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Autore: Wings44    03/07/2022    1 recensioni
"Pokémon: Dream Chaser" è una storia che parla di sogni e di giovani che li inseguono senza sosta, senza mai arrendersi.
Reiko e Ayl sono due ragazzi. Uno vuole essere l'allenatore migliore che si sia mai visto, l'altra vuole diventare una professoressa per scoprire la verità sulla scomparsa della madre. Il loro viaggio li vedrà invischiati in un conflitto di cui solo loro potranno decidere le sorti.
In un'epoca dove i sogni sono il motore del mondo, leggerete di due ragazzi prescelti da Ho-oh e Lugia e di come si scontreranno, entrambi per perseguire i loro obiettivi.
Un'avventura senza tempo, un destino tutto da scrivere e un viaggio per l'autodeterminazione. Sono queste le cose che vi aspettano in "Pokémon: Dream Chaser"!
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Warning! La storia sarà molto lunga (se riuscirò a scriverla)
I protagonisti della storia sono OC, ma ci saranno quasi tutti i personaggi del videogame e del manga di Pokèmon. I loro caratteri saranno fedeli alle opere originali, ma con un pizzico di Headcanon e libertà autoriale. Stessa cosa vale per la timeline.
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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Reiko adorava viaggiare in aereo. 

Adorava le pareti bianche e asettiche, adorava i sedili gremiti di persone e pokèmon, ma più di tutto il resto adorava guardare fuori dal finestrino. Il suo sguardo viaggiava attraverso il vetro, scandagliando attentamente il mare di nubi. La soffice coperta bianca che ammantava il cielo non solo gli ricordava il manto degli Altaria, ma lo faceva pensare soprattutto a quando da bambino era convinto che avrebbe potuto vedere Rayquaza volargli accanto. Gli sembrò per un attimo di sentire le risate di sua madre Valérie, che provava a rassicurarlo con delle carezze dopo ore di mancati avvistamenti, dicendogli che con il suo entusiasmo prima o poi lo avrebbe visto senza alcun dubbio.
Reiko era una persona nostalgica e che si aggrappava ai ricordi, specialmente a quelli dolorosi, ma le rare volte che riusciva a trovarne di belli, poteva dirsi realmente felice. 

Niente avrebbe turbato il suo ottimo umore, almeno fino a quando non sopraggiunse il pensiero di quanto fossero TERRIBILI i servizi delle linee aeree di Galar. Le hostess dovevano essere sparite per dare un party nella cabina del pilota, era l'unica spiegazione logica. Del resto non se nè vedeva una da almeno due ore. Il giovane attore pensò che con tutto quello che pagava per stare in prima classe, avrebbe dovuto avere un'hostess che gli passava accanto almeno ogni dieci minuti. 

Si sarebbe sicuramente lamentato in aeroporto, ma l'apparizione di una graziosa ragazza con degli splendidi capelli neri, lunghi fino alla schiena, lo tranquillizzò. Per la gioia di Reiko, indossava la divisa della "Cramorant Airlines", segno che DOVEVA per forza essere un'hostess! 
Il ragazzo sorrise, felice di poter finalmente chiedere qualcosa da mangiare, ma guardandola meglio non riuscì a trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo sbuffando: la donna non solo non aveva un carrello con sè, ma si stava anche avvicinando con la faccia di chi vorrebbe un autografo e ha appena trovato il coraggio di chiederlo. 

Alla richiesta che dopo qualche cortese domanda di circostanza non tardò ad arrivare, Reiko rispose con tono polemico che avrebbe fatto qualsiasi cosa, ma solo in cambio di qualcosa di dolce.


Una decina di minuti dopo, il giovane stava azzannando quell'ammasso di mollica tiepida che avevano spacciato per un croissant, scrollando distrattamente la galleria del suo PoryPhone di ultima generazione. Avrebbe voluto sapere se aveva ricevuto messaggi dal signor Dandel o da Valèrie, ma ovviamente in aereo non c'era linea. 
Ah... quella era l'unica cosa che odiava dei voli, ma forse era lui ad essere troppo dipendente dal cellulare. Non doveva rifletterci per capirlo, visto che il programma del viaggio era già deciso e non aveva motivo di aspettare altri messaggi: sarebbe atterrato a Goalwick, il signor Dandel gli avrebbe dato il benvenuto e poi avrebbero preso un Volotaxi per Brassbury. Passare per quel paesino di campagna dimenticato da Dio non gli andava a genio, ma era necessario se voleva avere un Pokèdex. Tutti i grandi allenatori ne avevano uno e lui non poteva essere da meno. 

