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Autore: SatoSerelover    04/04/2023    1 recensioni
Con l'ascesa di Rufy come Re dei Pirati, il mondo è entrato in una Nuova Era. È cambiato all'inizio e ha continuato a cambiare nel tempo. Mattone dopo mattone, passo dopo passo, rotta dopo rotta.
Ed è un nuovo misterioso percorso quello che Rufy e Uta decidono di intraprendere, affrontando l'avventura più complessa di tutte. Navigando nell'oceano della genitorialità, e cercando di capire cosa renda "formidabile" la forza più profonda che un genitore può tirare fuori.
Ma l'era dei pirati non è l'ambiente migliore per crescere un bambino, tanto meno fornisce figure ideali da cui prendere esempio... servirà la più forte volontà per determinare se surferanno le onde o si schianteranno contro di esse.
Genere: Avventura, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Monkey D. Rufy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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“Tutti a tavola!” urlò Sanji, appoggiando le crocchette di patate sull’ultimo piatto, di fianco ad una porzione abbondante di stufato di carne.

Il primo ad arrivare fu ovviamente il Capitano, non facendosi ripetere due volte il richiamo del cuoco. Con il virus debellato, finalmente Sanji era tornato a cucinare e la sanità mentale e gastrica della ciurma poteva dirsi salva. 

Rufy non aveva problemi a mangiare il cibo di Uta, ma per gli altri non era lo stesso e alla fine si erano ritrovati a mangiare cibo già pronto comprato al villaggio dove avevano attraccato o cose che non richiedessero cottura. 

“Finalmente si mangia!” Esultò Rufy, fiondandosi al tavolo e prendendo una grossa forchettata di cibo, senza nemmeno attendere l'arrivo di tutti i compagni.

“Visto che sei così energico, perché non provi a catturare uno di quei polpi giganti che si aggirano di recente in queste acque? Sembra che ce ne siano molto in questo periodo dell’anno” Propose Sanji, sapendo che due mesi senza la sua cucina avevano lasciato un grosso buco nello stomaco del suo capitano “Con quello potrei sfamare l’equipaggio per giorni, incluso te”

“Ah, se si tratta di quello contaci! Te ne farò avere una dozzina!”

“Non avremmo spazio sulla nave per quelli…”

“Potremmo lasciarli su un’isola e tornare a prenderli!” 

Sanji si massaggiò la fronte con una certa rassegnazione “A quel punto tanto varrebbe prenderli uno alla volta e mangiarli freschi, no? O forse il nostro Re dei Pirati vuole morire per aver mangiato pesce marcio?”

“Pff… come se quello potesse stendermi!”

“Sei sempre il solito” arrivò il commento di Nami, la quale però ormai sapeva bene quanto fosse inutile lamentarsi con Rufy del suo atteggiamento. Non sarebbe cambiato e ormai lo avevano accettato… in gran parte.

Inoltre, si era ripromessa di trattenere i rimproveri solo per casi eccezionali. Ora spettava a Uta più che a lei quel diritto… o dovere. Si sarebbe messa in mezzo solo se estremamente necessario. Ovvero la maggior parte dei casi...

E parlando di Uta, il suo occhio vigile notò la mancanza della ragazza.

Tendenzialmente arrivava di buon’ora quando si trattava di mangiare. Anche se sapeva nascondere molto meglio il suo appetito e non era estranea alle basiche buone maniere, non era più un segreto che fosse in grado di mangiare più di tutti loro, con eccezione di Rufy. Non svuotava loro le scorte come il ragazzo, se non in casi di pura foga da competizione, perché era abbastanza responsabile da ricordare che il cibo doveva bastare per tutti e per l'intera durata delle tratte da percorrere. 

Ma il suo tris ai pasti lo faceva ogni volta. 

Le uniche volte in cui arrivava tardi era perché troppo impegnata a scrivere le sue canzoni, immersa in un mondo tutto suo.

“Rufy, sai dov’è Uta? Non è ancora arrivata” 

“Hm? E io che ne so?” Rispose lui in totale ignoranza. Effettivamente era strano non fosse ancora arrivata. 

Sapeva di aver posto una domanda alla quale avrebbe ricevuto una risposta scontata, ma di recente quei due avevano un’aura… diversa attorno a loro. Non le sembrava fosse cambiato nulla nel loro modo di atteggiarsi e non è che sparissero chissà dove per lunghi periodi di tempo, però era come se fosser… più qualcosa.
Non riusciva a definirlo, perché andava molto a sensazione, ma qualcosa le diceva che emanavano una luce diversa. 

Poi arrivava il classico Rufy a ricordarle che quell’alone di misterioso romanticismo era tutta fervida immaginazione “A volte mi chiedo come mai ti abbia chiesto di sposarla…”

“Me lo chiedo anche io!” sorrise lui, totalmente noncurante dell’accusa mossa nei suoi confronti “Perché la rendo felice?” offrì un sorriso ebete con pennellate di orgoglio.

“Conoscendoti, non so se trovare quel commento adorabile o incredibilmente aggravante”

L’ignoranza di Rufy in materia, o la parziale noncuranza andavano spesso in conflitto con l’evidente affetto che provava verso la ragazza.
Come marito probabilmente, a livello oggettivo, lasciava a desiderare, ma non era nella posizione di giudicare. Era Uta quella con la fede al dito ed era evidente che le cose tutto sommato andassero bene tra lei e il capitano. 

