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Autore: Henya    08/03/2023    4 recensioni
Salve a tutti :) questo è il proseguimento della mia prima fanfiction "Never Lose Hope".
Anya , dopo essere partita con Rai per la Cina, ritorna a Tokyo dopo avere ricevuto alcune notizie dalla sua amica Hilary. Da qui ha inizio una lunga e ingarbugliata serie di eventi che, per chi già mi conosce, non saranno certo rose e fiori ^_^""
Spero possa piacervi :) Buona Lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono le sette e trenta circa del mattino e avrei dovuto essere in caffetteria già mezz’ora fa, lo so! Ma stamattina è stata un tantino dura alzarsi dal letto, soprattuto quando, una volta aperti gli occhi, ho visto il corpo di Kai coricato a pochi centrimetri dal mio. Ho dovuto fare appello a tutta la mia delicatezza per riuscire a non svegliarlo nell’intento di spostare la sua mano dal mio addome. La cosa strana è che non si è scosso minimamente: ha continuato a dormire sereno a pancia in giù come se niente fosse, mentre camminavo in punta di piedi verso la porta. Più difficile è stato, invece, abbassare la maniglia evitando di provocare quel fastidioso cigolio che la caratterizza da un po’ di tempo a questa parte. Boris mi aveva anche prestato uno spray lubrificante, ma non l’ho mai usato, figuriamoci! Ad ogni modo, sono riuscita ad uscire dalla stanza senza svegliarlo.

Non so per lui, ma per me sarebbe stato troppo imbarazzante!

Il fischiettio della teiera mi riporta alla realtà e in un abile gesto ne verso il contenuto in una tazzina.

“Buongiorno…” sento dire da una voce assonnata alle mie spalle.

“Buon..giorno” saluto in tono impacciato, riposizionando la teiera e facendo attenzione a non bruciarmi.

Kai se ne sta lì, poggiato a braccia conserte sullo stipite della porta, a fissarmi mentre continuo a girare e rigirare il cucchiaino nella tazza di tè. In realtà, non ho ancora messo lo zucchero, quindi perché lo sto mescolando? Per fingermi indaffarata ed evitare qualsiasi tipo di conversazione, forse?

“Non sei scappata alle prime luci dell’alba, stavolta” mi fa notare, pungente quanto basta a costringermi ad alzare lo sguardo.

“Difficile scappare da casa propria” ribatto altrettanto pungente, mentre soffio e sorseggio il mio tè matcha fumante. “Ne gradisci un po’?” gli propongo poi, per spezzare la tensione.

“Non bevo questa roba” si limita a dire sprezzante, mentre si avvicina e mi toglie la tazzina dalle mani per annusarne il contenuto con sguardo scettico. Prima di adagiare la tazzina sul ripiano della cucina, però, ne beve un piccolo sorso, giusto per assicurarsi che la sua ipotesi sia corretta. E a giudicare dalla sua espressione schifata, sembra averci preso.

“Allora?” dice poi, quasi in un sussurro mentre mi fissa intensamente.

“Allora…cosa?” riesco a dire, deglutendo nervosamente, mentre mi sforzo di reggere il suo sguardo.





 

***** 




 

“Allora…cosa?” mi domanda, sforzando la voce per farla uscire.

“Pentimenti, errori, rimorsi?” le suggerisco una serie di parole, in tono volutamente allusivo.

L’ultima volta che è finita a letto con me, l’ha definito addirittura un ‘terribile errore’ e sono curioso di sapere come lo definirebbe ora. 

Tuttavia, il richiamo di Hope, che urla ‘mamma’ dall’altra stanza, ci avvisa che si è appena svegliata…

“Devo andare”.

E così mi vedo costretto a scansarmi e lasciare che Anya, consapevole di essere ormai salva,  raggiunga la figlia.

Tempismo perfetto, penso tra me e me, mentre roteo gli occhi infastidito e bevo un altro sorso di quella schifezza verde fumante nella tazza.

Diamine, che schifo…



 

*** 









 

“Ti sei persa una serata incredibile!” esclama Boris, irrompendo nella cucina della caffetteria con la sua grazia paragonabile a quella di un cavernicolo.

“Buongiorno anche a te” affermo, rispondendo a un immaginario saluto.

“Ti ricordi di Emily?” domanda all’improvviso, sorvolando gli inutili convenevoli.

“Sì, Emily la secchiona della classe”, mi ricordo di lei.

“Beh, dimenticala! Non è più quella ragazza secca, bruttina, senza tette, con i brufoli che ricordi”.

“Wow, una descrizione molto accurata” commento tra me e me, mentre sistemo le tazzine in un vassoio.

“Adesso è diversa, quasi non la riconoscevo!”.

“Da non credere” esclamo fingendomi sorpresa.

“E’ completamente diversa” e nel pronunciare queste parole, Boris simula un movimento delle mani che allude a un seno alquanto prosperoso.

“Ah… quindi per farsi notare, una donna deve avere un seno abbondante?!”. Dana, che finora ha ignorato il racconto di Boris, ora si desta dal suo stato catatonico e ne approfitta per prendere  parola e attaccarlo.

