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Autore: Lartisteconfuse    21/05/2022    1 recensioni
Bakugou Katsuki si trasferisce in una cittadina e fa la conoscenza di Midoriya Izuku, Kirishima Eijirou e Todoroki Shouto. All'apparenza sembra tutto normale, ma più il tempo passa vicino ai tre ragazzi e soprattutto accanto a Izuku e più la sua realtà inizierà ad essere stravolta dai fantasmi di un lontano passato.
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Questa storia è una bakudeku e kiritodo
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Che palle, le vacanze sono già finite!” esclamò Eijirou e dette un calcio a un sassolino incontrato lungo la strada, lo guardò saltare più volte per poi fermarsi. 
“Già e voi siete stati assenti per quasi tutto il periodo!” lo riprese Izuku, offeso. “Mi avete lasciato solo con Kacchan.”
Eijirou si girò a guardarlo, confuso. “E ti lamenti?”
“Sì! Cioè…no! Non è questo il punto!”
Eijirou alzò un sopracciglio, scettico. Il ragazzo sospirò e puntò gli occhi verdi sul mare mosso sotto di loro. “Mi sento una merda. So cosa sta passando e vorrei così tanto dirgli tutto, invece devo stare zitto.”
Eijirou avvolse un braccio intorno alle sue spalle. “Lo so, ma tu sai quali sarebbero le conseguenze di non dargli tempo. Ci sei passato.”
Izuku si liberò dal semi abbraccio e cominciò di nuovo a camminare su quella strada deserta e lontana dal centro abitato. Lui e Eijirou erano completamente soli.
“Ma io non avevo lui! Forse…forse sarebbe diverso.”
Eijirou rifletté per un po’ in silenzio. “Non lo so Izu, ne siamo rimasti tutti scossi. Shouto e io meno di te, ma noi siamo praticamente cresciuti insieme. Katsuki ha diciassette anni e non è nemmeno nato qui. Le conseguenze potrebbero essere peggiori delle tue.”
Izuku avvertì gli occhi inumidirsi e portò le braccia al petto per darsi conforto, un appiglio. “Mi è mancato terribilmente e vorrei solo riaverlo come un tempo” disse, la voce si incrinò alla fine della frase.
Eijirou gli si mise davanti e lo afferrò delicatamente per le spalle, si chinò quanto bastava per provare a guardare l’amico in volto, anche se Izuku tentava di nascondersi dietro alle ciocche della frangia. 
“E lo riavrai, ma gli devi dare tempo.”

***

“Deku!” esclamò Katsuki non appena Izuku ebbe risposto al telefono. “Dove sei? Non dovevi passare?” 
Izuku aggrottò la fronte pensieroso. “Dovevo?” 
“Me lo hai detto stamattina quando sei passato qui.” 
Izuku sentì il cuore accelerare. “Kacchan io stamattina ero a casa, non ci siamo proprio sentiti.” 
Katsuki rimase senza parole e non rispose. Quel sabato mattina Izuku era passato per dire qualcosa a suo padre, si erano incrociati in corridoio e Deku gli aveva promesso che sarebbe passato quel pomeriggio per poter stare da soli per un po’.  
Da soli? Cosa dovevano fare da soli?
Ripensò meglio a quella mattinata e c’erano troppe cose che non quadravano: perché Izuku doveva parlare con suo padre? E lui si era svegliato tardi, quasi all’ora di pranzo, era impossibile averlo visto.  
Concluse che Izuku non era mai venuto a casa sua. 
“Kacchan sei ancora lì?” 
“I-io” la voce gli morì in gola. “Deku, tu…” 
Percependo il tremito nella voce dall’altra parte della linea Izuku si alzò dal divano su cui era seduto. “Aspettami, arrivo.” 
Katsuki si sedette sul letto, gli girava la testa e le immagini e le voci si sovrapponevano le une sulle altre. 
Puntini neri invasero il suo campo visivo, che andò man mano restringendosi e prima che potesse capire cosa stesse succedendo crollò in avanti cascando dal letto e perse conoscenza. 
Izuku lo trovò così: disteso sul pavimento e con gli occhi chiusi. Corse verso il ragazzo svenuto e gli si inginocchiò di fianco. “Kacchan? Katsuki!” chiamò, “forza, svegliati!” gli dette qualche colpetto sulle guance. In tutta risposta Katsuki grugnì e aprì leggermente gli occhi, ma la luce lo infastidì e li richiuse. 
