Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: Samkook    06/10/2022    0 recensioni
La vita di Kaleia non è mai stata tranquilla, ma come dicono al peggio non c'è fine.
"Salvami dai miei demoni, Namjoon. Solo tu puoi farlo."
"Esistono inferni peggiori di questo, Kaleia. Credimi."
La morte l'aveva graziata una volta, ma il suo peggiore incubo la seguirà ovuqnue lei vada. La troverà sempre.
*Ho usato solo l'immagine dei personaggi citati nella storia. I fatti e le azioni da loro compiute non corrispondono alla realtà.
*Questa storia è una revisone di un altra storia che scrissi tempo fa. Per l'originale potete scrivermi e vi dò tutti i dettagli è sul mio profilo di Wattpad. Altri personaggi presenti Bangchan(skz), Park Seojoon,
Ok Taecyon.
Genere: Generale, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi chiamo Kaleia Raylee Davies e ho 19 anni, i capelli castani e occhi color nocciola.
E questa è la mia storia.
 

Vivo a Londra con mio padre un noto imprenditore inglese.  Purtroppo, mia madre ci ha lasciati nove anni fa per colpa di un brutto male. Nonostante lei abbia lottato fino alla fine, la malattia aveva avuto la meglio su di lei. 
Da quando mia madre si ammalò, il mio desiderio è sempre stato quello di studiare medicina per aiutare le persone che lottano ogni giorno contro malattie quasi incurabili, proprio come aveva fatto lei. Oltre a questo, la mia passione è la fotografia. 
Trovo affascinante come l'obbiettivo di una piccola macchina fotografica, che alcune persone trovano ormai un' oggetto antico, riesce ad immortalare momenti di pochi secondi e a trasformarli in ricordi da conservare per tutta la vita. 
A Londra ho due amici fantastici che reputo come fratelli. Loro due sono sempre stati con me nei momenti più difficili e io ci sono sempre stata per loro. 

Keira potrebbe essere il mio esatto opposto sia fisicamente che caratterialmente : capelli biondi e due grandi occhi azzurri. È sempre stata una ragazza solare, vede il positivo in ogni cosa e non sà cosa sia  la timidezza.  

Kian è alto sul metro novanta e da un anno a questa parte si è iscritto in palestra. È un bel ragazzo dai capelli scuri e occhi color ambra, in cui ci si può perdere. Ammetto che ho avuto una piccola cotta per lui in passato, quando avevo quattordici anni, ma era stata una cosa passeggera ed ora è tutto passato. 

A scuola ci chiamano la tripla K.

Sto aspettando impazientemente mio padre, che  sta facendo ritorno da uno dei suoi viaggi di lavoro. Questa volta non è stato via la solita settimana, cosa a cui ormai sono abituata dovuto al suo lavoro, ma è stato via per più di un mese in Corea del Sud.  
Sono davanti alla finestra della mia camera ed è un bel pò ormai che aspetto. Osservo le macchine passare sotto la pioggia una dopo l'altra senza mai fermarsi fino a quando sento il rumore delle ruote della sua auto percorrere il vialetto e sorrido. Mio padre scende dalla sua auto con eleganza prima di entrare in casa, dove io gli salto letteralmente al collo. Gli dico quanto mi fosse mancato durante la sua lunga assenza stringendolo il più forte che posso. Il suo profumo di sempre, Jean Paul Gaultier, mi invade le narici e lo respiro a pieni polmoni. Lo adoro fin da quando ero bambina perché quando lo sento significa che lui è qui con me e non sono sola. 

- Tutto bene il viaggio? Come è andata in Corea? È proprio come fanno vedere nei film? Immensi grattacieli, luci colorate ovunque, il passato che si unisce al moderno nella sua architettura tanto affasciante e....- 

- Hey piano con le domande. Fammi prima entrare. 

Dice scherzosamente. 

 - Come prima cosa mi sei mancata tantissimo anche tu. Non averti vicino per più di un mese è stato difficile, pensa che mi mancava pure tutto il tuo disordine. - Dice sorridendomi. - Secondo tutte quelle ore di volo sono state davvero pesanti e sì è proprio tutto come nei film. Tra pochi giorni lo potrai vedere di persona. 