“Non ho detto questo!” si difende lui, prontamente.

“Ah no? E perchè quando ai tempi era secca, bruttina, con i brufoli e senza seno non aveva attirato la tua attenzione??” torna a chiedere ancora più agguerrita, avvicinandosi minacciosamente a lui con un mestolo di legno puntato in direzione della sua faccia. 

“Sembra che qualcuno l’abbia presa un po’ sul personale…” commenta Boris, in tono di sfida.

“Cosa vorresti insinuare??”. Il tono alterato di Dana non lascia presagire nulla di buono.

“Niente…” si limita lui, nella speranza di calmarla. Ma la risposta di Dana è un colpo di mestolo per assestato sulla coscia del russo, che nonostante sembri essere dotato di una corporatura altamente massiccia e tonica, pare non avere un altrettanto alto livello di sopportazione del dolore. Infatti, si lascia sfuggire un effemminato “ahia!” mentre si strofina sofferente la parte del corpo colpita e dolorante.

“Volete smetterla voi due!”. Decido di intervenire prima che la situazione sfugga di mano a entrambi e tolgo dalle mani di Dana l’arma del delitto, sotto il suo sguardo di disappunto.

“Vado in sala a servire i clienti!” annuncia prima di congedarsi, rivolgendogli uno sorriso di scherno e inziando a imitare il verso effemminato di dolore emesso da lui poco prima.

“Che odiosa…” mormora Boris, fulminandola con lo sguardo, mentre continua a toccarsi la coscia colpita.

“Quindi? Cos’è successo con Emily?” gli domando poi, nel tentavivo di distrarlo dal pensiero di strangolare Dana, probabilmente.

“Ehm, niente! Mi ha ignorato per tutta la serata, nonostante io le avessi proposto di bere qualcosa insieme, ma poi a fine serata, quando sono tornato a casa, ho trovato una notifica su Instagram e, tra le mille ragazze che mi hanno messo il ‘segui’, indovina? C’era anche lei!” conclude soddisfatto.

“E…questo cosa vorrebbe dire?” domando perplessa, indicandogli con un gesto di passarmi delle cose risposte ai piani alti della cucina.

“Come cosa vorrebbe dire? Significa che è fatta!” esclama come se stesse spiegando la cosa più semplice del mondo, ma che io non ho ancora ben chiara.

“Andiamo Anya, devo spiegarti proprio tutto?”.

Sarà che stamattina mi sento intontita per le cose successe la scorsa notte, sarà perché non ho ancora messo in moto i neuroni, ma io non ho capito.

“Significa che presto scoperemo!” rivela infine, facendomi subito pentire di averglielo chiesto.

“Santo cielo, Boris…fai schifo!” mi limito a dire, andandomene via dalla cucina con aria disgustata, lasciandolo lì in piedi con un frullatore in mano.

“Come siete suscettibili stamattina voi due!” gli sento urlare in lontananza.









 

Più tardi, nel pomeriggio, Hilary si presenta in caffetteria con la scusa di voler trovare un posto ‘tranquillo’ per scrivere la sua tesi, dal momento che in casa Ivanov non riesce a trovare un attimo di pace, tra gemelli e vita coniugale. E così, le ho indicato l’angolo più appartato e silenzioso del locale e lei se ne sta lì da circa due ore a scrivere sul suo portatile, venendo di tanto in tanto interrotta dalle  telefonate di Yuri, rimasto a casa a badare ai figlioletti.

“Vuoi che ti porti qualcosa da bere?” le propongo, dopo avere scorto da lontano un’espressione di disperazione sul suo volto.

“Solo se mi fai compagnia”.

“Ok, chiedo a Dana di sostituirmi un attimo”.







 

“Come va, quindi?” le domando in tono apprensivo, mentre le verso il caffé triplo macchiato con latte di soia, da lei richiesto.

“Mi sento esaurita” lamenta sbuffando sonoramente.

“Non è meglio che tu ti prenda un anno sabatico? Insomma, non puoi stare dietro agli esami e alla tesi con dei bambini così piccoli…” le consiglio preoccupata.

“Lo so, ma non voglio perdere tempo. Sono già troppo indietro e vorrei togliermi il pensiero il prima possibile, capisci?”.

“Mmmh, non ho fatto l’università…quindi non posso capire appieno” le ricordo in tono allusivo.

Segue una pausa di silenzio, durante il quale entrambe osserviamo assorte un punto indefinito del tavolo.

“Ma cambiamo argomento…”. Hilary, dopo soli due sorsi di caffé, si desta dal suo stato di trans e assume un altro atteggiamento, quasi fosse rinata. Incredibile! “Cosa ne pensi di Matt?” domanda subito dopo, sotto il mio sguardo interrogativo.

“Matt?”. Il mio tono le sta comunicando che non ho idea di chi diavolo sia Matt.

“Matt! Il collega di Yuri!” mi ricorda, roteando gli occhi irritata.

