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Autore: Il cactus infelice    30/03/2022    4 recensioni
Remus Lupin era il ragazzo nuovo della Junior High. Non aveva molte aspettative quando si è trasferito; dopotutto era solo la quarta scuola che cambiava e non aveva alcuna voglia di fare amicizie che poi non avrebbe potuto mantenere. Voleva soltanto sopravvivere a quell'anno e magari far sì che le sue condizioni di salute non peggiorassero.
Tutto questo almeno finché non incrocia lo sguardo con un certo Sirius Black. Campione della squadra di rugby, latin lover e sexy motociclista.
Modern Au / Non magico.
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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È TUTTO NORMALE

 

Remus entrò a scuola cercando di non pensare a nulla. Aveva le cuffie nelle orecchie e quando spense la musica sul ritornello di All Too Well venne travolto dalle voci e dal caos degli altri studenti che pian piano entravano nella scuola e andavano ai loro armadietti, salutandosi con gli amici e facendo il loro solito casino.
Anche Remus aprì il suo armadietto e cercò il libro di storia.
“Reeemmy!”
Una Alice pimpante e allegra gli corse - no, gli saltellò incontro e lo abbracciò di slancio. Remus si dovette piegare per raggiungere l’altezza minuta dell’amica. 

“Alice, come mai così allegra?”
“Oh, nulla in particolare. E’ una bella giornata”.
Remus pensò che fuori c’era un cielo nuvoloso che sembrava quasi sera e probabilmente si sarebbe messo a piovere, e poi era Lunedì, il giorno peggiore di tutti per antonomasia, quindi non capiva proprio come potesse essere una bella giornata. Ma immaginava che Alice non si riferisse a quello. 

“Lasciala perdere. Solo lei può essere felice di Lunedì”, gli disse la voce di Lily che aveva raggiunto i due con un paio di libri sottobraccio.

Remus fu contento che almeno Lily la pensasse come lui, ma era anche un po’ invidioso di Alice che era sempre così allegra, qualsiasi giorno fosse. Servivano più persone come Alice al mondo.
“Oh, suvvia. Siete voialtri che siete sempre così musoni”, protestò la ragazza.
“Noi siamo normali, sei tu che sei strana”, la prese in giro Lily ridendo. “Lo sanno tutti che il Lunedì è brutto e basta”.

“La vita è bella, cercate di sorridere un po’ di più”.
Remus si appoggiò contro l’armadietto dietro le sue spalle, lasciando andare un piccolo sospiro di frustrazione e di dissenso cercando di farsi notare; ma le due amiche erano prese dal loro battibeccare per accorgersi di quello che gli passava per la testa. 

All’improvviso un rumore piuttosto forte li distrasse, facendoli girare verso l’ingresso della scuola dove la porta si era spalancata e James era entrato con un sorriso smagliante, mentre i loro compagni si spostavano ai lati per farlo passare, nemmeno fosse un calciatore famoso. Dietro di lui c’era Sirius e, abbarbicata al suo braccio, Evanna, i capelli biondi pettinati in morbide onde come fosse appena uscita dal salone, il trucco perfetto e un sorriso che sembrava voler dire a tutti che era lei la migliore. 

James e Sirius salutarono qualcuno - sembrava conoscessero tutta la scuola - e Evanna non faceva che ridere con quella sua risata civettuola ed estremamente fastidiosa. 

“Be, Evanna e Sirius saranno l’argomento della scuola per qualche giorno ora”, disse Alice tornando a rivolgere l’attenzione ai suoi due amici.
Anche Remus distolse lo sguardo da quella scena e no, non perché gli facesse male vedere Sirius con quella ragazza. Proprio no. 

“Non capisco perché debbano fare tutta sta scenata”, mormorò Lily alzando gli occhi al cielo. 

“Magari anche a loro piace il Lunedì”, fece Alice, in faccia un cipiglio canzonatorio. 

“Andiamo a lezione, Rem?” domandò Lily ignorando l’amica. 

“Hm?” Remus sembrò cadere dalle nubi.

“Abbiamo la lezione di storia”. 

“Oh sì, sì, andiamo”. 

E insieme alle amiche cominciò a camminare verso la classe di storia. 

 


La mattinata per Remus passò come fosse immerso in una foschia. Il suo cervello faticò a concentrarsi, le orecchie non sembravano voler ascoltare e anche le sue parole non trovarono la forza di uscire, anche quando sapeva le risposte alle domande dei professori.
Tutto quello che voleva era sparire.
Non faceva che agognare il suo letto e le coperte, magari un buon libro o una serie tv, insieme alla cioccolata calda che sapeva preparare sua madre. 

Certo, il lunedì non era forse il suo giorno preferito, ma non capiva perché si sentisse così… giù di morale. Non poteva essere per quella dannata cotta adolescenziale per Sirius Black.
Come se Sirius Black gli dovesse qualcosa poi. Come se Sirius fosse etero. Non era possibile che un ragazzo così fosse etero, o anche solo mimimamente interessato a uno come Remus, magro, pallido, con un colore di capelli strano e un colore degli occhi ancora più assurdo e soprattutto malato. 