Qualche anno addietro avrebbe riso in faccia a chiunque le avesse detto che il Capitano avrebbe abbracciato un tale passo, eppure eccolo lì, sposato con Uta per renderla contenta. A discapito dell’ignota natura dei suoi sentimenti verso la ragazza, era davvero tenero e ammirevole, considerato il tipo di persona che era e il suo stile di vita.

Quindi davvero, l’unica cosa che la incuriosiva era quali tratti di quel bizzarro ometto rendessero così felice Uta da pensarlo il partner di vita ideale. 

Ad interrompere i pensieri di Nami fu proprio la ragazza in questione, la quale si avvicinò al tavolo e si sedette al suo fianco “Scusate il ritardo…”

“Non è un problema se non ti dispiace rischiare che la tua razione sia rubata da Rufy”

“Ehi, mica il matrimonio significa condivisione?" Ridacchiò lui allungando la mano verso il piatto di Uta con fare scherzoso, aspettandosi il solito schiaffetto sulla mano, e già pronto così a provare ad attaccare da dietro con il suo lungo braccio, sgusciato da sotto il tavolo.

Tuttavia, Uta non sembrò fare il minimo accenno di resistenza “Ah, serviti pure, non sono molto affamata” Sorrise lei, alzando le mani in segno di permissione.

In casi normali, Rufy avrebbe entusiasticamente esultato e risposto con “Con piacere!”. Chiunque gli offrisse cibo era una persona ammirevole ai suoi occhi, almeno in parte. 

Tuttavia, stavano parlando di una persona dalla quale sapeva che tale reazione non fosse normale.

La sua mano si allungò lo stesso verso il piatto e le dita si strinsero intorno a qualche crocchetta, ma la sua espressione rimase alquanto confusa. Scambiò un’occhiata con Nami, la quale sembrò altrettanto perplessa, talmente tanto da non impedire al ragazzo di rubare altro cibo dal piatto della moglie. 

“Stai bene?” domandò la gingerina. 

Il corpo di Uta si irrigidì, ma cercò di non darlo a vedere, continuando a sorridere. “Certo!”

“Sicura?” insistette Nami, osservando le piccole gocce di sudore sulla fronte della compagna di ciurma. “Sei pallida” Cadaverica, ora che poteva osservarla meglio, ma si risparmiò dall’usare un commento così poco cortese.

Anche Sanji si avvicinò, chinandosi appena in avanti e squadrando il piatto “Effettivamente anche a colazione hai lasciato indietro più della metà… ed era la tua prima e unica porzione.” Aveva fatto giusto in tempo a notarlo prima che Rufy potesse smaltire ogni avanzo. 

“Vi preoccupate troppo! Sto benone!” Prese quanto rimasto di carne in un’unica grossa cucchiaiata, includendo sugo e verdurine, e senza soffermarsi o dare corda all’esitazione, lo cacciò in bocca con movimenti leggermente esagerati. 

“Oi, non c’è bisogno di-” Provò a dire Sanji alzando appena le mani in segno di resa. 

“Visto? Nulla di cui pr-” Uta si apprestò a mugugnare mentre masticava, talmente nervosa da aver dimenticato le buone maniere di cui era normalmente dotata.

Tuttavia, proprio sul punto di aprire bocca, il suo corpo si bloccò di colpo e un forte senso di nausea la colpì. Nemmeno solamente quello, era come se il suo stomaco avesse fatto una capriola.

Non riuscì a trattenere il suono di rigetto. Scaraventò una delle mani sulla propria bocca e senza prestare attenzione ai visi allarmati dei compagni si alzò in fretta e furia, correndo via, probabilmente in direzione del bagno. 

Tutti i membri della ciurma smisero di mangiare, perfino Rufy, osservando il punto dove Uta era sparita. 

“Sta male…” Nami annunciò l’ovvio, preparandosi ad andarle dietro. 

“Meglio andare a controllare…” confermò Robin prontamente, pulendosi con grazia le labbra con il tovagliolo e alzandosi. Lanciò una piccola occhiata a Chopper, il quale era già prontamente preparato ad abbandonare il pranzo per controllare di cosa si trattasse. 

Rufy lanciò un’occhiata al suo pranzo e poi all’uscita, alternando fra le due un po' di volte, fino a che non si decise ad alzarsi, prendendo il piatto con sé. Voleva finire il suo cibo, ma era altrettanto intenzionato a seguire gli altri.

Le sue buoni intenzioni furono però respinte ben presto. Nami alzò la mano, facendogli cenno di fermarsi “Voi tutti continuate pure a mangiare, non penso che in questo momento Uta voglia un pubblico ad osservarla” Avere un’intera banda attorno mentre vomitava non era sicuramente nei suoi desideri, se la sceneggiata che aveva fatto poco prima per nascondere il suo malessere fosse di qualche indicazione. E non era nemmeno il caso di soffocarla…

Nessuno obiettò, chiaramente trovandosi d’accordo con l’intervento. E sotto i mormorii del resto della ciurma, Nami, Chopper e Robin sparirono quindi dalla loro vista. 

“giusto il tempo che guariamo tutti e ora è Uta a star male” commentò Brook, ricordando come fossero tutti conciati due mesi prima. Beh, lui solo spiritualmente… 

Ma tutti gli altri potevano quasi riesumare quelle sensazioni che si erano divertite ad andare e venire di continuo. 

