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Autore: N92    26/12/2021    0 recensioni
Tre Fratelli vivono in una terra pacifica.
Vicino a loro, un oscuro e secolare conflitto infuria fra le grandi nazioni di Hyvreria, del Soletramonto e Rax-Marhy, del Buiocrepuscolo.
Un'esistenza semplice e tranquilla, quella dei Fratelli, che ben presto verrà sconvolta irrimediabilmente. I loro cuori, fino a quel momento uniti, semplici e puri, arderanno di nuove convinzioni e Verità Assolute.
Verrà il momento in cui i Fratelli dovranno mettere da parte amori e legami di sangue, poiché il prezzo di un potere antico e potente richiederà loro sacrifici e sforzi enormi.
In un mondo di luce e ombra, di poteri millenari, dove Giorno e Notte hanno un’importanza fondamentale, si svolge questa storia.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tattiche di Fuga

 

 

 

Notte precedente allo scontro dei Fratelli…

 

 

 

Tre uomini correvano nella foresta del Confine Ultimo. Era Notte, e questo li preoccupava più di ogni altra cosa. La Notte, lo sapevano, era il male, perché prendeva e non restituiva mai. Era infida, pericolosa, e partoriva esseri ancora peggiori. Proprio questi individui, prodotti dal buio più oscuro, quello che paralizza e manda in frantumi il coraggio e le certezze di una persona, che ora con tutta probabilità gli erano alle calcagna.

D’altronde i Buiocrepuscolo erano figli dell’oscurità, e come dei cuccioli appena nati, trovavano il massimo agio e conforto solo fra le braccia protettive della loro madre. La Notte li preservava, e faceva si che potessero esprimere il loro massimo potenziale, quello che nessuno di quei tre Soletramonto in fuga avrebbe mai voluto trovarsi di fronte. Perciò dovevano continuare a correre, fino a che non fosse sbucato di nuovo il sole dalle alte vette montuose a nord, e il Giorno non fosse arrivato a scacciare le tenebre che ora minacciavano di prenderli e di non restituirne neanche un pezzo. Mancava tuttavia qualche ora all’alba. Qualche ora in queste condizioni sarebbe potuta non bastare, pensava Threo mentre si faceva strada fra la macchia di pini accarezzati dal vento fresco di mezza estate. Erano piante di notevoli dimensioni, ma non intralciavano la marcia perché avevano il tronco lunghissimo e le foglie cominciavano ad abbracciarlo solo da due metri d’altezza. Si trovavano abbastanza distanti fra loro, e facevano da tetto ad un sottobosco colmo di piccole piantine di cui Threo non conosceva il nome. Il problema principale erano le radici, poco visibili nel nero della Notte, che giocavano fra loro spuntando dal terreno e rischiavano di farlo inciampare.

Quegli orridi randagi notturni Buiodannati diventavano inarrestabili quando scendeva il buio, e loro non avevano nessuna possibilità neanche se fossero stati tre contro tre.

E non erano tre contro tre.

Erano tre contro dieci, come minimo. Avevano subito un’imboscata poche ore prima, in pieno Giorno! Impensabile per un Soletramonto. Ovviamente la Luce aveva resi potenti, molto più dei nemici ombrosi che li avevano assaliti, ma la forza numerica da cui erano stati colpiti era stata sconvolgente. Almeno quattro Buiocrepuscolo per un Soletramonto. Da lì era stato tutto piuttosto facile per loro.

Un massacro.

Gli unici riusciti a fuggire erano stati Threo e due dei suoi compagni, che sfruttando una disattenzione nemica erano riusciti a sgattaiolare via dalla battaglia ormai perduta. Poi era sceso il buio. Sapevano di essere braccati, e i Buiocrepuscolo erano fastidiosamente svegli oltre che formidabili militarmente. Ecco perché Threo, il più alto di grado del gruppo dei fuggitivi, aveva ordinato una corsa sostenuta nella direzione opposta alla battaglia.

E ora si trovavano in questa situazione scomoda da cui probabilmente non ne sarebbero usciti vivi.