Dice togliendosi il lungo cappotto nero.

 - Mi porterai in Corea per le vacanze? Oddio è bellissimo io non... 

- Non le definirei vacanze. Ecco come te lo dico? 

Mormora accomodandosi sul divanetto all'entrata per togliersi le scarpe.

- Dirmi cosa?  

Mi siedo sul piccolo spazio in parte a lui e mio padre si passa la mano tra i capelli più e più volte. Lo conosco fin troppo bene e fa così solo quando è nervoso e deve dire qualcosa di molto importante. Quindi lo guardo in attesa che inizi a parlare. L'ultima volta che lo fece fu quando mi disse che mamma stava morendo. 

- Vedi, Kaleia, la mamma è ormai 9 anni che non c'è più e occuperà sempre un posto speciale nel mio cuore ma... 

- Ma?   

Lo interrompo con tono forse troppo duro nei suoi confronti. 

- Ho conosciuto una donna mentre ero in Corea, sai? 

Continuo a guardarlo senza dire niente mentre impacciato cerca di dirmi qualcosa, che forse non sono pronta sentire, e la vocina nella mia testa continua a ripetermi che non è niente di buono. Mio padre fa un respiro profondo alzandosi e andandosi a sedere sul divano del salotto e io dietro di lui curiosa su quello che ha da dirmi.

- Stavo prendendo un caffè da Starbucks quando lei mi è venuta addosso rovesciandomi tutto il suo caffè sulla camicia. Però, quando ho alzato lo sguardo e ci siamo guardati è scattato qualcosa che non sò spiegare. Esisteva solo lei anche se per pochi secondi. 

Conclude guardandomi aspettando una mia reazione.

- Ne sei innamorato?  

Gli domando semplicemente. 

- Sì... Kally. - Sorride chiamandomi col mio soprannome e riprende a parlare prendendo le mie mani fredde avvolgendole nelle sue, che sono calde.

- La amo tantissimo, ma quello che volevo dirti è che abbiamo deciso di sposarci.  

Dice tutto d'un fiato. Rimango ad osservarlo a bocca aperta ritirando d'istinto le mie mani dalle sue a quelle parole.

- Cosa? No, aspetta la conosci da un mese e già la vuoi sposare?  

Non ci credo o non voglio crederci. Mi alzo e inizio a camminare lentamente per il salotto cercando di digerire quella notizia.

- Sì, ma ascolta sò che potrà sembrare azzardato però è qualcosa che finché non la provi sulla tua pella non la puoi capire. Quando trovi la persona con cui vuoi passare il resto della tua vita lo capisci subito non importa da quanto tempo la conosci, sai solo che è lei. È successo così anche con tua madre. 
Confessa abbassando lo sguardo al ricordo di mia madre. 
Le parole di mio padre rimbombano nella mia mente. Non riesco a capire, come può voler sposare una donna conosciuta da un mese?. Forse sono solo paranoica. Forse lui ha ragione finchè non lo provo, non lo avrei potuto capire. Mi fermo e mi siedo difronte e lui sul tavolino in legno e lo guardo negli occhi senza dire una parola.

- C'è un altra cosa che ho da dirti, Kaleia. - Dice spostandosi in avanti verso di me.

- Ci trasferiremo a Seoul, Corea del sud. Ho chiesto alla mia azienda un trasferimento e loro hanno accettato. 

Mi annuncia guardandomi serio negli occhi.

- Cosa?! Dovrei lasciare tutto? Keira, Kian, la scuola. Io non posso perderli, papà. 

Esclamo urlando tristemente e alzandomi di scatto. 

- Ti capisco, ma è già deciso. 

Dice con fermezza.  

-È già deciso eh...

Sento un fuoco crescermi in gola, cerco di mettere insieme le parole che in questo momento passano a caso come fulmini nella mia testa.

- Ma non hai pensato alla mia vita prima di prendere questa decisione? 

Domandai calmandomi, o almeno provandoci, e sorridendo amaramente.

I miei occhi diventano subito lucidi al pensiero di lasciare la mia vita, una lacrima scende sulla mia guancia e mio padre si alza asciugandola delicatamente. 

