai andata a genio e, onestamente, l'interesse che Garfield provava nei suoi confronti la infastidiva.
Era certa che quella ragazza lo notasse solo per convenienza, dopotutto, essere amici di Dick Grayson conveniva alla popolarità di chiunque e quella tipa viveva di popolarità riflessa. Soprattutto, le sembrava piuttosto bizzarro il fatto che lei andasse a parlargli solo quando c'era Dick nei paraggi.
-Sto organizzando una super festa per i miei diciassette anni, ci tengo che veniate tutti-.
-Perché no? Quando la fai?- chiese Victor.
-Sabato-.
-Contaci, ci saremo!- esclamò Garfield.
Tara gli rivolse un occhiolino e un sorrisetto compiaciuto prima di dileguarsi così come era arrivata.
-Dobbiamo proprio?- sibilò Rachel.
-Dai! Lo so che lei ti sta antipatica ma pensala così, andremo a una festa. Tutti dicono che le feste di Tara sono da sballo- incalzò Wally.
-Non so... Non voglio passare da guastafeste ma credo che ci abbia invitati solo perché siamo amici di Dick-.
-Anche se fosse così è pur sempre una festa e ogni scusa è buona per festeggiare- rispose Victor con un ghigno soddisfatto.
Rachel sbuffò cercando sostegno in Dick.
-Mi spiace Rae, per una volta concordo anche io con gli altri. Secondo me una bella festa è proprio quello che ci vuole-.
-Mi arrendo- rispose lei sollevando le mani in aria per provare il punto.
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Dick aveva deciso di vedersi con Barbara quella sera, non sapeva ancora che cosa le avrebbe detto o che cosa avrebbe fatto.
Da una parte, il cuore gli intimava di lasciarla e di evitare di farsi, e farle, ancora del male; dall'altra, la mente gli suggeriva di rimanere con lei e crogiolarsi nella sensazione di sicurezza che lei sapeva donargli.
Analizzò bene la situazione, c'era stato un tempo in cui Dick aveva provato qualcosa per lei, non era amore ma almeno era qualcosa. Si disse che se fosse riuscito a far riaffiorare quei sentimenti sarebbe riuscito a sopportare quel rapporto.
Si chiese anche se fosse giusto, non credeva di meritarsi di dover sopportare qualcuno. Aveva sempre avuto voglia di innamorarsi sul serio ma non era mai riuscito a farlo, nessuna era all'altezza, nessuna sembrava quella giusta.
Improvvisamente, senza che lui potesse farci nulla, un'immagine dell'amica di Rachel gli attraversò i pensieri.
Ricordò immediatamente le farfalle allo stomaco che aveva sentito non appena l'aveva vista, effettivamente era difficile non provare nulla di fronte a una ragazza così attraente.
-Giusto! Devo fare più domande su questa ragazza- esclamò.
Afferrò il cellulare pronto a contattare Rachel ma non poté evitare di vacillare.
-Forse è il caso che gliene parli domani... Con tutto questo disastro che sta succedendo con Babs non mi pare il caso di...-.
Il ragazzo si lasciò cadere sul letto, era appena uscito dalla doccia ma non aveva la forza di vestirsi e sistemarsi per la serata. Sospirò e si passò una mano sul viso.
-Che razza di situazione- ringhiò innervosito.
Dove diavolo sei?
Con qualche ragazza?
Guarda che io sono già al ristorante...
-Babs
Dick lesse il messaggio di malavoglia e, con fare annoiato, iniziò a vestirsi. Sapeva bene che se avesse tardato ulteriormente le avrebbe dato modo di arrabbiarsi il doppio per chissà quale scemenza.
Arrivo.
Non essere impaziente.
-Dick
-E' ora del patibolo- sbuffò il ragazzo ravviandosi i capelli.
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Kory era stesa nel suo letto ovale, i piedi sul cuscino e la testa a ciondoloni nella parte finale del letto.
Un'altra noiosissima giornata trascorsa fra quelle quattro maledette mura, mura che aveva imparato ad odiare con ogni fibra del suo essere.
Quando Rachel andava a trovarla era felice, non solo poteva vedere la sua migliore amica ma poteva anche passare il tempo a fare qualcosa, qualsiasi cosa.
La sua situazione iniziava a pesarle, era da tempo che riteneva che le misure di sicurezza intraprese dal suo tutore fossero eccessive ma non si era mai permessa di parlare perché non voleva ferirlo.
Inoltre, era certa che se il suo tutore riteneva corretto recluderla così per motivi di sicurezza allora doveva essere l'unico modo possibile.
Le pesava da morire, certo, però era anche disposta a comprendere le ragioni per le quali era chiusa lì e, in fondo, non le mancava proprio nulla in quella casa.
Sentì bussare alla porta della sua stanza.
-Kory? Vengo a portarti la cena-.
La ragazza si alzò dal letto e corse ad aprire la porta, il suo tutore era fermo sull'uscio con un vassoio tra le mani callose.
-Grazie Galfor- mormorò lei con un sorriso affettuoso.
-Ha chiamato la tua amica Rachel- disse l'uomo entrando nella stanza.
Kory sgranò gli occhi :-Perché non me l'hai passata?-.
-Voleva parlare con me. Mangia-.
Kory posò il vassoio sulle gambe e iniziò a cenare, aveva imparato da tempo a non contraddire Galfor.
-Come mai voleva parlarti?-.
-Mi ha chiesto il permesso di portare qui alcuni suoi amici... Ritiene che tu abbia necessità di conoscere altre persone-.