Izuku si sporse sopra il viso dell’altro. “Kacchan, dai.” Senza rendersene conto Izuku accarezzò dolcemente la guancia del biondo.  
Quando Katsuki riaprì gli occhi si specchiò in quelli verdi di Izuku, che lo guardavano sereni. Davanti a quello sguardo Katsuki non ragionò più, alzò un  braccio, posò la mano sulla nuca dell’altro e lo spinse verso di sé; lui alzò leggermente la testa e fece scontrare le loro labbra in un bacio passionale e urgente.  
Per la sorpresa Izuku non reagì subito: l’unica cosa che fece fu piantare le mani al lato della testa di Katsuki per non cadergli addosso. Poi, però, si rilassò nel bacio e pensò a quanto gli fossero mancate quelle labbra.  
Katsuki si tirò a sedere e spostò Izuku per farlo sedere sopra le sue gambe, senza permettere alle loro labbra di interrompere il bacio. Tutto quello sembrava così familiare, si sentiva tornato a casa e tutte le emozioni che stava provando non erano nuove, ma sembravano semplicemente appena risvegliate dopo un lungo sonno. 
“Kacchan” mormorò Izuku, che si staccò con fatica dato che l’altro non voleva lasciarlo andare. “Katsuki, aspetta.” Mise una mano sopra le labbra dell’altro che per riflesso la baciò, facendo scappare una risata divertita a Izuku.  “Aspetta, ho detto” disse, ancora ridendo.  
“Che c’è?” domandò Katsuki, poi spalancò gli occhi. “O mio dio, scusa, pensavo che…cioè tu non mi hai respinto e…oddio, ho fatto un casino, ho rovinato tutto.” 
Mentre il ragazzo sproloquiava in un panico crescente, ricevette una botta in testa da Izuku, che seduto ancora a cavalcioni sopra di lui se la rideva. “Ma cosa vai a pensare, idiota.” 
“Allora cosa c’è?” domandò risentito l’altro con le guance che si coloravano lievemente di rosso.
Izuku fece finta di pensare. “Hm, non saprei…forse il fatto che eri svenuto per terra e che quando hai aperto gli occhi la prima cosa che hai fatto è stata baciarmi?” Gli rifilò un sorrisetto divertito, che fece arrossire ancora di più il biondo.  
Katsuki distolse lo sguardo, posandolo in un punto imprecisato sul pavimento. “Non so cosa mi sia preso, ma ti ho sognato quando ero privo di sensi.” 
“Davvero?” domandò Izuku stupito. 
Katsuki annuì. “Ma eri morto e io ho provato così tanta tristezza e paura, poi ho sentito due braccia forti che mi tiravano, volevano allontanarmi da te e io gridavo il tuo nome, ma tu non rispondevi, eri immobile, freddo. Così quando ti ho visto, ero così sollevato e tu eri così bello e vivo e…” 
Izuku lo baciò interrompendo le sue parole. Gli accarezzò una guancia con il pollice. “Io sono qui e non me ne vado” disse e poi nascose la testa nell’incavo della spalla di Katsuki e mormorò delle impercettibili parole che il biondo non sentì. “Non questa volta.” 
Restarono in quella posizione per svariati minuti, fin quando non sentirono un bussare alla porta. Izuku saltò via e si mise seduto sul letto, mentre Katsuki restò sul pavimento ancora frastornato.  
Senza attendere una risposta la porta si aprì ed entrò Mitsuki. Al vederla Katsuki si riprese. “Mi spieghi il senso di bussare se poi entri senza aspettare che ti dica che puoi entrare?” 
“Tu dici sempre di bussare, non di aspettare. Ma che ci fai per terra?” Mitsuki guardò confusa il figlio e poi Izuku, che le fece un cenno di saluto. “Ah, Izuku, non sapevo fossi qui, come stai?” 
“Dovevo passare…e sto bene signora Bakugou, grazie, lei?” 
“Bene, grazie. Vedi Katsuki? Dovresti imparare da Izuku a comportarti in maniera gentile.”
Katsuki alzò gli occhi al cielo. “Deku è gentile con te solo perché non sei sua madre.”
“Kacchan!”
“Lascia stare Izuku, sto perdendo le speranze” commentò Mitsuki con finto tono disperato. 
