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Autore: Farkas    19/03/2023    0 recensioni
Dopo la guerra, Garrick Olivander viene a sapere della morte di Gregorovitch e sentendosi in colpa decide di fare una visita alla sua tomba e in seguito al suo negozio, dove troverà una sorpresa che riuscirà a rincuorarlo. Un piccolo sguardo al secondo dopoguerra magico e alla vita di Gregorovitch.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gregorovitch, Nuovo personaggio, Olivander
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Un degno erede

 

Capitolo 2: Un’eredità da raccogliere

 
“Tutto quello che ho, l’ho ereditato. Ha fatto tutto mio nonno. Devo tutto al diritto di proprietà e al diritto di successione, io vi ho aggiunto il dovere della responsabilità.”- Gianni Agnelli.
 
Da almeno mezz’ora Anton stava a guardare suo nonno mentre lavorava il legno senza aprire bocca. Prese la parola solo quando Mykew Gregorovitch cessò il suo lavoro, per prendere un filamento di corda di cuore di drago.
-Non sarebbe meglio limare un altro po’ il legno? –.
-Perché? -.
-Penso che se fosse un po’ più sottile, la bacchetta sarebbe più elegante-.
Mykew Gregorovitch fissò il nipote con aria critica: - E questo in cosa migliorerebbe l’utilizzò della bacchetta? Ricordati sempre che le bacchette sono strumenti di lavoro. Devono essere funzionali, non belle. E devono essere robuste per poter reggere ai danni che inevitabilmente subiranno: sono oggetti che vengono usati per combattere, che cadono, che vengono trasportati per lunghe distanze. Purtroppo molti miei colleghi non lo capiscono, nemmeno Olivander. Bravo è bravo, per carità, ma trovo che quel suo intagliare le bacchetta sia un’inutile perdita di tempo. Ma dopotutto lo fanno quasi tutti… ci tengono a rendere il loro prodotto più attraente-.
-Capisco- si limitò a rispondere Anton, mentre suo nonno si rimetteva al lavoro.
Poco dopo Mykew si avvicinò alla porta del negozio, girò il cartello con la scritta chiuso e si voltò verso Anton: -Adesso direi che possiamo cominciare a cercare la tua bacchetta-.
Anton s’illuminò. Era arrivato il momento che aspettava da tutta la vita: finalmente avrebbe posseduto una bacchetta che sarebbe stata sua soltanto, prodotta dal più grande fabbricante del mondo.
Saltellando il bambino si avvicinò al nonno: chissà che bacchetta gli sarebbe toccata… sperava tanto che avesse qualcosa di speciale… certo tutte le bacchette erano speciali a modo loro, il nonno glielo aveva sempre detto, ma in effetti era anche vero che alcuni legni avevano caratteristiche particolari molto intriganti, mentre altri creavano bacchette che ci mettevano molto più tempo delle altre a trovare padroni, dato che volevano che il loro partner umano possedesse caratteristiche particolari. 
Dopo aver preso le misure il nonno afferrò alcune bacchette: - Sambuco, crine di Thestral, trentotto centimetri e un millimetro, flessibile- annunciò porgendogli una bacchetta che malgrado ciò che aveva detto poco fa era finemente intagliata e attraversata da strani bozzi.
Anton la prese in mano e la agitò sentendosi un po’ teso a causa dello sguardo carico di aspettativa del nonno, ma non accadde niente. 
Mykew parve deluso, ma non sorpreso: - Ne ho create decine così e ne ho piazzate poco più di due dozzine- sospirò. - Be’ almeno dovevo provare. Tenta con questa: faggio, piuma di fenice, trentadue centimetri, flessibile-.
Dalla bacchetta uscì un piccolo sbuffo di fumo nero. Niente di che.
-No, non è lei. Tieni: carpino, trentatré centimetri e due millimetri, rigida, corda del cuore di drago-.
Un altro fiasco.
-Mmm… chissà, forse… abete e capello di Veela, ventotto centimetri e mezzo, molto flessibile-.
Stavolta la reazione della bacchetta fu molto più decisa: si udì un violento schianto e uno scaffale cedette, facendo cadere a terra una cinquantina di bacchette che emisero sbuffi e scintille.
-Oh, per Nerida*!- imprecò Mykew mentre si precipitava a controllare che nessuna bacchetta fosse rimasta danneggiata.
-Scusa- fece mortificato Anton.
-Non preoccuparti, non è successo niente di grave. Se avessi avuto un galeone per ogni volta che è successo un incidente qui dentro, a quest’ora sarei ricco. - borbottò Mykew, mentre agitando la sua di bacchetta aggiustava lo scaffale e faceva tornare le bacchette dentro le scatole. Alcune ritornarono facendo capriole per aria.
-Sempre esibizioniste quelle di corniolo- sbuffò l’anziano, un attimo prima di far tornare le scatole sullo scaffale.
La ricerca della bacchetta continuò, ma ci volle un altro quarto d’ora prima che Anton trovasse la sua: legno di cedro, crine di Thestral, rigida, venticinque centimetri e quattro millimetri. Non appena la prese in mano, si sentì pervaso da una sensazione di completezza, diversa da qualunque cosa avesse mai provato. Alzò la bacchetta, e da essa uscì un raggio di luce multicolore.
-Molto bene! - commentò Mykew sorridendo. - Cedro, eh? Direi che ti si adatta-.
-Se non sbaglio è un’ottima bacchetta da duello-.
-Non proprio: diciamo che in genere chi possiede una bacchetta di cedro è spesso un temibile avversario, soprattutto se hai fatto del male ai suoi cari. Una bacchetta perfetta per chi ha forza di carattere e lealtà fuori dal comune-.
 