Remus sapeva di non essere il ragazzo desiderabile per nessuno, figurarsi per Sirius.
E quindi doveva togliersi dai pensieri il suo sorriso sghembo, i suoi capelli lunghi, quegli occhi grigi così profondi, la corporatura…
No, basta, Remus! 

La campanella suonò facendolo sobbalzare. Raccolse le proprie cose e insieme alle amiche raggiunse la mensa.
Si sedettero al loro solito tavolo. C’era il budino al cioccolato quel giorno e, sebbene non fosse la cioccolata calda di sua madre, era comunque un buon compromesso. 

Anche Dorcas e Marlene si unirono al gruppetto.
“Giuro che non lo tollero più il professor Vitious. Continua a dirmi impegnati di più McKinnon e vedrai che ce la farai! Ma giuro che io mi impegno, sembra che lui però non l oveda”, si lamentò Marlene accasciandosi sulla sedia. 

“Oh, tesoro, lo so che ti impegni. Se vuoi possiamo riempire la scrivania di Vitious di colla o chiuderlo a chiave nell’aula professori”, cercò di consolarla Dorcas, dandole un bacio sulla tempia. 

“Grazie. Ma non lo so… Avrei voglia di prenderlo a sberle, ma non mi piace la violenza”. 

“Un po’ di violenza non guasta mai”. 

“Dorcas!” la richiamò Alice con uno sguardo fulminante. “Non dire così. Marlene ha ragione, la violenza non è la soluzione”. 

Dorcas alzò gli occhi al cielo.
Remus si trovò a sorridere tra sé e sé alla scena. Quelle ragazze erano… Erano qualcosa di diverso da tutti quelli che aveva conosciuto. Un bel gruppo di amiche dove ognuna aveva il suo carattere, diversa ma non per questo meno in sintonia, anzi. Ciascuna di loro contribuiva al gruppo alla propria maniera e si supportavano a vicenda.
E poi Dorcas e Marlene… Aveva già capito che le due stavano insieme, anche se non glielo avevano mai detto. Ma non ci voleva un genio. Questo lo faceva sentire più sicuro riguardo alla propria omosessualità e meno timoroso di fare coming out con loro. Non che lo avrebbe fatto ora. Forse un giorno, tra un po’ di tempo, quando l’occasione giusta si sarebbe mostrata. 

“Alice, oggi dopo scuola vieni a casa mia?” domandò Lily guardando l’amica più bassa.

“Non posso, ho le prove di teatro. Si sta avvicinando Natale e la data dello spettacolo, quindi c’è un bel po’ da fare”. 

“Ma mancano ancora due mesi”, le fece notare Emmeline.
“Sì, ma due mesi passano in un attimo. E uno spettacolo teatrale ha bisogno di cura. Posso venire domani però, Lily”.

“Va bene”, fu la semplice risposta dell’amica che continuò a mangiare.

La squadra di rugby arrivò in mensa facendo un gran baccano e attirando l’attenzione dei presenti su di sè.
Black e Potter erano con loro, insieme ad alcune ragazze e, ovviamente, anche Evanna, abbarbicata al collo di Sirius come quella mattina.
Remus si chiese se quella ragazza fosse sempre così appiccicosa come una cozza e se fosse un modo per sottolinearne il possesso. Non riusciva a immaginare come a Sirius potesse piacere qualcuno del genere, ma in fondo di Sirius non conosceva nulla. Forse erano proprio quelle le tipe che gli piacevano, bionde, alte, con la faccia piena di trucco, il naso appuntito e l’espressione di perenne fastidio. Quelle con la puzza sotto il naso, insomma. 

Il gruppo stava parlando di qualcosa, ma non riusciva a capire cosa, era tutto un miscuglio di frasi sconnesse, battute e riferimenti a vicende che gli erano sconosciute.
All’improvviso qualcuno fece una battuta e Sirius scoppiò a ridere, una risata forte, piena, che gli illuminò tutto il viso. Il viso di Sirius era bello ed era ancora più bello quando rideva. Gli si creavano delle pieghe attorno alla bocca che erano sia adorabili che sexy, e come facesse una persona ad apparire sia adorabile che sexy era un mistero per Remus. Probabilmente perché Sirius Black non era come tutti gli altri. 

“Remus!”
Remus si accorse di star fissando solo quando Dorcas lo chiamò. A fatica distolse lo sguardo. 

“Uh?”
“Stavamo parlando del pigiama party!”

Quand’è che le ragazze avevano cambiato argomento?
“Facciamo un pigiama party a casa mia. I miei non ci sono”, disse Marlene. “Ti va di venire?”
“Oh, ehm… Non vorrei disturbare…”.
“Ma quale disturbo! Ci fa piacere. E poi siamo sempre tutte ragazze, ci serve almeno un maschio”, scherzò Alice. 

Remus sorrise. “D’accordo, allora. Grazie”. 

“Di niente. Ti mando i dettagli per messaggio”. 


Mentre tornava a casa, Remus ricevette un messaggio di Mary che gli chiese come stavano andando le cose con il Dandy Tenebroso. 

