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Autore: LazySoul    18/10/2021    2 recensioni
Hermione Granger, 45 anni, sposata con Ronald Weasley, è diventata, da poco più di un anno, Ministra della Magia e passa la maggior parte del suo tempo a lavoro.
Ginevra Weasley, 43 anni, è casalinga, nonché moglie dell'illustre Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico. Passa le sue giornate tra corse mattutine, visite a sua madre Molly e vino, litri e litri di vino.
Harry Potter e Ronald Weasley, 44 anni, hanno invitato le consorti a cena in un intimo ristorantino fuori Londra per annunciare loro una difficile verità.
Quale segreto avranno tenuto nascosto Harry e Ronald per vent'anni?
Hugo, diciotto anni, accetta l'invito della sorella, Rose, a passare due settimane a Granada. Con loro ci sono Lily, Albus e un paio di compagni di Hogwarts, tra cui Fred Weasley II e Scorpius Malfoy.
Quali avventure li attenderanno in Spagna?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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19. Di quando Albus perse Haiyun e Hugo raggiunse Morgan


 

La festa a Villa del los Cedros raggiunse il culmine quando Philip Ma tenne il suo discorso di rito, in cui ringraziava gli ospiti, raccontava un paio di aneddoti inediti o poco conosciuti sulla sua vita da star del Quidditch e chiudeva con una barzelletta su un cacciatore dei Chudley Cannons, una cercatrice delle Holyhead Harpies e un battitore dei Ballycastle Bats che entravano in un bar alla ricerca delle rispettive palle.

La barzelletta risultò essere tanto sconcia quanto si era aspettata Lily appena ne aveva sentito l'incipit, ma ciò non le impedì di ridere sguaiatamente nel sentirne il finale. In fondo era stato Philip Ma a raccontarla, e Lily non poteva privare quella leggenda vivente della soddisfazione di sentire calde risate alla fine di un racconto il cui scopo era divertire.

Mentre The Rocket intratteneva parte dei suoi ospiti con battute e aneddoti, Fred vinceva, nella sala accanto, la sua terza mano a poker e Jill rubava il suo secondo collier di diamanti, senza essere notato; nella sala da ballo Rose e Scorpius alternavano brevi volteggi scoordinati a lunghe pause in poltrona, durante le quali commentavano la qualità del cibo e della musica o semplicemente godevano della reciproca compagnia.

Al culmine di quella serata all'insegna del divertimento, Albus Severus Potter, appoggiato alla balaustra del terrazzo, osservava il cielo blu scuro e le stelle che lo punteggiavano, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a trovare una ragazza adatta a lui.

Aveva pensato che Haiyun potesse essere "quella giusta"; intelligente, educata, con un sorriso che gli faceva tremare le ginocchia... si era illuso che quel breve amore estivo potesse essere qualcosa di più.

Per questo, senza pensare alle possibili conseguenze, aveva detto ad Haiyun che avrebbero potuto trovare un modo per far funzionare anche a distanza la loro relazione e che non era necessario lasciarsi con la fine della sua vacanza a Granada.

Aveva dato per scontato che lei non solo avrebbe accettato, ma che ne sarebbe stata anche entusiasta.

Invece la serata era andata a rotoli dal preciso istante in cui aveva proposto la relazione a distanza alla ragazza; Haiyun si era fatta improvvisamente silenziosa e pensierosa e, dopo qualche minuto di completo mutismo, gli aveva detto che non era disposta a stravolgere la propria vita per un ragazzo, per quanto quel ragazzo fosse simpatico e carino.

Albus era rimasto letteralmente senza parole.

Certo, era consapevole di essere stato un po' troppo esuberante, soprattutto al loro primo incontro e con quella stupida lettera d'amore, ispirata a un paio di sonetti di Shakespeare che conosceva grazie a zia Hermione, ma Haiyun non aveva mai mostrato di disprezzare quel suo lato esageratamente romantico e dolce, o il modo arrogante con cui a volte parlava di sé e delle sue avventure ad Hogwarts.

