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-Dài, Nero, sbrigati che siamo in ritardo.-
-Eh, mi devo ancora svegliare.-
Padre e figlio entrarono in una vettura nera con sfumature blu.
-Piuttosto, padre, mi spieghi perché ci siamo svegliati a quest'ora?-
In effetti, era ancora buio, fuori.
-Colpa di quel cretino di tuo zio che ha accettato l'ennesimo lavoro stupido per riparare ai casini dell'ultimo lavoro.-
Non era raro che Dante, nello svolgimento dei suoi mestieri di tuttofare, facesse più danni che risultati.
-E com'è che accetti di aiutarlo?-
-Come al solito mi ha fregato dicendomi che andavamo a sterminare dei demoni. E ora non posso più rifiutarmi, visto che mi ha minacciato di inviarmi tutti i suoi creditori con la promessa di pagare tutti i suoi debiti.-
Un colpo basso persino per Dante, pensò Nero.
-Piuttosto, hai visto la macchina che ho preso?- un lato positivo, quel viaggio, poteva averlo.
E Vergil sembrava particolarmente di buon umore.
-Il nuovo modello della Subaru. Modello SW. Vedi, qui ci sono le marce, qui le frecce, e qui la radio, che prende tutte le frequenze.-
Ed era tutto sul volante. Persino Nero fischiò di ammirazione.
-Bestiale. Marce e frecce... Ha anche i sistemi di sicurezza?-
-Sì, metti che hai un incidente grave?-
Spostò il volante da un lato.
-Vedi? Sposti il piantone e ti salvi la vita.-
Essendo demoni a metà, forse non c'era nemmeno bisogno di un sistema di sicurezza.
-Wow. Certo che la tecnologia va avanti, sempre più innovativa. Altro che le cagate dell'Ordine... Ehi, padre mi fai sentire il clacson? Perché mi piace sentire il suono del clacson.-
Vergil provò imbarazzo. Non era da lui.
-Siccome ho provato il modello base...- mormorò, con un filo di voce, quasi tra i denti -Il clacson è quello che è.-
Diede un rapido colpo al centro del volante: il suono sembrava quello di una tromba nautica.
Nero scoppiò a ridere.
-Ah! Ma hai preso la Subaru Baracca!-
Quel lato di Nero ricordava troppo Dante. Era incredibile che Nero assomigliasse più allo zio che al padre, fisicamente e caratterialmente.
E questo infastidiva Vergil.
-No, modello SW.- chiarì, acido -Piuttosto, chiamiamo Dante, che quello non si fa mai trovare pronto.-
-Sono stufo di fargli trovare la pappa pronta. Anche infilzarlo non serve a niente.-
Vergil sorrise in modo strano.
-Perché non gli facciamo uno scherzo?-
-Oh, sì, mi ci trovi, padre! Quale era il suo numero...? Ecco. Enter.-
-Enter?-
-Sì, per avviare la conversazione. Come quando alzi la cornetta.-
-E quando attacchi? Escer?-
Lo mise all'orecchio più vicino al padre, per fargli sentire.
Si udì una voce, al telefono.
-Pronto?-
-Pronto?- rispose Nero.
Vergil lo osservò, allibito.
-Pronto?-
-Pronto?-
-Pronto?-
-Pronto?-
-Vaffanculo.-
La chiamata fu interrotta dal destinatario.
Da allibito, Vergil si fece indignato.
-Ma scusa, “Pronto, pronto, pronto, pronto”?!-
-Se continua a dire “Pronto”, vuol dire che non è pronto.- fece notare Nero, facendo spallucce.
-Ma chiedigli chi è! Non è che possiamo star qui una vita!-
-Ora non so come telefonare! Ho fatto più telefonate di te, questo è poco ma sicuro.-
-Oh, sai che conversazioni!- avvicinò la mano all'orecchio, solo il mignolo ed il pollice alzati, come fosse la cornetta del telefono - “Pronto, pronto, pronto?” E metto giù!-
-Sì, certo... Enter.-
-Eh, “Enterocolite” mi sta venendo...-
Dal telefono di Nero si sentì nuovamente la voce di Dante.
-Pronto?-
-Chi è?-
Vergil dovette trattenersi dal non attivare il Devil Trigger e squartare il figlio all'istante.
-Chi è lei?-
-Chi è?-
-Lei ha chiamato.-
-Chi è?-
-Chi sta cercando?-
-Ho detto, chi è?-
-Vaffancuuuulo!-
E di nuovo fu Dante a riattaccare.
-Chiami tu e gli chiedi chi è?! Ma come ti hanno cresciuto quelli dell'Ordine?! Con i libri con le figurine da colorare?!-
-TU mi hai detto di fare così!-
-Ma è per iniziare la conversazione!-
-Pensa tu, non ti sai nemmeno spiegare!-
-Sei tu che capisci lama per lana!-
Gli prese il telefonino, iniziando a battere sullo schermo.
-Enter, escer, enter, escer!-
-Eh, spaccalo. Non c'è bisogno, padre. Non lo vedi che è ergonomico?-
-Vuol dire che l'hai pagato poco?-
Stavolta, fu Nero ad essere confuso dalle parole del padre.
-Enter.- fece Vergil, avviando la chiamata a Dante.
-Pronto?-
-Parlo con il signor Dante dell'agenzia “Devil Never Cry”?-
Aveva abbassato la voce di qualche ottava per non farsi riconoscere. Nero dovette trattenere un riso, per non tradirsi.
-Sì, sono io.-
-Ci sono degli accertamenti da fare sulla sua azienda.-
Seguì un lieve momento di silenzio.
-Ha sbagliato numero.-
Anche Vergil dovette fare del suo meglio per non ridere.
Ma era il momento di tirare giù la maschera.
-Deficiente, siamo Vergil e Nero.-
Finalmente, Nero poté ridere.
-Ma quanto siete cretini, tutti e due. Mi stava venendo l'infarto. Comunque, stavo già preparando i permessi falsi.-
-Ti abbiamo chiamato per dirti che stiamo partendo, quindi ti conviene trovarti giù, quando arriviamo.-
-Sono già giù.-
-Tanto meglio. A dopo. Escer.-
-Ehh... spaccalo.-
Nero riprese possesso del suo telefono.
E finalmente Vergil poté mettere in moto la macchina.