Remus: Il Dandy Tenebroso si è trovato la ragazza.
Mary: Cooooosa?! D:
Remus: Eh già. 
Mary: Come sarebbe a dire?? Appena arrivi a casa ti chiamo. 

Remus sospirò pensando di non avere voglia di parlarne, ma allo stesso tempo forse gli avrebbe fatto bene.
Quella cosa di Sirius lo stava facendo soffrire più del dovuto e sapeva di dover risolverlo in qualche modo. Forse Mary gli avrebbe dato un buon consiglio per dimenticarselo. 

“Allora?!” esordì Mary non appena il suo volto comparve sullo schermo del computer di Remus. “Chi è questa ragazza? Come è successo?”
Remus si appoggiò allo schienale della sedia e raccontò, senza guardare l’amica: “E’ successo sabato, a una festa. Siamo andati a festeggiare Halloween a casa di questo tipo, Frank, e… Be’, c’era un sacco di gente, alcol, musica. Insomma, a un certo punto Sirius cade in piscina e questa ragazza si butta con lui e lo bacia, lì, davanti a tutti”.

“Oh”.

“Già”.

Mary sembrò pensierosa. “Come si chiama?”
“Chi? La tipa? Evanna… Greengrass, penso? Una cosa del genere”.

Lo sguardo di Mary si abbassò, probabilmente sul cellulare che teneva sempre tra le mani, e a Remus non ci volle tanto per capire che stava cercando Evanna sui social. 

“Oh be’, è carina”, commentò dopo un po’. “Molto carina”.
“Grazie, Mary, infierisci ancora un po’”, fece Remus in tono sarcastico.  

“Scusa, Re’”, disse lei tornando a rivolgere l’attenzione all’amico. “Quindi non è gay”. 

Remus scrollò le spalle. “Direi di no. Quante probabilità c’erano dopotutto?”
“Be’, pensavo… Non si può mai sapere”. 

I due rimasero in silenzio per qualche istante, pensierosi, come a voler raccogliere le idee, ma di fatto non c’era molto che potessero dire. 

“Mi dispiace, Re… Ma poi, sai come vanno queste cose. Lei si stuferà di lui o lui si stuferà di lei…”.
“Lascia stare, Mary”, la interruppe Remus un po’ malamente. Capiva che l’amica voleva solo tirarlo su di morale, ma in quel momento non aveva bisogno di false speranze. “Non ha importanza. Non so nemmeno perché ci siamo così fissati su Sirius. Non è nessuno, è solo un compagno di classe”.

Mary avrebbe voluto protestare, ma capiva fino a che punto poteva tirare la corda con Remus. 

“Hai ragione, dimentichiamoci di Sirius”.

“Piuttosto dimmi di te. Qualcosa di emozionante?” domandò Remus cercando di mostrare un entusiasmo che non sentiva. 

Mary scrollò il capo. “Che vuoi che ti dica, Re’? Non succede nulla. Domani ho una visita medica e forse mi ricoverano. Vogliono provare un farmaco sperimentale”.

“Oh, be’... E’ una bella cosa, no?”
La ragazza sospirò. “Sì, suppongo? Non ho tanta voglia di stare in ospedale, dopo così poco tempo, ma… Be’, è quello che è”. 

“Già”. Remus guardò in giù, cercando qualcosa da dire. Mary aveva ragione, era quello che era, e le loro vite erano sempre state così, un continuo ciclo di farmaci, visite e ricoveri in ospedale che interrompevano tutto quello che stavano facendo. Era impossibile a volte programmare delle cose nel lungo termine, o avere delle abitudini. Qualsiasi cosa poteva essere interrotta da una ricaduta o da un ricovero o… Insomma, per chi viveva con delle patologie era difficile riuscire a mantenere degli impegni o persino dei rapporti. 

Era quello che era.

Improvvisamente Mary sorrise attraverso lo schermo. “Suvvia, non facciamo i musoni. Vivere con la fibrosi cistica vuol dire anche questo e lo so, me ne sono fatta una ragione. Cerchiamo di guardare il bicchiere mezzo pieno”.

Remus ricambiò il sorriso. “Hai ragione. Ci sono anche delle cose belle”. Remus non ne era convinto, non riusciva a pensare ad alcuna cosa bella in quel momento, ma non avrebbe portato anche Mary giù con sé, in quel baratro di autocommiserazione e tristezza.

 

***

Buonsalve, amici!
E’ un po’ di tempo che non aggiorno, troppo tempo, ma non starò qua a giustificarmi. Sapete com’è, la vita, gli impegni, le relazioni e tutto quanto. 

Spero vi ricordiate ancora di quello che è successo nei capitolo precedenti, in caso contrario, chiedete pure nei commenti (se non avete voglia di tornare indietro).     
E’ un capitolo un po’ depressivo, mi rendo conto, ma forse adatto per un Mercoledì così uggioso (?)

Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate, non siate timidi. 
A presto! Spero di non farvi aspettare troppo di nuovo. 

C.

   
 
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