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Autore: ester_potter    22/02/2023    0 recensioni
[Amy/Laurie] [Alternative Universe] [No Smut] [HG!AU] [CanonVerse!AU] [Western!AU] [Soulmates!AU]
5+1 things che in realtà è una 3+1 things, ma vabbè. Basically:
3 universi alternativi in cui Laurie ed Amy hanno quasi avuto un lieto fine + 1 in cui ce l’hanno fatta
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amanda March, Theodore Laurence
Note: AU, Movieverse, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Parigi, 1865

 

 

“Non sposarlo”

Il sangue di Amy si gela. Alza lo sguardo dal suo quaderno dei ritratti e lo punta verso Laurie, in piedi sul prato a qualche passo da lei: guarda all’orizzonte verso un punto lontano chissà dove e, pian piano, il flusso nelle sue vene riprende a scorrere. Spera che la voce non le tremi, quando finalmente riesce a parlare.

“… Cosa?” È tutto ciò che riesce a chiedere. “Perché?”

“Perché? Lo sai il perché”

Adesso Laurie la sta guardando, e il terreno le si squarcia sotto i piedi. Sta precipitando. Le tremano le gambe. Sì che lo sa. E lo sa anche lui. Lo sanno da quando si sono imbattuti l’uno nell’altra nel Giardino delle Tuileries e, in modo o nell’altro, Amy l’ha sentito.

Una parte di lei è terrorizzata alla sola idea di ciò che Laurie possa dirle, ma l’altra… Oh, l’altra invece lo vuole sentire, lo vuole con tutta sé stessa. Che lui la ama come lei ama lui, che magari non l’ha amata subito ma ora sì, ora ha aperto gli occhi, ha capito che quello che hanno è raro e…

… E qualcosa nello sguardo di Laurie cambia. Qualunque cosa Amy vi avesse letto, o credeva di avervi letto, non c’è più. C’è stato per un breve attimo, in cui entrambi – Amy ne è certa – hanno valutato quella possibilità. Ma non può essere. Loro non possono essere. E non certo per colpa di Fred Vaughn. È questo che fa più male.

Laurie le si avvicina, serio ma con quel fondo di ilarità nello sguardo che Amy ha imparato a riconoscere fin da bambina, e la fissa in silenzio per un po’. Quindi si abbassa appena verso di lei e a malapena riesce a trattenere il suo solito ghigno mentre risponde:

“Perché ti rapirà e ti condurrà nella fredda, piovosa e grigia Inghilterra dove invecchierai triste e sola”

“Oh, smettila, Laurie!” ribatte Amy, respingendolo con un cenno della mano, uno di quelli snob che Laurie ha sempre odiato. Si complimenta con sé stessa per la prontezza di reazione che ha avuto, riuscendo a sembrare solo vagamente seccata dalle sue parole e non arrabbiata, triste, delusa per ciò che è successo – che non è successo. Per quella via d’uscita verso la felicità che avevano lì, fra le loro mani, e non hanno colto. È stato solo una manciata di secondi fa ed è già troppo tardi.

“Dico sul serio” insiste lui. “Ti piacerebbe davvero, quella vita?”

“E quale alternativa avrei, di grazia?”

“Non so…” Laurie si guarda intorno con fare casuale, ma Amy sa che è tutta scena. Laurie sa esattamente cosa sta per dire. “Provare a dipingere ancora un po’”

“Ne abbiamo già discusso” replica Amy in tono perentorio. Chiude in fretta il quaderno e gli volta le spalle, dirigendosi verso l’ombrello che ha lasciato nel punto in cui erano distesi prima. Si illude di aver vinto, finché poco dopo non lo sente rispondere da dietro.

“Discutere quando si ha già preso una decisione non vale”

Amy si ferma sul posto, chiude gli occhi e caccia un sospiro esasperato. Non apre gli occhi.

“Proprio perché l’ho già presa è inutile discuterne”

Passi sull’erba che si avvicinano. Amy riapre gli occhi e raccoglie ombrello e scialle. Le si annoda la gola.

“È davvero questo che vuoi?”

Ad ogni parola di Laurie, la rabbia monta dentro di lei. Dannato Laurie. “Non vorresti…”

“Cosa?” sbotta Amy a un tratto, voltandosi a guardarlo.

