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Challenge: #writeptember2022 #Giorno16 del gruppo “Facebook Hurt/Comfort Italia, Fanart e Fanfiction Gruppo Nuovo”
Prompt: 1 “Ma cosa vuoi da me?” – 2 “Ora stai
esagerando”
Titolo: Ancora
Autore: Bombay
Fandom: Yuri on
ice
Genere: romantico, Hurt/Comfort
Tipo: one shot
Coppia: yaoi
Personaggi: Yuri
Plisetsky, Otabek Altin
Rating: PG-13 - verde
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma del rispettivo autore. I personaggi e gli eventi in questo racconto
sono utilizzati senza scopo di lucro.
Disclaimers: i crediti delle immagini
sono degli autori (fonte Pinterest)
Ancora
Lo stadio del
ghiaccio di Cavalese esplose in un fragoroso applauso quando la musica si estense,
Yuri Plisetsky sciolse la figura finale, cercando di
riprendere un minimo di fiato per uscire dalla pista. Chiuse la mano a pugno ed
alcune gocce di sangue caddero sul ghiaccio.
Uscì dalla pista
stringendosi la mano al petto imprecando in tutte le lingue che conosceva.
“Sei bello come un
angelo, ma ti esprimi come il peggior scaricatore di porto”
Il giovane biondo si
voltò verso l’altro “Sta zitto JJ” sbottò furente, Yakov
lo raggiunse controllando il taglio sul palmo della sua mano, ma il ragazzo la
ritrasse “È solo un graffio” sentenziò andando negli spogliatoi. Si era ferito
afferrando la lama del pattino tirando indietro la gamba, non aveva bene idea
di come avesse fatto, aveva sentito un bruciore intenso, ma si era reso conto di
quello che era successo solo ad esibizione conclusa. Entrò nel bagno e mise la
mano sotto l’acqua corrente sollevò lo sguardo e vide Otabek osservarlo dalla
porta.
“Posso aiutarti?”
domandò avvicinandosi.
Altin era l’unico con cui poteva essere semplicemente sé
stesso, anche se ultimamente erano riusciti a vedersi solo alle gare o a eventi
come quello.
Il giovane kazaco gli
si avvicinò e prese la mano nella sua esaminando la ferita.
“Non è profondo, ti
fa male?”
“Brucia” anche se in
quel momento il dolore alla mano era l’ultimo dei suoi problemi.
Rimasero in silenzio
mentre il kazaco gli disinfettava e fasciava la mano, con cura e Yuri lo spiava
di tanto in tanto. Era sempre stato così bello?
“Ecco tienilo d’occhio
se si gonfia è meglio se vai in pronto soccorso”
La cena di gala si
era protratta più del previsto, tra interviste e foto. Il pattinatore russo era
proprio stanco non vedeva l’ora di andare in hotel e seppellirsi sotto al
piumone.
Uscì dal retro del
locale il cappuccio della giacca a vento tirato su, ma non servì a niente sentì
gli schiamazzi prima di vederle arrivare, ma colse anche il rombo di un motore.
E si ritrovò a sorridere.
“Sali” ordinò Otabek
dandogli il casco che Yuri indossò quando era già in sella alla moto del kazako.
Yuri gli circondò la
vita con le braccia aderendo alla sua schiena con la scusa di non cadere dalla
sella.
Come due anni prima Otabek
lo aveva salvato dall’orda invadente delle sue fan.
Quando si fermarono
ad un semaforo si rese conto che non stavano andando al suo hotel.
“Il mio hotel e dalla
parte opposta” gridò per farsi sentire oltre il rombo del motore.
“Lo so, vuoi che ti
ci porti subito?” chiese voltandosi di tre quarti.
“No” improvvisamente non si sentiva più stanco e annoiato
con Otabek avrebbe potuto fare qualunque cosa.
L’aria pungente della
notte di fine febbraio lo fece rabbrividire o forse era la vicinanza stretta di
Altin o non lo sapeva.