Fortunatamente era una sera di luna piena, e questo permetteva loro di intravedere, seppur con qualche difficoltà, la via che avevano davanti.

«Incredibile!» esordi Athyr, un ragazzo dai capelli rosso sangue e dal fisico rotondo. Portava, come gli altri due, la tenuta da battaglia Soletramonto: un’armatura molto leggera, quasi trasparente, che lì corazzava da cima a fondo. Il materiale era un composto di vetro e una sostanza chiamata Brilligrana. Quest’ultima, realizzata dai mastri Soletramonto, e da loro soltanto, rendeva il vetro più duro del normale e gli conferiva elasticità. In più amplificava la luce che ne veniva a contatto.

«È come se la Foresta fosse morta. Non si sente niente, neanche un singolo richiamo o verso animale.»

«Questo perché sanno che la Notte è all’opera» gli rispose Threo. «Quando i Buiocrepuscolo girano a quest’ora, anche gli animali capiscono che è meglio rimanere nascosti.»

«E questo la rende ancora più macabra», commentò Athyr, «almeno c’è un buon odore di pino.» Fece una pausa.

«Threo, tu conosci la zona?» chiese schivando a lato un grosso albero che cercava di sbarrargli la strada, quasi fosse d’accordo con il nemico.

«Purtroppo no» rispose Threo mentre scrutava accuratamente la vegetazione per scegliere il percorso migliore, «sono venuto più di una volta in queste zone con le squadre di ricognizione, ma mai così a nord, ed era Giorno ovviamente. Semmai c'era qualche punto di riferimento lo abbiamo passato da un pezzo. E come se non bastasse non si vede quasi niente!»

«E tu Miran?» insisté Athyr girando il capo alla sua destra dove correva a poca distanza il suo compagno, «qualche picnic nelle vicinanze per caso?»

«No, anche per me è la prima volta. Fra l’altro neanch’io sono mai stato in ricognizione da queste parti» rispose Miran scuotendo il capo.

«Meraviglioso!» esclamò Athyr in tono sarcastico, «siamo morti.»

«Non giungere a conclusioni affrettate Athyr» lo ammonì Threo, «dobbiamo valutare la situazione e decidere con calma cosa fare. Non siamo ancora spacciati, abbiamo un discreto margine di distacco, credo. Per ora continuiamo a correre. Per di qua!»

Il Soletramonto fece una deviazione decisa verso sinistra e gli altri lo seguirono come delle ombre.

«Ci sono due possibilità per noi adesso. O meglio tre, ma l’ultima è talmente improbabile che non la considererei come tale» riprese poi, saltando con agilità un tronco abbattuto che voleva farli lo sgambetto a tradimento, «possiamo deviare a sinistra cercando di fare un’inversione molto ampia, per provare ad aggirargli e tornare nei territori Soletramonto. Oppure possiamo continuare dritti e tentare di seminarli sulle montagne al nord, cosa che credo sia più fattibile. Da lì poi aspettare il Giorno ed affrontarli a viso aperto col favore della luce. Non ho neanche bisogno di dirvi cosa succederebbe se scegliessimo di andare ad est».

Miran annuì la seconda opzione presentatagli dal suo compagno ma intuì dei dubbi sulla faccia di Athyr che contemplava riflessivo.

«Tu quale pensi sia la scelta migliore?» gli chiese.

Athyr lo guardò per un istante, poi si riconcentrò sul sentiero da percorrere «Threo ha ragione, queste sono le opzioni, e anch’io escluderei a priori la scelta di andare e ovest e poi tornare indietro. I Buiocrepuscolo sono troppo abili per farsi ingannare così facilmente. Inoltre è Notte, e questo li rende più veloci e più forti. Non ci sarebbe possibilità per noi di aggirarli». Fece una pausa di alcuni attimi per riprendere fiato. Correre e parlare era faticoso, soprattutto dopo uno scontro. Colpa era anche però della sua pigrizia, e del fatto che non aveva mai curato il corpo a dovere come dovrebbe fare un guerriero Soletramonto.

