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Autore: Giglian    26/01/2022    1 recensioni
Nell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l'unico filo che conduce alla salvezza. Ma, per chi giura di non avere buone intenzioni, nulla sa essere semplice.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei Malandrini.'
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Riassunto:


Abbiamo lasciato il nostro Sirius Black alle prese con il tentativo dei genitori di impadronirsi della sua mente… dopo il fallimento della gita con la spietata vampira Lydia Tolouse a fare da chaperon sotto le sembianze del professor Barrie Walsh, la famiglia ci riprova facendogli recuperare la memoria con la speranza che si convinca di essere irrimediabilmente uno dei loro. E’ stato infatti a grazie a lui che si è chiusa la Stella del Diaspro, il passaggio per le soglie infernali (il Necronomicon). Ma questo non è un bene perché la chiusura può essere realizzata solo tramite la lettura di un libro di pelle umana, che fa diventare pazzo chiunque cerchi di leggerlo...tranne qualcuno che ha compiuto di recente un’azione terribile.
E quale azione è più spaventosa del cercare di uccidere il proprio migliore amico e trarne piacere? Ciò sconvolge Sirius, che tenta di unirsi ai Serpeverde pensando di essere definitivamente perduto.
Fortunatamente, intervengono dapprima Regulus e dopo Silente, che impone a lui e a James lezioni di Occlumanzia.
Il mondo dei maghi è sempre più sconvolto da una serie di crimini che portano la firma di uno strano nome, impronunciabile e vago… Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, in grado di unire creature oscure di vario tipo.
Ad Hogwarts intanto, fanno la loro comparsa misteriosi personaggi come “La strega più potente del mondo”, custode del Necronomicon e del libro usato per chiuderlo, un nuovo misterioso Capo Auror che tira le fila da dietro le quinte, e prendono sempre più piede strane teorie su un presunto collegamento fra il Primo Ministro, che basa la sua campagna elettorale sull’aumento dei Dissennatori, e il mago oscuro che li ha creati, Ekrizdis, colui che diede origine alla Lega dei Dodici, una setta di famiglie malvagie che fanno della purezza del sangue e della ricerca della magia selvaggia il loro unico credo, comprendenti i vari Black, Malfoy, Lestrange…
Intanto ad Hogwarts, Lily e James si sono finalmente messi assieme...anche se non tutti i segreti vengono svelati. Quale sarà il mistero dietro il colore degli occhi di James? E perché Liu Chang, che conosce il suo segreto, ne sembra ossessionata?
I nostri protagonisti affrontano ora le prime sfide di una relazione mentre Piton, sconvolto dalla rivelazione, accetta finalmente il Marchio Nero.
Una strana collana caduta dal cielo inoltre,non promette niente di buono… così come l’arrivo degli studenti stranieri per un Erasmus, di cui fa parte una misteriosa ragazza che sembra essere collegata al passato di Sirius e motivo della sua rottura con il fratello.










Non guardare.
Il pensiero permeava lo spazio come una litania. Sentiva la voce nella sua testa. Potente, implacabile. Eppure, tremante. Un pensiero che tremava. Un pensiero non suo.
Non guardare.
Gli occhi, occhi che non erano i suoi, fissi sul pavimento. Un rettangolo di luce inondava poche piastrelle come un mare dorato. Quattro, per l’esattezza. Di ceramica.
Sopra, delle orrende stampe di fiori blu. Per tutta la vita ci aveva piantato gli occhi, incapace di alzare lo sguardo. Sapeva a memoria ogni linea, ogni petalo stilizzato, ogni angolo scheggiato.
Guardarle gli aveva sempre dato un senso di nausea, ma anche di sicurezza. Fino a ché avesse guardato il pavimento, tutto sarebbe andato bene.
Ma ora...ora le pupille sembravano andare a fuoco. Ora, non desiderava altro che sollevare il viso...e guardare.
E lo fece. Lottando contro sé stesso in ogni istante, dilaniato dalla vergogna e dalla brama. Ed ora quel pensiero si faceva a dir poco assordante nella stanza.
Non guardare, non guardare, NON…
Stagliata dietro una porta lasciata per sbaglio socchiusa, una ragazza liberò i lunghi capelli da uno spillone che glieli imprigionava. Una massa rossa come il sangue si rovesciò sulla sua schiena nuda, sfiorò i fianchi sottili... quasi ardendo sull’epidermide bianca.
Lo specchio davanti a lei luccicava di vapore...piccole gocce di condensa che si riversavano piano piano nella camera trasportando in dono l’odore della sua pelle soffice, ancora umida dalla doccia.
Ebbe solo il tempo di sentirlo. Sentirlo in una bocca che non era la sua.
Poi, il ricordo si interruppe bruscamente...e tutte le persone presenti nella scuola vennero sospinte violentemente a terra.





Poche ore prima.