La faccia da cane bastonato dipinta sul viso del giovane è sempre sufficiente a farla vacillare, lei e tutte le sue convinzioni radicate in sé da quando non aveva ancora neanche fatto il suo ingresso in società. Stavolta non sortisce lo stesso effetto. Lo guarda come se volesse sfidarlo e, anche se non lo ammetterebbe mai neanche a sé stessa, un po’ lo vuole davvero.

“Tu non—” ritenta Laurie, guardando in basso come se si vergognasse “Non dovresti accontentarti”

“Non mi sto accontentando” precisa Amy in tono perentorio. Aspetta che Laurie ricambi il suo sguardo prima di proseguire, e si assicura si metterci più astio di quanto provi. “Ho scelto Fred nel momento in cui l’ho incontrato su quella spiaggia. Mi rispetta, e mi fa ridere. E io lo stimo come uomo e come essere umano. È già più di quanto capiti alla maggior parte dei matrimoni”

La parte più intima e infantile di lei gioisce nel vedere un lampo di gelosia in fondo alle pupille scure di Laurie – un lampo che si presenta sempre, ogni volta che Amy parla di Fred.

“Infine,” conclude senza scomporsi, “la sua rendita mi permetterà di provvedere alla mia famiglia. Io non ho bisogno di altre motivazioni. E tu?”

Se su tutto il resto Laurie poteva avere da ridire, quest’ultima affermazione non è altrettanto opinabile. Amy sa di aver vinto. Laurie stringe le labbra come se volesse trattenere una risata, ma non c’è più la minima traccia di allegria in lui. Infine schiocca la lingua e caccia un sospiro tra sé.

“Se lo dici tu, Amy” dice.

Amy reprime l’ondata di vergogna che la travolge di colpo, chissà per quale motivo, apre l’ombrello per ripararsi dal sole e si avvia verso la carrozza.

 

 

Per quanto le costi ammetterlo, forse Laurie aveva ragione, dopotutto. Forse l’amore è davvero una cosa che capita e basta, e non c’è molto che si possa fare per tentare di spegnere o almeno attutire quella sensazione. Quando le esce detto con la zia March, non è una cosa che ha deciso lei. La voce se ne esce per conto suo:

“Sto pensando di rifiutare Fred”

Non aveva la minima intenzione di dirlo ad alta voce, men che meno alla zia, seduta a pochi passi da lei nel salotto. Ha semplicemente tirato fuori l’unica cosa che frulla in testa senza tregua, da qualche giorno a questa parte. Conta i giorni che mancano all’arrivo di Fred e il pensiero si fa sempre più insistente.

Non osa guardarla, mentre si prepara a ricevere una pioggia di lamentele. Più di tutto, le dispiace averla delusa dopo che aveva riposto così tante aspettative su di lei.

Dopo un silenzio che sembra durare ore, la sua voce giunge alle orecchie di Amy:

“Lo immaginavo”

Amy si volta di scatto verso zia March. La trova intenta a lisciarsi l’abito con aria pensierosa ma neutra. Amy deglutisce e prende coraggio.

“Non siete arrabbiata?”

Zia March sospira con fastidio, ma è solo quello che fa di solito quando vuole nascondere il profondo affetto che nutre per la sua famiglia. “Siete tutte così, in famiglia”

Vorrebbe chiederle cosa intende, ma ci arriva da sola. Che ci sia un pattern è innegabile: Meg ha scelto l’amore e ha sposato un uomo quasi in rovina, Jo è partita alla volta di New York per seguire la sua passione e tentare la fortuna e lei… Lei sta davvero pensando di mandare all’aria tutto ciò che le permetterebbe di avere la vita che ha sempre voluto. E per cosa? Per un uomo che l’ha sempre vista come una sorellina o al massimo, da quando si sono trovati a Parigi, come una cara amica?

Poi zia March si gira a guardarla, mortalmente seria, con quello sguardo penetrante che la spaventava a morte quando era piccola, malgrado la sua ammirazione per lei.

“È per quello squattrinato di Lawrence, vero?”

Amy si sente avvampare; il suo cuore perde un battito. È la prima volta che qualcuno affronta i suoi sentimenti per Laurie e se lo sarebbe aspettato da sua zia chiunque, meno che da lei. Non era preparata. Non è mai stata granché a mentire, e oggi è peggio del solito.