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Anton Gregorovitch riemerse dolorosamente da quelle memorie, mentre si avviava verso il negozio. Parevano passati mille anni da quel giorno. 
Era in Brasile a studiare i capelli di curapira, quando gli era arrivata la lettera che lo aveva informato del ritrovamento del cadavere di suo nonno e del Marchio Nero che lampeggiava su di esso. 
Un paio di giorni dopo il funerale era stato aperto il testamento e come si aspettavano tutti la bottega era passata a lui. Suo padre non si era mai interessato ad apprendere l’arte della fabbricazione e nemmeno suo fratello.
-Se ci tieni tanto a congelarti le chiappe nei boschi per cercare la legna e i nuclei, per poi guadagnare quel poco che si ottiene vendendo bacchette, padronissimo- gli aveva detto suo padre quando dopo aver finito Durmstrang gli aveva detto che si sarebbe fatto insegnare il mestiere dal nonno.
Il negozio, il suo negozio era un disastro. Scatole vuote rovesciate ovunque, scaffali distrutti. Chissà quante bacchette erano finite in mano sciacalli vogliosi di smerciarle sottobanco, o a imitatori e bottegai da due Zellini che volevano spacciare le bacchette create da suo nonno per proprie creazioni e studiarle per carpirne i segreti. 
Altre invece erano finite in mano ai Mangiamorte che dopo la fuga di Olivander si erano riforniti lì prima della battaglia in cui finalmente erano stati sconfitti una volta per tutte, ma questo Anton Gregorovitch non lo avrebbe mai saputo.
Anton sospirò. Tirò fuori la bacchetta e la agitò. Come tanti anni fa, le scatole si chiusero e tornarono sugli scaffali ancora integri. Le altre si spostarono vicino alla porta, mentre il giovane riparava gli scaffali a colpi di bacchetta. 
Il meno era fatto. Ora avrebbe dovuto fabbricare abbastanza bacchette da riempire tutte quelle scatole.
Ricordava fin troppo bene l’ultima volta che era uscito dal negozio. Quanto era stato felice quel giorno…
 