“Beh, se è quello che ci siamo beccati noi allora starà bene… eventualmente” provò a minimizzare Zoro. Non è che non tenesse alla ragazza a modo suo, dopotutto era un’amica e compagna di viaggio, e una persona speciale per il suo Capitano, però c’era di peggio per cui preoccuparsi. 

“Allora anche tu Rufy dovrai starle alla larga, se non vuoi essere contagiato!” commentò Usopp ridacchiando, cercando di punzecchiarlo. 

Il ragazzo in questione sbuffò “Non mi ammalo mai!”

“Ci siamo ammalati praticamente tutti in questo caso”

“Beh io sono io, ho un corpo forte e non sono stato condizionato da quel frutto! E poi faccio quello che voglio! Se voglio stare intorno ad Uta non sarà uno stupido virus a fermarmi.” incrociò le braccia con tono permaloso.

Non gli piaceva farsi comandare da nessuno, che fosse una persona, un animale o un germe.

“Questo sì che è lo spirito!” si unì alla protesta Yamato, ammirando la determinazione del suo Capitano. 

“Non incoraggiarlo Yamato…” scosse la testa Zoro.   

“Non che sarebbe capace di prendersi cura di lei” Usopp prese nuovamente in giro l’amico, beccandosi un’occhiata minacciosa. “Ma è a quello che serve Chopper alla fin fiiiIIIIAHHH-!! Mi hai infilzato con una forchetta!?” Piegò la testa in direzione della sua spalla, trovando l’oggetto fissato nelle sue carni.

Le punte appena lo penetravano, ma la posata se ne stava bella dritta. 

“Ma sei tutto scemo!? Non sono mica un arrosto!”

“Faccio quello che voglio” Rufy aprì la bocca, esponendo la sua lingua. Sembrava proprio un bambino, nonostante la sua età.

“E voi non gli dite nulla!?” Si lamentò Usopp verso i compagni, dei quale metà sospirava rassegnata e l’altra rideva. 

“Sei stato ferito peggio di così,” Si sporse Zoro, allungando la mano e con un movimento rapido afferrando e staccando la forchetta dalla spalla del compagno “Non farne un dramma.”

“Esatto, poteva anche mangiarti, ma non lo ha fatto!” Rise Yamato.

“Solo perché avresti un pessimo sapore…” aggiunse il capitano, con parecchia convinzione.

“Prese in giro a parte, Usopp ha ragione su una cosa; solo Chopper saprà dirci che fare ed è meglio non mettergli i bastoni tra le ruote” annunciò Jinbe, cercando di placare gli animi “Rufy, per quanto comprenda la tua buona fede, non buttarti in irruenze. Se Uta non sta bene avrà bisogno di riposo, non di qualcuno che le schiamazza attorno. E se si è davvero malata dello stesso virus che abbiamo preso noi, è meglio non rischiare di far ripartire il contagio…”

“Seee ho capito, ho capito” sospirò annoiato il capitano, ma non ribatté, tornando ad ingoiare il suo cibo, anche se non con lo stesso appetito di prima.
L’impotenza lo annoiava e disturbava, era sempre stato così, ma sapeva che i suoi amici avevano ragione. Odiava ammetterlo, ma non era una persona paziente abbastanza da stare dietro a qualcuno malato senza potersi fare i cavoli propri, né era in grado di prendersene cura.

Poteva solo continuare la sua routine per distrarsi e attendere…

 

 

Stava vomitando l’anima. 

Forse per alcuni un’esagerazione, ma era così che si sentiva in quel momento e al diavolo chi avesse voluto contraddirla. 

La verità era che già da qualche giorno aveva cominciato a manifestare gli stessi malesseri.
Essendo peggiorati solo con l'avanzare del tempo, inizialmente aveva deciso di lasciar perdere e non disturbare Chopper per delle piccolezze simili.
Dopotutto non aveva mangiato chissà cosa, non soffriva di mal di mare e non aveva febbre o altri sintomi di influenza.

Ora però aveva cominciato a diventare davvero ingestibile. Si sentiva sempre spompata, cosa che la portava a ritirarsi a letto prima dell'usuale, ma anche nauseata al punto di svegliarsi altrettanto presto e non avere la minima voglia di mettere qualcosa sotto i denti.

Non ricordava l'ultima volta di avere avuto una tale mancanza di appetito.

Una piccola parte di lei aveva davvero iniziato a credere di starsi ammalando come tutti i suoi compagni, però un'altra ben più grande aveva un altro pensiero per la testa.

I suoi sospetti erano ben diversi e sarebbe anche stato naturale pensarlo.

Rimanere incinta era una cosa che stava cercando, quindi era naturale che avrebbe tenuto d'occhio i sintomi e cercato di riconoscerli.

La prima cosa che aveva osservato costantemente erano le mestruazioni. Al primo ciclo si erano fatte attendere e la cosa le aveva dato un briciolo di speranza, tuttavia eventualmente delle piccole perdite erano arrivate. 

Avere le mestruazioni in ritardo poteva essere comune per molte ragazze piratesse vista la vita scombussolata che conducevano, quindi l'unica cosa che l'aveva stranita era l'inusuale piccola quantità di perdite. A suo malgrado, aveva sempre avuto perdite abbondanti.

Ma tutti gli altri sintomi erano presenti… e ormai non sapeva più a cosa credere.

Le sembrava sciocco illudersi che potesse funzionare al primo tentativo, soprattutto per il fatto che era stato tutto molto sbrigativo e improvvisato. Rufy aveva una mentalità molto più semplicistica, prendeva le cose di petto ed era già bello sapesse le basi di come funzionasse. Pretendere che sapesse anche di come funzionasse un ovulazione sarebbe stato da illusi, quindi aveva davvero finito per dargli corda e fare tutto subito.