Oh…

“Beh, un ragazzo…simpatico” commento, bevendo un sorso del mio té caldo.

“Solo simpatico? E poi mi spieghi perché lo hai piantato in asso?”.

“Te l’ho spiegato…non mi sentivo bene”.

“Non mi pare fosse questa la scusa” afferma, con aria sospetta.

“Ah no? Allora non me la ricordo” dichiaro fingendomi disinvolta, mentre continuo a sorseggiare la mia bevanda, nonostante sia troppo bollente e mi stia ustionando la lingua. Un gesto, probabilmente, dettato dal nervosismo.

“ Non è che c’è qualcosa che non mi hai detto?” domanda con aria investigativa.

“No, assolutamente…no!” rispondo prontamente.

“Non ci sarà mica qualcun altro?”.

Ecco, lo sapevo. Il té mi è andato di traverso e sto iniziando a tossire senza sosta.

“Ehm, stai bene?”.

“Sì…sì, scusami, mi è andata di traverso! Dicevi?”.

“Dicevo…” torna a ribadire, sospirando, “che forse Matt non ti interessa perché ti interessa qualcun altro…”.

“No, ti assicuro che non c’è nessuno. E’ solo che non… mi sento ancora pronta…tutto qui” invento di punto in bianco, nella speranza di essere convincente.

“Suvvia, Anya! Non sarai mai pronta se non ti butti” sentenzia lei, con convinzione.

“Forse hai ragione…”.

“Quindi, farò in modo che voi due vi incontriate di nuovo! Ho già in mente qualcosa!” annuncia, mentre si alza e raccoglie le sue cose.

“In che senso hai in mente qualcosa?” chiedo, un tantino preoccupata da questa sua affermazione.

“Tranquilla, mi farò sentire al più presto!”. Ecco che rimette tutto in borsa sotto il mio sguardo interrogativo.

“Hilary… ehm…non”. 

“Grazie del caffé. E’ stato miracoloso! Ciau!”.

Non sono riuscita a concludere la frase, perché Hilary è già andata via, lasciandomi qui come una rincitrullita a domandarmi cosa diamine abbia in mente…












 


 

***











 

Arriva la sera e quando suonano alla porta, Reina annuncia l’arrivo di Hope insieme ad Anya.

Non so perché, ma questa notizia mi provoca una sorta di fitta alla bocca dello stomaco che mi impedisce di alzarmi dalla poltrona della scrivania. 

Solo quando sento la vocina di Hope che chiede a Reina dove io sia, riesco a prendermi di coraggio e alzarmi.

“Ciao Papà!” saluta la piccola, abbracciandomi una gamba affettuosamente. Gesto che io ricambio scompigliandole i capelli.

“Qui c’è il borsone di Hope!” mi comunica Anya, posando la roba della piccola sul pavimento.

Ammetto che è strano guardarla in faccia e, contemporaneamente, immaginare ciò che abbiamo fatto la scorsa notte a casa sua.

“Papà, ho fame!” esclama Hope tirandomi un lembo della felpa.

“Penso che Reina stia preparando, vai a controllare!” le consiglio, in modo anche da rimanere un attimo da solo con la madre, la quale sembra un po’ nervosetta, dato che se ne sta lì, al centro del salotto, a evitare in tutti i modi di incrociare il mio sguardo.

“Perché non rimani anche tu a cena” le propongo di punto in bianco, lasciandola di sasso.

In effetti, questa proposta, sorprende persino me.

“In fondo, ti devo una cena” aggiungo poi, nella speranza di ricevere una risposta affermativa.















 

*** 












 

Un raggio di sole, proveniente dalle prime luci del mattino, solletica le mie palpebre, costringendole ad aprirsi e a mettere a fuoco la vista. 

“Buongiorno”.

Quando volgo lo sguardo alla mia sinistra, in direzione di quella voce, il mio cuore viene preso da un sussulto che gli fa perdere un colpo.  Kai se ne sta seduto nella sua parte del letto a scorrere il dito sul display del suo cellulare. Da quanto tempo è sveglio? E soprattutto, che ora sarà?

Il mio sguardo assonnato punta in direzione di una sveglia posta sul comodino accanto e lentamente alzo la schiena per mettermi seduta anch’io, badando bene a tenere il lenzuolo all’altezza del petto nudo.

Solo ora mi rendo conto di essere nella camera da letto di Kai e solo adesso mi rendo conto di quello che è successo.

“Dormito bene?”. Kai getta il cellulare alla rinfusa sul letto e si sposta sul fianco osservandomi, in attesa di una mia risposta.

“Beh, è un letto comodo, senza dubbio…” mi limito a dire, un po’ imbarazzata.

“Comodo, eh?” ripete in tono rassegnato, alzandosi e mostrando senza pudore la sua nudità. Cosa che mi costringe a volgere subito lo sguardo altrove. “Nulla che tu non abbia già visto” ci tiene a precisare, con aria soddisfatta, mentre infila una gamba dopo l’altra nei suoi boxer.

Già, ma fa comunque uno strano effetto.

