Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Dorabella27    04/02/2023    19 recensioni
Come mai Oscar non ha mai voluto farsi ritrarre sino alla tarda primavera, anzi, all’estate del 1789?
A parte il ritratto “d’ordinanza” nel bureau da comandante delle Guardie Reali che intravediamo nell’ep. 29 quando Oscar consegna la sua sciabola a Girodelle per l’avvicendamento al comando del reggimento, e un quadro che la raffigura e che intravediamo fuggevolmente nella camera della protagonista nelle prime puntate, non abbiamo tracce di ritratti ufficiali o solenni di Oscar.
Ecco una possibile spiegazione.
Racconto cross-over, in cui riconoscerete l’ispirazione di un grande classico della letteratura (con la speranza di non averlo troppo strapazzato), debitamente retrodatata e modificata per portare i suoi personaggi in Francia ai tempi di Oscar. Come sapete, mi piace cimentarmi sempre con qualche diversa declinazione del racconto; per cui, dopo il giallo, il racconto gotico (o pseudo-tale), il racconto natalizio a lieto fine, il giallo con protagonisti i nostri beneamati da bambini ... ecco qui un po' di mistero, con "Cortesie per l'ospite" (e che ospite!).
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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  1. Una buona annata
 
1780. Un buon anno, pensava André Grandier, mentre il mese di novembre sfumava in un dicembre gelido e limpido. “Grata superveniet quae non sperabitur hora”, diceva il poeta; e André, cui il buonsenso di Orazio era sempre calzato a pennello (ché, Oscar, lei, preferiva i bellici furori dell’Eneide o addirittura della Farsaglia), avrebbe addirittura potuto correggere in “gratus superveniet annus”. L’anno tutto, in effetti, era trascorso senza scosse né avvenimenti di rilievo, come avrebbe sempre riflettuto André, guardando retrospettivamente, dopo molto tempo, a quei mesi dall’atmosfera sospesa: il Conte di Fersen era andato oltreoceano, per non guastare ulteriormente la già compromessa reputazione della regina e per coprirsi di gloria sul campo di battaglia, combattendo per la libertà delle tredici colonie; lo Scandalo della Collana non era ancora scoppiato, ed era anzi ben lontano dal profilarsi all’orizzonte, dato che la regina si limitava a comprare non massicci collier en esclavage con diamanti grossi come nocciole, ma cappellini, abiti di seta, cappe di volpe, e orecchini di rubini e smeraldi dal costo, tutto sommato, ancora, se non contenuto, almeno sostenibile per le già malmesse casse dello Stato; e Oscar, anche se, qualche volta, la mattina, appariva con gli occhi cerchiati, come se non avesse riposato bene la notte, o, addirittura, come se fosse stata sveglia per qualche lontana preoccupazione, di giorno era sempre sufficientemente di buonumore, e financo serena ... e se poi, nel corso della giornata, complice anche la noia dell’incarico di comandante delle Guardie Reali,  - e del dover aver a che fare con quello stoccafisso di Girodelle -, la malinconia montava, la sera c’era sempre modo di scacciarla con una buona sosta in una taverna: e Parigi pullulava di taverne da esplorare, piene di umanità brulicante su cui esprimere commenti, dignitosamente brilli, sulla via del ritorno a casa, mentre il sole faceva capolino all’orizzonte.
Sì, decisamente un buon anno, il 1780 ... e così, quando il Generale lo convocò nel suo studio insieme a Oscar, André ne fu assai stupito, - ché di solito, soltanto lei era convocata dal padre, per comunicazioni, ordini, e reprimende - quelle, ormai, in verità molto diradate. La curiosità, se non il senso di allarme, erano quindi già ben desti, alimentati dalla posa marziale con cui il Generale li aveva accolti.
“Oscar, André”; esordì, brusco come sempre, dando loro le spalle, in piedi dietro la scrivania, rivolto alla grande vetrata che dava sull’ingresso monumentale della proprietà avita, “vi ho convocato perché dopodomani, mercoledì, partirò con il mio reggimento per delle esercitazioni, raggiungendo l’esercito della Mosa. Una incombenza importante, cui non posso sottrarmi; tuttavia, giovedì dovrebbe arrivare a palazzo il figlio di un mio antico amico di gioventù .... e per un certo periodo, quando, nei brevi momenti di pace fra i contrasti che avevano contrapposto i nostri Paesi, anche compagno d’armi, Lord Douglas Sholto. Il ragazzo frequenterà per alcuni mesi dei corsi alla Sorbonne e sarà presentato a Corte con il nuovo anno. Tuo compito, Oscar, sarà quindi accogliere il giovane Lord con tutti gli onori che il suo titolo e la sua posizione meritano, valendoti della collaborazione e dell’aiuto di André, e anche, sino al mio ritorno, controllarlo discretamente, perché le seduzioni di Parigi non travino questo ragazzo così giovane e ancora tanto inesperto della vita”; e, voltandosi verso Oscar e André; il Generale indicò una lettera sulla sua scrivania.
 
“Che bellezza, Oscar! Adesso dovremo anche fare da balia asciutta a un ragazzino appena uscito da collegio!”, disse ridendo André, appena furono lontani di qualche passo dallo studio del Generale. “Magari si troverà bene con Rosalie ... potrebbero piangere un po’ insieme, e sollevarci dall’incarico!”, ridacchiò ancora André, riempiendo il silenzio di Oscar, ma subito rabbuiandosi, quando vide l’espressione seria di lei, intenta a  scorrere con lo sguardo corrucciato la lettera del tutore del giovane Lord, che il padre le aveva consegnato congedandola.
“André, questo ragazzo è rimasto orfano molto presto, e ha certo bisogno di comprensione e affetto. Vedi, non sono soltanto gli orfani del popolo ad aver bisogno di sostegno. Qualche volta, anche i giovani nobili possono essere profondamente soli”. Mentre Oscar pronunciava queste parole, i suoi occhi color fiordaliso si incupirono sino a prendere una sfumatura cobalto, e André, come tante volte quando Oscar parlava, si chiese se fosse consapevole che molto di quello che diceva poteva essere anche riferito a lei stessa. In ogni caso, André Grandier non era certo un uomo loquace, eppure riconobbe che c’erano molte occasioni in cui avrebbe fatto meglio a stare zitto, e se ne era appena lasciata sfuggire una.
“Il tutore del giovane Lord Douglas Sholto, Lord Henry Wotton”, continuò a leggere Oscar, una volta che si furono accomodati davanti al fuoco, su due poltrone divise solo dal basso tavolino che reggeva due bicchieri colmi di Armagnac, “dice che il suo protetto è molto giovane, molto sensibile, amante dell’arte e del bello”. Fece una pausa. “Non ho mai sentito di un tutore che abbia presentato il suo pupillo come un debosciato senza qualità”, aggiunse scettica, e fu solo per rispetto nei confronti di suo padre e della sua rete di relazioni amicali e mondane che si trattenne, André lo sapeva, dall’appallottolare la lettera e dal gettarla nel caminetto.
 
   
 
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