Albus aveva pensato che i lunghi silenzi della ragazza fossero stati dettati dalla timidezza e dal desiderio di ascoltare; ma in quel momento, appoggiato alla balaustra del terrazzo e con gli occhi puntati al cielo, si chiedeva quanto fosse riuscito davvero a capire Haiyun e i suoi silenzi.

Sapeva che la ragazza studiava pozioni e che era intenzionata a diventare la migliore pozionista al mondo; sapeva che non aveva avuto un'infanzia e un'adolescenza facili da quando i suoi genitori avevano divorziato e la madre aveva cominciato a portarsela in lungo e in largo per l'Europa nel tentativo di mettere più chilometri possibili tra loro e l'ex marito; sapeva che amava l'autunno per il suo odore di caldarroste e i colori caldi delle foglie sugli alberi, sapeva che amava la puntualità e la precisione e che il suo piatto preferito era il tiramisù.

Albus sospirò.

Più ci pensava e più si rendeva conto che le cose che conosceva di Haiyun si potevano contare sulle dita di una mano, così come le cose che lei doveva conoscere di lui potevano essere riassunte in poche parole: esageratamente romantico, arrogante, coraggioso e chiacchierone.

Forse Albus era stato soltanto più ingenuo, nel pensare che la loro storia avrebbe potuto funzionare anche a distanza, ma sembrava che entrambi avessero subconsciamente deciso di tenere per sé i propri segreti durante le lunghe ore che avevano passato insieme, da quando si erano conosciuti.

Cosa poteva aspettarsi, in fondo, da un amore estivo?

Albus distolse lo sguardo dalle stelle e si allontanò dalla balaustra e dal terrazzo, diretto alla sala da ballo.

Gli dispiaceva che Haiyun se ne fosse andata subito dopo avergli spezzato il cuore, impedendogli di ballare con lei quanto avrebbe voluto, ma era sicuro che fosse stato meglio così.

Albus afferrò un calice di vino elfico e lo sorseggiò lentamente, mentre un triste sorriso gli compariva sulle labbra: aveva passato giorni a vantarsi di imprese eroiche e avventure spettacolari e poi era stata Haiyun, la silenziosa e sorridente Haiyun, a mostrare il coraggio necessario per terminare quella stramba relazione estiva che non aveva né capo né coda...

Gli occhi del ragazzo si spostarono sul camino accanto al terrazzo, dal quale Haiyun era scomparsa una manciata di minuti prima, e ogni traccia di risentimento o rabbia che erano sul punto di sbocciare in lui vennero sradicati con forza.

Avrebbe sempre mantenuto nel cuore un ricordo piacevole delle ore passate insieme, dei baci delicati come sussurri che si erano scambiati e del sorriso triste che compariva sulle labbra di Haiyun, quando pensava di non essere vista.

Albus si sedette su un divano in pelle rossa, che si trovava di fronte a un quadro babbano, in cui cerchi dai colori vivaci e linee spezzate nere si trovavano racchiusi in un cerchio nero più grande.

Quando il posto accanto al suo venne occupato da una giovane strega dai corti capelli biondi e le labbra atteggiate in una smorfia annoiata, Albus mise da parte i ricordi di quella fugace relazione — neanche la più breve della sua vita — con Haiyun e sorrise alla sconosciuta.

«Per caso ti intendi di arte babbana?», le chiese, attirando su di sé gli occhi eterocromatici della ragazza; un'iride tanto chiara da sembrare bianca e una tanto scura da ricordare il nero.

«No», disse con tono scontroso la ragazza, prima di incrociare le braccia al petto e distogliere lo sguardo.

Albus sorrise, prese un nuovo sorso di vino elfico e tornò ad osservare il quadro di fronte a sé: «Peccato! Mi sarebbe piaciuto discutere delle tecniche pittoriche di Kandinsky con un'esperta».

Le spalle della ragazza sembrarono irrigidirsi, poi i suoi occhi tanto diversi tra loro tornarono su Albus e lo osservarono con attenzione e un pizzico di sorpresa.

«Studi arte babbana?»

Albus conosceva molto poco di arte babbana e quel poco che conosceva lo sapeva grazie a un vecchio libro che gli era stato regalato da zia Hermione all'età di quindici anni, quando si trovava all'apice della sua fase artistica, molto prima di rendersi conto di non avere abbastanza pazienza per dedicarsi a tempo pieno alla pittura.