“Comunque io devo scappare” mi avvisa poi, raccogliendo e indossando frettolosamente un pantalone e una camicia dalla poltrona. “Tu…”. Ecco che fa una faccia strana dopo aver preso per sbaglio il mio reggiseno in mezzo alle sue cose. “ …testa pure la comodità del letto finché vuoi” conclude con sorriso beffardo, tirandomi in faccia il mio stesso reggiseno per poi uscire dalla stanza.

Divertente… affermo tra me e me tirando via l’indumento intimo rimastomi appeso in testa.

Quando si chiude la porta, mi accascio sul letto sbuffando sonoramente, pensando e ripensando al fatto che non so cosa mi stia succedendo.

Ieri sera, quando ho accettato il suo invito, sapevo che sarebbe finita così, che saremmo finiti in camera da letto e,  il fatto più preoccupante è che, in cuor mio speravo finisse così…













 

***




 

“Signor Hiwatari, mi sta ascoltando?”.

Eh?

“Sì, va avanti”.

In realtà, non sto ascoltando nemmeno una parola di quello che sta dicendo, tanto alla fine delle sua presentazione proiettata sul grande schermo, dirò come sempre di no; mi è bastato vedere le cifre sparse qua e là sulle varie slide per bocciare senza remore la sua proposta.

Stamattina la mia mente è distratta da pensieri che esulano dagli affari aziendali e che possono essere riassunti in una sola parola: Anya.

E’ la seconda sera di fila che finiamo a letto insieme e, anche se mi sembra ancora tutto molto strano, non mi è dispiaciuto affatto, come credo non sia dispiaciuto nemmeno a lei.

Mi chiedo soltanto quanto durerà questa fase.

Prima o poi Anya farà venire a galla una serie di rimorsi e pentimenti che faranno in modo di ricostruire il muro, temporanemante abbattuto, tra di noi.

“Quindi? Cosa ne pensa di questa idea, Signor Hiwatari?” domanda il mio dipendente, una volta finita la sua presentazione.

“Che è pessima!” riferisco in tono piatto, mentre mi alzo dalla mia sedia e lascio scivolare quella penna che ho finora tenuto puntata a una tempia, quasi fosse una pistola pronto a sparare per sopprimere questa sensazione di noia.

E poi senza avvisare o dare spiegazioni a nessuno, in perfetto stile dirigente Hiwatari, abbandono la sala riunioni, sotto lo sguardo sbigottito e rassegnato dei dipendenti, come faceva il buon vecchio Hiwatari Senior.









 

*** 










 

“La signorina rimane a cena?” mi domanda Reina, con i suoi modi sempre eccessivamente formali.

“Ehm…” stavo per rispondere, 

“Sì” ma Hiwatari decide di farlo al posto mio, mentre passa velocemente da una stanza all’altra alla ricerca di qualcosa.

“Va bene, allora apparecchio per tre” comunica la cameriera, facendo il suo solito inchino prima di congedarsi.

Mi sento sempre in imbarazzo in queste situazioni. Hiwatari sarà abituato ad essere servito e riverito, ma io no.

“Che cosa stai cercando?” chiedo un po’ intimorita ad un Hiwatari che continua a cercare qualcosa, infilando mani nelle fessure di divani  e tra mobili vari.

“Il mio cellulare”.

“Ehm, credo che ce l’abbia Hope” gli riferisco, indicando la piccola che fa finta di parlare al telefono con i suoi amici immaginari da circa un’ora. Pensavo fosse un giocattolo a dire la verità.

I suoi occhi puntati al cielo mi trasmettono la sua sensazione di sollievo e a passo svelto raggiunge Hope intimandole di restituirgli il cellulare, ma la piccola, troppo presa dal suo gioco, inizia a correre per la casa inseguita da un Hiwatari poco incline allo scherzo.

E io in tutto questo non so se sorridere alla vista di questa buffa scena o iniziare a preoccuparmi, dato che Hiwatari la alza di forza e inzia a scuoterla animatamente. Ma le finte urla tra una risata e l’altra di Hope mi fanno capire che Hiwatari stia scherzando e che forse è un modo di giocare tutto loro che io non conosco.

Continuo a pensare che sia tutto così strano…insomma, io qui a cena con loro, io e Kai, e poi io Kai e Hope, sono confusa…

I miei pensieri confusi e lo strambo gioco tra Kai e Hope vengono interrotto dal suono del campanello. Kai riporta la piccola coi piedi per terra e con aria interrogativa si dirige alla porta principale.

“Che cosa ci fai qui?” gli sento dire a bassa voce, rivolgendosi con tono alterato a colui che ha osato bussare alla sua porta. “Non mi sembra il caso” aggiunge poi, sempre a tono basso quasi per paura di farsi sentire dalla sottoscritta, che, incuriosita, decide di far capolino dalla porta del salotto e vedere di chi si tratta.






 

*** 









 

Quando ho aperto la porta di casa e ho visto Boris, sono stato tentato di ignorarlo e chiudergli la porta in faccia prima che aprisse bocca.