Ok, tecnicamente quello che stavano facendo, non avrebbero dovuto farlo.
Fin lì era chiaro come il sole.
Il fatto che lo stava facendo in compagnia di un professore avrebbe dovuto in qualche modo confortarla...se non fosse stato che il prof in questione fosse Lumacorno.
“Lily cara, attenta. Hai una scucitura nel guanto.”
La Grifoncina rialzò lo sguardo, che era stato tenuto fisso sul calderone così tanto che le palpebre erano tutte arrossate, e con delicatezza estrema posò quello che restava della Rosa dell’Oblio su un ripiano di vetro.
Il professore di pozioni annuì soddisfatto.
“Meglio non farsi pungere, eh?” ridacchiò, porgendole un altro paio di guantoni in pelle di drago. “Non che ci sia qualcosa di nascondere, ma, beh, ecco…”
SÌ. Sì che c’era qualcosa da nascondere!
Le rose dell’Oblio avrebbero dovuto essere tutte carbonizzate. Buone nemmeno per il concime dell’orto!
Doveva ancora spiegarsi come Lumacorno fosse riuscito a salvarne due e a nasconderle all’occhio di falco del preside… e come captando i suoi pensieri, il grasso mago incassò la testa nelle spalle.
“Insomma, cerca di capire. Dei veri fiori infernali! Silente è stato folle ad averli bruciati. Valgono una vera fortuna! Per non parlare delle possibili applicazioni in Filtrologia…”
Già.
Lily capiva bene...anzi, forse fin troppo. Deontologia da pozionista...che aveva dato il colpo finale alla sua immacolata carriera da Prefetto, già spazzata via dai Marauders come una fogliolina d’autunno!
Quando il professore le aveva proposto di condurre sperimentazioni su una specie vegetale rara quanto un meteorite, non aveva proprio potuto dire di no!
Horace Lumacorno aveva decisamente parecchie eccentricità e non mancava di difetti, ma in pozioni era un vero e proprio genio. Le Rose dell’Oblio avevano già potenziato quattro filtri nel giro di mezz’ora, rendendoli dieci volte più produttivi.
Erano un vero e proprio dopante naturale delle pozioni.
“Campione analizzato numero cinque.” disse, contemplando una fialetta di vetro. “Minuto quindicesimo. Produttività aumentata dell’ottanta per cento.”
“Ottimo, ottimo!” gongolò il professore, in piena estasi. “Direi di concederci una pausa, che ne dici?”
Andavano avanti così da giorni, ormai. Nelle pause dallo studio, qualsiasi altro studente avrebbe trovato sollievo nel Quidditch, nelle Burrobirre o nell’accoccolarsi davanti al fuoco.
Lei si riposava creando pozioni. Illegali.
“Volevo ringraziarla per l’opportunità, professore.” sospirò, passandosi il dorso della mano sulla fronte.
“Sciocchezze, sciocchezze. Sei una delle mie migliori allieve!” lui le strizzò l’occhio con affetto. “Caposcuola, uh? Sapevo saresti andata lontano!”
Un piccolo nodo le strizzò lo stomaco.
“Non sono ancora Caposcuola.” puntualizzò. “E’ solo provvisorio.”
“Le votazioni…!” minimizzò quello, con un movimento della mano che stava a significare quanto poco contassero a quel punto. “Vedrai che il titolo ti resterà appiccicato addosso come una caccola di Troll.”
“Che immagine carina!” scoppiò a ridere, ricacciando a fondo la sgradevole sensazione. Poi chiese, senza quasi pensarci: “Secondo lei, cosa serve davvero per migliorare questa scuola?”
“Carisma.” rispose immediatamente Lumacorno. “Carisma e influenza, mia cara. Come da ogni altra parte.”
“Carisma…” rifletté la ragazza.
“Sono poche le persone capaci di smuovere le masse. Se contiamo poi che le Casate sono all’opposto le une dalle altre, direi che serva quasi un miracolo. Per non parlare delle famiglie. Mettere assieme le teste degli studenti è quasi uno scherzo rispetto al farsi ascoltare dagli adulti che li hanno generati. Ma sono sicuro che sarai brillante come sempre!” aggiunse poi, rendendosi conto di quello che le stava dicendo. “Non ti devi preoccupare, cara. Non si sconvolge certo il mondo in un solo anno, ti pare? Avete già conquistato tanto, non è per niente facile farsi ascoltare dal Ministero di questi tempi, sai? E male che vada, avrai comunque un bel diamante sul curriculum! Non che tu ne abbia bisogno, eh? Sei la più brava in pozioni. Stai facendo meraviglie oggi!”
“I risultati di questi esperimenti sono stupefacenti! Peccato solo che non potrò esporre queste ricerche come tesi ai M.A.G.O…”
“Non capirò mai l’allergia di certa gente a cose come queste.” l’uomo sospirò, alzando gli occhi al cielo. “Ok, è decisamente materia infernale, ma...voglio dire, tutte le possibili applicazioni… sono combattuto sull’argomento, sai? Qualcuno una volta mi disse che fingere che la magia oscura non esista di certo non la fa sparire. Ma se sfruttata nel modo giusto…”
La voce gli si perse in un mormorio. Improvvisamente Lumacorno parve ricordarsi di chi fosse quella frase, e la cosa parve non fargli piacere. I tendini delle sue mani si tesero, mentre stringeva con più forza tra le dita la tazza di caffè.
“Anche se forse...non era l’esempio giusto da fare.”
“Immagino che si debba scegliere come agire in base al contesto, come in tutte le cose.” semplificò Lily con un’alzata di spalle, senza accorgersi della paralisi che aveva irrigidito il suo grasso profilo come un veleno. Era troppo occupata a riflettere sulle cose che gli aveva detto prima...il carisma...l’influenza. Ricordava quando, durante l’interrogatorio dopo essere finita sotto Imperius, solo Silente si era degnato di prestarle attenzione.
“Lily...posso fidarmi di te, vero?”
Fu quando Lumacorno parlò di nuovo che si rese conto di quanto fosse cambiata l’atmosfera. Si girò, stupefatta, mentre la voce del suo professore preferito, del suo mentore, si faceva incerta, diffidente.
La stava guardando con occhi completamente nuovi. Come se non la conoscesse.
“Voglio dire, non...non ne farai un cattivo uso personale…”
“Io...ma certo che no!” esclamò la Grifoncina, interdetta. Quello parve risvegliarsi da una sorta di catarsi e batté le ciglia.
E, improvvisamente, sembrò invecchiare di colpo.
“No, ovvio.” sorrise stancamente. “Sei la studentessa più onesta che conosco. Scusami cara, dev’essere l’età.”
“Professore…” azzardò lei, piano, guardandolo con un crescente senso di apprensione. “Tutto bene?”
Il suo viso sembrava invecchiato di colpo. Guardava fisso la superficie del suo caffè senza vederlo davvero...come se si sentisse perso.
“Che vuoi che ti dica, Lily?” mormorò con un sorriso amareggiato. “Ho vissuto e vivo una vita fantasticamente glamour. Viaggi, prelibatezze, feste, conoscenze importanti...non mi posso lamentare. Solo che...beh, ecco, una vita del genere non ti lascia molto tempo per farti una famiglia, avere figli, capisci? Forse è per questo che sono diventato professore. Mi sono affezionato molto ad ognuno dei miei studenti...certo, ad alcuni più che ad altri, lo ammetto, ma diciamocelo, le preferenze ci sono anche nelle grandi famiglie...e come nelle grandi famiglie finisci per fidarti, a non vedere certi dettagli. Avrei dovuto sapere...tutte quelle domande che faceva...è che ci si sente soli, capisci? Tanto soli...”
La voce gli si perse in un bisbiglio...poi, Lumacorno sgranò gli occhi come se si fosse appena reso conto di essersi lasciato sfuggire più di quanto intendesse.
Scoppiò in una risata squillante e forzata, umettandosi le labbra con un gesto ansioso.
“Ma che vado a raccontarti! Sto proprio invecchiando! Beh, mia cara, perdonami ma mi è improvvisamente venuto un gran mal di testa! Ti dispiacerebbe finire qui per oggi?”
Era davvero strano vederlo in quello stato, pensò Lily, armeggiando con una boccia d’acqua. Lumacorno era sempre stato un personaggio frizzante e brioso. Ora invece, era così cupo, e poi...sembrava quasi avere paura...
“Ancora qui?” ridacchiò lui, impallidendo poi impercettibilmente quando lei tirò fuori la bacchetta.
Allora non era una sua impressione, era davvero spaventato! Cosa l’aveva traumatizzato tanto da fargli diffidare così perfino di lei? Era la sua assistente personale da quando aveva undici anni...andava perfino a quegli interminabili incontri al Lumaclub, quando non doveva lavorare come Prefetto!
Agitò la bacchetta, sfiorando con movimenti sereni la punta dell’acqua all’interno della boccia di cristallo. Ci fu un guizzo, una macchia di colore…
“Ooh!” esclamò Lumacorno, pieno di meraviglia. All’interno, un pesciolino rosso dalla lunga coda a farfalla, sinuosa e frastagliata, era appena sbocciato nell’acqua come un fiore.
Lily sorrise, porgendoglielo.
“Per quando si sentirà solo.” disse, incurante degli occhi sgranati e ora, leggermente umidi dell’uomo. “Se gli dirà il mio nome, io lo sentirò e verrò a farle compagnia…”
Uscì da lì con la sensazione di aver restaurato qualcosa. La stessa sensazione di un pittore che stucca le crepe di un quadro destinato a sgretolarsi...una sensazione che le piaceva.
Affondò con un dolce sorriso il naso nella sciarpa extralarge pronta a sfidare l’autunno fumoso e freddo con destinazione Erbologia quando...qualcosa le paralizzò i piedi.
Fu come un brivido, lungo la schiena come due occhi che ora si sentiva addosso.
Si voltò da tutte le parti ma il corridoio era deserto, a parte le statue e alcuni specchi in ottone.
Sospirò, calmando i battiti e quando non riuscì a scrollarsi di dosso quel presentimento, alzò gli occhi al cielo con stizza.
Certo che di quei tempi era paranoica forte! Ma come cavolo ci era finita ad aver paura che le fosse teso un agguato in pieno giorno?! E dire che ultimamente i Serpeverde se ne stavano zitti e buoni...o forse era James? Com’è che le aveva detto? Avrebbe continuato con gli scherzi? Se era così l’ammazzava sul serio stavolta! Poteva giurare che…!
Qualcuno ridacchiò.
Il sangue le si cristallizzò ai polsi. Si girò di scatto, afferrando istintivamente la bacchetta senza estrarla dalla tasca, ma così forte da farsi sbiancare le nocche.
Lo specchio rimandò la sua immagine, il viso pallido, l’espressione all’erta. Nient’altro.
L’aveva forse sognato? Una risatina nel silenzio e poi...un riflesso che non era il suo. O meglio, che era identico al suo ma...diverso.
Aveva creduto per un folle istante di aver visto la sua immagine ghignare con pura malvagità.
Ma dopo un numero sufficientemente alto di secondi in cui il suo cuore continuò a tamburellare come un pazzo, rilassò le spalle irrigidite. Non c’era nessuno. E quella visione le appariva sempre più assurda, come se fosse stato uno scherzo della mente, veloce come un deja-vu.
Sospirò, sentendosi sempre più scema.

Poi, James la travolse.

“ARGH!”
“LILY!”
Sarebbe caduta a terra se lui non l’avesse afferrata per un braccio all’ultimo secondo, visto che le si era schiantato addosso forte come un bolide!
Confusamente, si sentì stringere per la vita e spalmare contro il suo maglione come una marmellata. Il suo profumo le invase le narici. Vento, legno, pini, bosco, libertà...e un calore che sapeva di sicurezza. Tutto molto bello, se non fosse che la stava soffocando!
“Dove sono?” scattò Ramoso, la bacchetta ben alta davanti a lui e guardando ogni angolo con velocità estrema.
“Ma...che cos… chi?!”
“I nemici!” sbottò lui, sempre teso e rigido come la corda di un violino.
In disperata ricerca di ossigeno, la Grifoncina gli piantò le mani sul petto, allungando le braccia con forza per creare una distanza sufficiente perlomeno a respirare, cosa ben difficile visto che liberarsi dalla sua presa sembrava impossibile!
Ma non era solo quello, si rese conto: c’era...come una sorta di forza gravitazionale tra di loro! Ora la sentiva chiaramente… rispetto alle altre volte era fortissima, quasi palpabile. Man mano che passavano i secondi però, iniziò a scemare. Il profilo rigido del Marauders si ammorbidì, gli occhi attenti e all’erta come quelli di un animale tornarono lucidi.
Non la lasciò, ma Lily riuscì a scostarlo. Fu assurdo: la sensazione fu quella di essere in balia del rinculo di un elastico.
“Si può sapere che ti prende? Non c’è nessuno!” tossì, confusa tanto quanto lui.
“Nessuno?” ripeté imbambolato. “Ne sei sicura?”
“Sicurissima.”
“Tu..tu stai bene, quindi?”
“Stavo meglio prima, in realtà...ma in ogni caso, sì, sto bene.”
Sto solo diventando matta, pensò la Grifoncina, evitando accuratamente di dirlo. Matta, paranoica e con le allucinazioni.
Anche James sembrava nella confusione più totale. Continuava a guardarsi in giro con un’espressione ebete davvero buffa.
“Ah...”
“Allora, si può sapere perché sei piombato qui urlando come un pazzo?! Mi hai fatto male, sai?”
“Perché ho sentito che eri in pericolo. L’ho sentito forte e chiaro! E beh...sai…” si grattò la nuca, facendosi improvvisamente imbarazzato. La voce gli si spense in un borbottio. “Sai come funziona, ecco...però effettivamente qui non c’è nessuno…”
Lei alzò gli occhi al cielo, esasperata.
“Ma non è che il tuo radar da Famiglio inizia a far cilecca?”
“COS…?! Come osi! IO NON FACCIO MAI CILECCA!”
“E come pensavi di salvarmi, di grazia? Abbracciandomi a morte?”
“Certo che sei una bella ingrata! Guarda che mi hai stretto anche tu!”
“Già, e dobbiamo proprio parlarne di questa cosa, sai?! Non mi va per niente di saltarti in braccio ogni volta che succede qualcosa!” Lily gli piazzò il dito sotto il naso con il suo solito modo di fare. “Per cui vediamo di capire come fare per risolvere la questione, perché non intendo passare il resto dei miei giorni come una calamita vivente!”
Bisticciare con lei l’aveva definitivamente rilassato, così le piantò addosso il suo solito ghigno da gatto.
“E’ facile Rossa, basta che non ti metti nei guai! Riesci a farcela almeno per mezza giornata?”
“Senti chi parla…” borbottò lei sorridendo, incamminandosi al suo fianco. “Perché hai i capelli bagnati, comunque?”
“Perché stavo allenando la squadra sul campo. Pioveva da schifo, ma era l’unico orario disponibile! Non avrò più mezzo secondo libero con la rottura di palle che mi ha affibbiato Silente! Tu invece che ci facevi qua sotto?”
Lei tossicchiò in modo decisamente ambiguo.
“Hem...niente, niente! Quale rottura di palle, comunque?”
E fu lì che James fece il primo grosso sbaglio della giornata.