“Mamma, perché sei qui?” domandò Katsuki scocciato. L’interruzione di sua madre non c’era voluta, stava così bene abbracciato a Izuku…
“Katsuki non farmi le domande se poi non mi ascolti!”
Katsuki spostò lo sguardo da Izuku, che a quanto pare non si era accorto di star fissando, a sua madre ancora sulla porta della camera. “Eh?”
Mitsuki sospirò. “Stavo dicendo che abbiamo ricevuto una telefonata dall’agenzia, è successo un casino che ci toglierà un po’ di tempo, quindi rimaniamo a dormire in città. è un problema se resti da solo?”
Katsuki guadò Izuku che gli sorrise imbarazzato. Si trattenne dal ricambiare e poi riportò la sua attenzione sulla madre. “No” rispose.
“Va bene, per qualsiasi cosa allora ci chiami.”
“Sì.”
“Il frigo è pieno, quindi hai cibo a sufficienza, qualsiasi-”
“Mamma!”
“Signora Bakugou non si preoccupi, Kacchan può sempre chiedere a noi.”
Mitsuki sorrise. “Grazie mille Izuku, allora vado a prepararmi.”
Katsuki sbuffò e poi rise quando vide Izuku osservarlo. "Tua madre è simpatica" commentò il ragazzo.
"Sì, dici così solo perché non ci vivi" bofonchiò Katsuki. Decise di alzarsi e prese posto accanto a Deku. Sospirò. "Deve imparare ad aspettare il mio permesso." 
“Ma i tuoi sanno?"
“Cosa?” 
“Che…che insomma… ti piacciono i ragazzi?” 
“Ah, no, non lo sa nessuno.” 
“Oh, capito."
"I tuoi?" 
Izuku annuì. "L'ho capito abbastanza presto" disse puntando lo sguardo sulle dita che accarezzavano distrattamente la trapunta del letto. 
Restarono per un po’ in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. 
“Come lo hai capito?” interruppe il silenzio Izuku, curioso. 
“Avevo quattordici anni e mi interessai a un mio compagno di classe. Quello che piaceva a tutte. Ovviamente non ci ho mai provato, ma mi ha fatto capire molto. Poi circa un anno fa ho conosciuto questo ragazzo di scuola e l’interesse c’era da entrambe le parti. Siamo stati insieme, ma nessuno lo sapeva.” 
Izuku sentì la morsa della gelosia prendergli lo stomaco al pensiero di Katsuki  insieme a un altro ragazzo. 
“Vi siete lasciati perché tu sei partito?” 
“No, ci siamo lasciati per colpa mia. Lui era presissimo, ma io…” sospirò, “io  avevo in mente altro.” 
Izuku alzò la testa e lo guardò confuso. “Cioè?” 
“Non lo so, sentivo che mancava qualcosa e che lui non sarebbe stato quello giusto. Era un bel ragazzo, simpatico, educato, gentile, ma c’era qualcosa che non andava e a lungo andare mi pesava anche uscirci. Mi sono sentito una merda quando l’ho lasciato, ma non potevo illuderlo ancora.” 
“Capisco, spero che con me non capiti” aggiunse Izuku, provando a smorzare  la situazione.  
Katsuki lo guardò dritto negli occhi e Izuku poté vedere come le guance fossero rosse, si trattenne dall'avvicinarsi per baciarle. 
“Non credo proprio" mormorò Katsuki con tono quasi incantato.
Izuku cercò di trattenere le lacrime che sentiva vicine, se piangeva Kacchan si sarebbe preoccupato, avrebbe fatto domande e Izuku non avrebbe saputo cosa dirgli. 
Katsuki si sporse per baciarlo. “Comunque ho qualche idea per il weekend, vuoi restare qui?"
Izuku aprì la bocca sorpreso e si sentì scaldare le guance. "Sì."

***

“Mi spieghi perché sono stato coinvolto?” sbuffò Katsuki, mentre agitava una Barbie in direzione della bambina. 
La bambina era Eri, la cugina di Izuku, a cui stavano facendo da babysitter. 
Quando Izuku aveva accettato di stare il weekend da Katsuki si era dimenticato che aveva promesso ai suoi zii di badare a Eri per permettere a loro e ai suoi genitori di uscire. 