Otabek fermò la moto
in uno spiazzo, una area pic-nic che dava su una zona panoramica, da dove di vedeva
il paese ed i monti era uno spettacolo da mozzare il fiato. Il cielo limpido
punteggiato di stelle. Yuri scese dalla moto, togliendosi il casco e ravvivando
i capelli.
“Perché mi hai
portato qui?” domandò curioso.
“Per godere del
panorama e del silenzio” rispose poggiandosi al parapetto, fissando le luci
quindi diede una occhiata all’orologio.
“Mi dispiace di non
essere riuscito a venire a San Pietroburgo a Natale” disse all’improvviso,
mentre Yuri si appoggiava accanto a lui e fissava il cielo.
“Non fa niente” mormorò,
invece gli era dispiaciuto davvero tanto, sperava di poter trascorrere del
tempo con lui, fuori da una pista di ghiaccio.
“Come va la mano?”
chiese prendendola tra le sue.
“Bene” rispose, non
capiva perché si trovavano lì.
“Ma cosa vuoi da me?”
chiese la voce gli tremò impercettibilmente erano due anni che era in bilico
con quel sentimento che lo turbava, lo distraeva, lo confondeva. L’unico amico
che aveva era proprio Otabek, ma non poteva confidarsi con lui, perché era lui
la causa di quella confusione che aveva nel cuore e nella mente.
Otabek gli si
avvicinò, bloccandolo tra il parapetto e il proprio corpo, Yuri poteva avvertire
il suo calore e i loro respiri si condensavano in piccole nuvolette bianche. Il
kazaco occhieggiò l’orologio che aveva al polso. L’aveva guardato spesso
in quegli ultimi minuti, che cosa stava aspettando? Doveva essere tardi, non
aveva fatto caso all’ora quando era uscito dal ristorante.
L’aria fredda si
insinuava nel suo giaccone facendolo rabbrividire; in quel momento gli venne in
mente, un commento di Victor: qualche tempo prima, durante un allenamento, non
era per nulla concentrato e Victor gli si era avvicinato con un sorriso sincero
e gli aveva detto: “Si vede proprio che sei innamorato, Yuri”
Un campanile lontano
prese a battere l’ora.
Innamorato, sì, di
Otabek.
La mano calda del kazako
si posò sulla sua guancia fredda, fissandolo con una intensità che gli fece
quasi paura. E Otabek cosa provava per lui?
I rintocchi
proseguivano, in un lampo di consapevolezza si rese conto che era mezzanotte.
Nel momento stesso in
cui si esaurì l’ultimo rintoccò le labbra di Otabek si posarono sulle sue. Fu
un contatto breve, ma nel giovane russo scatenò una ridda di sensazioni che gli
fecero girare la testa.
“Buon diciottesimo
compleanno” sussurrò sollevandosi appena.
Yuri si aggrappò a
lui per non cadere aveva il fiato corto come alla fine di un programma.
“Ancora” si sentì
dire e Altin posò nuovamente la bocca sulla sua, ma
questa volta il bacio fu diverso. Sentì la lingua dell’altro toccare le sue
labbra chiedendo il tacito consenso di entrare e lui le schiuse assecondando la
lingua dell’altro, inseguendola, lambendola era un campo in cui non aveva
esperienza.
Si tirò indietro
senza fiato si asciugò un rivolo di saliva che gli colava sul mento.
“Scusa, io oltre a
pattinare non so fare altro”
“Ora stai esagerando”
mormorò baciandolo ancora.
“È la verità” mormorò
abbracciandolo non voleva staccarsi da lui.
“Stai tremando” disse.
“Mi hai portato sul
cucuzzolo della montagna per ammirare il panorama, è notte fonda e…”
“La mia non era una
domanda”
Yuri scoppiò a ridere
“Baciami ancora” pretese “Ancora. Ancora. Non smettere mai”
Otabek sorrise sulla
sua bocca “Devo respirare ogni tanto”
“No, respiri me solo
me”
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Ok non mi convince molto, ma non ho avuto un granché
di tempo oggi per lavorarci di più.