Rinuncia all’idea di rifilarle una scusa o cambiare argomento, com’è abituata a fare con qualunque uomo ai suoi piedi, quando le vengono rivolte scomode o maleducate, e si obbliga a mantenere lo sguardo fisso su sua zia, sia per orgoglio che per rispetto. Spera sia sufficiente come risposta.

Per sua fortuna, lo è.

Zia March chiude gli occhi come per raccogliere tutta la calma di cui è dotata e inspira a fondo dal naso. Dopodiché riapre gli occhi e sposta la sua attenzione al cielo al di fuori della finestra.

“Oh, povera me” borbotta in tono teatrale. “Beh, almeno è ricco”

Amy non riesce a non sorridere.

 

 

Il viaggio di Fred subisce un prolungamento di una settimana, e benché Amy sia sempre più convinta a rifiutarlo, la cosa la riempie di sollievo. Gli si è affezionata tanto, e non nega di sentirsi a pezzi al solo immaginare il suo viso quando dira di no. Una voce insidiosa nella sua testa continua a chiederle: 'Quindi è questo il piano? Rifiutare qualunque scapolo ricco ti chiederà la mano d’ora in poi in attesa che quello scemo di Laurie si svegli dal letargo e capisca cosa vuole?'

Non esattamente l’idea migliore che le sia mai venuta in mente, in effetti. Eppure, è davvero convinta sia la cosa giusta. Va avanti giorno per giorno in trepidante attesa, ed è tanto estenuante quanto eccitante. Cammina leggiadra, canticchia fra sé per casa quando sa di essere sola, fa più schizzi e ritratti di quanti ne abbia mai fatti in vita sua.

Poi arriva una lettera da Marmee. Una lettera che cambia tutto.

Insieme a Beth, muore tutto.

 

 

Laurie si precipita da Amy, devastato come non lo ha mai visto, e comunque meno di quanto lo sia lei. Lei gli si getta tra le braccia senza compostezza alcuna, senza preoccuparsi né scusarsi per come gli stia bagnando la giacca di lacrime e lui, d’altro canto, non dà neanche segno di accorgersene. Non sa per quanto tempo restino abbracciati, sotto lo stipite della porta di casa di zia March, a letto per una febbre lieve ma che sta subendo un peggioramento per via della tragica notizia ricevuta.

“Mi dispiace” mormora lui con voce debole. “Non ci sono parole”

Amy non risponde. Non è mai stata così addolorata in tutta la sua vita, e a peggiorare tutto c’è il senso di colpa: verso Beth per non averle potuto neanche dire addio, verso la sua famiglia per non esserci stata in quegli ultimi mesi, nonostante siano stati loro stessi a dirle di non tornare, ogni qual volta lei aveva ripetuto che sarebbe salpata seduta stante in caso avessero avuto bisogno di lei.

Ma il dolore vero la colpisce una volta tornata a casa, davanti a quel pianoforte silente che – Amy lo sa per certo – nessuno ha più toccato, e che nessuno toccherà più. Le bambole preferite di Beth sul letto, impregnate del suo odore delicato, di casa. E poi il posto vuoto a tavola, quello tra Jo e la mamma. E il libro lasciato a metà sul comodino, di cui Beth non conoscerà il finale.

Si siedono a mangiare tutti insieme per la prima volta da quando aveva lasciato il nido per Parigi e il cibo ha un sapore diverso, più debole. Demi e Daisy riescono a strappare un sorriso agli adulti solo ogni tanto, con la loro spontaneità innocente e buffa. Non chiedono dove sia la zia Beth, ma sembrano rendersi conto del terribile cambiamento che ha colpito la loro famiglia.

Amy era partita con l’intento di trascorrere due mesi a casa prima di tornare a Parigi, il tempo di dare la possibilità alla zia March di guarire dalla febbre, e alla sua famiglia di guarire dal lutto. Laurie invece non manifesta alcuna intenzione di ripartire.