Nel frattempo, qualcuno dall’altra parte del corridoio non si era accorto di nulla, concentratissima invece su ciò che l’aveva condotta fin lì, in quello schifo di sotterraneo.
Liu Chang scoccò un’occhiata contrariata all’umidità che le stava rovinando le Jimmy Choo, quando una porta cigolò.
“Ma quanto ci voleva? Detesto il freddo.” sibilò tra i denti, mentre la Serpeverde le ghignava in faccia.
“Dicono faccia bene alle rughe, sai?”
“Falla finita. Allora, l’hai presa?”
La ragazzina ridacchiò, sfilando dalla tasca un panno di pelle.
“Facile come bere un bicchier d’acqua, tesoro! Lumacorno si fida troppo dei suoi Prefetti. Con le chiavi di Ratcliff non ho avuto nessun tipo di problema!”
“Attenta piuttosto a non farti pungere da quella cosa.”
“Mi credi una dilettante?” sbottò lei, offesa, riavvolgendo per bene la guaina sulla spina della Rosa dell’Oblio.
“Mi pare che il tuo filtro d’amore non abbia funzionato qualche mese fa, o sbaglio?” sibilò tra i denti la Corvonero, ricordando con una punta di amarezza la reazione di James sul campo da Quidditch, quando l’aveva baciato provando a stregarlo.
“I miei filtri funzionano alla grande! E’ Potter che si impasticca di antidoti come un tossico in paranoia. Avresti dovuto prevederlo. Ma con questa spina…” la tastò con soddisfazione dentro la sua tasca. “Mi spieghi perché non vuoi potenziare una banale pozione d’amore? Non ci sarebbe antidoto che tenga, te lo garantisco.”
“No. Non è quello che cerco.” lei guardò altrove, con occhi vacui. “Ho richiesto espressamente un Distillato dell’Inibizione. L’avrei chiesto a Piton, ma quel tizio fa troppe domande.”
“Carino essere la seconda scelta…”
Liu si lasciò andare in un pigro sorriso.
“Oh, non mi dirai che ci sei rimasta male.”
“Ci rimarrei meglio con in mano il pagamento promesso. Questa è roba che scotta, bella mia.”
Il suono tintinnante dei galeoni d’oro riempì per qualche istante il silenzio umido del Sotterraneo.
“Ora ragioniamo…” gorgogliò la Serpeverde, con soddisfazione. “Qualche goccio del mio intruglio potenziato e a Potter non rimarrà più alcun freno. Come se ne avesse bisogno, poi! Davvero non ne capisco il senso… o lo scopo…”
“Le motivazioni non fanno parte del pagamento. Ma se proprio non riesci a tenere a freno la curiosità…” Gli occhi neri e liquidi di Liu brillarono di una luce strana, mentre sorrideva. Tanto che l’altra fece un passetto indietro, a disagio. “...diciamo solo che odio lo spreco di potenziale. James ne ha parecchio...e lo trattiene da troppo tempo.”
“Chi ti capisce è bravo, Chang!” sbuffò quella, sbattendole in mano le chiavi. “Comunque, dì tante grazie a Ratcliff per il lasciapassare che ti ha prestato senza emettere un fiato! Comodo avere un Prefetto come cagnolino domestico. Chissà se sa per cosa ti servono...”
“Non vedo perché dovrebbe interessargli.” sbuffò l’orientale, ma l’altra le riserbò un ghigno perfido che non le piacque per niente.
“Mi fa pena quel tizio, sai? Ti vede perdere la testa per un altro da anni, eppure non fa che rimanerti fedele. Lo sai, vero, che è innamorato perso di te? Tu che sai sempre tutto di tutti…”
Si zittì di botto perché la Chang le aveva appena puntato addosso un’occhiata glaciale.
“Ti avverto: il limite è stato superato.” sibilò. Il sorriso le era sparito rapidamente, come se avesse premuto un interruttore.
Alzò le mani in segno di resa, divertita da quella reazione inaspettata. Ma tu guarda che permalosa, la piccola Corvonero… e dire che sembrava non farsi scrupoli nel spezzare continuamente il cuore al suo Prefetto, né a usarlo a proprio piacimento per ottenere ciò che voleva.
Ma a lei bastava essere pagata, in fondo...anche se da brava Verde-Argento le piaceva punzecchiare, le interessavano poco quelle strane complicazioni di cuore.
Si intascò i galeoni senza aggiungere altro.
“Aspetto risultati veloci.” mormorò gelidamente Liu.
“Non ti preoccupare… in poco tempo Potter sarà totalmente privo di inibizioni… e sarà tuo.