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-Be’ direi che va bene- fu il commento di Mykew dopo aver osservato con aria critica una bacchetta fabbricata dal nipote. Era la prima volta che lo approvava uno dei suoi lavori. Tutte le altre bacchette erano state bocciate e distrutte.
-Sul serio? -.
-Ebano e corda del cuore di drago, trentatré centimetri e due millimetri, sorprendentemente rigida… mmm… sì, sì, vediamo… Accio mantello! -.
Un attimo dopo il mantello sfrecciò dall’attaccapanni alla mano del suo proprietario.  Mykew praticò altri incantesimi e alla fine posò la bacchetta soddisfatto.
-Bene. Nessun difetto-.
-Davvero? A me pare di avere ancora così tanto da imparare…-.
-Certo, che hai ancora tanto da imparare. C’è sempre qualcosa da imparare sulle bacchette. E c’è ancora tanto che ti posso insegnare, ma ormai hai raggiunto un buon livello. Devi girare un po’ il mondo, dare un’occhiata ai prodotti degli altri fabbricanti, capire con quali nuclei ti trovi meglio… se continui a imitare la mia tecnica i tuoi lavori non avranno mai personalità. Naturalmente devi fare ancora esperienza, ma quella arriverà solo con il tempo-.
-Lo farò nonno. Vedrai, ti renderò orgoglioso di me! -.
-Lo hai già fatto da un pezzo-.
Anton sorrise e il nonno se ne accorse. Fra loro due non c’era bisogno d’altro, si erano sempre capiti al volo. 
 
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I volantini erano stati distribuiti, la notizia fatta circolare. Ormai era certo che in giro si sapesse che il Gregorovitch Zauberstäbe aveva riaperto i battenti.
Era estate, la stagione in cui si vendono più bacchette, ma comunque poteva capitare che non arrivasse nessun cliente, ma Anton desiderava ardentemente che qualcuno venisse. Era il primo giorno di lavoro… forse era infantile, ma desiderava davvero vendere una bacchetta quel giorno. 
Dopo tre interminabili ore, la porta del negozio si aprì e ne entrò un uomo alto e bruno, seguito da una ragazzina pallida dai lunghi capelli neri. 
L’uomo lo scrutò con aria critica, ma poi decise di fidarsi del cognome Gregorovitch.
-Buongiorno. Mia figlia Sarah, sta per cominciare a frequentare Durmstrang e necessita di una bacchetta-.
-Siete venuti nel posto giusto. Mi dia solo il tempo di prendere le misure- rispose Anton. A parole si era mostrato sicuro, ma non si era mai sentito tanto nervoso da quando aveva sostenuto gli esami di diploma a Durmstrang.
Batte le mani e il metro gli obbedì perfettamente, cosa che ancora non succedeva sempre.
Selezionò una dozzina di scatole e le fece provare alla ragazzina. Le prime tre bacchette non produssero nulla, le successive tre solo poche scintille e con un sussulto Anton si rese conto che la settima era proprio una di quelle create da lui. Non appena le pallide dita di Sarah la sfiorarono, la bacchetta emise un sibilo e da essa uscì una serie di scintille scoppiettanti come fuochi d’artificio. 
-Agrifoglio e corda del cuore di drago, ventisei centimetri e sessantasette millimetri, mediamente rigida- annunciò. Poco dopo padre e figlia salutarono e uscirono.
-La mia prima bacchetta venduta. I primi soldi guadagnati con il mio lavoro- sussurrò Anton mentre metteva i galeoni nel registratore di cassa.
Il Gregorovitch Zauberstäbe sarebbe presto tornato meta obbligatoria di tutti coloro che avessero dovuto compiere la loro istruzione magica a Durmstrang e un giorno il nome di Anton avrebbe avuto la stessa fama di quello di suo nonno, ma al momento il giovane fabbricante non lo sapeva. Sapeva solo che aveva compiuto il primo passo su una lunga strada.
 
 
 
 
 
 
• Nerida Vulchanova è stata la fondatrice di Durmstrang. Immagino che Merlino sia conosciuto in tutto il mondo magico, ma penso che ogni paese abbia le sue imprecazioni.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
E qui si conclude questa mini-long. 
Spero di pubblicarne alcune sul dopoguerra in cui si assiste alla ricostruzione del mondo magico (qui per esempio si è assistito alla rinascita del Gregorovitch Zauberstäbe), e a come maghi e streghe riprendano in mano la loro vita dopo la sconfitta di Voldemort.
In origine questa doveva essere una one-shot, ma vista la lunghezza ho deciso di suddividerla in due capitoli. Avevo pensato che la prima bacchetta venduta da Anton potesse meritare un capitolo a sé, ma poi sono riuscito a farla rientrare in questo.
Spero che la storia vi sia piaciuta. Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin qui e Ladyriddle che ha recensito lo scorso capitolo. 
Quando avrò un’altra idea ci sarà una nuova storia. Fino ad allora… fatto il misfatto. 
  
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