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Autore: Il cactus infelice    29/10/2021    1 recensioni
Remus Lupin era il ragazzo nuovo della Junior High. Non aveva molte aspettative quando si è trasferito; dopotutto era solo la quarta scuola che cambiava e non aveva alcuna voglia di fare amicizie che poi non avrebbe potuto mantenere. Voleva soltanto sopravvivere a quell'anno e magari far sì che le sue condizioni di salute non peggiorassero.
Tutto questo almeno finché non incrocia lo sguardo con un certo Sirius Black. Campione della squadra di rugby, latin lover e sexy motociclista.
Modern Au / Non magico.
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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IL GIORNO DOPO 


Remus si svegliò con una sensazione strana addosso. Si ricordò immediatamente di essersi addormentato piangendo, e solo perché sentiva sulle guance quella sensazione di lacrime mal asciugate.

Poi, quando si girò a pancia in sù e mise a fuoco il soffitto, i ricordi della sera prima gli piovvero addosso come un acquazzone.
La festa di Halloween. La maledetta festa di Halloween. 

Gli occhi di Remus si riempirono nuovamente di lacrime all’immagine di Sirius che baciava quella ragazza, ma le ricacciò indietro subito. Non voleva e non poteva cadere in quel baratro.
Per cui decise che avrebbe cercato di non pensare a Sirius: si sarebbe concentrato sulla sua giornata, sulle cose che doveva fare e sul rilassarsi.
In fondo era sabato. 

Buttò le gambe giù dal letto e si alzò con un colpo di reni. Andò in bagno per sciacquarsi la faccia e fare pipì, e poi scese in cucina dove si preparò una tazza di tè caldo. 

“Oh, buongiorno!” lo salutò Hope con un sorriso. “Sei già in piedi?” 

“Sì, ho un po’ di cose da studiare”. 

“Ti sei divertito ieri sera?” 

Accidenti! Il suo buon proposito non stava iniziando nel migliore dei modi. 

“Sì, è stata una festa carina”, mentì il figlio.
La madre però non lo tartassò troppo con le domande perché uscì dalla cucina dicendo qualcosa sul bucato. 

Remus tornò a concentrarsi sul suo tè e scacciò via i ricordi della festa. 

Si sedette a tavola e cominciò a fare colazione, scrollando il feed di Instagram senza dargli eccessiva attenzione. Vedeva una foto e dopo pochi secondi l’aveva già scordata. Nessuno gli aveva scritto, né Sirius né le sue nuove amiche. Dovette però resistere alla tentazione di andare sul profilo di Sirius; non voleva più spiare il suo profilo, scorrere le sue foto e osservare con occhi affamati quel profilo perfetto. Non voleva più avere nulla a che fare con Sirius.
Dannazione a lui! Non poteva nemmeno prendersela col ragazzo perché non era che gli avesse dato dei segnali o lo avesse ingannato, non era colpa di Sirius se Remus era uno sciocco che si era lasciato trasportare da quelle sensazioni irrazionali. Oltretutto, Sirius non gli aveva nemmeno fatto intendere di essere gay.

Con tutta probabilità era etero e basta. Dopotutto, era troppo bello per essere alla sua portata.

Remus rimise a posto le cose della colazione e se ne andò in camera sua. Ora doveva prendere le pastiglie. Diverse pastiglie colorate lo aspettavano in fila sulla mensola.
Che cosa se ne faceva Sirius di un ragazzo malato la cui vita dipendeva da una serie di pastiglie di cui persino lui faticava a ricordare il nome? 

Nessun ragazzo avrebbe voluto fare i conti con quello, nemmeno Remus che con quella cosa ci conviveva. 

Ma basta piangersi addosso! Chissene importava di Sirius! Poteva stare senza di lui, c’erano molti altri ragazzi belli in giro. 

Remus aprì i libri con la speranza che lo studio lo potesse distrarre. 



Ma non funzionò. 

Aveva letto sì e no un paio di pagine. E non ci aveva capito nulla. Ogni dieci minuti lanciava occhiate al telefono, scrollava i messaggi con la speranza che Sirius gli scrivesse. Era inutile nascondere la testa sotto la sabbia. Ci era rimasto per Sirius e non era sicuro che gli potesse passare tanto facilmente.
Aveva persino mandato un messaggio a Mary, ma anche da lei nessuna risposta. 