Si guardò intorno annoiato, notando una vecchia signora con un Furfrou. A giudicare dall'accento, era kalosiana come lui. Davanti alla donna sedevano un ragazzo e una ragazza, sicuramente fidanzati da poco visto come si cercavano con lo sguardo, sorridendosi talmente tanto da dare il voltastomaco. Poi c'erano... bah, non che gli interessasse davvero. 

Non avendo nulla di meglio da fare, aprì la fotocamera per controllare il suo aspetto: come al solito, la skin care sembrava dare i suoi frutti. La pelle era morbida, pallida il giusto e senza un brufolo. Il naso era leggermente all'insù, con una forma che lui avrebbe definito "perfetta". La notte precedente la festa in discoteca non lo aveva lasciato particolarmente riposato, perciò si accorse che forse aver scelto di fretta l'outfit non era stata un'idea vincente. Certo, giacca, t-shirt e pantaloni erano un evergreen e i colori gli sembravano abbinati bene, ma a mente fresca avrebbe potuto fare di meglio. Tornò a soffermarsi sul suo viso, notando che gli occhi viola erano leggermente lucidi per la stanchezza accumulata durante le ore di volo, mentre i capelli, come sempre, si erano spettinati. 

Fantastico. A volte si sarebbe rasato a zero, pur di non doverli vedere in quel modo. 

Fece passare la mano destra tra le ciocche, sbuffando, nel tentativo di appiattirli leggermente e di riordinare le punte che tendevano ad arricciarsi. Ora che ci pensava, qual era precisamente il nome del suo tipo di biondo? Paglia no di certo, platino neanche... biondo naturale, forse? No, che sciocchezza. 
Aveva qualche sfumatura rosata, non era naturale. Oro rosa magari? Le fedi dei suoi genitori (quando ancora le indossavano) erano di quel colore, che pensandoci era lo stesso dei suoi capelli! Forse però- 

« Neaaaryyy~ » 

Il verso del pokèmon vicino a lui lo distolse da tutti quei ragionamenti da narcisista cronico. 

Buneary stava giocando con una piccola lavagnetta appoggiata al tavolino davanti al loro sedile. Si divertiva a spostare dei magneti a forma di Eevee, capovolgendoli e ridacchiando quando la forza magnetica li attirava alla lavagnetta. 
Fino a poco fa stava dormendo sul bracciolo, strusciandocisi contro come fosse un cuscino, motivo per cui a terra erano caduti piccoli batuffoli del suo pelo.
Gli occhi della coniglietta viaggiarono su Reiko, comunicandogli che si stava annoiando. 

« Siamo quasi arrivati, tesoro. » la consolò il ragazzo, accarezzandola piano tra le orecchie e ottenendo in risposta un dolce trillo dalla sua compagna. 

Erano assieme da quando Reiko riusciva a ricordare qualcosa della sua infanzia. Dai suoi 6 anni, più precisamente. Ora ne aveva quasi 18 e sentiva che lui e Buneary avevano un legame indissolubile. Erano rimasti assieme nonostante le difficoltà, coltivando con cura il loro sogno, che oggi avrebbe cominciato a prendere forma. 

Sii paziente, Reiko. Sta per iniziare il tuo allontanamento dal mondo del cinema e finalmente sarai un allenatore. A te non piace Galar, ma tu piacerai agli spettatori galariani. Ti raccomanda il campione del resto, no? pensò il ragazzo in uno sforzo di autoconvincimento. 

Eppure sospirò. 