E così, i due ragazzi, si erano ritrovati a trascorrere la serata con un bambina di sette anni, in attesa che gli adulti venissero a riprenderla. 
Izuku ridacchiò sdraiato sul divano. Stava facendo finta di leggere un libro, quando in realtà lanciava occhiate di sottecchi al biondo e alla cugina. “Mi stai semplicemente dando il cambio.” 
“NO! Non così!” urlò improvvisamente Eri. La piccola manina arpionò il polso di Katsuki e lo scosse. “Barbie non deve andare subito vicino a Ken, deve ancora conoscerlo!”  
Katsuki guardò come distrattamente avesse fatto finire la bambola addosso a quella di Ken che teneva Eri. “Ops” bisbigliò. 
Izuku scoppiò a ridere. “Che fai Kacchan? Vai già alla parte finale?” domandò maliziosamente. Katsuki avvertì le guance scaldarsi e si voltò dall’altra parte per non farsi vedere. “Smettila, c’è tua cugina!” 
Izuku rise ancora. 
In quel momento il citofono suonò.
"Sono arrivati mamma e papà, Eri" disse Izuku mettendo da parte il libro, mentre Katsuki andava ad aprire. 
Eri si imbronciò. "No, volevo giocare ancora con Kacchan. Barbie e Ken si devono ancora incontrare” disse e indicò le due bambole. 
“Possono incontrarsi domani. Adesso tu devi andare a dormire e anche Barbie e Ken" parlò Katsuki tornando nella camera. 
Non convinta la bambina osservò corrucciata i suoi giochi. 
“Anche Izu e Kacchan vanno a nanna?” 
“Sì, certo” rispose Izuku. "Adesso però mettiamo a posto."
Quando rimasero soli Izuku raggiunse Katsuki e lo abbracciò da dietro. Il biondo lo sentì respirare piano sul suo collo e il fiato gli solleticò la pelle. Gli lasciò un bacio leggero sul collo, facendogli venire i brividi.  
“Andiamo in camera?" domandò Katsuki. 
Salirono in camera di quest'ultimo. Katsuki stava per chiudere la porta, ma si fermò. Non c’era nessuno in casa, nessuno da cui si dovevano nascondere. 
“Come mai hai questa stanza?” domandò improvvisamente Izuku.
Katsuki lo guardò confuso. 
“Nulla, lascia stare.”
“C’è un’altra stanza in realtà” proseguì il discorso Katsuki. “Sta vicino a quella dei miei, ma non mi piaceva.”
Izuku annuì. “Capito.”
Notando che Katsuki, senza farsi nessun problema si stava già togliendo la maglietta, per mettersi il pigiama, Izuku afferrò il suo dal borsone che sua madre gli aveva portato e si chiuse in bagno, senza dire niente.  
Le emozioni che stava provando avevano iniziato a sopraffarlo e gli si inumidirono gli occhi. Scivolò lungo la porta e portò le ginocchia al petto. Era così vicino, ma c’era ancora un ostacolo molto grande da dover superare e non sapeva che fare, cosa dire.
Già durante la serata gli era capitato di dimenticarsi che Kacchan non sapeva ancora niente e quindi le parole gli erano sempre morte in gola e lui soffocava a doversi trattenere. E poco fa era successo di nuovo.
Un lieve bussare alla porta lo distrasse. “Deku tutto bene?” 
Scattò in piedi e si svestì in fretta. “Sì, mi sto lavando. Arrivo tra poco.” 
Katsuki si allontanò dalla porta e si sedette sul letto. Si guardò intorno, la stanza gli sembrava strana, ma non capiva cosa avesse che non andava. Osservò la porta del bagno da cui era sparito Izuku e si prese un attimo per riflettere sulla giornata. Da quando si erano baciati in camera sua quel pomeriggio i due ragazzi non si erano mai lasciati e lui non si era fermato a pensare davvero a quello che era successo.  
Da quando aveva incontrato Izuku nel bagno della scuola aveva avvertito una strana  connessione con lui, che però, sulle prime aveva interpretato come semplice curiosità. Poi erano diventati amici e Izuku si era rivelato essere proprio la persona su cui sentiva di poter contare e l’attrazione fisica che provava era stata davvero difficile da ignorare. Mai si sarebbe aspettato di essere ricambiato.  