Lily Evans era una cara ragazza.
Era bella, intelligente, gentile...e non più così tanto psicopatica nei loro confronti, c’era da ammetterlo. In alcune occasioni era anche stranamente divertente.
In effetti, senza sapere propriamente come, poteva dire che fosse sua amica oramai.
Complicazioni amorose a parte, certo. Ma le implicazioni sentimentali dell’aver sbagliato l’incantesimo per diventare Animagus ed essersi ritrovati tutti in una sottospecie di insana e moralmente discutibile orgia amorosa era l’argomento tabù di cui nessuno parlava, per cui poteva dire per certo (e per semplificare cose troppo complicate per il cervello sempliciotto di maschi diciassettenni) che fossero amici.
“Ma non è giusto!”
Ma Sirius Black giurava su dio, o su chiunque ci fosse lassù a divertirsi alle sue spalle, che se quella dannata Scimmia continuava di quel passo l’avrebbe strangolata con le sue stesse mani.
“Non è giusto!” sbottò per l’ennesima volta Lily, mentre il suddetto Felpato alzava gli occhi al cielo.
Due ore. Stava andando avanti così da due ore.
“Ok. Ora hai sfrantumato le palle.” le disse senza tanti mezzi termini, con un sorriso isterico. “Continuare a ripeterlo non cambierà lo stato delle cose, sai?”
“MA NON è GIUSTO! Anche io voglio imparare l’Occlumanzia!” Protestò quella, mangiandosi le unghie dall’invidia.
“Te la insegneremo noi, va bene? Ma ti prego, adesso finiscila!” supplicò Black, congiungendo le mani a preghiera.
James ridacchiò, beccandosi per la milionesima volta le occhiatacce di Remus, Peter e Sirius, mentre la sua amabile neo fidanzata faceva il solco sul pavimento della Sala Comune.
“Ma…è qualcosa di ingiusto…tu e James non avete il diritto di studiare una materia nuova! Solo perché avete le visioni!
“Hey, non abbiamo le visioni!” protestò Sirius, offeso. “E’…un’altra cosa!”
“Silente ha deciso che il nostro gruppetto è stato un po’ troppo preso di mira, probabilmente per via della posizione politica delle nostre famiglie. Quindi è semplicemente una precauzione per i ‘bersagli interessanti della scuola’.” spiegò Potter, con pazienza infinita.
“E perché Remus e Peter non sono stati invitati a studiarla, allora? Sono Marauders anche loro!”
Remus sorrise pigramente, centellinando il thé che si era preparato nella tazza.
“Io sono un lupo mannaro. E’ decisamente più difficile penetrare nella mente di una creatura sub umana.” disse, tranquillamente. “Quanto a Peter...beh…” si interruppe, guardando l’amico senza sapere bene come proseguire.
“Io non sono interessante.” finì lui, con un risolino un po’ forzato. L’aveva detto con un tono tranquillo, ma un piccolo brivido scosse il gruppetto, notò Lily. Stava imparando a riconoscere certi impercettibili segnali tra di loro. Anche se cercavano di non darlo a vedere, il modo in cui muovevano di istinto la testa, la pelle d’oca che compariva rapida su tutte le loro braccia, piccoli battiti di ciglia, il modo in cui il respiro veniva trattenuto mentre magari parlavano con altri… sembravano sempre più, ai suoi occhi, come parti diverse di un unico essere.
Ma non era necessario essere parte del branco e captare i suoi pensieri, per capire cosa aveva Minus in quel momento.
“Eddai, falla finita.” sbottò ruvidamente Black, dandogli all’improvviso una pacca sulla testa. “Non sai quanto non darei per non essere ‘interessante’ agli occhi di quelli.”
Peter arrossì vistosamente, ora a disagio.
“Sì...hai ragione. Scusa…”
“Devi smettila di sminuirti così! Lo sentiamo, che ti credi?” sbuffò lui. “Con tutta quella insicurezza che hai addosso ci farai bocciare di nuovo alle prossime verifiche!”
Potter gli circondò le braccia attorno al collo, stritolandolo in un abbraccio e ridendo forte.
“Esatto! Tu sei il nostro topolino speciale!” tubò, mentre l’altro cercava di liberarsi dalla sua presa.
“Waaah, eddai!” rise, riuscendo a scrollarselo di dosso e parando una valanga di cuoricini volanti che scoppiettarono nell’aria come palloncini.
“E in ogni caso ha ragione! Questa discriminazione non è giusta!”
“Oddio, riecco la lagna! Lily falla finita!”
Nonègiusto-nonègiusto-nonègiustooooo!”
“BASTAAA!!!”
Black si trasformò improvvisamente in lupo e iniziò a ululare al di sopra di quelle urla da pazza...e zittendo finalmente Lily, che lo fissò stupefatta.
“SIRIUS! Poteva vederti qualcuno!” lo sgridò Remus, balzando in piedi. “Ritorna subito alla tua forma originaria!”
“Però sei cosi carino da cane!” S’addolcì subito la Grifoncina, chinandosi sulle ginocchia per guardarlo meglio. “Hey, anche il colore degli occhi è cambiato! Ora li hai azzurri!”
In quel momento entrò Monique, ridacchiando come una ossessa per chissà quale battuta scema.
“Ciao Lily! Ooh!” si mise a trillare. “Ma che bel cagnolino! E’ tuo?”
S’avvicinò con un sorrisone a Felpato, che prese a scodinzolare frenetico, e gli diede una grattatina dietro le orecchie...anche se forse, le tettone in bella vista che gli aveva sbattuto sul naso erano più di suo gradimento
“Non è mio.” disse subito Lily, mentre Sirius uggiolava per avere altre coccole. “E’ di...di un cugino. Me l’ha affidato...hem...temporaneamente...per...”
Tutti i presenti la fissarono stralunati e lei si sentì arrossire.
Oh, insomma, che ci poteva fare se non era brava a inventare scuse in momenti di panico?!
Fortunatamente, Monique non era molto sveglia.
“Silente è stato molto carino a permetterti di tenerlo!” cinguettò con la sua vocetta francese. “Nel frattempo, me lo strapazzerò di coccole!”
Felpato prese la palla al balzo e cominciò a mordicchiarle la gonna, facendo sghignazzare sotto i baffi Peter.
“Sir…Tartufo!” lo sgridò Lily, quando quello gliela sollevò del tutto facendo lanciare alla ragazza un gridolino.
Ma tu guarda...quel dannato cretino!
“Oh, non ti preoccupare!” rise l’altra, ricoprendosi le mutande imbarazzata. “D’altronde sono cani, mica lo capiscono!”
“E’ vero, Lily, non essere così severa con gli animali!” la rimproverò James, severo, guadagnandosi un’occhiataccia. Tra lui e Peter, dannati, non sapeva chi se la stesse godendo di più!
“Tartufo, si chiama? Che nome strano!”
Felpato fece per rifare la sua mossa mostra-mutande ma improvvisamente, la Evans lo afferrò per la collottola con fare brusco.
“Credo dovresti andare Monique! Sai... Tartufo soffre di una malattia molto rara, che gli procura effetti strani allo stomaco e...beh, rilascia certi odori…capisci, vero?”
Finalmente una bugia decente!
Si sentì fiera di se stessa, mentre l’altra passava dall’adorazione al fare una faccia totalmente disgustata. Si allontanò di botto come se Sirius scottasse. Lui ringhiò di malumore...e quando la Sala tornò vuota, riacquistò il suo aspetto.
“Hey, mi stavo solo divertendo!” Protestò con un ghigno, schivando lo schiaffone con un balzo.
“Voi, razza di pervertiti! Quante volte avete fatto cose come questa, eh? E tu Remus, non dici nulla?”
Lui sobbalzò, tirato in causa, ma continuò a guardarla sorridendo in modo strano, con una dolcezza e gratitudine tale che la fecero imbarazzare.
Non sapeva come spiegarlo, ma vederli lì, tutti assieme, a parlare con così tanta naturalezza di quello...lo rendeva felice...
James colse quella sensazione e le appoggiò una mano sulla testa, sorridendo con un orgoglio quasi paterno.
“Sei proprio una Marauder a tutti gli effetti, eh?” mormorò piano, con voce vibrante...e lei si sentì scaldare il cuore, come se anche lei potesse percepire le sensazioni degli altri.
“E tra poco sarà Caposcuola, quindi avremo il potere assoluto!” cinguettò Minus con soddisfazione, ma prima che potesse rispondergli, entrarono gli altri Grifondoro.
“A proposito di questo!” squillò Gecky Bell, catapultandosi dentro. “Evans, promettimi che quando sarai Caposcuola terrai quella cretina della Harpies al guinzaglio! Sta architettando un’altra rottura di palle delle sue in vista dell’arrivo degli studenti stranieri!”
“Hey, è vero. Quando arrivano i nuovi?” si incuriosì Lupin.
“A breve. Paciock e gli altri stanno già facendo le valigie.”
“E perché a loro non rompi le palle?” sbuffò Sirius, guadagnandosi un’altra occhiataccia.
“Mi mancheranno le bestemmie di Frank alla mattina.” tubò James.
“Fagli anche tu una scenata di gelosia, allora. Alice è tutta la mattina che è stressata.” ghignò perfidamente Giuly, sbucando oltre il quadro in quel momento.
“Ma mica partono assieme?”
“La sua amica.” specificò lei. “Quella strana che non parla con nessuno. Le ha fatto l’ennesima piazzata. Non capisco perché non la mandi al diavolo… ci va tanto a capire quando un rapporto è tossico?”
“Bah, contenta lei. Piuttosto, quanto ci scommettiamo?” sbuffò James, attirando la curiosità di Lily.
“Scommettere su cosa, esattamente?”
“Su quanto ci vorrà prima che scoppi la prima rissa con gli stranieri.”
“Dieci galeoni.” fece appena in tempo a dire distrattamente Weasley, prima di venire investiti dalla bora della Evans che si erse come una statua a torreggiare su di loro.
“Non se ne parla neanche!” abbaiò, facendo incassare la testa a tutti. “Vedete di starvene buoni, tutti quanti! Questa cosa è importante! Ci sono collaborazioni centenarie con quelle scuole! Deve nascere un clima di serena convivenza, ci siamo intesi?!”
“Ceerto...glielo spieghi tu ai Serpeverde?”
“O a quelli di Durmstrang.” si sfregò le mani James, già con la guerra negli occhi. “Quegli stronzi mangiano pane e magia nera a colazione.”
Venne preso repentinamente per un orecchio dalla Grifofncina, che assottigliò lo sguardo pericolosamente.
“TU te ne starai buono e muto.” sibilò, omicida. “O ti ci ficco di nuovo, in quel famoso sgabuzzino.”
Alla sola parola, Black pensò bene di defilarsi e Remus scoppiò a ridere.
“Non ti preoccupare, Lily. I Caposcuola servono a questo, no?”
“E’ vero, tra poco ci sono le elezioni! Sei emozionata, Evans?” cinguettò Gecky.
Già...emozionata? Avrebbe dovuto esserlo e invece…ma che cavolo le succedeva?
Guardò la piccola sfera di vetro al centro della sala Comune, dove alcuni primini sfioravano con la punta della bacchetta i nomi che brillavano sul vetro. C’era anche il suo, assieme agli altri. Sapeva bene che il voto dei Prefetti valeva di più, e tutti loro sembravano decisi a scegliere lei.
“Secondo voi, cosa serve davvero per migliorare questa scuola?”
“Tempo...benzina...accendini…” ironizzò James, prima che Calton gli si avvicinasse un po’ in soggezione.
“Hey, Potter…”
“Uh?”
Quello si fissava le scarpe in imbarazzo. Aveva le orecchie scarlatte, cosa ben strana per uno sbruffone del suo calibro!
“In merito alla nostra discussione di qualche tempo fa...quella sui Mangiamorte...”
“Ecco che ci risiamo!” sospirò Weasley, vedendo i due novelli amanti già pronti per partire in quarta con la politica quando il Grifondoro del sesto li spiazzò.
“Ci ho ripensato, sai, e volevo dirti che avevi ragione.” disse tutto d’un fiato. “Sono stato un vero coglione a sminuire l’argomento così. In effetti, essendo Purosangue ammetto che la cosa mi toccava solo fino a un certo punto. Ma anche mio padre è preoccupato per quanto sta avvenendo nel mondo dei Maghi. E...beh, ci tenevo a farti sapere che nemmeno io mi tirerò indietro, quando sarà il momento. Sempre se vorrai ancora compagnia...”
James aveva una risata bellissima. Non se ne era mai resa conto. Illuminava ogni centimetro del suo viso, gli faceva brillare gli occhi diffondendosi attorno a loro come una magia contagiosa.
Lo vide passare un braccio attorno alle spalle del ragazzo con fare amichevole, strizzargli l’occhio.
“Certo che vorrò la tua compagnia, Calty! E’ acqua passata, dai! Nemmeno ci pensavo più!”
Tutti sorridevano, ora, compreso il loro compagno, visibilmente più rilassato.
Anche Lily sorrideva. Guardò la sfera di cristallo che splendeva nell’aria soffice e calda della Sala Comune come una perla.
Ora sapeva cosa era giusto fare.
“Va bene bella gente, è ora di andare!” saltò su James, spazzolandosi i pantaloni. “La rottura di palle mi aspetta.”
“Non ti fai una partita a Gobbiglie?” chiese Arthur.
“Nah. Sono in ritardo per la mia lezione privata.”
Visto che nessuno degli altri ne era a conoscenza, Lily decise di togliersi uno sfizio e si finse sorpresa.
“Lezione privata? Sei cosi incapace a scuola?” tubò, perfida.
“Farò finta di non aver sentito, campionessa della simpatia!” gracchiò quello, poi fece una contromossa che lasciò Lily di sale.
Si chinò e le sfiorò affettuosamente la guancia con le labbra, sull’altezza dello zigomo. Un tocco leggero, tenero. Poi sparì così come se ne era venuto, lasciandola in balia delle prese in giro.
“Ci si potrebbe cuocere un uovo su quelle guance.” frecciò Black, malevolo.
“Già…” mormorò la ragazza con un sorriso ebete, senza nemmeno sapere di cosa stava parlando.
“Non lo fare.” avvisò distrattamente Lupin da qualche parte del suo campo uditivo.
Fu solo quando Sirius provò a metterle un uovo VERO sulle guance, che si riprese completamente.
“Non si può nemmeno più scherzare…” bofonchiava il suddetto qualche minuto dopo, togliendosi uova dai capelli e massaggiandosi il mento. “Certo che è violenta forte, quella…”
Però, rifletté con un sorrisetto, doveva ammettere che era un nomignolo niente male...Tartufo...