Non era facile, ma sin da quel giorno a Johto, lui si era ripromesso di mirare al titolo di Campione del Mondo. Il pensiero lo portò a toccare con due dita il suo orecchio sinistro, dal quale pendeva una piuma grigia usata come orecchino. 
Il ragazzo ricordava di quando brillava ancora dei colori dell'arcobaleno, di come fosse calda quando la toccò la prima volta. Il suo viaggio serviva anche a trovare un modo di riaccenderla e non lo aveva dimenticato. Magari diventare l'allenatore più forte sarebbe stato d'aiuto. 

Reiko, il Campione del Mondo. Suonava bene, no? Lo poteva sentire urlato dai maxischermi e dalla folla che ogni anno si riuniva per il Pokémon World Tournament di Libecciopoli. Forse ci sarebbero voluti molti più anni per competere con delle vere leggende come Rosso e Blu, ma Reiko era fiducioso. La sua scalata cominciava da qui, da Galar. 

Osservò la tasca esterna dello zaino, nella quale custodiva gelosamente la lettera con le raccomandazioni di Dandel in persona. 
Non nutriva un particolare affetto per il campione, lo ammirava forse, ma non quanto facesse con Blu, l'allenatore a cui più voleva assomigliare. Nonostante ciò, la Lega di Galar restava la più esposta a livello mediatico e parteciparvi poteva rendere qualsiasi giovane allenatore abbastanza noto da poter lottare anche in altre regioni mantenendo un certo seguito, motivo per cui l'aveva scelta come punto di partenza.
Lui non aveva bisogno di fama ulteriore, certo, ma apparire sugli schermi per la prima volta come allenatore forse avrebbe dato un segno forte, dimostrando ai suoi fan ciò che davvero voleva fare in futuro. 

Fanculo i provini e la recitazione! Reiko Blanchard si sentiva vivo solo con una Pokèball in mano. Non per niente lui e Buneary si erano allenati per almeno 5 anni tra un film e l'altro. La tecnica che avevano ideato era mai vista prima, perciò non aveva dubbi che- 

Signori passeggeri, siete pregati di allacciarvi le cinture. Stiamo per atterrare a Goalwick! 

Il messaggio registrato si ripetè un paio di volte, catturando l'attenzione di Reiko, che sussultò.
Era davvero teso, cazzo, tanto da aver dimenticato tutto il resto per qualche attimo. 

« Bun? » il pokèmon guardò il padrone con sguardo interrogativo. 

« Lo so che sono distratto, è inutile che mi guardi in quel modo. » disse il giovane, per poi sospirare. Forse doveva semplicemente accettare il fatto che essere nervoso era normale in queste circostanze. Non tutti inseguono sogni così ambiziosi, del resto. 

Scosse la testa, forzando un sorriso e dicendosi che andava tutto bene. 

« Appena scendiamo ti compro un pokèbigne, che ne dici? » 

« BUN! » 

Quando il suo Pokèmon gli saltò addosso per abbracciarlo, Reiko si lasciò andare ad una risata sincera.

 
​***

 
Il prato si estendeva a vista d'occhio, sotto un cielo d'onice che colava inchiostro come se fosse pioggia. La ragazza camminava a piedi nudi, lasciando che la sua pelle toccasse quegli strani fiori rosso sangue. Avevano un bulbo sottile circondato da petali lunghi e ondulati che si curvavano verso dietro. Dovevano essere velenosi, ma la ragazza non sentiva niente, come se fosse in uno stato etereo.
I suoi passi non facevano suoni, ma la sua pelle candida si sporcava della pioggia d'inchiostro. I fiori però per qualche motivo rimanevano rossi, sfidando ogni logica
Il peregrinare della ragazza pareva infinito. 

È un sogno. pensò, mentre il paesaggio attorno a lei la faceva scivolare in una crescente sensazione di terrore. Appena riuscì quasi a convincersi che fosse tutto frutto della sua immaginazione, un terribile ruggito, spettrale e acuto, le risuonò nelle orecchie. La sensazione dei fiori sulla pelle si fece vivida, facendole sentire bruciore. Il dolore si diffuse per tutto il corpo, mentre l'inchiostro cominciava a ricoprirla. Cadde sulle ginocchia, mentre il suo sangue cominciava a secernere scintille e lingue di fuoco. Quando provò ad urlare era ormai coperta dalla pioggia nera, che sopprimeva quelle fiamme. Tese la mano verso l'orizzonte e... 