«Tuttavia credo anche la seconda possibilità sia errata, in parte, perché se anche dovessimo riuscire a seminarli sulle montagne, poi dovremmo per forza tornare indietro. Le montagne ci sfiancherebbero, e moriremmo di sete o di fame. Lassù non c’è niente, solo miseria, voi lo sapete. In caso contrario, se decidessimo di affrontarli probabilmente moriremmo, anche con il favore della Luce.»

«Perché dici questo?» domandò Miran, «riusciremmo a tenerli a bada di Giorno, forse anche ad ucciderli tutti». Threo intanto guardava Athyr. Era un ottimo elemento, perché quando c’era da usare i cervello lo usava, e anche bene.

«Perché ne dovremmo affrontare di più.»

«No capisco» disse confuso Miran.

«Probabilmente hanno già chiamato rinforzi, per compensare la disparità di forza che ci sarebbe se riuscissimo ad arrivare vivi all’alba. Col sole i nostri poteri aumenterebbero, ma anche i loro numeri, e riuscirebbero lo stesso a sopraffarci. Scommetto che hanno mobilitato qualcuno subito dopo essersi messi all’inseguimento.»

«E allora cosa facciamo?»

«Credo che dovremmo avvicinarci il più possibile al confine Hyvreria, e mandare un segnale di aiuto» si inserì Threo, «dopodiché uno di noi dovrà rimanere a tenere occupati i nemici il più possibile, mentre gli altri due corrono verso le montagne, e sperare che qualcuno dei nostri noti il segnale così da poter mandare dei rinforzi e annientare questi bastardi.»

«Non credo sia una buona idea», commentò Athyr pensieroso.

«Spiegati meglio» lo invitò Threo, che ora aveva leggermente diminuito il passo. Cominciava ad essere stanco, e decidere la linea di percorso non aiutava, perché necessitava di energie mentali, oltre che fisiche. In più il terreno cominciava a farsi in salita.

I tre ormai fuggivano da più di due ore, e cominciavano a sentire i morsi della stanchezza e della fame.

«Se rimanesse solo uno di noi a fronteggiarli, per quando forte esso sia, verrebbe eliminato in pochi secondi, e sarebbe uno spreco. In più complicherebbe ulteriormente la situazione degli altri. Se invece rimanessimo uniti avremmo più possibilità»

«Ed allora tu cosa suggerisci?» chiese Miran.

«Di dividerli, in modo da assottigliare i loro numeri in caso di scontro. Molto meglio sarebbe per noi se ne dovessimo affrontare tre, o quattro per volta, invece che tutti insieme. Certo, gli altri Buiocrepuscolo sarebbero lì in poco tempo appena iniziate le ostilità, ma quei pochi minuti, o secondi di margine sarebbero per noi determinanti.»

«Capisco» disse Threo annuendo.

«Ma la tua idea Threo, non era per niente male» riprese Athyr, «potremmo proprio servirci dei segnali luminosi di aiuto per sviare i Buiocrepuscolo, e per segnalare la nostra posizione. Il problema è che verrebbero subito spenti e anche i nemici saprebbero con precisione dove ci troviamo». I tre rimasero in silenzio, cercando di trovare una soluzione al problema. Intanto il paesaggio mutò leggermente, diventando più roccioso.

«Io ho un’idea» dichiarò Miran all’improvviso. Athyr si girò verso di lui e Threo tese l’orecchio dall’avanguardia.

«Potremmo creare delle luci e farle fluttuare rasoterra nella boscaglia, in modo da nasconderle il più possibile. Farle allontanare le une dalle altre, diciamo... di qualche centinaio di metri e poi spararle all’improvviso verso l’alto, in modo da cogliere di sorpresa i nemici». Ne simulò il movimento con le mani. «Probabilmente verrebbero estinte quasi subito, ma anche qualche secondo basterebbe, e di notte sarebbero visibili da chilometri.»

«Potrebbe funzionare» concordò Threo, «ma controllare tre sfere luminose insieme molto distanti fra loro e dall’utilizzatore è impossibile, almeno di Notte.»