Era anche colpa sua, nemmeno lei si era informata granché, perché fino al momento in cui aveva parlato del suo desiderio di avere figli a Rufy, pensava davvero che lui non fosse interessato. Non aveva avuto modo di programmare, perché non sembrava nemmeno possibile che si prendesse una tale decisione.

Era consapevole che sarebbe potuto servire più di un tentativo, cosa che le aveva fatto venire il mal di testa, perché come previsto, il rapporto sessuale che aveva avuto con Rufy era stato… bizzarro.

Anche se lui sapeva a livello teorico, a livello pratico aveva dovuto guidarlo e istruirlo per ogni singola cosa, nonostante lei stessa fosse insicura sul da farsi.

Alla fine era andata di logica e tutto sommato erano riusciti a combinare qualcosa, ma non aveva la più pallida idea se avrebbe funzionato.

Rufy era sicuro di sì, ma perché era estremamente ottimista di suo.

"Hm? Certo che funzionerà! Ci siamo impegnati, no?"

"Per te è sempre tutto così semplice?"

"Certo, è tutta questione di volontà!"

A volte invidiava il suo modo di pensare, ma doveva anche ringraziarlo.

Già imbarazzata di suo, il fatto che non avesse battuto ciglio a spogliarsi o a vederla nuda l'aveva messa meno sulle spine piuttosto che offenderla.

E per quanto fosse stata un'esperienza tutto sommato piacevole una volta ingranata la marcia, non era sicura l'avrebbe voluta ripetere.

All'inizio aveva dato fastidio e aggiungendo l'impaccio e improvvisazione suo e di Rufy, la mancanza di esperienza, i commenti casuali e idioti del marito nel mentre e il suo imbarazzo… tutto era risultato l'opposto di quello che si supponeva un momento molto romantico.

Non aveva potuto sentire delle testimonianze di altre ragazze in merito, ma era certa che non fosse così un rapporto sessuale usuale, almeno quello svolto come attività romantica. Per quanto la prima volta potesse essere piena di impacci per molti.

Riassumendo, non aveva la più pallida idea di cosa stava facendo ed era tempo di capire se la fortuna era dalla loro parte o no.

Consapevole delle scarse possibilità che potesse essere incinta, avrebbe volentieri risparmiato agli amici l’intera scenata nel salone. Infatti nelle sue intenzioni c’era quella di farsi visitare quatta quatta da Chopper subito dopo il pranzo, senza destare sospetti.

Nessuno sapeva che stessero cercando di avere un bambino e doveva ringraziare il cielo che Rufy fosse generalmente disinteressato al gossip e non avesse tendenza a raccontare cose personali senza qualcuno ad invogliarlo. 

Così come doveva ringraziare che non fossero nati sospetti, altrimenti lo sbadato marito non ci avrebbe pensato due volte a svuotare il sacco. Era incapace di mentire o mantenere un segreto.

Non voleva caos in quel momento, desiderava scoprirlo con certezza, metabolizzare, dirlo a Rufy e poi annunciarlo anche agli altri. 

In caso avessero scoperto, se non fosse stato davvero come sperava, avrebbe solo reso pubblici gli imbarazzanti tentativi suoi e del capitano.

Già era difficile così, figuriamoci se avesse dovuto ripetere l'esperienza sapendo che i compagni fossero consapevoli della loro "attività".

Doveva solo resistere un altro poco.

Tanto non avrebbe nascosto per sempre il pancione, e avrebbe dovuto fare visite regolari con Chopper, comunicare a Sanji un nuovo piano nutrizionale, informare Nami delle nuove spese necessarie di cui tenere conto…

Se era vero, ovviamente…

“Ti senti meglio ora?” domandò Nami, notando che gli spasmi erano cessati.

Uta annuì “Sì, grazie Nami…”

“Ma figurati, e poi non ho fatto molto. Invidio che con la tua pettinatura non devi spostare i capelli a fatica…” Provò a smorzare la tensione l’amica. Per lei che non amava legarsi spesso i capelli, se non in una coda, era più complicato tenerli fuori dalla faccia. 

“Almeno quello…” concordò l’ammalata, affidandosi al supporto di Nami e Robin per alzarsi e rimanere in piedi senza barcollare. 

“Chopper ti aspetta in infermeria, noi rimarremo fuori fino a che non avrai fatto”

“No, non disturbatevi. Andate a finire di mangiare finché c’è speranza che qualcosa sia rimasto”

“Ho i miei seri dubbi sua possibile”

“Vale la pena tentare” Forzò una risatina Uta, conoscendo bene le tendenze di suo marito, ma non potendo fare altro che insistere.

“Ci sarà Chopper ad occuparsi di me, quindi non preoccupatevi. E poi se davvero fosse il virus che vi siete presi tutti allora vorrei evitare di far ripartire un contagio di massa. Siete state accanto a me già fin troppo…”

Nami si apprestò a ribattere, ma una mano si posò sulla sua spalla. Robin sembrò voler mandare un messaggio con gli occhi e riuscì a farglielo cogliere abbastanza. Uta desiderava rimanere sola e doveva avere i suoi motivi, dovevano rispettare il suo volere per ora. “Non farebbe bene a nessuno ammalarci di nuovo, possiamo fidarci del nostro medico”

Voleva darle corda.