Ayl si svegliò madida di sudore, ansimando e graffiando il materasso con le unghie. Il suo corpo era scosso da tremori. Aveva smesso di avere incubi da parecchi anni, ormai. 

Higanbana: era quello il nome dei fiori, a Johto. I "Fiori dell'Equinozio d'Autunno"... eppure a Sinnoh venivano chiamati Shibito Bana, "Fiori dei Morti". 

Non aveva idea del perchè quella strana pianta la tormentasse, ma ogni volta il sogno sembrava essere più vivido e reale. Delle piccole lacrime le caddero sulle nocche, mentre si sfogava in un silente pianto di frustrazione. Credeva che fosse  sparito, quel sogno, ma invece l'aveva seguita anche fino a Galar...
Ricordava chiaramente i prati di fiori cremisi che le sbocciavano ai piedi, nei sogni di quando aveva appena sette anni. Ricordava anche di quando a tredici anni vedeva quei fiori ogni notte, in tetri mazzi che una sorta di figura spettrale posava ai suoi piedi. Da quando abitava a Galar l'incubo era sparito, perciò aveva pensato di aver voltato pagina. 

Dalla finestra filtravano raggi di sole che le riscaldavano la pelle e nonostante fosse pieno giorno, Riolu ancora dormiva in una cesta piena di cuscini, muovendo le zampette nel sonno. Ayl sospirò, alzandosi e inginocchiandosi davanti al Pokèmon, per poi accarezzargli il ventre. 

« Riolu, è mattina. Dobbiamo alzarci! » disse con un finto sorriso la ragazza. Era tesa e preoccupata, oggi sarebbe dovuta partire per la sua avventura col compagno che la Professoressa Flora le aveva trovato, ma il ritorno degli incubi non sembrava essere un ottimo modo di iniziare il suo viaggio. 

I suoi occhi volsero verso la finestra, sulla quale erano posati dei Rookidee, che beccavano i semini lasciati la sera prima in una ciotolina dalla ragazza. 
Riolu, che mentre lei pensava si era alzato, si mise sulle sue gambe portandole una matita e il suo inconfondinile taccuino. 

« Ryo! » 

« Oh... grazie!  » stavolta sorrise genuinamente. 

« È un ottimo momento per disegnarli, vero? Staranno fermi qui per un po', perciò... » la ragazza posò la punta di grafite sulla pagina, quando un urlo inconfondibile la fece schizzare in aria. 

« AYL, DORMIGLIONA! È TARDISSIMO, SCENDI A FARE COLAZIONE O LA NONNA CI PRENDERÀ A BASTONATE! » 

Sonia. Come al solito esuberante e pronta a fare del male ai suoi timpani. 

« A-arrivo! » 

La ragazza si sfilò di gran carriera la maglia oversized dei Bouffalant Bills (la sua squadra preferita di Football: era pur sempre un'Unimiana, dopotutto!) che usava come pigiama e corse verso l'armadio per cercare qualcosa da mettersi. 

« Vediamo... » 

Lanciò sul letto una camicia bianca semi-trasparente, un maglioncino del medesimo colore, una gonna nera con delle pieghe color crema e si abbassò per prendere dal cassetto dei collant scuri da abbinarci. 

Riolu intantò la aiutò, sistemando vicino ai vestiti scelti la sua solita giacchetta nera col cappuccio, regalo dell'Università di Knuckleburgh. Ayl la adorava, perchè la faceva sentire una vera ricercatrice, specialmente quando metteva la spilla col fiore d'argento che aveva ricevuto per la sua scoperta sui Cramorant. 

Cominciò a vestirsi in fretta, rischiando quasi di mettere la camicia al contrario. Forse stava portando fin troppi indumenti tutti assieme, ma del resto era gennaio e faceva ancora piuttosto freddo. Certo, Galar era conosciuta per il clima mite, ma comunque  non le avrebbe fatto male vestirsi a strati. Se avesse avuto caldo, avrebbe potuto togliere la giacca e- 

La sveglia che aveva impostato cominciò a suonare. 