“Che cosa ci fai qui?”.

“Ho portato delle birre, mi fai entrare?”.

“Non mi sembra il caso…”.

“Perché?“Ma c’è Anya?” domanda poi, fissando qualcuno alle mie spalle.

Grandioso.

Boris mi scansa con una mano per farsi spazio ed entrare. “Meno male che ho portato delle birre in più! Non sapevo fossi qui” gli sento dire da lontano. 

Io rimango qualche secondo qui, sull’uscio di casa con la porta ancora aperta, a maledirmi mentalmente per non aver subito chiuso la porta in faccia a Boris.

Deve sempre rompere le scatole…









 

*** 









 

Boris è rimasto per cena e, per l’immensa felicità di Kai, anche per il dopocena.

“Mamma, mi passi il colore giallo?” mi chiede Hope, intenta a finire i suoi disegni sparsi sul tavolino del salotto.

Stranamente, Boris non ha fatto troppe domande. Insomma, del perché io sia qui, intendo.

Ed è meglio così, perché non mi piace l’idea che lui, Yuri, Hilary o chiunque altro, sappiano di me e di Kai, soprattutto Hilary, la quale so già che cosa mi direbbe al riguardo.

Per il momento voglio che rimanga tra me e lui questa specie di relazione, che non so bene come definire. So solo che da qualche settimana, capita che qualcuno dei due rimanga a dormire a casa dell’altro.

“Emily mi ha messo mi piace ad alcune foto” annuncia trionfante Boris, stappando una bottiglia di birra.

“Wow, allora la cosa si fa seria” lo schernisce Kai, strappandogli la bottiglia di mano, prima di accomodarsi sul divano a un’equa distanza da me.

“Fa la preziosa perché è arrabbiata perché al liceo non la guardavo, ma so che adesso vuole attirare solo la mia attenzione” spiega, aprendo un’altra birra e sedendosi sul divano proprio in mezzo a me e Kai.

“E ci sta riuscendo…” mormora Kai, mentre, con aria infastidita, si sposta ulteriormente per non stare attaccato al Boris.

“E’ questione di tempo…Cin Cin?” dice poi, proponendo una sorta di brindisi prima a me, e poi a Kai, che lo ignora volutamente iniziando a bere. “Sempre molto amichevole…” commenta in tono punzecchiante Boris.

Prevedo una lunga serata…








 

*** 





 

Non lo sopporto.

Ha sempre il brutto vizio di irrompere in questa casa senza preavviso e, in genere, non mi dà fastidio. Di solito, quando si presenta qui, ma non posso ospitarlo perché sono insieme a una ragazza, mi basta comunicargli di girare i tacchi e lasciarmi in pace e lui, senza problemi, sparisce. Ma stavolta è stato diverso, perché la ragazza in questione è Anya e lei non vuole che si sappia in giro che andiamo a letto insieme, per qualche oscuro motivo. Pertanto, ho dovuto fare in modo di comportarmi in modo da non destare sospetti in Boris.

Ha cenato qui, ha bevuto anche…che cosa aspetta ad andarsene??

 

Passa un’oretta e Boris, finalmente, intuisce che è arrivato il momento di ritirarsi nella propria dimora. 

Nonostante io mi senta sollevato da questa sua decisione, inizio a preoccuparmi quando lo sento proporre un passaggio ad Anya per accompagnarla a casa.

“Ti accompagno a casa”.

Al suono di questa frase, Anya si irrigidisce e non sa cosa rispondere, nonostante io, che me ne sto alle spalle di Boris, le stia intimando con un cenno della testa di dire di no.

“Ok” è, invece, la sua risposta.

Una risposta che mi lascia senza parole.

Sul serio?

E’ quello che la mia faccia gli sta comunicando, una volta che Boris si allontana per prendere la sua giacca.

“Non sapevo cosa dire…” bisbiglia con faccino innocente, per giustificarsi.

“Potevi dire di no” le ricordo minaccioso.

“Allora, andiamo?”.

“Sì” risponde prontamente lei, quasi non aspettasse altro.

E così, sotto il mio sguardo sbigottito, Anya prende la sua giacca, saluta con un bacio sulla testa la piccola e se ne va, non prima di far incrociare, per un breve attimo, i nostri sguardi.

Da non credere…esclamo mentalmente, mentre mi risiedo sul divano, massaggiandomi le tempie doloranti.

“Perché la mamma è andata via?” chiede la piccola, quasi mi avesse letto nel pensiero.

“Bella domanda…” mi limito a dire, sospirando stancamente.

Bella domanda…





 

*** 








 

Dallo sguardo di Kai ho intuito che non si aspettava e non voleva che prendessi questa decisione. Ma cosa potevo fare?

Boris è solito proporsi per riaccompagnarmi a casa e se avessi detto di no si sarebbe insospettito. Avrebbe chiesto - ah, ma allora dormi qui?- oppure - Cosa avete da nascondere voi due?-, insomma, avrebbe fatto troppo domande scomode, a cui, per adesso, non sono pronta a rispondere.