«Io posso!» dichiarò Miran. Athyr lo guardò inarcando un sopracciglio, e Threo addirittura si girò, rischiando di inciampare su una radice sporgente.

«Tu puoi?», gli domandò Athyr.

Miran sorrise, «Sono specializzato nello sfruttamento della luce lunare. In pratica posso sfruttare la debole luce del sole riflessa dalla luna e concentrarla. Questo amplifica i miei poteri anche di notte. Ovviamente la luna deve essere piena o quasi, affinché funzioni.»

«Wow! Fantastico!» esclamò Athyr a bocca aperta.

«Già!» concordò Threo.

«È una nuova pratica sviluppata a Hyvrir di recente» spiegò Miran, «è davvero molto utile in certe situazioni. Mira a diminuire la disparità fra noi e loro di Notte. Ovviamente non sarò mai minimamente forte come quando c’è il sole, ma riesco comunque a fare cose notevoli anche al buio.»

«Hyvrir», ripeté Athyr con occhi sognanti, «da quanto tempo non la vedo. È colpa di queste maledette ricognizioni!»

«Non preoccuparti Athyr, è sempre meravigliosa come l’hai lasciata!» dichiarò Miran.

«Non perdiamoci in chiacchiere», si inserì Threo, «abbiamo del lavoro da fare». Tuttavia anche lui stava ripensando alla loro amata capitale, da cui era stato via per troppo tempo. Hyvrir, stella raggiante nell’oscurità, perennemente illuminata dalla luce dei suoi cittadini. Era il tesoro più caro di tutti. Un Soletramonto avrebbe dato la vita senza pensarci due volte pur di difenderla.

«Allora Miran, mi assicuri che sei in grado di fare quello che hai detto?», chiese al giovane dai capelli amaranto.

Lui guardò il cielo. Era una bella nottata, se la Notte può essere definita così. Sicuramente non era affatto come una limpida giornata di sole, ma non era male.

«Al cento per cento» affermò.

Threo annuì. Incredibile dove erano riusciti ad arrivare i maestri Soletramonto.

«D’accordo, facciamolo!» disse voltandosi di nuovo verso la macchia scura.

«Aspettate un momento» li bloccò Athyr, «dobbiamo decidere prima dove lanciarle. Siamo abbastanza vicini al confine nord-ovest di Rax-Marhy»

«E con questo?» chiese Miran.

«Se io fossi un Buiocrepuscolo, non crederei affatto che i miei nemici, inseguiti da me e una decina dei miei compagni, siano così stupidi da dirigersi verso le mie terre.»

«Certo!» annuì Threo, «penseresti subito a un diversivo.»

«Esatto» confermò Athyr, «dobbiamo lanciare le sfere a nord-ovest, verso i nostri territori. Non a est.»

Gli altri due Soletramonto si trovarono d’accordo.

«E c’è un’altra cosa» continuò, «non possiamo neanche lanciarle ora, perché la luce emessa da Miran e dalle sue sfere sarebbe troppo intensa. Ci farebbe scoprire subito, anche da molto lontano.»

«Tu cosa proponi?» gli chiese Threo.

«Questa salita che stiamo percorrendo ora prima o poi finirà. E dato che le montagne sono ancora lontane, con tutta probabilità ci sarà un tratto in discesa. Io dico di sfruttare il dislivello per lanciare le sfere. Saranno coperte dalla terra e dagli alberi.»

«E se non dovesse finire a breve?» domandò Miran, «non sappiamo in quanto tempo quei bastardi ci saranno addosso.»

«Allora avremo perso tempo prezioso e le lanceremo comunque» rispose Athyr, «ma credo che dovremmo rischiare.»

«Tu che ne pensi Threo?» chiese poi al suo compagno.

Il Soletramonto si fermò di colpo, e gli altri due per poco non andarono a sbattergli addosso.

«Ma che diavolo fai?» chiese Miran, dopo averlo scartato al lato per miracolo, «ti pare il modo?»

Threo non rispose. Appoggiò una mano al tronco di un pino e rimase in silenzio. Ora tutti e tre i compagni erano affaticati.