Comprendendo, anche Nami si arrese e con un sospiro mollò la presa su Uta, ormai meno barcollante di prima. Erano di fronte allo studio di Chopper, quindi non c’era più molto da fare “Da qui ce la fai da sola?”

“Certo, non ho mica la gamba di legno!” ridacchiò di risposta l’amica, aggiungendo però poi con un sorriso dolce “Grazie ancora”

Le due annuirono “Facci sapere!”

“Senz’altro!”

 

 

“Quindi?" Domandò Uta, cercando di nascondere dal suo tono di voce il nervosismo.

"Quindi…?"

"Sai cosa ho?"

Chopper esitò appena per un istante, cercando di leggere l'espressione della ragazza. Aveva un forte presentimento, che lei sapesse già cosa avesse e cercasse una conferma, o che almeno lo sospettasse.

Non fosse stato per il risultato degli esami che lui stesso aveva condotto, probabilmente non ci avrebbe creduto. L'avrebbe presa per folle.

E lei sembrava così in trepidanza, che poteva leggerlo nei suoi occhi. Voleva sentirsi dare una risposta specifica.

Ma come poteva essere? Era davvero successo?

Non si era mai sentito così imbarazzato a dover fare una domanda relativa al suo mestiere. “Uhm… devo chiederti… tu e Rufy avete…?” chiese con timidezza, giusto per bisogno di calmare il caos nella sua testa. Non c'era alcun dubbio a livello di prove, sapeva già che doveva essere vero, perché era l'unica spiegazione scientifica valida.

Erano le implicazioni che lo scombussolavano.

Cercò la faccia sconvolta di Uta, e si preparò a confusione o imbarazzo da parte della ragazza.

Invece trovò una certezza tale da rimanere senza parola. Certo, lei tremava appena e sembrava nervosa, ma era anche fin troppo composta.

Talmente da confermargli tutto ancor prima che lei potesse annuire.

“A-AH!” si lasciò scappare lui “Scusa, è che-”

“Non preoccuparti” lo tranquillizzò Uta. Comprendendo lo shock. “Capisco, davvero. Sinceramente non era nemmeno… lo abbiamo fatto solo una volta ed era proprio per questo”

Le palpebre del medico basito si aprirono e chiusero in rapidi movimenti. Non era una strana realtà alternativa e non aveva assunto stupefacenti “Cioè… voi due state cercando di avere un bambino?”

“Hmm” Annuì nuovamente lei e con voce flebile aggiunse “Beh, io ho proposto e Rufy ha accettato. Non so quanto fosse nei suoi piani ma sembra felice della cosa e sta aiutando quindi so che è sicuramente voluto.”

“Oh… non so cosa dire…”

Uta si trattenne dal rispondere che magari le avrebbe potuto dire se effettivamente era incinta o meno, invece di tergiversare. 

Ma provò a tenere a bada l'istinto, dopotutto non era colpa di Chopper se era con i nervi a fior di pelle… “A volte mi sorprendo io, figuriamoci voi… anche per questo non volevo si sapesse prima che ci fossimo riusciti”

“Penso che tu non debba preoccuparti di quello…” Le offrì un lieve sorriso comprensivo. 

Ci volle qualche secondo affinché Uta recepì il messaggio “V-Vuoi dire che sono-”

La renna umanoide annuì, mostrandole il foglio di carta sul quale vi era scritto l’esito degli esami, con tanto di note e osservazioni scritte dal dottore. Aveva fatto molte verifiche… "Sei incinta, non ho alcun dubbio a livello scientifico. Tutti i valori del prelievo di sangue confermano i sintomi” Confermò, cercando di nascondere ogni traccia dell’incredulità che fin troppo aveva mostrato.

Perché poteva leggere sul volto della ragazza l’immensa gioia e agitazione che le scalpitavano dal cuore. Quei lacrimoni erano difficili da nascondere…

“Sono incinta… sono incinta…” ripeté lei lentamente, cercando di farselo entrare in testa. Il cuore già sapeva, ma era bello sapere che c’era una piccola vita dentro di lei.
Appoggiò le mani sul ventre e si rannicchiò appena, lasciando che le lacrime le cadessero sul dorso delle mani. 

"Ma come è possibile? Ho avuto le mie mestruazioni di recente… anche se erano leggere"

"A volte succede di avere delle perdite durante il primo periodo di gravidanza. Finché è in quantità ridotte non c'è nulla di cui preoccuparsi. Può sviare, certo."

Chopper rimase a guardare la ragazza con un sorriso genuino sul suo volto, mentre lei continuava a fissare la sua pancia ancora sgonfia. 

“Chopper, tu pensi che posso farcela?”

Era chiaro che non si riferiva specificatamente al suo stato di salute fisico, se il suo corpo fosse in grado di portare a termine la gravidanza, quanto più a tutto l’insieme. 

Non aveva avuto nessuna figura da cui prendere esempio, stava per lanciarsi in qualcosa di completamente nuovo, in circostanze tutt'altro che tranquille.

Una cosa era pensarci prima, quando ancora si trattava di un desiderio su cui lavorare, un'altra era farlo quando non si poteva più tornare indietro ed era entrata nella nuova realtà.

Non che dubitasse della sua scelta, lo voleva ancora fortemente e quando si fissava su qualcosa era difficile farle cambiare idea. Su questo lato era fortemente simile a Rufy. Lavoravano con determinazione e costanza verso i loro obiettivi, su qualunque cosa si mettessero in testa.