Il filo che sembrava essersi spezzato tra lui e Jo sembra rigenerarsi pian piano e, sebbene Amy non lo avrebbe creduto possibile fino a pochi giorni fa, la cosa non la tocca minimamente. Non è né stupita né delusa. È come se il tempo si sia fermato al momento della partenza di Laurie mesi addietro e abbia ripreso a scorrere ora, al suo ritorno; nel mezzo non c’è stato nient’altro che un’oasi in cui Amy ha vissuto momenti indimenticabili sola con lui, che le hanno permesso di conoscerlo e farsi conoscere meglio che nei quattro anni precedenti. Ma tutto qui. È stata stupida anche solo a pensare che potesse essere suo.

L’ultima sera prima del suo ritorno a Parigi, li vede tornare dalla loro passeggiata quotidiana mano nella mano. Sa che non avrebbe mai potuto competere con lei, e va bene così. Conosce e ama sua sorella più di sé stessa e, dopo tutto, dopo i continui rifiuti della casa editrice che hanno spezzato per sempre il suo sogno di diventare scrittrice, costringendola a tornare a casa per sempre – decisione da lei presa e comunicata in famiglia giusto poco dopo la morte di Beth –, e quest’ultima batosta infinitamente più dura, sua sorella se lo merita. Laurie la farà stare meglio, e su questo Amy non ha dubbi. Va tutto bene. Poteva andare meglio, ma va tutto bene.

 

 

Una settimana dopo il suo ritorno a Parigi, Fred le chiede di sposarlo. Amy accetta.

Una volta tornata definitivamente a Boston e sistematasi in casa Vaughn, fa una cosa che si era ripromessa di non fare più: riprende a disegnare.

 

 

2 anni dopo

 

 

“Quanto manca?” le chiede Jo, stesa accanto a lei sulla spiaggia, con un cenno del capo verso la pancia di Amy.

“Oh, ci siamo quasi” replica lei con un sorriso, accarezzandosela. “Ancora due o tre mesi”

Voltano lo sguardo all’orizzonte, dove Laurie e Fred passeggiano lungo la spiaggia a piedi nudi, con Demi e Daisy che corrono davanti a loro sull’acqua, i pantaloni arrotolati fino alle ginocchia.

“Tu non ne vuoi?”

“Te l’ha detto mamma di chiedermelo?” butta lì Jo, guardandola con un ghigno. “Guarda che non cambierò idea solo perché insistete”

Amy ostenta il solito sguardo di rimprovero che è solito rivolgere a sua sorella maggiore, chiude gli occhi e inspira a fondo l’aria di mare.

“So che non ne hai mai voluti” dice.

“E non è cambiato niente”

“Pensavo che…”

Amy si interrompe. Già, cosa pensava? Che con Laurie sarebbe stato diverso? Jo non è una che cambia. O perlomeno, non cambia per nessuno se non per sé stessa. Neanche può arrivare a tanto.

“Niente” mormora, la voce così bassa che Jo deve sporgersi verso di lei. “L’amore non basta”

“A tanto cosa?” domanda Jo, aggrottando la fronte.

Amy riapre gli occhi.

“A far cambiare una persona” risponde. “Fin da piccole ci hanno riempito di facile, su come il matrimonio e l’amore risolvano magicamente tutto, portandoci alla condizione di massima felicità a cui una donna possa aspirare. Ma sai una cosa?” Non ha mai parlato a nessuno con così tanta franchezza, nemmeno a Meg, che da sempre la sua preferita. Eppure non riesce a fermarsi. È così facile tirare fuori quella piccola – ma pur sempre presente – quantità di bile che si è accumulata in lei e in qualunque altra donna si sia trovata nella sua situazione. “Per me non è stato così. Amo Fred e amo già il nostro bambino più di qualunque cosa… Ma il massimo della felicità lo raggiungo quando dipingo. Non quando adempio ai miei doveri di moglie e futura madre”

Per una manciata di minuti, nessuna delle due dice niente.

“Ricominciare a dipingere è stata la cosa migliore che potessi fare” aggiunge Amy, piano.

“Provavo le stesse cose quando scrivevo”

La voce di Jo è neutra, quasi insensibile, ma Amy percepisce tutto ciò che c’è dietro, e stringe le labbra.

“Non dovevi smettere”

“Troppe delusioni. Non ce la facevo più”

“Puoi ricominciare quando vuoi. Lo sai, vero?”

Si volta a guardarla speranzosa, quasi si aspetti di vedere Jo animarsi tutt’a un tratto e tornare la vecchia sé stessa, quella di due anni prima. Ma il fuoco di Jo si è spento, e nessuno può riaccenderlo se non lei stessa.