Ok, già dovevano ancora spiegargli perché accidenti doveva studiare Occlumanzia con tutto quello che aveva da fare, visto che aveva una madre in grado di prevedere il suo futuro prossimo con l’accuratezza di un falco… sì, ok, ultimamente la sua Preveggenza aveva fatto cilecca parecchie volte, o forse ci aveva definitivamente rinunciato, o forse aveva finalmente deciso di liberarsi di lui una volta per tutte, ma in ogni caso, rimaneva il fatto che con i M.A.G.O., gli allenamenti di Quidditch, la formazione della nuova squadra per l’anno dopo, le lezioni, gli esami a sorpresa e tutto il resto, rimaneva ben poco tempo e James ODIAVA avere poco tempo!
Odiava i ritmi della scuola, odiava non poter fare quello che gli pareva quando gli pareva, odiava essere impegnato...e odiava in maniera particolare il dover scendere in quegli stramaledetti sotterranei pieni di quella dannata umidità che puntualmente gli faceva prendere un qualche accidente!
Per non parlare dei Serpeverde...ma Silente lo sapeva, che rischiava il linciaggio ogni volta che scendeva laggiù?! E chi accidenti era il professore tanto imbecille da tenere lezioni supplementari in quel tugurio gelido?!
Sbuffò, ignorando quella Verde-Argento fissata in pozioni che lo guardava dall’altro angolo del corridoio con una strana espressione.
“Ciao, Potteeeer.” soffiò, divertita da chissà cosa. Ma che accidenti voleva?! L’aveva seguito con lo sguardo malizioso da almeno dieci minuti, impedendogli tra l’altro di tirare fuori la Mappa del Malandrino per orientarsi.
Stava definitivamente per mandarla al diavolo quando finalmente si levò dai piedi, lasciandolo solo con i quadri che sembravano particolarmente gradire perdere il loro tempo ad insultarlo in quanto Grifone.
Ne vandalizzò solo un paio, così, per diletto, fino a quando finalmente non trovò la classe giusta.
Si fermò ad una porta di lucido legno nero, battendo i denti per il freddo.
Porco schifo, ma era da manicomio dormire lì sotto! Come diavolo facevano le Serpi?!
Agguantò un battente d’acciaio, bussando un paio di volte. Quello cigolò, perché era pieno di ruggine.
Ma che bel posticino!” Pensò, sarcastico.
Girò la maniglia rotonda ed entrò nella stanza senza aspettare il permesso.
“Va bene, facciamola rapida…!” sbottò, prima di piantarsi lì davanti.
La Sala era piuttosto piccola, appariva come un ufficio di seconda classe.
In fondo c’era una scrivania di mogano, dietro di essa alcune mensole su cui stavano dei barattoli.
Inutile dire che contenevano cose viscide e disgustose.
Un grande stendardo verde e argento sulla sinistra, un paio di sedie e un tappeto nero.
Niente di particolare.
C’era qualcuno, girato di spalle. Le mani appoggiate alla scrivania erano pallide, il profilo magro, alto e aguzzo.
Il “Professore” aveva un lungo mantello nero e capelli del medesimo colore.
Untuosi. Troppo untuosi…
Lo vide girarsi di scatto, sgranare le palpebre, piantargli gli occhi nerissimi addosso e diventare di marmo.
TU?!”
L’avevano urlato assieme.
Perché, in quella classe, c’era Severus Piton.