«Threo, non possiamo fermarci. Si avvicinano in fretta» disse Athyr. Era la sua, più che quella di Miran, in cui Threo leggeva preoccupazione.

«Lo so» affermò l’altro, poi dopo qualche attimo a osservare il tronco nodoso si voltò verso i compagni.

«D’accordo Athyr, facciamo come dici tu. A te sta bene Miran?»

Il ragazzo annuì. «Credo si ala scelta migliore.»

«Ok. Andiamo allora» disse riprendendo a correre.

Gli altri lo seguirono.

Passarono alcuni minuti, ma ancora la strada non si degnava di scendere. Dopo una mezz’ora buona ancora stavano salendo.

Ma quanto ci vuole? Brontolò Athyr fra sè, andiamo maledetta salita! Non fare l’ingorda e lascia qualcosa anche alla discesa, che ne abbiamo bisogno! Non c’è più molto tem…

«Ci siamo» affermò Threo. Athyr esultò e Miran sorrise.

La salita diventò pianura, e dopo una cinquantina di metri iniziò la discesa.

I tre percorsero alcuni metri verso il basso, poi Threo diede l’ordine di fermarsi.

«Qui può andare?», chiese a Athyr.

«Credo di si.»

«Bene. Procedi Miran, ogni momento è prezioso» ordinò Threo.

«Comincio subito.»

Chiuse gli occhi, sciogliendo i muscoli contratti e concentrandosi al massimo. All’improvviso il suo corpo cominciò a illuminarsi, come una grossa torcia giallo pallido appena accesa. Diventò luminosissimo in pochi attimi e subito si formarono davanti a lui, all’altezza delle ginocchia, tre agglomerati di luce, che presero forma sferica. Threo notò allora una cosa impressionante che non aveva mai visto: un piccolo filamento, finissimo, che dalle sfere andava sù, verso l'alto, in direzione della luna. Sperò che fosse invisibile all'acutissima vista notturna dei Buiocrepuscolo.

La lucentezza sprigionata dal corpo di Miran scomparì con la stessa velocità con cui era apparsa e rimasero solo le tre sfere brillanti e il filamento che galleggiavano in aria illuminando l’area circostante. Miran frustò le braccia e le sfere cominciarono a volare velocissime rasenti al suolo verso nord-ovest. I tre le videro allontanarsi da loro portandosi appresso la luce.

«Fatto» dichiarò il Soletramonto riaprendo gli occhi, «ora aspetteremo un po', poi le farò curvare verso l’alto ed esplodere. Credo che una distanza di cinquecento metri l’una dall’altra possa bastare»

«Ben fatto Miran!» si congratulò Athyr dandogli una pacca sulla spalla.

«Andiamo ragazzi» ordinò Threo, «non possiamo perdere neanche un secondo.»

Gli altri due annuirono.

Passarono alcuni minuti senza che nessuno proferì parola, tutti in balia dei propri pensieri e incertezze.

«È ora» dichiarò Miran rallentando il passo. Gli altri lo imitarono.

«Le sfere sono a circa tre chilometri a nord-est da noi»

«Fallo!» sentenziò Threo.

«Si fallo!» fece eco Athyr eccitato.

Miran allora chiuse di nuovo gli occhi e strinse i pugni. Dopo qualche secondo ne dilatò le dita accartocciate come a simulare un’esplosione. Subito il cielo si illuminò ad ovest, come se un lampo avesse colorato la notte. Le luci impazzarono nel cielo, abbagliando per qualche secondo la foresta circostante, poi scemarono tramontando nel buio.

«È fatta» affermò Miran, ora seriamente affaticato. Controllare quelle sfere era stato faticoso.

Athyr annuì. Threo invece, senza neanche una parola ricominciò a correre verso le montagne. Verso Nord. Gli altri lo seguirono a ruota.

Speriamo abbocchino, pensò aumentando il passo per recuperare i pochi attimi persi, oppure non ci sarà mai più per noi un nuovo giorno da assaporare.

   
 
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