«Non proprio, diciamo che per quanto mi piaccia la pittura non sono mai veramente riuscito a comprenderla».

Albus capì di aver fatto colpo sulla ragazza quando la vide rilassare le spalle e lanciargli uno sguardo colmo di piacevole stupore.

In quel preciso momento per Albus la serata passò dall'essere particolarmente deprimente all'essere sorprendentemente interessante; e cosa importava se ancora non aveva trovato "quella giusta"? Non tutti potevano essere fortunati come i suoi genitori o zia Hermione e zio Ron e incontrare il loro primo anno ad Hogwart l'amore della propria vita.

A quanto pareva a lui sarebbe servito più tempo a trovare "la sua metà" — sempre che esistesse davvero una persona simile — e allora?

Albus sorrise alla sconosciuta, si mise comodo sul divano e iniziò a parlarle di quella volta che aveva creato un ritratto per ogni suo compagno di scuola, per poi incantare i quadri in modo tale che tormentassero i legittimi proprietari con barzellette sconce e canzoni natalizie stonate, aveva ottenuto una punizione esemplare e una marea di compiti in più da consegnare ai professori, ma ne era valsa la pena.

Nel preciso istante in cui la ragazza sciolse la stretta delle braccia, incrociate strettamente sul petto, e assunse una posa rilassata contro la pelle rossa del divano, Albus si presentò, allungando la propria mano per stringere quella della sconosciuta: «Io sono Albus».

«Anna».

Da quel momento in poi, Albus e Anna sfruttarono la serata e la reciproca compagnia per parlare di arte babbana e sogni infranti; Albus non avrebbe potuto essere più felice.


*


Quando Hugo arrivò al Mirador San Nicolás, l'Alhambra era illuminata da calde luci che mettevano in risalto le mura aranciate della struttura, che si stagliava nel blu intenso della notte.

Proprio come gli aveva detto Morgan, quando gli aveva parlato di quel luogo, c'erano una zingara che leggeva la mano, un signore che suonava il sitar e un'artista che alla luce bianca di un lampione faceva ritratti ai passanti.

Accanto a un gruppetto di turisti che ammirava l'Alhambra e scattava foto in continuazione, si trovava la figura di Morgan. Dava le spalle a Hugo, ma il ragazzo non aveva dubbi; avrebbe potuto riconoscere quei biondi capelli, la sua rosa tatuata sulla scapola e il foulard intorno al collo in mezzo a mille altre persone.

Hugo fece un passo avanti per poi bloccarsi.

Stava facendo la cosa giusta?

Morgan gli aveva chiesto spazio e lui le era corso dietro appena aveva capito dove poteva trovarla... Non rischiava di peggiorare la situazione?

Hugo rimase fermo, a pochi metri da Morgan, per una manciata di minuti, concentrato nell'ascolto della melodia triste che fuoriusciva dalle corde del sitar e nelle voci delle persone che si godevano la vista dell'Alhambra di notte.

Appena la musica si fece più incalzante e le note più acute, Hugo capì che non poteva continuare a rimanere lì per sempre e che avrebbe dovuto fare qualcosa.

Senza ragionarci troppo, raggiunse Morgan, seduta su una delle panchine del Mirador e occupò il posto a sedere accanto a lei.

Notò il momento in cui la ragazza lo riconobbe dal modo in cui le sue dita si strinsero a pugno e le labbra sembrarono scomparire, per quanto impallidirono.

«Mi dispiace», disse Hugo, spezzando il silenzio tra di loro: «Mi avevi detto che avevi bisogno di stare sola, quindi posso capirlo, se dovessi arrabbiarti con me; ma avevo paura che se non ti avessi trovata subito per parlare sarebbe stato peggio».

Morgan sospirò, senza distogliere lo sguardo dall'Alhambra: «E di cosa vorresti parlare?»

Il tono di voce monotono della ragazza preoccupò in un primo momento Hugo, poi il ragazzo si fece coraggio e cercò di non demoralizzarsi troppo a quel primo scoglio.

