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Autore: Joy    25/07/2022    0 recensioni
“Cosa ci fai qui, Hargrove?”
[Harringrove, ambientata tra la seconda e la terza stagione]
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Steve Harrington
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2.

 

 

“Se prometti di non rompermi la bottiglia in testa, ti offro da bere.”

 

Adesso che si trova tra le mura di casa, con le luci accese perfettamente ferme, Steve sente la tensione allentare la presa sul petto e permettergli di respirare.

 

Lo sguardo di Billy vaga curioso per la stanza e si ferma solo quando incrocia il suo.

 

“Non ti farò niente, principessa. La tua virtù è al sicuro” commenta ilare, mentre si siede sul divano.

 

Non si lascia cadere nella solita posa disinvolta e scomposta che assume sulle panche dei spogliatoi o sulle sedie dell'aula: si muove piano, come se i suoi arti fossero rigidi e al momento di piegare il busto si porta una mano al torace.

“Molto divertente” replica Steve per alleggerire la tensione, anche se è chiaro ad entrambi che di divertente, non c'è proprio niente. “Hai un aspetto orribile” aggiunge poi, porgendogli una birra.

 

Billy ride: “Ma ti sei visto, Harrington? Sembri sul punto di svenire.”

 

“Sto bene” risponde prontamente. “Adesso.”

Lo sguardo scettico che Billy gli rivolge da sopra il collo della bottiglia, distrugge ogni sua speranza di annotare il panico di prima sotto la voce “disagio momentaneo”.

Solleva anche le sopracciglia in un'espressione eloquente, lo stronzo, prima di innalzare gli angoli della bocca in un sorrisetto saputo. Steve decide d'ignorarlo.

 

“Va bene, sei libero di pensare ciò che vuoi, Hargrove” asserisce sedendosi con una calma che non prova, sul divano al suo fianco. “Piuttosto,” solleva il braccio e lo posa con noncuranza sulla spalliera “quanto sono gravi quelle ferite?”

 

Adesso che ha lui il coltello dalla parte del manico, quasi gli dispiace di avergli fatto quella domanda, perché lo sguardo di Billy si assottiglia, perdendo di luminosità e prima di parlare deglutisce più volte.

“Non c'è alcuna ferita, campione.”

 

Distoglie anche lo sguardo, Steve non glielo ha mai visto fare.

 

“Ah no? Togli la camicia.”

 

Questa volta Billy si strozza proprio, nel tentativo d'ingollare in fretta un sorso di birra.

“Ecco Steve il re” sbotta tossicchiando plateale. “Lui non perde tempo.”

 

“Non fare il cretino, ho visto i lividi.”

 

C'è qualcosa in lui che Steve non riesce a cogliere, una contraddizione che lo porta fuori strada ogni volta che tenta di spiegarsi per quale motivo si trovino entrambi sul divano di casa sua in una serata sempre più surreale.

Qualcosa che ha a che vedere con il modo in cui Billy tenta di schermirsi senza però allontanarsi, nel modo in cui nega i suoi bisogni dopo essersi palesemente recato da lui pesto e malconcio.

 

Qualcosa che rende sempre amara la sua risata.

 

“Non è niente, Steve” sciorina in un tentativo che non convince nemmeno lui “Sono caduto sui gradini degli spalti durante una partita.”

 

Di tutte le cazzate che è abituato a sentire dai suoi compagni, Steve può annoverare questa tra le più idiote.

Lo è a tal punto che persino Billy trattiene un sorriso mentre pronuncia quelle parole.

 

“Certo. E uno dei nostri compagni ti ha piantato per sbaglio entrambi i pollici nella trachea fino a lasciarti le impronte” si china in avanti per togliergli la bottiglia dalle mani e la posa sul tavolino. Gli viene quasi spontaneo abbassare la voce: “Dai fammi vedere.”

 

Se è vergogna quella che gli irrigidisce i lineamenti, Billy la camuffa bene: ha uno sguardo di sfida capace di perforare una parete. Steve quasi vacilla nel perorare la propria causa.

 

“Giuro che non racconterò a nessuno di questo momento d'intimità” se ne esce.

E si chiede perché riesca sempre a dire la cosa peggiore al momento sbagliato, ma Billy schiocca la lingua divertito e appoggiandosi allo schienale sfila lentamente i bottoni dalle asole.

 

Per il momento in cui i lembi della camicia si aprono molli sul suo petto, lo sguardo beffardo è già scomparso, ingoiato da un irrequietezza sfocata.

 

Billy ha spesso occhi inquieti.

 

“Crist-” biascica Steve a fil di voce. “E questo te lo saresti fatto cadendo?”

 

Ha più lividi di quanti ne avrebbe avuti se avesse sostituito il pungiball alla festa di fine estate.

La forza d'ignorare la domanda e ribaltare le carte in tavola, comunque, non gli manca.

 

“Di cosa avevi paura là fuori, Harrington?” domanda sfrontato.

 

Steve prende tempo, si alza per raggiungere la cucina, recupera un sacchetto riempito di giaccio e lo avvolge in un asciughino.

 

Quando posa la mano libera sulla spalla di Billy e il ghiaccio sulla contusione peggiore, sente i suoi muscoli tradire lo sforzo di rimanere immobile.

 

“Dei mostri provenienti da un'altra dimensione” snocciola.

 

Billy risucchia l'aria tra i denti: “Cazzate.”

 

Steve sa di non avere a che fare con uno dei tanti ragazzini che gli ronzano attorno, ma la sua mano scivola d'istinto dalla spalla al collo di Billy in una presa incoraggiante, prima di allontanarsi del tutto.

