Lo specchio rimanda l'immagine di un volto scavato, teso, smunto. Vorresti un velo di trucco per coprire il pallore, ma i gemelli hanno fatto cadere in terra la vecchia confezione di fondotinta con cui ti truccavi anni addietro, rinchiusa in un cassetto da varie incombenze domestiche e dalle numerose maternità.
Le urla di Charlie ti richiamano di sotto, corri prima che combinino danni irreparabili - lasci dietro di te l'arricciacapelli e la polverosa trousse.
Ti ritrovi ad affrontare un parapiglia: Bill e Charlie litigano con Percy, reo di aver di nuovo messo mano tra le loro cose, Percy tenta di non piangere mentre spiega di voler solo leggere i loro libri, più interessanti rispetto ai suoi, intanto Charlie è arrabbiato perché il suo pelouche a forma di drago è stato rotto nel parapiglia.
Sospiri, stanca di quell'ennesimo litigio quotidiano. Devi ancora preparare la cena e fargli il bagnetto.
Requisisci il libro restando sorda alle loro proteste, uniti contro di te con voci unanimi, e li porti in bagno. Bill strepita di voler fare da solo perché è grande, Fred (o è George?) scappa ignudo per tentare di correre in cortile, e sei costretta a rincorrerlo lasciando gli altri soli.
Miracolosamente, quando torni trasportando il bimbo infangato ed urlante, sono tutti vivi e vegeti - ma il bagno è un disastro di acqua e sapone, la vasca straripa.

"Cara, ti vedo pallida, stai bene?" ti saluta Arthur appena rientra dal Ministero.
"Sì, tutto bene"
"Che c'è per cena?" I bambini gli saltano addosso, pronti a giocare, ti costerà farli andare a letto.
Non hai ancora preparato la cena, l'ora consueta è passata e tu sei prosciugata. Arrivare a fine serata pallida ti sembra il minimo nonché il male minore - a volte pensi di non arrivarci, a sera.

Più tardi, in bagno, fissi lo specchio. Ci vorrebbe un miracolo per coprire il pallore sul tuo viso. Un viso stanco e smunto.
Non un pallore nobile da Purosangue, ma un pallore dato dalla mancanza di sonno e dallo stress di giornate piene di bambini e faccende domestiche e notizie di uccisioni e aggressioni.
Speravi di esserti sbagliata, giorno dopo giorno, ma la pozione non mente.
Ora come farete con un bambino in più?
"Molly, stai bene?" Arthur! Si è accorto della tua assenza a letto.
Il pallore aumenta quando pensi a come dirglielo, l'immaginare la sua reazione gioiosa ti fa girare la testa e rinnova la nausea.
Il pallore aumenta, ti senti mancare e ti appoggi alla vasca - ti osservi allo specchio come in un Pensatoio, staccata dal tuo stesso corpo - mentre pensi a tutti i  Galeoni che ci vorrebbero e che invece non ci sono, a come potrai occuparti di tutti quando sarai negli ultimi trimestri e non torneai mai ad avere l'aspetto fresco e curato di prima, alle notti in bianco tra poppate, pannolini ed incubi.
Non puoi dirgi che questo bambino non lo vorresti, che sei più che a posto così dopo i gemelli, tu che sei conosciuta da tutti come una donna materna e dedita alla famiglia.
Gli apri la porta, pallida come la morte ed in effetti ti senti morire. 
Svieni.

Nessuno nota il tuo pallore mentre si festeggia e si brinda, congratulazioni per la prossima nascita e maschie battute su Arthur che ha fatto centro ancora una volta.
 

---

Confesso: non ho mai capito perché i Weasley abbiano fatto così tanti figli pur essendo poveri e faticando a mantenerli tutti. Non esistono i contraccettivi nel Mondo Magico?
Inizialmente avevo pensato a Voldemort, che è bianco più del bianco, poi ho pensato al pallore come reazione ad una brutta notizia o ad una causa fisica, come ad esempio la stanchezza.
Ho voluto cambiare la visione dei Weasley come una grande famiglia amorevole, visto che nel corso dei libri hanno mostrato il loro lato duro con Percy ed Hermione (soprattutto Molly, nel quarto libro, ed Hermione era una ragazzina indifesa)
Ho pensato solo ad una donna, già casalinga madre di molti figli, che si ritrova ad aspettarne un altro.
Ho la sensazione che Arthur sia il più frivolo della coppia, quello che la prende più alla leggera, mentre Molly è la parte coscienziosa e che abbia pensato alle varie problematiche da affrontare man mano che la famiglia aumentava.