Cavolo. Cavolo, cavolo, cavolocavolo... pensò la ragazza, catapultandosi fuori dalla sua camera. Non c'era più tempo, il suo compagno sarebbe arrivato a momenti! Scese saltellando sui gradini a piedi nudi, mentre Riolu la seguiva trascinando con sè le scarpe che Ayl aveva dimenticato di mettere. 

« Alla buon'ora, piccola Munna. Sei ancora nel mondo dei sogni? » come sempre Sonia non riusciva a non prendere in giro la sua "sorellina acquisita" (come la chiamava lei). 

« Tu come fai a essere così... "fresca" di mattina? Sembri appena tornata dal parrucchiere- » disse con una punta d'invidia. Trovava l'aspirante professoressa davvero una bella donna, al punto che di tanto in tanto le capitava di arrossire guardandola. 

La rossa rise, cominciando ad arricciare con il dito una ciocca dei suoi lunghi capelli, decorati con fermagli a forma di cuori argentati. Si appoggiò al muro della cucina, mentre Ayl prendeva posto davanti a una ciotola di Porridge, che le fece storcere il naso. « Forse sei tu che vai in guerra invece di dormire. Ti sei vista stamattina? Magnemite ti ha dato di nuovo la scossa? » alla domanda seguì un'altra risata. 

Ayl sbuffò, girando leggermente il viso per ammirarsi allo specchio. I capelli cinerei ereditati dal padre erano gonfi e crespi, con batuffoli fuori controllo e ciocche che sembravano essersi intrecciate emulando quei perversi nodi che solo i cavi degli auricolari riuscivano a fare. Gli occhi celesti erano arrossati dalla notte quasi insonne e delle occhiaie dalle dimensioni preoccupanti incorniciavano il suo viso. Lei generalmente non badava a queste cose, non ci vedeva nulla di male... 

Abbassò lo sguardo, stando zitta per un po' mentre mangiava con rapide cucchiaiate il porridge. I suoi pensieri volsero quasi subito all'incubo. 

« Cosa sai degli Higanbana? » 

« Certo che tu sei proprio imprevedibile, eh? » disse sospirando Sonia, per poi cominciare a fare mente locale.. «Mhh... sono quei fiori che noi chiamiamo Red Spider Lily o Yurei Bana, i "fiori fantasma". Ci sono tante leggende che li vedono come i fiori che rappresentano la morte e simboleggiano la disperazione. » 

Il tono della ragazza si fece spaventoso. Camminò lentamente dietro la sua interlocutrice, sussurrandole all'orecchio « Chi li vede è destinato... a morte certa! » dicendolo, allungò le mani per stringere le spalle dell'amica, facendola sussultare. 

« S-SONIAAAA! » piagnucolò Ayl, scuotendosi le mani di dosso 

L'aspirante professoressa scoppiò a ridere « D-dovresti vedere la tua faccia, s-sembri proprio una- » 

Un rumore secco, di un bastone che colpiva il suolo, le fece tacere subito. Era un chiaro segno che qualcuno non era particolarmente felice di ciò che stavano dicendo. 

« Lycoris Radiata. Questo è il nome scentifico del fiore. Tutti quei nomignoli ridicoli che vi divertite a menzionare sono stati dati perchè queste piante crescono accanto ai cimiteri, dove vengono piantati in quanto il loro veleno scaccia i pokèmon che potrebbero danneggiare le tombe. Se voi due continuate a perdervi in leggende e superstizioni, non credo che combinarete mai nulla. Specialmente tu, Sonia. Non volevi essere la futura professoressa di Galar?» 

Le due ragazze si guardarono quasi con fare colpevole, mentre l'austera vecchietta le squadrava da capo a piede. Stringeva nella mano destra un bastone col pomo a forma di Corviknight e indossava un lungo camice da laboratorio, che copriva un lungo vestito giallo. Una bandana lilla acconciava i suoi capelli color pesca, abbinandosi con l'ametista che teneva al collo. La professoressa Flora, pur avendo ormai settant'anni, incuteva timore e reverenza, risultando impeccabile perfino nel vestire. 