Jo guarda fisso in lontananza, quasi riuscisse a vedere qualcosa là dove il mare incontra il cielo. Amy non le stacca gli occhi di dosso.

“Quell’amore di cui hai parlato” dice Jo. “Quello di cui tutti parlano… Io non sono nemmeno sicura che esista”

Amy sente una fitta al cuore. Aggrotta la fronte e ingoia la saliva.

“Come sarebbe?” domanda con voce incerta. “E Laurie?”

Non è nemmeno sicura di voler ascoltare la risposta, ma al contempo sente che potrebbe impazzire se non la avrà. Jo solleva appena un angolo della bocca e si lascia uscire una risatina sarcastica. Giusto un secondo, prima di tornare seria – aggettivo che nessuno si sarebbe mai sognato di attribuirle, un tempo.

“Mi sentivo sola” confessa, senza guardarla. “Pensavo che con il tempo avrei imparato ad amarlo come voleva lui, ma… Non è successo”

Ed è come se perfino le onde del mare si fossero fermate. Non c’è più alcun rumore intorno a loro.

Jo abbassa lo sguardo e, per la prima volta, mostra segni di cedimento.

“E pensavo che sposandolo avrei fatto la cosa giusta, reso felice lui e provveduto alla mia famiglia…” continua. “Ma la verità è che aveva ragione Meg. Ha sempre avuto ragione. Un matrimonio non è solo convenienza. È una promessa di unione, di fedeltà… e soprattutto di amore”

Le lacrime che Jo ricaccia indietro, tirando su col naso, Amy invece le sente arrivare. Non avrebbe mai neanche pensato che la verità fosse questa. Col senno di poi, avrebbe dovuto capirlo: bastava guardare Jo e Laurie insieme per capire che, al contrario di quando erano solo amici, quella spontaneità e quella complicità non c’erano più. Il matrimonio, paradossalmente, li aveva divisi invece che unirli.

“E tu non ti sei sentita così quando tu e Laurie vi sei sposati” mormora Amy.

Jo scuote la testa. “No. Anzi…” Si ferma, caccia un sospiro tremolante e si volta verso di lei. “Non si sentiva così nemmeno lui”

La mandibola di Amy si allenta e lei si ritrova a fissare sua sorella a bocca semi-aperta e un accenno di affanno. Jo fissa negli occhi nei suoi e continua:

“Mi sono ributtata tra le sue braccia nel momento più buio della mia vita e lui mi ha accolto perché è Laurie, e non ha mai saputo negarmi niente… Ma non mi voleva veramente”

Voleva te. Non lo dice a parole, ma il suo sguardo parla da solo.

Amy sente una lacrima rigarle la guancia. Jo le stringe una mano.

“Avevo bisogno di lui, Amy” aggiunge, quasi implorando il suo perdono. “Tu no”

Ma Amy l’ha già perdonata. Non è neanche mai stata arrabbiata. Stringe la mano di sua sorella a sua volta, mentre con l’altra si copre gli occhi e si lascia sciogliere in singhiozzi, pregando il Cielo affinché Laurie e Fred, sempre più lontani da loro, non decidano di voltarsi proprio in quel momento.

E piange per sé stessa e per quello che ha perso – perché quello che ha provato in quei mesi a Parigi e nei quattro anni precedenti non lo proverà mai più –, per la sofferenza in cui Jo è sprofondata e per Laurie e la vita in solitudine a cui è condannato.

Quando si salutano, al termine di quel pomeriggio, Amy abbraccia sia Jo che Laurie, che si offrono di riportare i bambini a casa, quindi saluta Daisy e Demi; mentre si passano gli ombrelloni, la sua mano e quella di Laurie si sfiorano. Un brivido le corre per tutto il corpo, ma non osa alzare gli occhi su di lui.

Una volta salita in carrozza, però, si volta a guardare Jo e Laurie dirigersi a piedi dalla parte opposta, e per una frazione di secondo è di nuovo a Parigi, seduta accanto a zia March sulla carrozza mentre guarda Laurie camminare per il Giardino delle Tuileries. Non è cambiato niente, dentro di lei.

Solo che, stavolta, anche Laurie si volta a guardarla.

   
 
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