Avrebbe voluto vederla stecchita.
Tonks non era il tipo da fare certi pensieri, di solito. Ma vedere il sorrisetto viscido di Paige Carriton ultimamente sembrava crearle uno strano mostro verde nella pancia, verde e pronto a sbranare carne umana!
“Allora, tesoro?” schioccò le labbra quella, gonfie e lucide dal trucco. Stava seduta sul tavolo della Sala Grande, con un piede sulla sedia e l’aria perfidamente stucchevole mentre la squadrava dall’alto in basso. “Hai intenzione di rendermi le cose complicate sì o no?”
Lei continuò a sorseggiare la sua cioccolata calda, affondandoci il naso schiumante di rabbia.
“Non so di cosa parli.” sbottò, di malumore.
“Non dire sciocchezze! Ho visto come gli gironzoli attorno tutto il tempo!” Paige si sporse in avanti, scuotendo i boccoli biondi curatissimi. “Non trovi sia scorretto, dal momento in cui puoi trasformarti in chi vuoi?”
“Come se Remus desse peso a cose del genere!” sibilò la Grifoncina, astiosamente.
“Sta di fatto che ci sono delle regole. Io sono più grande e me lo sto lavorando da più tempo. Ho la priorità!”
“Priorità?! Guarda che stai parlando di una persona, non di un vestito!”
“Non hai ancora risposto alla mia domanda! State assieme o no?”
“Siamo amici. La parola ti suona familiare?” sbuffò Tonks, rimettendosi a sedere. Ammetterlo davanti a quella dannata vipera le risultò incredibilmente doloroso e frustrante, ma era la realtà dei fatti. Aveva accettato di farselo andare bene, perché non voleva rinunciare a lui. Ma vedere quelle galline che se lo mangiavano con gli occhi la faceva impazzire, ogni volta! Faceva davvero troppo male!
“Tu che ne pensi, McRanney?” Paige si girò verso Cristhine, che alzò gli occhi al cielo da sopra il suo quotidiano, esasperata per essere stata tirata in mezzo.
“Penso che Remus sia abbastanza intelligente per capire chi faccia davvero al caso suo.” soffiò pacatamente, guardando Tonks in modo eloquente. “E che questa discussione non abbia molto senso.”
“Tipico. Difendi le amiche piuttosto che le tue compagne.” si lagnò quella, con un’aria da vittima che faceva saltare i nervi. “Non sei particolarmente fedele alla tua Casata, o sbaglio?”
“Ma che sciocchezze.” sbuffò quella, scuotendo la testa, quando Paige ripuntò la sua attenzione su Tonks.
“Sanno tutti benissimo che sono persa per Lupin da mesi! Se continui a fare la smorfiosa con lui, tesoro, ci saranno conseguenze! Le ragazze non amano chi fa come te, sai? Qui ci sosteniamo tutte e abbiamo un codice di comportamento!”
“Non mi importa!” sbottò la Grifoncina, i cui capelli tendevano pericolosamente al rosso rabbia. “Non ti lascerò fare i tuoi porci comodi con lui! Ma che dico, sarà lui stesso a impedirtelo!”
“Allora è così! Dilla la verità! Lo vuoi per te stessa, è evidente!”
“Quello che voglio io non è un problema tuo! Ma non lascerò che Remus venga trattato così!”
“Hey, tutto bene?” La voce del suddetto in questione gelò tutte e tre le ragazze, che si paralizzarono come statue di sale fino a che non si accorsero che non aveva sentito i loro discorsi.
Remus dal canto suo, anima buona, era solo accorso da buon Prefetto perché aveva sentito i toni scaldarsi ma si chiese se l’argomento non fosse più serio del previsto, dal momento in cui lo fissavano con occhi sgranati.
Tonks in particolare, sembrava quasi sconvolta...
“Tutto bene!” cinguettò Paige, attaccandoglisi al braccio peggio di una piovra e facendole lampeggiare gli occhi dall’ira. “Mi aiuti con Incantesimi oggi pomeriggio?”
“Ancora?” Remus sospirò. “Paige, è compito del Prefetto della tua Casata darti una mano se sei in difficoltà…”
“Puah! Ratcliff è tutto preso dalla Chang e Laverne ha la stampa dei suoi articoli noiosi! E poi tu sei più bravo!”
Lupin fece per ribattere, quando Tonks gli si attaccò all’altro braccio.
“Deve aiutare anche me! Spiacente!” sbottò, facendo la linguaccia.
“E-eh?” Il poverino cadde dalle nuvole, strattonato improvvisamente da una parte all’altra. E ora che gli prendeva, a quelle due?!
Cristhine si impietosì, vedendolo parecchio rigido mentre Paige gli affondava la scollatura nell’avambraccio, e fece per intervenire quando la compagna Corvonero fece la sua mossa.
Mollò di colpo la presa, facendo sbilanciare Lupin e Ninfadora che caddero all’indietro come pere cotte.
Tonks sentì il vuoto...e poi, un braccio passato dietro la schiena a proteggerla dallo schianto con il pavimento.
Alzò gli occhi, sentendosi improvvisamente il respiro mozzarsi in gola. Lupin l’abbracciava, forse un po’ troppo forte, ma non sentì affatto male.
Anzi...il suo profumo pulito le invase le narici, dal momento in cui aveva il naso quasi affondato nel suo collo. E la faceva stare bene in un modo dolorosamente familiare.
Era premuta sopra il suo fianco destro, sentiva la sua mano grande che le proteggeva la nuca. Aveva ruotato il corpo per non franarle addosso.
Era esile...ma anche forte, in qualche modo. E quando Tonks sollevò il viso, aveva la bocca così vicina alla sua guancia liscia da poterla quasi baciare.
Per un folle istante pensò di farlo.
Poi, le dita di Remus premettero troppo.
“Ahi!” si lasciò sfuggire, con un piccolo gemito. La pressione dei suoi polpastrelli svanì immediatamente, e il dolore non era stato poi così forte in realtà, ma Remus si agitò all’improvviso, come se le avesse fatto qualcosa di tremendo.
“Scusa.” sussurrò, atterrito, staccandosi di botto da lei. Era sbiancato.
“N-no… non mi hai…” balbettò lei, presa alla sprovvista...ma lui si era già rialzato e allontanato di almeno tre passi. E di nuovo, la guardò con una strana freddezza.
Eccolo lì, ancora...il Remus Lupin gelido, algido e distante. Quello sguardo lo conosceva bene. Anche se ogni volta, era come un coltello piantato nel petto.
“Ho da fare. Ci vediamo.” gracchiò il ragazzo con voce asciutta, voltandosi di spalle.
“Remus, no, non mi hai…!” Ma lui era già lontano. Le aveva piantate lì senza aggiungere altro. “… fatto male…”
“Ma che gli è preso?” borbottò Paige, seguendo la sua scia con una smorfia prima di rivolgersi a Tonks. “Sta in guardia d’ora in avanti, ragazzina.”
“Piantala!” sbuffò Cristhine, chinandosi sull’amica. “Stai bene?”
“Sì…” mormorò lei, tristemente.
“Non dare peso a Paige. Lo sai, lo vuole solo perché non può averlo. E’ un capriccio.” la consolò la Corvoncina, tirandola su.
“E se ci riesce? Se me lo porta via?” gemette lei, mogia.
“Come se non conoscessi Remus!” rise mestamente Cristhine. “Dai, lo sai anche tu che non è quel genere di ragazzo.”
Non era sicura di sapere più niente, in realtà.
Non lo capiva. Non riusciva a capire perché lui facesse così… o cosa accidenti gli passava per la testa…
Le spezzava il cuore continuamente, senza neanche rendersene conto.
“Che hai fatto, qui?” chiese improvvisamente la McRanney, sfiorandole un punto sulla pelle vicino alla spalla. Là dove la mano di Remus aveva premuto.
“Che c’è?”
“Devi fare più attenzione a dove vai a sbattere, Tonks…” la maggiore sorrise, scuotendo la testa con affetto. “...ti sei fatta altri lividi...”





“No.”
La voce di Severus uscì rigida, gelida come i poli. Senza ombra di esitazione.
“No.” ripeté ancora tra i denti, questa volta quasi ringhiando. “Non se ne parla. Non farò lezione a te.”
Anche James era sconvolto, e ci mise qualche secondo prima di realizzare.
“Il professore...sei tu?!”
Non seppe dire molto altro, perché Piton lo guardava in un modo strano.
L’aveva sempre detestato, ma ora...ora c’era come qualcosa, in più.
Di nuovo, la sensazione di disagio fece capolino.
Perchè accidenti si sentiva così? Come se fosse in qualche modo in difetto nei suoi confronti.
Odiava quella sensazione. E odiava quello sguardo, che sembrava dare ragione a ciò che sentiva dentro.
Scoppiò in una risata sprezzante, che sapeva un tantino d’isterico.
“Tu! Sei tu l’esperto in Occlumanzia...dio, dovevo aspettarmelo.”
“No.” sibilò il Serpeverde, di nuovo. Sembrava non saper dire altro. “NO, cazzo. Silente può scordarselo.”
“Non farti venire una sincope, Mocci. Nemmeno io intendo rimanere qui un secondo di più.” Appoggiò una mano sulla maniglia. “Col cazzo che mi faccio dare ordini da te.”
Black out, improvviso. Severus, che gli aveva dato le spalle con le mani che tremavano, si marmorizzò.
Quando Potter pronunciò le parole “Ordini” e “Da te”, il suo cervello fece “FZZZ” e si bloccò.
Ordini.
Da te.
Dare ordini a James Potter… frugare nella sua testa.

“Fermo.”
“Hn?” Potter si voltò, poi fissò la bacchetta dritta sul suo cuore.
Qualsiasi altra persona si sarebbe irrigidita. Si trattava pur sempre di istinto, dopotutto. Potter invece ammorbidì ogni centimetro della sua faccia in un sorriso sardonico. Lo odiava anche per questo.
“Vuoi ammazzarmi?”
“Non c’è nulla che mi darebbe più soddisfazione, ti assicuro.” mormorò Severus, lentamente. “Ma purtroppo per te, temo che tu sia obbligato a fare come dico.”
Lo scintillio che aveva negli occhi ora quel bastardo non prometteva nulla di buono.
“Fottiti, Mocciosus. Non esiste proprio.”
“Sono l’unico in grado di farlo. E a quanto pare, tu sei una calamita per i pericoli.”
“Mia madre è una Veggente. Ho il culo coperto, grazie per la tua preoccupazione.” gli sorrise acido.
“Tua madre può venire Accecata dal Ministero con le scuse più banali. Ed è evidente che la sua Vista ha qualche problema quest’anno, o determinati incidenti non sarebbero capitati.”
Bastardo. Ramoso digrignò i denti, odiandolo dal profondo. A quel verme non sfuggiva niente di niente.
“E da quando ti interessa così tanto la mia sorte, Mocci?”
“Non lo faccio per la tua sorte.” mormorò lui, con voce insolitamente piatta...e fu finalmente uno a zero.
Con l’aria di chi ha appena mangiato un limone, James si sedette. Aveva bisogno di quello. Lily aveva bisogno di quello. Che il suo Famiglio fosse lucido. Sempre. E anche la sua famiglia… il branco...no, cazzo, c’era troppo in ballo per farsi divorare dall’orgoglio. Non avrebbe mandato tutto a puttane, non questa volta. Non poteva permetterselo.
“Bravo…” ghignò il Verde-argento, malevolo. “Stai già imparando a sottometterti.”
“Brutto…!!!”
“SILENZIO!” tuonò Severus. “Ora sono io che comando, ricordalo bene!”
“Bene, goditi la tua gloria…professore.” ringhiò il Grifondoro a denti stretti. “Perché non ti rimarrà molto tempo per farlo, quando uscirai di qua.”
Lui si umettò le labbra, appoggiando i fianchi al tavolo. No, quella strana scintilla che aveva negli occhi non andava affatto bene.
“Che cos’è la Leggimanzia, Potter?”
“Lettura del pensiero…” sbuffò, annoiato.
“Immaginavo una risposta del genere, da uno come te.” soffiò Piton, con un sorriso al veleno. “Caprone sei e caprone resterai.”
“Insegnami solo come si fa, e risparmiati la lezione!”
“Okay.” l’assecondò Piton, con sua grande sorpresa. “In piedi Potter, e bacchetta alla mano. Legilimens!”
Non gli diede il tempo di fare nulla...cogliendolo totalmente a tradimento.
Fu come essere risucchiato dall’interno.
La stanza sfumò e il buio avvolse tutto.