Cosa si era aspettato? Un tono gioioso e un caloroso abbraccio di benvenuto?

Era ovvio che Morgan fosse rimasta turbata dalla loro ultima conversazione, spettava a lui cercare di capire se poteva farla stare meglio e come.

«È dalla prima sera, quando abbiamo ballato insieme, che vorrei baciarti», disse Hugo, spostando lo sguardo sul profilo affilato della ragazza: «Ogni volta che avrei voluto farlo siamo stati interrotti da Lily o dalla mia timidezza o dalla mia paura di non essere abbastanza».

Gli occhi di Morgan si posarono per qualche istante nei suoi, sorpresi, poi tornarono a puntarsi ostinatamente sull'Alhambra.

«Come può una ragazza così dolce, ambiziosa e coraggiosa essere interessata a un tizio anonimo come me? Mi chiedevo e immediatamente il pensiero di baciarti mi terrorizzava».

Le labbra di Morgan si socchiusero per qualche istante, come se avesse voluto dire qualcosa, poi si richiusero in una linea sottile.

«E poi, più pensavo a quanto avrei voluto baciarti, più volevo che fosse tutto perfetto: ogni singolo dettaglio. Non volevo rischiare di rovinare ogni cosa con la mia inesperienza, infatti stavo cercando un modo carino per dirti che avresti dovuto guidarmi e aiutarmi a capire com'è che si bacia un'altra persona, senza apparire un completo idiota».

Le labbra di Morgan si mossero appena, sollevandosi agli angoli, come se non fosse stata in grado di trattenere quell'accenno di sorriso.

«E sai cosa? Mi sono reso conto che non importa se faccio la figura dello scemo o meno, se sono bravo a baciare o se sono un disastro totale; sai cosa m'importa? M'importa che tu sia felice, soprattutto se posso essere io la causa della tua felicità».

Per qualche secondo nella piazza si poté sentire solo la melodia triste del sitar e il vociare in allontanamento del gruppetto di turisti, poi Hugo strinse le mani a pugno e aggiunse: «Tu mi piaci davvero, Morgan, ma non voglio che tu ti senta obbligata a darmi un'opportunità per pura pietà. Per questo ora me ne andrò e ti lascerò pensare con calma e da sola».

La mano di Morgan si appoggiò sulla gamba più vicina di Hugo, prima che lui potesse alzarsi.

«Resta», disse semplicemente la ragazza, mostrando ad Hugo l'interezza del suo viso e non più soltanto il proprio profilo affilato: «Non siamo costretti a baciarci fino a quando non ti sentirai pronto».

«Mi sento pronto».

Le parole uscirono dalle labbra di Hugo prima che potesse rifletterci, ma non credeva di esser mai stato tanto sincero in vita sua.

Morgan scoppiò a ridere e premette la propria bocca, ancora ridente, contro quella del ragazzo.

Nessuno dei due si spinse oltre quel dolce sfiorarsi di labbra socchiuse, anche se Hugo avrebbe voluto affondare le dita tra i capelli dorati della ragazza e tenerla così ancora per un po', ancora per un secondo.

Quando Morgan interruppe il bacio, aveva ancora la bocca sorridente e gli occhi che sembravano brillarle alla luce fioca del lampione più vicino.

«Per la cronaca: temo che dovrai convivere con la consapevolezza di essere un idiota», disse la ragazza, prima di appoggiare la guancia contro la spalla di Hugo e tornare ad osservare l'Alhambra.

Hugo sorrideva tanto da avere male alle guance e non era mai stato tanto felice in vita sua.



 

***

Buonsalve popolo di EFP!

Volevo pubblicarvi questo capitolo ieri, ma poi ero troppo stanca per rileggerlo e correggerlo, quindi ho sacrificato il momento lettura prima del lavoro questa mattina per riguardare il capitolo, renderlo presentabile e pubblicarvelo.

Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate della storia, anche perché ormai ci stiamo avvicinando inesorabilmente alla fine e sono curiosa di leggere quello che pensate possa accadere nei prossimi capitoli!

Vi auguro un buon lunedì e una buona settimana!

A presto,

LazySoul

 

 
  
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