- Sò che in questo momento potrà sembrarti il contrario, ma ci ho pensato  bene. Se ho preso questa decisione è anche per te andare via da Londra dopo tutto quello che è successo ti farà solo bene. Lavorando in Corea non dovrei più viaggiare così tanto come ho fatto tutti questi anni, potremmo passare più tempo insieme e potrò evitare di quasi perderti. E non te l'ho ancora detto ma avrai anche una sorella. 

Conclude sorridendo pensando di farmi felice con tale notizia come se quelle precedenti non fossero bastate.

- É anche incinta?  

Esclamo sopresa e guardandolo con sguardo misto tra perso e disperato. Lui inizia a ridere sedendosi al posto di prima e io affianco a lui. 

- No, no alla mia età non mi ci provo nemmeno. 

Dice tra le risate. 

- Lei ha due figli che conoscerai presto. Dovrai imparare a convivere con loro, só che non sarà facile, ma fallo per me, va bene? 
Mi appoggio allo schienale lasciandomici cadere.

- Hai ragione alla tua età certe cose é meglio non provarci neanche e per il resto non ti prometto niente, ma ci proverò. 

Dico le ultime parole sospirando. Non sapendo nulla su quelle persone che dovró chiamare la famiglia. Giro la testa verso mio padre che ha chiuso gli occhi qualche secondo con un sorriso sulle labbra.

- Sono felice per te papà. Non ti vedevo così felice da quando c'era ancora la mamma. 

Queste parole escono con un pò di malinconia e tristezza. 

-Grazie. Ora fammi andare a fare una doccia. Tu preparati che ti porto fuori per cena. 

Mi abbraccia in uno dei nostri abbracci dove tutti e due possiamo sentirci al sicuro. 
Quando si stacca da me si dirige verso le scale, trascinando le sue valigie e va in camera sua a prepararsi.

Io vado in camera mia per cambiarmi. Non posso di certo uscire in tuta anche se è comodissima. 
Mi metto degli skinny jeans neri a vita alta, una maglietta corta a maniche lunghe bianca e le mie Vans nere. Non sono un ragazza da trucco, trovo fastidioso avere della roba sul mio viso quindi me lo lavo semplicemente e mi metto solo un pò di mascara.
Passiamo la serata a ridere e raccontarci tutto quello che ci era accaduto in quel tempo in cui eravamo stati separati. Come sta andando a scuola, i  miei voti, che non sono mai stati altissimi, li definirei nella media. Gli raccontai delle cavolate fatte con Kei e Kian e pensare a loro mi fa riflettere  sul fatto tra pochi giorni non li avrei avuti  più vicino a me. Non avrei più potuto rifugiarmi a casa di Kian, come ho sempre fatto quando litigavo con mio padre. Non avrei più potuto correre da Keira per passare uno dei nostri pazzi pomeriggi. Non li avrei più avuti con me quando avrei avuto bisogno di un loro abbraccio. Mi rattristo e il sorriso scompare improvvisamente dal mio viso. 

- A  cosa pensi? 

Mi chiede mio padre appoggiando la sua forchetta al lato del piatto e sposta il suo sguardo nel mio. 

- A Keira e Kian. Come glielo dico? Sono come fratelli. Siamo come una famiglia e pensare che non potremmo più vederci e passare del tempo con loro, come ho sempre fatto, mi fa solo venir voglia di piangere. 

Mando giù il nodo alla gola che si è formato pensare a tutto ciò.

- Papà è dall'età di 5 anni che non passiamo un giorno senza che ci vediamo e ora sta per cambiare tutto. 

Vedo gli occhi di mio padre diventare lucidi. 

-So che è difficile, Kally. Lasciare tutto alla tua età non è facile, ma sono sicuro che troverai amici anche là. 

Dice con quel tono caldo, calmo e rassicurante che solo un padre quando parla alla propria figlia può avere appoggiando poi la sua mano sulla mia. 

- Sai, a volte i cambiamenti nella vita sono necessari. Dopo l'ultimo periodo, dopo le cose che ti sono successe, ti ripeto che andare via da questo posto ti farà solo che bene. Vedrai, la Corea non è così male. Sono sicuro che ti piacerà. 