Non so come e quando sia iniziata questa storia con Kai, a dire il vero, e non so come andrà a finire.

Se si sapesse in giro, inizierei a farmi venire l’ansia, perché significherebbe dire a tutti ufficialmente che…io e Kai stiamo insieme?? Anzi, sarebbe più corretto dire - Io e Kai andiamo a letto insieme- dato che i nostri incontri si limitano solo a questo, fondamentalmente.

Non so cosa stia succedendo tra me e lui, so solo che finché non lo scoprirò, nessuno dovrà sapere di noi.







 

***



 

Dopo quella volta in cui la serata è stata rovinata da Boris, non ci sono state molte occasioni per stare insieme a causa di qualche imprevisto. Una sera, ad esempio, Hope stava male, un’altra ancora Hope piangeva e faceva i capricci e un’altra sera ancora Anya aveva le sue ‘cose’, come amano chiamarle le donne.

Stasera tutto sembra essere andato liscio: Hope se ne sta nella sua stanza già dormiente e nessuno si è presentato a casa mia per rompere le scatole. Dunque, ho invitato Anya a salire in camera per approfittarne.

E mentre ne stiamo approfittando, e anche alla grande, il mio cellulare sul comodino inizia a squillare e senza badare al mittente o staccarmi dal corpo di Anya, con un rapido gesto della mano, disattivo il volume, continuando a fare ciò in cui siamo impegnati.

Passano pochi secondi e il cellulare suona di nuovo, e nonostante io lo stia ignorando, Anya mi costringe a fermarmi…

“Forse dovresti rispondere” mi consiglia, facendo appello a tutta la sua forza per allontanarmi dal suo corpo.

“Lascialo squillare” mi limito a dire, passando poi ad altre parti del suo corpo.

Tuttavia, alla fine, dopo l’ennesimo tentativo di chiamata sono costretto quantomeno a leggere il nome del mittente.

“E’ Boris” esclamo infastidito alla vista di quel nome.

“Boris?” ripete Anya un po’ stranita. “Che vuole a quest’ora?” si chiede, verificando l’ora.

“Non lo so. Non mi interessa” dichiaro in tono menefreghista, gettando il cellulare sul comodino per tornare alle mie faccende.

“Magari è importante” continua a dire lei, nonostante il mio volere.

Dio, che strazzio…

Mi sollevo sui gomiti e prendo il cellulare sbuffando sonoramente…

“Che diavolo vuoi?” rispondo in tono alterato a colui che osa disturbarmi sempre nei momento inopportuni.

Ho bisogno che tu venga a prendermi” e questa frase mi basta a chiudere la telefonata in fretta congedandolo con una semplice parola “Scordatelo”.

Aspetta, c’è anche Anya con me!”.

“Ma davvero?” inizio a dire consapevole del fatto che mi stia mentendo, dal momento che Anya è proprio qui sotto di me, schiacciata dal mio corpo, e non può essere altrove. “Passamela, allora” gli ordino, in tono di sfida.

In tutto ciò, non posso fare a meno di non notare la faccia interrogativa di Anya che sta ascoltando tutto dalla sua postazione.

Ehm…non può parlare al momento” si inventa, titubante.

Ovvio, perché non è lì.

“Senti, sto chiudendo, ciao”. Sono stanco delle sue storielle.

Aspetta, sono nudo e nel bosco e mi hanno rubato l’auto”.

Stavo per chiudere la telefonata, ma questa frase pronunciata dalla sua voce disperata, mi lascia perplesso e mi obbliga ad approfondire la questione.

“Che vuol dire che sei nudo nel bosco?”.

Possiamo rimandare le domande a dopo? Ti prego sbrigati e porta degli indumenti”.

La chiamata termina e io rimango incerto sul da farsi.

“Dammi un valido motivo per andarci, ti prego” chiedo ad Anya, in tono stanco, riprendendo a baciare il suo collo.

“Forse perché è tuo amico?”.

“Ti ho chiesto un valido motivo” ripeto, calcando il tono sulla parola ‘valido’.

“Perché se qualcuno lo vede potrebbe denunciarlo per atti osceni in luogo pubblico?” è il suo secondo tentativo che mi lascia stupido, talmente tanto da essere costretto a fermarmi e osservarla in maniera storta. Guarda troppi polizieschi forse…

“Beh se lo arrestassero, la smetterebbe di rompere le scatole, non credi?” . In un rapido gesto ribalto le posizioni, nel tentativo di distrarla.

“E poi perchè ha usato la scusa che ci fossi io con lui?” domanda poi, con aria vagamente curiosa.

“Non lo so. Lascialo perdere”.

Cavolo, è difficile distrarla!

“Lo ha fatto perché pensa forse che tu ci tieni a me?”.

Ok basta.

“Ho capito, vado a recuperare Boris, contenta?”. Stufo ormai della piega che hanno preso le circostanze, mi vedo costretto ad alzarmi e vestirmi per andare a vedere dov'è quel deficiente di Boris.

E poi perché questa domanda?