Si vide passare davanti agli occhi ricordi lontani, ricordi felici.
Il regalo della sua prima scopa da corsa, la sua prima
volta sul treno di Hogwarts, con Sirius. I Marauders e...Lily, Lily ovunque nei suoi ricordi. I litigi per i corridoi. Le sue lacrime in guferia. Halloween...la caduta nello sgabuzzino. Sentirsela sopra, immobilizzata dalle sue gambe, con il cuore che sembrava esploderle nel petto… e pochi strati di tessuto sottile a dividerli. Il loro primo bacio...il suo sapore vivo sulla pelle.
Frammenti di sensazioni felici.
Si beò di quelle visioni, fino a che davanti ai suoi occhi…non comparve Liu Chang.

Liu Chang a quindici anni.
I capelli in disordine sul viso di burro, congestionato dalle lacrime. Le sue piccole mani artigliate alla sua camicia. Il modo in cui lo fissava...in adorazione. Un’adorazione disperata.
Io lo so.” continuava a ripetere, così sinceramente sconvolta dal muro di ghiaccio che aveva appena eretto fra loro, dal suo sconvolgimento, dalla sua rabbia. “Perché non capisci? Non c’è nulla di…”
Sta zitta.”
L’aveva detto nel ricordo? O nella realtà? Tutta quella rabbia… riversata su di lei al punto di volerla quasi colpire.
James, è un dono, non una maledizione! Voglio solo aiutarti a…”
Stai zitta, cazzo!”
Questa volta aveva urlato. L’aveva respinta con brutalità, quel giorno. Incurante di ferirla.
A quindici anni, i suoi occhi erano così innocenti. Timidi. Li ricordava bene, ora.
Quando aveva cambiato il suo viso, Liu? Quando era diventata quella che era adesso? Era forse stata colpa sua?
Aveva abbassato lo sguardo, mordendosi le labbra, abbracciandosi il petto come per proteggersi.
Non potrai fuggire a lungo dal tuoi destino. I tuoi occhi…”






“NO!”
Le immagini svanirono di colpo.
Si ritrovò sdraiato sul pavimento, senza sapere come ci era finito, con la testa che sembrava essersi svuotata da ogni cosa...e riempita allo stesso tempo di chiodi arrugginiti.
Aveva un bel paio di doloretti che lo lasciarono senza fiato per due minuti buoni ma l’immagine di Piton che faceva scomparire delle piaghe terribili sulla sua faccia bastò a gratificarli tutti.
“Ma guarda!” ansimò sarcastico James. “Ti donano molto. Ti rendono più bello.”
“Avevi intenzione di scagliare una fattura delle piaghe?”
“No.”
“Immaginavo…” Rosicò lui. “Non sei nemmeno capace di resistere al Leggiments di basso livello. Hai agito solo di impulso. Non basterà di certo, contro qualcuno che vuole fare sul serio.”
“Non farmi sembrare un’idiota, Mocciosus, tu non mi hai nemmeno dato il tempo di…”
“Balle!” Lo interruppe Piton, alzando la voce. “Pensi che i tuoi nemici ti diano del tempo per prepararti?”
“Non so, ma potrai chiederglielo tu, visto che ci vai a braccetto.” sibilò James, fissandolo con rabbia.
Lui non rispose, ma ricambiò l’astio, che sembrò ammorbare l’aria della stanza come una piaga infetta.
Non pareva soddisfatto. Aveva le mandibole serrate, gli occhi quasi febbrili.
E...lo sapeva. Sapeva che aveva visto lei.
Lily.
Forse era solo per quello che non si era soffermato su ciò che davvero voleva celare ai suoi occhi. Era visibilmente sconvolto.
“Ricominciamo.”
Solo in quel momento si rese conto di che gioco pericoloso stava conducendo.
La sua vita, la sua esistenza, i segreti...c’era il modo di leggerli.
Il panico lo travolse a ondate. Aveva la nausea.
Credeva di aver chiuso certi aspetti della sua vita a doppia mandata ma...ma Severus c’era arrivato pericolosamente vicino.
“Devi spiegarmi come fare, Piton.” Si ritrovò a dire, più serio di quanto non fosse mai stato. “Altrimenti non posso contrastarlo.”
“Speravo che l’avresti capito da solo…” sbuffò lui. “Evidentemente ti ho sopravalutato anche io, come tutti.”
“Dimmi cosa fare.” ripeté James, cocciuto.
Lui parve interdetto per un istante, poi si irrigidì.
“Devi chiudere la mente. Se pensi a ciò che vuoi nascondere, sarà più facile da trovare. Devi essere il primo a dimenticare ciò che vuoi proteggere.”
Non l’aveva detto per aiutarlo. L’aveva detto per dargli in mano un’arma...per non sentirsi un assassino quando gli avrebbe piantato una lama nel petto. Per combattere ad armi pari. Non avrebbe accettato di fare altrimenti, non Piton.
Si rialzò in piedi, continuando ad ansimare. Era fradicio di sudore.
Chiuse gli occhi, cercando di placare il proprio cuore. Poi li riaprì...e fissò il suo nemico negli occhi. Lui ricambiò lo sguardo.
Ci fu qualche istante di silenzio...cristallizzato nel tempo, come su un campo di battaglia. Lo era di certo.
“Io ti farò quanto più male potrò.” mormorò lui, come in trance. E seppe che era vero.

Legilimens.”

Altre immagini.

Legilimens.”

Altri spilli arroventati nella testa.

LEGILIMENS!”

Per ore.






Suo padre era in piedi, davanti alla grande vetrata. Il temporale imperversava alle sue spalle, quel giorno. La luce fredda dei lampi scivolava sulla lama lucente della sua enorme spada, portata al fianco come se fosse leggera quanto un fiore. I tuoni riecheggiavano come i battiti del suo cuore impazzito, che sembrava volergli uscire dai polsi.
Lo guardava, le unghie piantate nei palmi delle mani fino a far uscire il sangue. Guardava quell’uomo...quel pilastro. L’emblema di tutto ciò che avrebbe mai potuto rispettare. Irraggiungibile.
E ora, Fleamont Potter gli sembrava più lontano che mai. Come risucchiato via da quei tuoni, da quella tempesta.
I capelli neri come velluto, la mascella tagliata con l’accetta, gli occhi di un oro denso e polveroso che trapassavano l’aria come pugnali.
Nella stanza immobile, fredda, con il buio che sembrava volerli divorare interi, quei suoi occhi dorati erano come due fari.
Suo padre rimaneva in silenzio, fissandolo dall’alto come aveva sempre fatto.
Il sorriso, appena accennato. Quel dannato sorriso...che avrebbe cambiato ogni cosa.
Mio padre, quando mente, sorride…”



RIVERSIO!”
L’urlo uscì fuori direttamente dai polmoni, forte e secco come una detonazione.
L’immagine di suo padre si frantumò in mille pezzi.
S’avvertì un frastuono di vetri rotti… e una stanza comparve davanti al suo campo visivo.


Piastrelle scheggiate. Fiori blu dipinti sopra di esse. Un pavimento freddo e sbiadito. Uno di quelli presenti nelle case vecchie.
Rumore di pugni.
Una donna urlava, da qualche parte. Si fissò le mani. Erano piccole, magre e piene di graffi...non erano le sue. E neanche il sangue che gocciolava piano piano sui pantaloni sgualciti era il suo. Però sentiva il dolore al labbro, quello sì.
Qualcuno doveva averlo colpito. E poi, aveva colpito qualcun altro. E non accennava a smettere.
La donna urlava e piangeva.
TI PREGO, SMETTILA!”
Ma lui non riusciva a fare niente per proteggerla. Era troppo magro. Troppo piccolo. E non riusciva a fare altro che non fosse contare i fiori blu sulle piastrelle. Uno, due, tre...
NON HO FATTO NESSUN INCANTESIMO! TE LO GIURO, SI E’ ROTTO PER SBAGLIO! TI PREGO, BASTA, BASTA!”
Quattro, cinque, sei...
L’uomo continuava a colpirla oltre la porta della sua cameretta. Sentiva l’odore dell’alcool, del tabacco. Delle lacrime, del muco, del sangue.
SONO STANCO DI TE, MALEDETTA STREGA! ORA HAI INFETTATO ANCHE NOSTRO FIGLIO CON QUELL’ARTE DEMONIACA! DOV’È SEVERUS?! DOV’È?!”
L’odore acre della paura...e dell’umiliazione.
Si era appena bagnato i pantaloni.