Ma un po' di paura l'aveva e per qualche ragione, forse gli ormoni della gravidanza, non riusciva a soffocarla. Forse in seguito l'avrebbe scaricata scrivendo una canzone, ma in quel preciso momento sentiva solo bisogno di un conforto.
E Chopper era l’unico che potesse darglielo, quando ancora la notizia era fresca.

“Sei la diva del mondo, la regina della musica-”

“Quello non vuol dire sarà una brava mamma” Erano cose totalmente diverse…

“Però prova che sei una che da il suo meglio in ogni circostanza, proprio come Rufy” le posò uno zoccolo sulla zampa, con gentilezza e delicatezza “E penso che sia la cosa che valga di più in queste circostanze”

La parole parvero fare il loro effetto, era possibile vederla enormemente rincuorarla “Sei gentile…”

“Eh… magari, ma sono più che altro onesto adesso. Un medico non può mentire al proprio paziente” si soffermò un attimo, guardandola negli occhi per trasmettere tutta la sua convinzione “Così come un amico non può mentire a chi gli sta a cuore”

Cercando di controllare le proprie lacrime, la ragazza appoggiò la propria mano sulla zampa dell’amico, con un sorriso luminoso a tracciarle il volto “Grazie Chopper…” ringraziò lei con gratitudine “Davvero, infinitamente grazie”

Da quel momento la conversazione fluì con molta più facilità, avendo entrambi digerito la notizia.

Dopo una chiacchierata accompagnata da un miracoloso infuso allo zenzero per diminuire la nausea e dopo aver ricevuto istruzioni su come gestire il periodo della gravidanza, Uta uscì dall'infermeria, estremamente sollevata. Certo, c'erano ancora molte cose di cui doveva discutere con il medico, ma quello sarebbe arrivato in un secondo momento.

Era riuscita a convincere Chopper a non dire nulla agli altri, per sua fortuna. Non era stato tanto difficile, sapeva anche lui che fosse una cosa che dovevano rivelare lei e Rufy alla ciurma. 

L’unica cosa che gli aveva dovuto promettere in cambio era di sbrigarsi, in modo da non venire interrogato dai loro amici in caso iniziasse a perdere le redini del segreto.

E il fatto che Nami e Robin non fossero fuori ad aspettare, rimanendo di parola, la tranquillizzò. 

Avrebbe potuto concentrarsi sul suo primario obiettivo; correre da Rufy. 

 


 

“Rufy!!” Gridò lei per attirare l’attenzione del Capitano, seduto sul suo posto speciale. 

Il ragazzo subito si girò e vedendola lì in piedi, con energia tale che poteva percepire anche a distanza, non poté che sorrise genuinamente, allungando immediatamente le braccia per afferrarla e portarla a sé. "Uta!"

Tuttavia, non appena i suoi arti iniziarono ad avvinghiarsi attorno alla vita della ragazza, lei gli diede una leggera sberla, cercando di sgusciare via. "Ah, no!"

“Hm?” Rufy non recepì subito il messaggio, continuando a cercare di acchiapparla con le sue mani, fluttuanti in mezzo al ponte della nave “Cos’è, un nuovo gioco?”

Uta scosse la testa, negando “Faccio da sola Rufy!”

“Ma così non ci metti di più?"

Uta sospirò, dovendo ammettere che aveva ragione lui “Basta che non stringi, ok?” Era più pratico farsi direttamente portare da lui, oltre che più sicuro. Aveva troppa paura ad arrampicarsi sulla testa della Sunny in quelle condizioni.
Dopotutto, ora non doveva più badare solo a se stessa, aveva delle responsabilità.

“Va bene, va bene!” Rispose lui confuso, ma incredibilmente fedele alla sua parola. Fu molto delicato ad afferrarla per i fianchi e altrettanto ad appoggiarla.

"Grazie"

"Quindi...non sei malata?" Domandò prontamente lui. Se era lì doveva star bene, no? Conoscendo Chopper, fosse stato il contrario, l'avrebbe ancorata al letto dell'infermeria.

“Non sono malata” Confermò lei, ottenendo già un sorriso da parte del marito. 

Passò qualche secondo, in cui semplicemente si fissarono. Uta aveva aspettato la prossima domanda di Rufy, ma non sembrava intenzionato a chiederle altro.

"Tutto qui?" 

"Cosa?" Piegò lui la testa confuso.

La ragazza sospirò "Non sei nemmeno curioso di cosa avessi?"

Rufy si limitò ad un ghigno "Ciò che conta è stai bene, no?" 

"Sì, ma- ahhh al diavolo i giochetti!" Esclamò stufa. Rufy poteva essere lenti a capire, quindi era inutile usare qualunque metodo che non fosse diretto “Era per via del bambino”

“Ahhh! Certo, certo!” annuì lui.

Ma fu chiaro che le parole non gli erano ancora entrate in testa. Il suo volto non mutò di una virgola, lasciando Uta a combattere tra il compiacimento e la perplessità, cadendo infine nella rassegnazione.

“Uh… cosa c'è?”

"Neanche che mi meraviglio più." smorzò lei un ghigno.

"Hm?"

"Non stavo bene perché aspetto un bambino." Riprovò, stavolta sicura che avesse sentito la parola chiave.

"Bambino?"

"Sì, sai cosa è, no?"

Lui ignorò la presa in giro, troppo occupato a ragionare “Intendi che ne hai uno in pancia…? E non mangiato?”