Beh Boris sa che non mi scomoderei per lui senza un valido motivo e ha usato la scusa di Anya perché l’ultima volta, quando era stato fermato dalla polizia ubriaco insieme a lei, aveva funzionato.

“Vuoi che venga anch’io?”.

“No, ti risparmio la gioia di vedere Boris nudo” spiego disgustato, mentre allaccio la cintura alla vita e mi premuro di prendere degli abiti da dare a quel deficiente.















 

“Dove diavolo sei?”.

Ho appena spento il motore in mezzo al bosco da Boris indicatomi, ma di lui nessuna traccia. Scendo e inizio a camminare, finché…

“Dio, che schifo!”, finché non mi appare davanti nudo, uscendo da dietro un albero. Gli tiro addosso i vestiti e mi giro disgustato dall’altra parte.

“Finalmente, ce ne hai messo di tempo” si lamenta, beccandosi un’occhiata fulminante da parte mia.




 

“Si può sapere cosa ci facevi nudo nel bosco?”.

Siamo in auto e lo sto portando a casa sua. Domani andrà a denunciare il furto, perché non ho intenzione di passare la notte in questura per colpa sua.

“E’ stata quella pazza di Emily!” rivela incollerito.

“Vuoi dirmi che Emily ti ha portato nel bosco, ti ha denudato e ti ha rubato l’auto?!”. Suona così assurdo!

“Non è andata proprio così!” ci tiene a precisare, infastidito. “Lei mi ha proposto di voler fare … delle cose un po’ particolari e ho accettato di farlo nel bosco con lei. Insomma, se fosse capitato a te non l’avresti fatto??” mi chiede come se fosse una cosa ovvia.

“No!” rispondo categorico e arrabbiato.

E la mia risposta lo fa sentire ancora più stupido.
“Ad ogni modo, ha preso i miei vestiti, li ha tirati in auto e se n’è andata!”.

“Perché hai lasciato le chiavi in auto immagino!” gli faccio notare, in tono di rimprovero.

“Non è questo il punto” ci tiene a precisare lui.

“Il punto è che tu mi hai fatto fin venire qui, a quest’ora,  perché hai dato retta a quella pazza e ti sei fatto fregare come un deficiente!” sottolineo pungente, trattenendomi dalla voglia di strangolarlo mentre guido.

“Beh, Che vuoi che ti dica? Che mi dispiace di averti svegliato?”.

Non stavo dormendo, anzi, ero molto sveglio…ma lasciamo perdere.

“C’è un altro problema…” inizia a dire, con un tono che vuole fare appello a tutta la mia calma. “Le chiavi di casa erano in auto…”

No…

No, ti prego.

Questa no.










 

Boris chiude con troppa forza la porta di casa mia, fingendosi dispiaciuto dopo essere stato fulminato dal mio sguardo omicida.

“Dormi sul divano” sentenzio categorico.

“Cosa?” lamenta bisbigliando, mentre camminiamo a passo felpato nell’oscurità del corridoio.

“Ho già esaurito la mia pazienza, quindi o dormi sul divano o fuori insieme al cane in giardino”. Il mio tono serio e stanco lo convincono abbastanza da capire che non ha altre alternative se non quella di eseguire l’ordine.

“Fantastico…” mormora tra se e se mentre si sdraia sul divano alla ricerca della posizione migliore.

Non mi importa. Ho già fatto abbastanza.

Quando arrivo in camera da letto, apro e richiudo lentamente la porta, per paura di svegliare Anya, che, come mi aspettavo, sta già dormendo. Figuriamoci.

E così, con spirito di rassegnazione, mi corico nella mia parte del letto, sperando di addormentarmi il prima possibile.















 

*** 










 

E’ mattino e la scomodità di questo divano mi induce ad alzarmi e sgranchirmi le gambe intorpidite.

Mio dio, che dolore alla schiena!

Kai poteva farmi dormire benissimo in una delle stanze di questa casa, ma ha preferito punirmi, obbligandomi a coricarmi in questo maledetto divano, senza darmi nemmeno una coperta, mentre lui se ne sta comodo di sopra nel suo super mega comodo materasso.

E’ presto e starà ancora dormendo immagino…Sarebbe un peccato disturbare il suo sonno per chiedergli di prestarmi la sua auto e andare dalla polizia per denunciare il furto.

Questa malsana idea mi porta a raggiungere a passi spediti il piano di sopra e svegliarlo nella maniera più dolce possibile. Ma una volta aperta la porta della sua camera da letto, sono costretto a esclamare un “Porca vacca” e a richiuderla velocemente, pentendomi di averlo fatto.

“Boris, io ti uccido” sento dire a Kai in tono minaccioso, da dietro la porta.

Quella era Anya?

Ed era sopra Kai?

Nuda?

Devo avere le allucinazioni.










 

***





 

“Che diavolo ci fa Boris qui?” domanda allarmata Anya, dopo essere saltata in aria dallo spavento.

Dopo esserci svegliati ne abbiamo approfittato per riprendere quello che era stato interrotto la sera precedente.