Si domandò quando sarebbe stato il caso di dirlo ai genitori. Izuku non era qualcuno che poteva rimanere nascosto, erano amici prima di tutto e ormai anche le famiglie si conoscevano molto bene. Non potevano riuscire a nascondersi a lungo.  
“Eccomi.” 
Katsuki allargò le braccia e l’altro comprese che doveva avvicinarsi. Il biondo cinse la vita dell’altro con le braccia e poggiò la testa sul suo petto. “Sai, stamattina ho fatto un sogno.” 
“Stamattina è stata ricca di avvenimenti, noto” ridacchiò Izuku, districandosi dall’abbraccio per potersi sedere accanto a Katsuki. “Prima sogni, poi mi vedi…” 
“Semmai prima ti sogno e poi ti vedo.” 
Izuku lo guardò sorpreso. “Mi hai sognato?” 
Katsuki annuì. “E non penso sia stata l’unica volta, ma questa me la ricordo  proprio bene e non mi è mai successo, tranne quando sono svenuto.” 
“Racconta allora.” 
“Eravamo distesi su un letto.” 
“Comincia bene vedo” ridacchiò Izuku che si meritò una spallata dall’altro. “Dicevo. Eravamo distesi sul letto e ci baciavamo, poi però tu sei diventato preoccupato e triste. Io ti ho chiesto che cosa avessi e tu mi hai risposto che avevi paura che prima o poi ci avrebbero scoperti, che stavamo rischiando molto e che non avremmo potuto continuare così.” 
A Izuku mancò il respiro. “E poi?”  domandò con un filo di voce. 
Katsuki non si era accorto di niente e continuò. “E poi io ti dissi che era per questo che avevamo pensato di scappare. Saremmo andati lontano da casa nostra e avremmo potuto vivere una vita felice e libera dai nostri impegni. Tu non sembravi convinto, però mi hai sorriso e baciato.” 
Izuku era senza parole. “Wow, che strano sogno” si affrettò ad aggiungere. “Che significato ha secondo te?” 
Katsuki alzò le spalle. “Non lo so, però posso dirti che ci vedo bene a scappare, fare qualche pazzia. Basta che stiamo insieme,” 
Izuku scoppiò a ridere. “Come sei dolce!”  
“Non ridere! Io stavo cercando di essere romantico!” 
“Ti stavi sforzando! Si vedeva lontano un miglio!” continuò a ridere Izuku. “Ti preferisco impacciato e freddo come tuo solito, piuttosto che finto sdolcinato.” 
Katsuki sbuffò, mentre l’altro lo prendeva in giro. “Al diavolo le parole!” esclamò e  prendendo alla sprovvista l’altro, gli afferrò il volto con due mani e fece scontrare le loro labbra. Si lasciò cadere sopra Izuku, che si fece scappare un sospiro dalle labbra, prima che queste fossero incatenate di nuovo da quelle del biondo.  
Dopo un po’ Katsuki smise di baciarlo e si limitò a stare sopra Izuku, il viso vicino al suo e gli occhi chiusi. “Kacchan, spostati! Se devi dormire vorrei poterlo fare anche io senza soffocare” disse col fiato corto Izuku. 
Katsuki mugugnò, gli occhi ancora chiusi. “Ma io sto tanto comodo.” 
“Io no!” 
Stavolta arrivò una risata mezza addormentata. “Ssh, che potrebbero sentirci.” 
“Eh, ma se siamo soli.” 
“Poi ci scoprono insieme…” continuò Katsuki, la voce impastata dal sonno. 
“Continuo a non capire. Non c’è nessuno in casa.” 
“Papà mi ammazzerà.” A quelle parole Izuku si pietrificò. 
Visto che Katsuki era completamente rilassato sopra di lui, non ci mise molto a toglierselo di dosso. “Che cosa dici?” 
Katsuki mugugnò qualcosa, poi gli dette le spalle.  
“Kacchan? Cosa stai dicendo?” Izuku si chinò vicino al suo viso per poter sentire. “Io non voglio sposarla.” 
Izuku aprì la bocca, ma poi la richiuse e sorrise. Prese le coperte e le portò fino alle spalle dell’altro. 
“Tranquillo,” disse baciandogli una guancia. “Questa volta andrà tutto bene.”

Note: Salve!
Oggi non ho molto da dire, spero che la storia vi stia piacendo e grazie per star leggendo <3
 
   
 
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