« Beh, nonna, io credo che in ogni leggenda ci sia un fondo di verità! Per esempio- » 

« Sì, certo. Ora smettila di sproloquiare e lascia mangiare Ayl. Oggi partirà per la sua avventura e non sembra essere in perfetto orario. Come sempre, del resto. » 

Sonia sbuffò, mugugnando e sedendosi accanto ad Ayl. 

La ragazzina dai capelli cinerei rise, grattandosi la testa « m-mi scusi, non sarà più costretta a sopportare i miei modi, almeno fino alla fine del viaggio- ». 

La professoressa sospirò, per poi accennare ad un sorriso « Tua madre sarebbe fiera di te. Forse questi anni sono stata troppo severa, ma mi piace pensare che il tuo essere così responsabile sia anche merito mio. » 

Ad Ayl brillarono gli occhi, felice per ciò che la Professoressa Flora le aveva detto. Stava quasi per risponderle, volenterosa di dire quanto questi anni assieme le erano serviti per capire cosa fare nella vita, per maturare e per... 

« Ma per carità, Ayl, fatti pettinare da Sonia. Così non puoi davvero uscire.». 

La ragazza sospirò sconfitta, rimangiandosi tutto quello che stava pensando fino ad allora. « Va bene...». 

Alla rossa scappò una fragorosa risata, ma dopo qualche protesta da parte di Ayl, finalmente la convinse a mettersi davanti ad uno specchio. 
Sonia si posizionò quindi alle sue spalle, per poterla pettinare meglio. 

« Ayl, ti voglio bene, ma sembrano davvero fili di ferro i tuoi capelli! » 

« Com'è che qui avete tutti una buona parola per me, oggi? » rispose la giovane con voce piccata. 

La porta si spalancò d'improvviso, lasciando che entrasse un giovane con un camice da laboratorio aperto sul petto e pieno di graffi sui lati. Il ragazzo aveva i capelli blu e la pelle olivastra, ma il suo sorriso pareva illuminare la stanza. 

« Sonia, ci sei? Avevi detto che avremmo fatto ricerche assieme oggi. Perchè sei ancora lì che- » si interruppe subito « Ciao Ayl, bei capelli! » 

« Detto da te, Hop... » sospirò rumorosamente, mentre Sonia ridacchiando finalmente finiva il suo lavoro. Lasciò il pettine per avvicinarsi all'apprendista Hop, che salutò con un occhiolino. 

« Come nuovi! Ricordati di tutto ciò che ho fatto per te quando viaggerai da sola, sorellina . Oh, e non dimenticare il pettine! ». Nonostante la battuta, Ayl pensò che appena sarebbe uscita non l'avrebbe più rivista per chissà quanto tempo. Sentì una stretta allo stomaco, che la spinse a correre verso Sonia e Hop. I due la guardarono sorpresa, mentre venivano entrambi abbracciati con foga. 

« Mi mancate già... » 

« Esistono le videochiamate anche per questo. Poi non escludo che ci incontreremo durante il viaggio. Che ne dici? Galar non è poi così grande. » rispose il ragazzo, sorridendo ad Ayl. 

« Mh-hm... » 

Ci fu un ultimo breve scambio di saluti, fino a che la porta non si chiuse e nella casa rimasero solo Flora ed Ayl, che aveva un piccolo buco al petto. Da quando era orfana, poteva dire di essere abituata agli addii, ma quella dalla quale si stava per separare era la sua seconda famiglia. Non vedeva l'ora di viaggiare, ma non credeva di poter reggere quel carico emotivo. Non era pronta! 

« Ryo. » un paio di scarpe venne lanciato ai piedi della ragazza. L'impatto scosse dai suoi pensieri Ayl, facendola ritornare alla realtà. 

« AH! L-le avevo dimenticate? Che sbadata...» sospirò, sedendosi a terra per mettere di fretta gli stivaletti. Riolu le si avvicinò per slacciarli ogni volta che lei faceva un fiocco. 

« Ti sembra il caso!? » 

« Arw. » rispose con un piccolo latrato, per poi farle la linguaccia. 

La ragazza lo guardò divertita e arrabbiata allo stesso tempo, per poi apoggiare i polpastrelli sul pelo del pokèmon. « Riolu! Te la sei cercata. ». 