“Sì, non è mangiato…”

“...Quindi se non l'hai mangiato…” finalmente sembrò collegare i puntini.

“Sono incinta!” Aprì le braccia larghe, sorridendo senza controllo, non riuscendo a trattenersi. Non aveva più il cuore di prenderlo in giro per la sua lentezza a capire, figuriamoci di prendersela. Era troppo contenta per farlo “Ce l’abbiamo fatta!”

“Lì dentro c’è nostro figlio o figlia?” Indicò lui ancora con espressione esterrefatta. Ma non servì che la moglie rispondesse prima che il sorriso tornò anche sul suo volto “Ha funzionato?”

“Ha funzionato!” annuì con forza ed entusiasmo lei, quasi fosse una bambina che aveva appena ricevuto una montagna di caramelle.

E fu contagioso, perché lui iniziò a ridere “Ha funzionato!” e sbracciò animatamente. Per qualche motivo che non capiva, si sentiva eccitato ed emozionato. Era intrigante, spaventoso e esilarante, senza una particolare ragione a cui poteva pensare. 

Come quando riusciva a far imboccare alla nave il sentiero più rischioso, con tanta disperazione di Nami, Usopp e Chopper.

Si sentiva felice già di suo, ma con Uta che scalpitava in quel modo era impossibile non fare altrettanto. Frizzavano entrambi da tutti i pori.

Senza preavviso il ragazzo si fece avanti e la avviluppò alla vita, stringendola fortemente a sé, ma per fortuna evitando di schiacciarle l’addome. 

Una volta tra le braccia di Rufy, Uta non ebbe il minimo timore di scivolare e cadere, sapeva che sarebbe stata al sicuro e libera di esternare la sua gioia. Un sentimento così intenso che non riuscirono a mettere a freno le risate e roteare sul posto. 

“HA FUNZIONATO!” entrambi urlarono a squarciagola, verso il cielo, verso il mare… verso chiunque potesse sentire e non avrebbe capito.
Ma bastava che sapessero loro. 

Non era tanto perché avevano scampato altri impacciati tentativi, ma perché alla fin fine erano stati molto fortunati… e soprattutto, in linea con il pensiero di Rufy, e l'avevano voluto abbastanza da farlo accadere al primo colpo.

Quando si fermarono, alzarono entrambi le braccia verso l’alto, pugni serrati e sorrisoni a 32 denti. Forse era dato dal girotondo che li aveva lasciati un po’ intontiti, forse dall’euforia, ma non avevano la minima curanza di come li avrebbero visti gli altri per quell'apparente follia.

Raccolsero tutto il fiato dentro ai loro petti e iniziarono a strillare, ululando come dei pirati, tra i più affamati di ricchezza, con il bottino sicuro nelle loro grinfie. 

“YOOOOO OHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!”

Più forte delle onde del mare che sbattevano contro la Sunny, più forte dei gabbiani che al suono fuggirono impauriti…

Talmente forte che l’intera ciurma non poté che correre a vedere, stranita dalle costanti urla.

“Ma quelli sono Rufy e Uta?”

“Hanno perso il senno? Pensavo ci fosse un attacco in corso!”

“Non dovrebbe essere una sorpresa se si tratta di lui, ma lei…”

“Mica stava male?”

L’unico a non parlare fu Chopper, il quale si limitò ad osservare i ghigni energici della coppia. Non era ideale strapazzarsi, ma si trattenne dall'intervenire. Farlo avrebbe potuto far saltare la sorpresa e tutto sommato, per una volta, non era la fine del mondo lasciarsi andare.

Se lo meritavano.

“Sarà un bel paio di maniche, eh?” Una voce mormorò di fianco a Chopper, il quale si girò di scatto con espressione mortificata. Robin gli rivolse un sorriso consapevole “Speriamo di poter fare un bel party di benvenuto tra nove mesi” 

“M-Ma te-” 

“Non preoccuparti, gli altri non ci possono sentire”

Il cucciolo di renna la guardò con la stessa espressione agitata, ma non fece a tempo a chiedere spiegazioni che la donna si apprestò a fare le spallucce "Ho i miei metodi" rispose, lasciando un velo di mistero.
In verità le era bastato un paio d'orecchie in più ad ascoltare i discorsi in infermeria. Il suo frutto era perfetto per nutrire la propria curiosità. Certo, non era l’esempio perfetto di moralità, ma non era forse una piratessa? Un piccolo sgarro, soprattutto con la buona intenzione di assicurarsi della salute dell’amica, poteva concederselo pure. 

In ogni modo, non aveva intenzione di spifferare nulla. 

"Comunque penso che quella felicità sia più che sufficiente a provare ogni sospetto” Era davvero bello vederli così genuinamente gioiosi. 

A quelle parole il dottore sospirò, arrendendosi e mettendo da parte la preoccupazione. Non sembrava adatto lasciarsi sopraffare dall’ansia quando c’erano quei due sullo sfondo ad offrire una tale vista “Già…”

Rimasero tutti lì ad osservare incuriositi fino a che non decisero di lasciar perdere e tornare ognuno alle proprie mansioni. A volte era meglio non farsi troppe domande, soprattutto se riguardavano Rufy. Non valeva pena strapazzare i loro cervelli, bastava sapere che quei due fossero felici.
Ciò rendeva felici anche loro.