L’immagine cambiò rapidamente. Ora il sole stava calando...e le sue mani erano un po’ più grandi. Un uccello era appena caduto, schiantato contro il vetro per colpa sua. Era morto, adesso. Non sapeva bene come sentirsi in merito. In colpa certo. Ma anche… potente. Il Ministero l’avrebbe punito senz’altro, per quell’incantesimo. D’altronde, in casa sua c’era un Babbano. Ma come avrebbe fatto ad allenarsi, a migliorare? Sarebbe mai stato al passo con gli altri, così? I Purosangue potevano farlo… potevano allenarsi quanto volevano…



Il funerale era quasi finito, ora. Sua madre piangeva. Perché? Perché piangeva un marito che l’aveva sempre picchiata? Non riusciva a capirlo.
Lei era forte. Lei era potente, e bellissima. Lei era una strega…
Qualcuno gli sfiorò la mano.
Lily ricambiò il suo sguardo, gli accarezzò il viso.
Puoi piangere, se vuoi.” mormorò. Il vento le scompigliava i capelli. “Era pur sempre tuo padre.”
Non sarebbe riuscito a piangere nemmeno a comando. Gli occhi erano asciutti...come il suo cuore. La bara che veniva calata lentamente sotto terra non gli trasmetteva niente.
Nemmeno sollievo, se per questo.
Solo...un gran vuoto.
Ma la mano di Lily...era tiepida, morbida e liscia. Lei analizzò qualcosa sul suo viso e poi lo abbracciò.
Mi dispiace, Sev.” mormorò, stringendolo forte.
A lui non dispiaceva tanto. Anzi, era pur sempre un modo per farsi abbracciare. Non che Lily non lo abbracciasse di solito, anzi.
Era incredibilmente buona, e affettuosa, e dolce. Lily era bellissima. E forte. E piena di magia.
Come sua madre.
Decise che niente, niente al mondo avrebbe mai ferito Lily Evans come aveva fatto con Eileen Prince.



E poi, l’immagine cambiò di nuovo. Le mani erano ancora più grandi, adesso.
Lily si stava lavando nel bagno. Nel suo bagno.
Avevano sperimentato una pozione ma era esplosa loro addosso...e ora lei era nella sua doccia.
Ma..quel filo di vento traditore. Aveva lasciato socchiusa la porta del bagno.
E quando se ne era accorto, lei si stava già asciugando, stagliata contro la porta, la schiena nuda, i capelli ancora umidi.
Aveva abbassato immediatamente gli occhi. Sentiva il rossore invadergli le orecchie, scaldargliele. Lo stomaco gli si era contratto.
Lily canticchiava. Non se ne era accorta.
E ora quel pensiero...quel pensiero assillante dentro la testa.
Non guardare.
Non era giusto nei suoi confronti. Non era...no, lui doveva proteggerla. L’aveva promesso. E chi protegge qualcuno non fa certe cose.
Non guardare.
Non l’avrebbe mai perdonato, se l’avesse fatto. Nemmeno lui si sarebbe mai perdonato. Doveva controllarsi, cazzo. Non era un animale.
Non guardare.

Severus guardò.






Il rumore del pugno arrivò quasi prima del dolore. Poi, la mascella di Piton parve esplodere in mille scintille di uno spasmo che azzerò totalmente l’incantesimo, riportandolo brutalmente alla realtà.
Franò fra due teche di vetro, che esplosero sotto di lui. I pezzi taglienti gli ferirono entrambe le braccia, ma il cazzotto in piena faccia di James era ancora totalizzante, sovrastava ogni altra sensazione. I vasetti caddero e si ruppero, infradiciandogli le vesti.
Nella stanza, lame di luce dorata schizzavano impazzite come se qualcuno avesse fatto esplodere dei fuochi d’artificio.
Agonizzante e ancora stordito, fece per rialzarsi ma una di esse lo afferrò per la gola, schiacciandolo a terra.
Solo in quel momento si rese conto che la luce dorata proveniva da James.
James, in piedi davanti a lui, ansimante, paonazzo, pieno di furia. Un Incantatore fuori controllo.
Nel momento esatto in cui l’aveva colpito con quel pugno, l’intera scuola era stata strattonata con forza. Chiunque all’interno dell’edificio era caduto a terra, richiamato bruscamente dal suo potere che era esploso inaspettatamente...ma prima che potesse ancora alimentarlo e servirsi di esso, chiamando tutti a raccolta, Piton riuscì ad afferrare un vaso e a tirarglielo addosso.
La sorpresa del colpo a tradimento bloccò la pressione del potere di Potter e gli diede il tempo sufficiente per rialzarsi in piedi...e buttarsi urlando su di lui con tutto il suo corpo, circondandogli il busto con le braccia e riuscendo a sbilanciarlo all’indietro.
Caddero entrambi a terra, divincolandosi, colpendosi… ma James era ancora troppo forte e se lo levò di dosso con un ruggito.
Il taglio alla tempia fu però sufficiente per fargli riprendere il controllo di sé...e la luce dorata svanì com’era venuta.
Cadde un silenzio pesante. Denso. Ferroso.
“Hai guardato.” ringhiò James, sommessamente. “Hai guardato, figlio di puttana.”
“Cosa...cosa cazzo ti è preso…” sibilò di rimando Piton, ignorando ciò che stava dicendo con tutte le sue forze. Non riuscì però a guardarlo in faccia.
“Lo sai...lo sai perché ti odio?” sputò fuori il Grifondoro, improvvisamente. “E’ sempre stato il tuo modo di guardarla. E’ sempre stato insopportabile…”
“Vogliamo parlare del tuo, di modo?” rimbeccò l’altro, giocando finalmente a carte scoperte. “Non farti bruciare le vene inutilmente, Potter. Non mi mischio più alle mezzosangue.”
“Palle! Non ti è mai uscita dalla testa, e sai la cosa più divertente, eh, bastardo? Che accusi me di volerle fare male, quando è evidente che sei sempre stato della mia stessa pasta!”
“Insomma, ma che diavolo vuoi da me?!!!” esplose Piton, diventando scarlatto. “Hai iniziato a tormentarmi solo perché frequentavo la ragazza che ti piaceva, ed adesso che non siamo più amici vieni a farmi questa morale?! Se non ti è chiaro è tardi! Se c’è qualcuno che si contraddice sei tu, POTTER!”
“Hai ragione.” Ringhiò il Grifondoro, furioso. “Mi sto davvero contraddicendo. Ma tu non sei da meno.”
“AH, perlomeno io non rischio di ammazzarla solo per soddisfare il mio egoismo.” sputò fuori Severus, serrando i denti con disgusto.
“Ah no? Mischiarti a chi vuole far fuori tutti i mezzosangue è un modo quantomeno bizzarro per difenderla!”
“Tu non puoi capire.” il maghetto scosse la testa, gelido. “Non hai mai potuto.”
“Sai che c’è, Mocciosus? E’ vero, mio padre non mi ha mai pestato da ragazzino. Ma sai anche cosa? Me ne sbatto di quello che hai passato!” James si ritrovò a urlargli addosso. “Mi hai sempre fatto schifo, pensi che l’aver scoperto che hai sofferto nella vita cambi qualcosa?! Dimostra solo quanto tu SIA PATETICO! Il mondo intero ha sofferto, ma la vita è fatta di scelte! E diventare un pezzo di merda L’HAI SCELTO TU, PITON! Cosa avrebbe dovuto fare Sirius, eh?! O Remus?! Conosco gente che ha patito i tormenti più tremendi e sai cosa, non hanno votato la loro esistenza a studiare le arti oscure per cercare di trovare un senso alla propria miserabilità!”
“Vaffanculo, Potter!”
“No, vaffanculo tu!” lo afferrò per il bavero, strattonandolo. “Sei così fottutamente preso dal tuo senso di inferiorità che hai allontanato l’unica persona che ti amava davvero, e hai passato la vita ad incolpare ME per questo! E io sono stramaledettamente stufo di dovermi assumere le colpe per i tuoi fottuti sbagli! Sei TU che l’hai chiamata mezzosangue, sei TU che l’hai fatta soffrire come un cane e sei TU il motivo per cui ora ti detesta!”
“Oh, tu sai tutto di tutti, non è così?”
James gli scoppiò a ridere in faccia con tutta la forza che aveva.
“Davvero, Piton? Davvero pensi che avrebbe accettato di stare con uno che studia quella merda?! Che frequenta certi ambienti?! Perché se è così, non la conosci proprio! Sei tutto ciò che combatte, fattene una cazzo di ragione!”
“Io non ho tempo da perdere con una Mezzosangue, cosa non ti è chiaro, eh? Cosa cazzo vuoi che ti dica?! HAI VINTO! ORA E’ TUTTA TUA!”
“SI, LO E’!”
“E dimmi una cosa, Potter!” La voce di Severus sovrastò ogni cosa.“LEI E’ FELICE?!”
Si bloccò di colpo, sgranando gli occhi e serrando le labbra.
Cosa? Che gli era uscito di bocca?
Non era quello che voleva dire, non era quello che voleva chiedere.
Ma l’aveva fatto.
Aveva urlato in faccia a Potter la sua debolezza.
Si era tolto la maschera…perché proprio davanti a lui?!
Si portò una mano sugli occhi, con aria stanca.
Dio. Dio, quanto si sentiva stanco...
James rimase in silenzio solo per un istante.
“Sì.” Disse poi, calmandosi all’improvviso. “Sì Severus,lei è felice.”
La dolcezza che c’era nel suo tono…era qualcosa d’opprimente, insostenibile. Avrebbe preferito continuare a gridare. A cercare di ammazzarsi. Era meglio che essere compatito da colui che voleva morto.
“La lezione finisce qui.” sibilò, gelidamente.
Potter lo degnò solo di un’altra occhiata...e uscì senza aggiungere altro.
Rimase solo il silenzio. La solitudine.
Rimase solo...il freddo.
   
 
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