Fa un sorriso rassicurante riprendendo a mangiare. In parte ha ragione andare via da Londra è solo un bene dopo tutto quello che è successo, dopo aver passato l'inferno con Seojoon e suo fratello Taecyon, dopo essere stata usata e tradita da Bangchan, dopo di aver sfiorato la morte con la punta delle dita. Sospiro giocando con gli ultimi bocconi di cibo nel mio piatto.
Finiamo di cenare e andiamo a casa. Prima di andare a letto mando un messaggio sia a Kian che a Keira con scritto: 

* Domani vediamoci nel solito posto devo parlarvi di una cosa importante!* 

Spengo il telefono senza aspettare una loro risposta e cerco di dormire, ma l'unica cosa a cui non faccio altro che pensare è alla nuova vita che mi stava aspettando. 

Il giorno seguente mi sveglio, o meglio dire, mi alzo solamente dal letto visto che non ho chiuso occhio. Mi vesto mettendo la solita e noiosa divisa della scuola con cui la preside obbliga ogni singolo studente ad indossare. 
Gonna nera, lunga un dito sopra del ginocchio, camicia rigorosamente bianca e giacca blu scuro. È orribile, ma almeno le scarpe potevamo sceglierle noi quindi Vans nere. 
E così inizo la mia settimana di scuola.  L'ultima in quella scuola.  L'ultima in questa città, cha amo tanto, nonostante i brutti ricordi che mi legano qui. Scendo per fare colazione, che consiste nella solita tazza di thè con qualche biscotto.  Finito di mangiare ripulisco il tutto e lascio un biglietto attaccato al frigo a mio papà, che stava ancora dormendo, con scritto che dopo scuola avrei visto Keira e Kian e che quindi sarei rientrata tardi. 
Esco mettendomi le cuffiette e fecendo partire la playlist casuale. Mi piaceva scoprire con quale canzone il mio telefono avrebbe deciso di farmi iniziare la giornata. Quel giorno anche quello stupido aggeggio sapeva che non sarebbe stata una delle migliori, infatti come faccio play parte How to say goodbye di Dean Lewis. Mi incammino verso scuola con la borsa in spalla e nel tragitto come tutte le mattine incontro Keira e dopo qualche metro ci raggiunge anche Kian.  A differenza mia a lui la divisa stava benissimo rendendolo ancora più affascinante. 

- Allora cosa è che ci devi dire di così importante, KapK? 

Kapk è il soprannome che mi ha dato Kian quando ad una festa riempì la facci di torta e mi disse che sembravo un cupcake.

Kian appoggia un braccio sulle mie spalle mentre camminiamo verso scuola.

- Preferisco aspettare questo pomeriggio. 

Dico nervosa iniziando a torturarmi il labbro inferiore coi denti.  Keira si ferma di colpo e mi prende per le spalle dicendomi

- Dai, Kay parla, non mi piace quando ci fai stare sulle spine così tanto. Non sarà una cosa così brutta.

"Vorrei che non lo fosse" pensai e mi limito a farle il sorriso più falso che ho. Keira fa per dire qualcosa ma viene interrotta da Kian che le dice di continuare a camminare se non volevamo arrivare tardi.
Arriviamo davanti a scuola e come tutte le mattine delle ragazze salutano Kian con quelle loro vocine stridule, come delle galline in calore, ignorando me e Keira al suo fianco. Lui le ignora e gli passiamo tutti e tre  davanti come se niente fosse, con ancora il suo braccio sulle mie spalle.  Siamo ancora una volta in ritardo e al suono della campana del cortile ci affrettiamo per entrare. La giornata passa veloce, forse troppo. È la prima volta in vita mia che speravo che la solita routine scolastica passasse più lentamente. Una volta aspettata Keira, nel cortile della scuola andiamo al solito posto.
Il nostro posto.
 Un piccolo parco che non conosce quasi nessuno. Per alcuni forse può sembrare solo un campo di sterpaglie con qualche gioco arrugginito e una pista di Skateboard con dei graffiti sbiaditi e mezzi cancellati dal tempo, ma per noi tre è speciale. È dove abbiamo passato giornate intere a giocare e a fare gli scemi. Con Keira e suoi balli da cheerleader mancata e Kian che con il suo skate provava salti e acrobazie, che a sentire lui, nessuno ha mai provato a fare. Penso ci sia più DNA di Kian sul suolo mezzo asfaltato di quel parco malandato che in qualsiasi altro posto. Tra risate e cavolate varie arriva il momento di dargli la "bella" notizia, ma Keira decide di rimandare il mio discorso di qualche minuto. 