 

“Tu credi?” domanda, guardandosi distrattamente attorno in cerca della scatola dei medicinali che sa di aver lasciato in giro il giorno prima, quando cercava qualcosa che gli permettesse di dormire. “Reggi qui” seguita, aspettando che le dita di Billy diano il cambio alle sue sull'impacco di ghiaccio.

 

Sono più calde di quanto si aspettasse.

 

Si alza di nuovo, afferra dalla scatola un tubetto di crema e torna a sedersi accanto a lui; quando comincia a stenderla sulla parte contusa Billy sobbalza.

 

“Non penserai davvero che possa credere ad una storia simile” sibila, le parole escono umide dalle sue labbra. “Quant'anche a raccontarla sia Re Steve...”

 

Il tentativo di prenderlo in giro è talmente debole che Steve ne è quasi preoccupato.

“Stai fermo” mormora. “Faccio piano.”

Anche la pelle di Billy è calda sotto le sue dita, il respiro leggermente affannoso: “Puoi anche non credermi” concede.

 

“Sei completamente fuori di testa, Harrington” borbotta, ma non insiste. Chiude il pugno sul cuscino del divano con una smorfia, prima di serrare anche le labbra, Steve finge di non aver visto.

 

Ha un livido scuro che gli gira attorno al fianco; nel ricoprirlo di crema lenitiva, Steve si chiede se si sia difeso, perché le nocche delle sue mani sono perfettamente integre e non sembra aver addosso l'adrenalina di una rissa. Non sembra avere neanche il fiato per contestare, a dire il vero.

 

“Alza il braccio” gli sussurra dopo qualche istante.

 

Persino quel semplice movimento di spalla gli causa dolore, Steve sente il respiro che trattiene nel petto.

“Va bene, non importa” si affretta a ritrattare mentre ricopre alla meglio l'ematoma. “Ho finito. Rimettilo giù.”

Quando solleva gli occhi, Billy ha lo sguardo fisso sulla parete e uno strato di sudore sul collo e sulla fronte.

 

“Sarebbe più prudente andare in ospedale...”

 

Si sente in dovere di tentare, considerata l'estensione dei danni che Billy ha sotto la camicia, ma il suo consiglio cade nel vuoto del suo sguardo perso. Ripone la crema, recupera un barattolo di antidolorifici e un bicchiere d'acqua.

 

“Chi te l'ha fatto? Tutto questo, intendo.” Glielo domanda mentre rovescia sulla sua mano due pasticche, ma non si aspetta una risposta. “Se avessi saputo che eri ridotto così male non ti avrei offerto dell'alcol...”

 

Billy si limita a buttare giù le pillole con un sorso d'acqua e una scrollata di spalle.

Non lo biasima per il suo silenzio, sa per esperienza quanto sia difficile pronunciare ad alta voce certe parole: come se sentirle risuonare nella stanza e nella testa e vedere la consapevolezza farsi largo negli occhi di chi ascolta le rendesse peggiori, definitive.

 

“Hai dei lividi anche sulla schiena?”

 

“Sto bene, Mamma Chioccia, smetti di gonfiare le piume.”

 

In qualsiasi altra circostanza Steve avrebbe alzato gli occhi al cielo e invece di fronte a quella contraddizione vivente di Billy Hargrove riesce solo ad aspettare la nuova mossa che gli toglierà la terra da sotto i piedi e ad augurarsi che non sia troppo improvvisa.

 

E invece quello si limita a riabbottonarsi la camicia, sprofondando nello schienale del divano: sembra molto stanco.

Un rivolo di sudore si mischia al sangue rappreso sulla sua tempia e scende rosato al margine del suo viso. Steve afferra garza e disinfettante e si china di nuovo su di lui per tamponare il taglio.

 

“Se vuoi puoi fermarti a dormire qui” mormora, scostando i riccioli biondi dall'area offesa per avere maggiore accesso. “I miei non ci saranno fino alla prossima settimana.”

 

E forse dovrebbe dirglielo che nemmeno lui vuole rimanere solo, che è più facile scacciare gli incubi, o almeno ignorarli, se il suo non è l'unico respiro umano in tante stanze vuote, ma Billy sembra capirlo anche così.

Forse l'ha dedotto dal fremito delle sue dita sulla ferita o dal silenzio imbarazzato che accompagna la sua offerta; Steve è troppo stanco per preoccuparsene.

 

Billy incrocia il suo sguardo solo per qualche istante, lo scruta al punto da farlo sentire sotto esame. Steve lo lascia fare, in fondo non deve essere stato facile nemmeno per lui mostrarsi dolorante e ferito.

 

“Funziona quella tv?” chiede d'un tratto, accomodandosi meglio sul divano.

 

“Certo che funziona!” replica Steve indignato, e sente un'insperata leggerezza invaderlo da capo a piedi, al pensiero di non dover trascorrere la notte da solo. “Ma a quest'ora trasmettono solo televendite scadenti” aggiunge.

 

Billy fa spallucce. Ha di nuovo un sorriso sfrontato sulle labbra e non sembra intenzionato a fare domande più di quanto lo sia a rispondervi. Steve ne è sollevato.

 

“Ok allora” lo asseconda, mentre con un gesto teatrale afferra il telecomando. “Guardiamo le televendite.”

 

A Steve basta solo che lo schermo non inizi a friggere.

 

Il lampione nella via sfrigola ancora per la verità, ma la luce intensa del salotto ne ingloba lo sfarfallio.

 

Billy sbadiglia, si porta un cuscino al petto e chiude per un istante gli occhi.

 

Anche Steve è stanco, lo è da mesi.

 

Si concede di abbassare le palpebre per un po'.

 

Il chiacchiericcio ciarliero della tv non sembra accennare ad interrompersi e l'odore di tabacco sulla camicia di Billy è persistente.

 

 

 

Fine.

 

 

 

 

 

  
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