E così dicendo, cominciò a solleticarlo per "punizione". Anche se inizialmente il pokèmon si divincolò tantissimo, dopo pochi minuti prese a ridere inerme sotto il tocco della padrona, che sembrava essere tornata di buon'umore, tanto che alla fine smise di giocare per stringerlo a sè in un abbraccio.

« Ayl. » come al solito bastò una sola sillaba pronunciata da Flora per capitalizzare l'attenzione della ragazza, che la guardò senza dir parola, alzandosi e tornando seria. 

« Da quando ho deciso di tenerti con me, non me ne sono mai pentita. Tuo padre era un brav'uomo e tua madre una delle mie colleghe più brillanti. Il Pokédex che ti ho messo nello zaino mentre ancora dormivi è di un vecchio modello, ma è comunque altamente performante. Nel tuo viaggio sarà indispensabile, perciò raccogli quante più informazioni puoi, ma più di ogni altra cosa però... divertiti. » la sua espressione stoica e inamovibile si incrinò leggermente, per poi culminare in un sorriso. 

Ayl avrebbe quasi pianto, se non fosse che sentendo parlare di Pokèdex il suo cuore esplose di gioia. Chi aveva quel congegno poteva ritenersi fortunatissimo, sicuramente uno dei pochi nella propria regione e da quanto le risultasse, a Galar era la prima a riceverlo. Lo sguardo corse verso lo zaino che aveva preparato la sera prima, appoggiato vicino all'uscita. « Non pensavo che me lo avrebbe dato davvero, io- » la sua voce diventò più bassa e dolce, ma macchiata da una vena di eccitazione facile da notare  « quando tornerò le racconterò di tutte le mie scoperte! ». 

« Non ne dubito, ma adesso è davvero ora di andare. Sei in ritardo dopotutto, e non credo che il tuo compagno ti aspetterà a Brassbury a lungo.» 

La frase fece sussultare la ragazza, che presa dal panico si mise lo zaino in spalla e corse verso la porta, girandosi solo per controllare di essere seguita da Riolu. 

« ALLORAIOVADOARIVEDERCI! » 

Spalancò la porta e mise un piede fuori, scattando quasi. L'avventura non era neanche cominciata, che... 

Thump. 

Accompagnata da un tonfo sordo, cadde a terra. Il bruciore dovuto all'impatto si diffuse lungo tutti i glutei di Ayl. La ragazza scosse la testa, aprendo gli occhietti. Le sembrava di aver sbattuto contro qualcosa di alto,ma non avrebbe dovuto esserci niente lì in mezzo al giardino. Che si trattasse di qualcuno?!

« A-ahia... » 

Alzo lo sguardo, quasi lacrimando per il dolore. Era seduta sull'erba appena davanti alla porta, ma qualcosa le faceva ombra. A sovrastarla era un ragazzo, dai capelli di un colore singolare... biondo? Oro rosa, forse? 

Appena Ayl realizzò cos'era successo, però, era troppo tardi. 

Impallidì, capendo che quello era il suo compagno di viaggio venuto a prenderla fino a lì. 

E ci aveva appena sbattuto contro. 

Cazzo. 

« Qui a Galar non siete abituati a guardare dove mettete i piedi o sei solo tu ad essere eccezionalmente stupida, ragazzina? » 


E con quella frase sprezzante, cominciò l'avventura che avrebbe cambiato la vita dei due ragazzi per sempre.


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Cari lettori!
Ecco finalmente che la storia inizia per davvero. Se da una parte sono felice di avervi potuto mostrare Reiko ed Ayl (che saranno i protagonisti), dall'altra sono triste per come è uscito questo capitolo. Mi sembra pesante, troppo descrittivo e di sola caratterizzazione. Spero che nonostante gli evidenti difetti vi sia piaciuto e che continuerete a seguire la storia. Vedrete che proseguendo le cose miglioreranno~
Ricordate che per voi una recensione è questione di cinque minuti, mentre per l'autore rappresenta una soddisfazione immensa e nel mio caso una giornata intera di felicità. Anche se dovessero essere critiche, ogni opinione è ben accetta. Vorrei migliorare anche grazie al vostro aiuto.

Stay tuned <3

 
   
 
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