- Oggi la Wilson voleva uccidermi. Tutte quelle domande nell'interrogazione non me le meritavo. 

Io continuo a pensare alle  parole da usare per far sembrare la cosa meno brutta di quello che è. 

- Ma se sei stata geniale. 

Esclama Kian lanciandogli un sassolino minuscolo. 

-Kian ha ragione. Key, io a più della metà non avrei saputo rispondere. 

Il votaccio che avrei preso se mi avesse chiamata interrogata al posto di Keira sarebbe stato irrecuperabile. Il giorno prima non avevo aperto libro. 

- Basta parlare di quella prigione, vi prego. Kapk cosa dovevi dirci? Non ce la faccio più ad aspettare. 

Dice Kian con fare insistente. 

- Appena ve la dirò avresti preferito aspettare fidati. 

Abbasso il mio sguardo, ma potevo sentire i loro addosso. 

-É così brutta? 

Chiede Keira sedendosi al mio lato preoccupata.  Sento i miei occhi riempirsi di lacrime tanto da non riuscire nemmeno a guardarli. Mi faccio forza e prendo un respiro profondo, sentendo il magone formarsi in gola. 

- Mi trasferisco in Corea con mio padre. 

Dico tutto d'un fiato come quando si toglie un cerotto perchè dicono faccia meno male, ma sono tutte balle.

- Cosa?! È uno scherzo vero? Per poco non ci cascavo bello scherzo Kian, questo è uno dei tuoi no? 

Keira guarda Kian che ha lo sguardo fisso davanti a sè perso nel vuoto e non ha ancora detto nulla.  

- Kian? 

Richiede Keira cercando una conferma che tutto questo fosse uno scherzo, ma il ragazzo di fronte a noi rimane immobile come se fosse in uno stato di trance. Metto una mano sulla spalla di Keira e la tiro verso di me abbracciandola forte. 

- Non è uno scherzo. Key, tu non sai quanto vorrei lo fosse, ma non è così. Mi trasferiró davvero in Corea e... 

Non riesco a finire la frase che le lacrime escono come un fiume in piena sul mio viso. 

- Tu non te ne puoi andare. Quando? E perché? 

Kian ha la voce rotta e con delle lacrime sul volto che asciuga rapidamente con la manica della divisa.

- Una settimana. Mio padre nell'ultimo viaggio, ha conosciuto una donna se ne é innamorato e mi ha detto che si sposeranno. L'azienda gli ha dato un posto fisso e per il quale non dovrà più viaggiare così tanto. 

Tiro su con il naso e asciugo le lacrime con la manica della mia giacca. 

- E a noi non hai pensato? Siamo sempre stati noi tre! Non te ne puoi andare, Kaleia. Se te ne andrai ti dimenticherai di noi non appena ti farai nuovi amici. 

Kian urla quelle parole con tutta la forza che ha. 

- Certo che ci ho pensato, Kian.

Dico scendendo dal muretto andando verso di lui.

- Nessuno potrà mai prendere il vostro posto non pensarci nemmeno. Tutte le volte che potrò tornerò qui a vedere cosa state combinando. 

Forzo un sorriso e gli accarezzo la guancia pronunciando le ultime parole. Non dicono niente per qualche minuto. Guardando i miei migliori amici l'unico pensiero che mi passa nella testa è che non saremmo più stati insieme, niente più tripla K. Questo mi distrugge.Kian si avvicina e mi stringe forte, senza dire parola. Come non aveva mai fatto prima e io ricambio quel suo abbrraccio. 

- Sarà come se un pezzo di me se ne andasse via per sempre. 

Mi sussurra continuando a stringermi a sè. Keira viene verso di noi e si unisce all'abbraccio e passiamo il pomeriggio più bello di sempre. Uno degli ultimi insieme a loro. 

La settimana è passata veloce, troppo veloce. Domani mattina prenderò il volo verso Seoul. Metto le ultime cose in valigia prima di andare a dormire. 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Samkook