Decise di provare a distrarsi in un’altra maniera, così richiuse il libro di storia e andò a cercare sua madre. La trovò nello sgabuzzino a caricare la lavatrice.

“Ciao, tesoro. Hai bisogno di qualcosa?”
“No, no. Cercavo solo la concentrazione per lo studio”.
“Oh be’, non la troverai di certo qui”, scherzò Hope. “Come va?”
“Tutto bene”.
“Sei sicuro? Ti vedo un po’ stanco”. 

“Ma sì. Probabilmente non mi sono ancora ripreso da ieri”. 

“Dovresti fare attenzione. Non è il caso che ti sforzi”. 

Remus sospirò silenziosamente e abbassò lo sguardo; sapeva che i suoi genitori gli dicevano quelle cose a fin di bene, ma era stanco di sentirsi dire cosa poteva fare e cosa non poteva fare. Era stanco di camminare sui gusci delle uova a causa della sua salute. 

“Non ti preoccupare”, rispose scrollando le spalle. “Mi riposerò oggi. Torno a studiare comunque. Se hai bisogno di aiuto chiama”. 

Remus uscì dalla stanza prima che sua madre avesse il tempo di dirgli qualunque cosa e si richiuse nuovamente in camera. 

Riaprì il libro di biologia e si sforzò a trovare la concentrazione. In quella mezz’ora di evidenziazione inutile, sbloccò lo schermo del telefono almeno due volte sperando… Non aveva idea nemmeno lui di cosa stesse sperando. Di ricevere un messaggio di Sirius forse. Fu tentato di scrivergli lui, ma si disse che non era il caso. Perché cercarlo? Sicuramente il ragazzo era impegnato a farsi passare la sbronza o a pomiciare con la sua nuova ragazza.
Nemmeno Mary gli aveva risposto ma era meglio così. L’amica gli avrebbe sicuramente chiesto di parlarle della festa e lui non aveva voglia di rivivere l’esperienza di vedere Sirius baciare quella bionda. 

Rifletté se mettersi a letto e guardare qualcosa su Netflix quando l’occhio gli cadde su un libro sottile che aveva appoggiato sul comodino. Era il fumetto francese che gli aveva prestato Sirius e che non aveva ancora avuto il tempo di leggere, seppuree avesse adorato il fatto che Sirius glielo avesse prestato. 

Nonostante quel misto di rabbia e affetto che provava per Black, Remus lo prese in mano e si sdraiò nel letto aprendo il fumetto sulla prima pagina.
Lo colpirono subito i disegni, molto eleganti e dai colori pastello. La storia sembrava essere quella di un normalissimo ragazzo che frequenta una normalissima scuola, ha degli amici con cui fa cose normali, vive la sua vita normalissima ma nasconde un segreto: ha appena capito di essere gay e cerca di venire a patti con questa sua identità tra la paura di uscire allo scoperto e i pregiudizi. Allo stesso tempo ha anche una cotta per un ragazzo della sua stessa scuola, che gli lancia strani segnali e il poveretto non riesce a capire se provi gli stessi sentimenti oppure no. Ma dichiararsi e uscire allo scoperto è troppo pericoloso. 

Remus lesse, lesse e lesse. Il fumetto lo aveva intrigato. Sì, la storia era molto semplice e quasi banale, ma era raccontata con una tale passione e con una tale profondità dei sentimenti dei personaggi che era impossibile rimanere indifferenti.
Ma perché Sirius gli aveva dato quel fumetto? Era davvero solo per migliorare il suo francese? O c’era dell’altro?
No, no, doveva smetterla di farsi castelli in testa. Probabilmente Sirius non aveva letto nemmeno la storia. Non voleva certo essere un modo del ragazzo di fare coming out, anche perché ora stava con una ragazza.
Remus sospirò e voltò pagina. 


*** 


Eccomi qui. E’ imbarazzantemente passato troppo tempo da quando ho aggiornato questa storia. Accidenti! 

Mi spiace un sacco, e mi spiace che questo capitolo sia venuto fuori così corto, ma è un capitolo di passaggio rispetto a ciò che è successo nello scorso capitolo e dovevo lasciare a Remus il tempo di riflettere.
Che ne dite? Se vi state chiedendo che fumetto sia quello letto da Remus… L’ho inventato io perciò non sforzatevi a cercarlo XD


Grazie mille di seguire questa storia nonostante gli sporadici aggiornamenti. 

A presto (spero). 


C.

   
 
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