“Io lo uccido” dico per l’ennesima volta, provando a trovare la forza di alzare la testa dal cuscino.

“Kai?”. Anya pretende delle spiegazioni, lo so.

“Senti, è una lunga storia, che ti racconterò dopo aver seppellito il suo cadavere in giardino” sentenzio categorico, mentre mi vesto sotto il suo sguardo allibito.







 

***









 

Questa non ci voleva.

Boris ci ha visti, cavolo…

Ma cosa ci fa qui?

Non ci sto capendo nulla.

Kai è appena uscito dalla stanza con una faccia che non fa presagire nulla di buono e questo mi costringe ad affrettarmi a seguirlo. Quindi indosso alla rinfusa i miei vestiti e scendo velocemente i gradini, un secondo dopo Kai, che raggiunge Boris a passo spedito.

“Senti, non ho visto granché” si giustifica subito lui, parando le mani di fronte, ma venendo spinto da un Hiwatari super incazzato.

“Si può sapere che ti salta in mente??” gli urla in faccia, minaccioso.

“Non ho visto molto, volev…”. Ecco un altra spinta che mi costringe a mettermi in mezzo e tenerli lontani.

“Ok, calma…calma!” esclamo, provando a calmare i ribelli spiriti, soprattuto di Kai, i cui occhi lanciano fulmini e fiamme addosso all’amico. “Va tutto bene, adesso ne discutiamo!”.

Le mie abilità da mediatrice sembrano funzionare, tant’è che Kai sospira rassegnato, allontanandosi, e Boris capisce che è meglio non proferire parola.

Bene…

“Anya, ti giuro che ho chiuso subito la porta, io non immaginavo che voi due…”.

“Perchè è normale irrompere nelle camere da letto altrui, no?”. Kai parte alla carica di nuovo, ma viene indotto a calmarsi dal cenno della mia mano.

“Potevi dirmelo che eri con Anya, non avrei aperto. Insomma, da quanto tempo voi due…insomma”.

Sospiro rassegnata al fatto che ormai non sia più possibile tenere nascosta la cosa.

“Da qualche tempo…da qualche settimana” rivelo, imbarazzata.

“Wow e perché non lo avete detto?” domanda, giustamente.

“Perché non volevamo che si sapesse, ancora…” provo a spiegare, sotto lo sguardo incollerito di Kai.

“Beh, sono sconvolto ragazzi, vi giuro. Non avrei scommesso un centesimo su di voi” confessa, senza timore. “Immagina la faccia di Hilary quando lo saprà!” esclama poi, dipingendo un sorriso sardonico sulle labbra.

“E’ proprio questo il punto!” intervengo subito a infrangere il suo film mentale. “Hilary non dovrà saperlo”.

“Perché no? Le verrà un arresto cardiaco! Lei odia Kai!” rivela senza peli sulla lingua, beccandosi uno sguardo omicida da parte del diretto interessato.

“Ti prego, Boris! Non voglio che lo sappiano né lei, né Yuri!” lo supplico con lo sguardo, sperando di riuscire a persuaderlo.

“Se lo dici a qualcuno di stacco quella cosa che hai in mezzo alle gambe e la do in pasto al mio cane”. Ecco che Kai decide di usare una tecnica di persuasione, secondo lui, più efficace. E a giudicare dalla faccia di Boris, sembra avere funzionato.

“Come volete, ragazzi” accetta in tono arrendevole. “Mi presti la tua auto per andare dalla polizia?” domanda, cambiando tono, a un Kai che non crede alle sue orecchie. “Lo prendo come un sì!” conclude in tono beffardo, prendendo le chiavi da una mensola per poi uscire, seguito dallo sguardo di fuoco di Hiwatari.

*** 




 

“Avrei dovuto lasciarlo nudo nel bosco…” mormoro tra me e me, maledicendomi mentalmente.

“Beh speriamo non lo dica a nessuno per ora” sento dire ad Anya, un po’ preoccupata.

Ora che Boris sa di noi, ho paura che Anya inizierà a farsi delle paranoie.

Sinceramente, a me non importa il fatto che lui, Hilary o Yuri sappiano di noi, a me preoccupa soltanto il fatto che questo potrebbe indurre Anya a pentirsi di quello che stiamo facendo e ad allonarsi da me. Hilary le farebbe il lavaggio del cervello, ricordandole il terribile mostro che sono in realtà…

Spero che questo accada il più tardi possibile.






















 

Ciao amici lettori e amiche lettrici!

Innanzitutto auguri a tutte le donne!

Vi regalo questo capitolo da parte mia XD

Spero come sempre che vi sia piaciuto. Anya e Kai se la spassano alle spalle di tutti, e spero sia chiaro il motivo per cui si stanno ‘nascondendo’. L’unico a saperlo è in realtà Boris, che come sempre si impiccia degli affari altrui e ha giocato col fuoco e con la pazienza di Kai fino alla fine XD

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Grazie ai lettori e ai recensori.

Un saluto




 

Henya


















































 
   
 
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