-E tu che ne pensi?-.
-Vorrei sapere che ne pensi tu in realtà...- mormorò l'uomo.
-Mi piacerebbe molto conoscere altre persone, inoltre ritengo di potermi fidare del giudizio di Rachel-.
Galfor sospirò passandosi una mano lungo la barba arruffata :-Temevo avresti detto qualcosa del genere-.
-Per favore! Galfor... Sarebbe molto più semplice per me accettare le tue condizioni se avessi degli amici. Inizio a sentirmi parecchio sola...-.
-Devi stare molto attenta, se qualcun'altro viene a scoprire il tuo segreto...-.
-Lo so bene!- esclamò la ragazza :-Galfor, ho già rinunciato alla mia libertà, non farmi rinunciare anche a questa opportunità. Te lo chiedo per favore-.
Galfor sospirò :-E va bene. Sappi però che è solo perché mi fido di Rachel e del suo giudizio-.
Kory si lasciò sfuggire un urletto di gioia e, con entusiasmo, corse ad abbracciarlo con forza :-Grazie infinite!-.
-Al primo passo falso...-.
-Lo so, lo so. Non ci saranno passi falsi, lo prometto!-.
-Bene, mi fa piacere vederti così felice...- disse l'uomo, la voce dolce e lo sguardo tenero di chi guarda un figlio :-Ora finisci di mangiare per favore-.
-Subito!-.
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Dick aveva sempre creduto che le relazioni umane fossero complesse, lo aveva appreso guardando il suo patrigno che cercava di essere un buon padre, un buon amante per le sue numerose conquiste e un buon datore di lavoro per i suoi dipendenti.
Aveva anche notato come nessuna di queste cose gli riuscisse particolarmente bene e, in quel preciso momento, si era reso conto di quanto tutto ciò fosse difficile.
Dick faceva fatica a barcamenarsi nelle relazioni romantiche, non erano decisamente il suo forte e tutti quegli anni in cui il suo rapporto con Barbara si era rovinato ne erano la prova tangibile.
Parcheggiò l'auto fuori dal ristorante e prese un lungo respiro prima di entrare.
-Finalmente!- esclamò la ragazza non appena lo vide arrivare.
-Per favore, non gridare...- sibilò lui.
-Vedremo se me ne darai motivo- ringhiò lei.
-Perché dobbiamo sempre litigare? Non possiamo parlare normalmente per una volta?-.
-Potremmo se ti comportassi come una persona decente-.
-Ah ecco, perché tu non hai nessuna colpa vero? Tu sei perfetta-.
-E tu? Tu sei perfetto?- ringhiò lei.
Dick sospirò, era così stufo di arrabbiarsi con lei, così stufo di doversi sempre giustificare... Era stufo di ogni cosa.
Decise di fare qualcosa che non aveva mai fatto, arrendersi.
-Sai che ti dico Babs? Hai ragione-.
-C-cosa?- chiese lei confusa.
-Hai ragione. Mi comporto molto male con te e non dovrei, stiamo insieme da una vita e forse ho avuto paura che la cosa stesse diventando troppo seria-.
-Dici davvero?- incalzò lei.
-Mai stato così serio in vita mia-.
-Dick... Mi ami?- chiese lei nervosa.
-Come?-.
-Mi ami?-.
Dick prese un lungo respiro, ripensando agli anni in cui erano stati assieme si rese conto di non averle mai detto "ti amo". Ovviamente non lo aveva mai fatto perché non lo sentiva, non voleva prenderla in giro più di quanto stesse già facendo.
Il ragazzo capiva benissimo che il modo in cui si comportava era profondamente sbagliato, capiva anche che Barbara soffriva a causa sua e in un certo senso gli dispiaceva. Non l'amava ma di certo le voleva molto bene e ovviamente non si divertiva a farle del male.
L'egoismo purtroppo era ereditario, Bruce Wayne era un pessimo esempio per quanto riguardava questo genere di cose e il suo modo di fare era assai contagioso.
In quella famiglia dimostrare affetto era un qualcosa che riusciva male a tutti quanti, eccetto forse a Tim.
-Allora?- incalzò Barbara.
-Sì, ti amo- rispose il ragazzo.
Chiunque non fosse stato accecato dall'amore avrebbe potuto capire che lo aveva detto senza un briciolo di sentimento ma, siccome Barbara stravedeva per lui, era convinta che quella dichiarazione fosse reale.
La ragazza gli gettò le braccia al collo e lo baciò con passione, in quel preciso istante volava a un passo dalla luna.
-Ti prometto che la svista che ho avuto con Kitty non riaccadrà. Ho occhi solo per te, giuro-.
Furono quelle ultime menzogne a convincere del tutto la povera Barbara, Dick si sentiva uno schifo a mentirle in quel modo ma era così esasperato, così stanco... Fingere di amarla sembrava l'unica via d'uscita.
Se l'avesse convinta a sufficienza avrebbe potuto continuare a stare con lei e mantenere la sicurezza emotiva che lei gli offriva e, al tempo stesso, andare a letto con altre ragazze per soddisfare le sue voglie.
Sembrava il piano perfetto ma il suo cuore non era d'accordo, continuava a sperare in segreto che arrivasse qualcuna abbastanza capace per farlo battere all'impazzata.
Era così, il suo cuore era ancora alla ricerca di una padrona che sapesse trattarlo con dolcezza e che sapesse completare quel puzzle che era Dick Grayson.
   
 
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