Uno ad uno si ritirarono e l’area si liberò, lasciando di nuovo la giovane coppia da sola. A quel punto, i due si erano stancati abbastanza da calmare le urla e sedersi sulla testa della Sunny. Avevano ancora molta frenesia nel corpo, leggibile in ogni movimento e nei toni di voce, ma non sentivano più il bisogno di esplodere.

“Non me l’aspettavo che sarebbe stato così immediato…” ammise Uta, lasciandosi andare all’indietro e permettendo all’aria fresca di entrare nei polmoni stanchi dopo quella sessione di urla e risate. 

Rufy fece altrettanto, non risparmiando però qualche altra risatina “Te l’avevo detto io che ti facevi troppi problemi. Se una cosa la vuoi, la prendi e basta!”

“Come quando ti alleni, a volte non viene tutto al primo tentativo, devi ripetere più volte!” rispose lei, cercando di usare un linguaggio più affine a quello del marito, nella speranza che lo capisse meglio. 

“Allora vuol dire che siamo bravi!” 

No, decisamente non lo erano, questo Uta poteva affermarlo “Direi fortunati… più che altro…”

“Beh, è inutile pensare a quello! Ora dobbiamo festeggiare! Facciamo un banchetto!" Disse Rufy con entusiasmo, pronto ad alzarsi in piedi per andare da Sanji. Era più un suo volere che una proposta, quindi non avrebbe atteso a lungo prima di fiondarsi via.
Quando l’idea di un banchetto gli balenava in testa era difficile, se non impossibile, togliergliela. L’unico modo per placarlo era appunto farne uno abbastanza grande da tenerlo il più tranquillo possibile per quello dopo. 

Proprio conscia di quel fatto, Uta si ritrovò costretta ad offrire un sorriso dispiaciuto. "Preferirei di no…"

"Eh?" Rufy la guardò esterrefatto "Perché!?" 

A Uta erano sempre piaciuti i banchetti, era l’occasione in cui poteva vedere i sorrisi sui volti delle persone che si divertivano e il momento perfetto per accompagnare il cibo con delle canzoni.

Ma per una volta, l’idea non la eccitava.

"Il bambino sarà un nuovo membro della ciurma nel momento in cui nascerà e non voglio festeggiare una nascita prima che avvenga…" Non voleva lasciarsi andare all'euforia come se fosse già tra le sue braccia, quando sapeva bene che non era scontato finisse così. "Ha senso, no?"

Tendenzialmente non era affatto pessimista, però era una cosa troppo importante per lei per non avere un minimo di scaramanzia. Se fosse successo qualcosa dopo essersi lasciata convincere che sarebbe andato tutto perfettamente, probabilmente sarebbe rimasta più ferita di quando già possibile.

"...Ha senso… ma perché deve essere così complicato?" Si grattò lui un po' la testa. 

Uta non poté che ridere genuinamente all'ingenuità del marito "Chi lo sa. Lo è per te, figuriamoci io che dovrò vivere ogni fase della gravidanza"

Si permise di prenderla con ironia, finché non era ancora sommersa dagli acciacchi che avrebbe incontrato da lì a qualche mese.

"Ahaha ma mica sei un ramoscello! Finché mangi e dormi andrà tutto bene. Alla fine è solo come se stessi portando un peso extra o camminando dopo un'abbuffata!" ridacchiò lui convinto. Per lo meno, le sue parole potevano essere prese come dimostrazione di fiducia, piuttosto che noncuranza. "Devi solo farlo per nove mesi, vedilo come un allenamento".

"Alla faccia del solo

Ancora lui rise. Era ovvio che non avesse la minima idea di cosa la aspettasse davvero, ma presto ne avrebbe avuta la dimostrazione.

Alzò poi un pugno e lo mise in bella vista davanti alla sua faccia "E poi se qualcuno avesse cattive intenzioni ci penso io a stenderlo!"

Un sorriso dolce dipinse le labbra di Uta. Non aveva alcun dubbio in merito. "Lo so…" Nel momento in cui non le sarebbe stato possibile proteggersi da sola, Rufy si sarebbe fatto in quattro per tenerla al sicuro. Non doveva temere nulla al riguardo. "Temo però che dovremo interrompere le nostre sfide"

Gli occhi di Rufy si spalancarono, come se ciò fosse l’ultima cosa che si aspettasse di sentire. “E-EH!?” Era basito. 

“Non posso mica mettere a rischio il bambino! Una cosa è se mi faccio male io perché faccio la stupida con te, una cosa è se lo faccio mentre ho un bebé che mi cresce in pancia. E’ molto delicato!”

“M-Ma… neanche le sfide di abbuffata?” Se il ragazzo avesse potuto abbassare le spalle fino a terra, probabilmente lo avrebbe fatto. 

“Nemmeno quelle!”

“Mica dovrai mangiare per due?” domandò Rufy perplesso, premendo il dito contro lo stomaco di Uta, ancora meravigliato di come qualcosa così piccolo e invisibile fosse proprio lì. Una stranezza davvero.

Però se doveva crescere, doveva riempirsi anche lui di cibo, no?

Lei cacciò via la mano con leggerezza, sapendo che non si sarebbe offeso. “Non funziona così e non voglio correre rischi facendo l’ingorda! E poi sarebbe ingiusto, sarei avvantaggiata nel proseguire il mio record imbattuto di 2772 vittorie…”

Un grugnito uscì dalla bocca del ragazzo “Non sarebbe abbastanza per impedire al mio record imbattuto di 2772 vittorie di continuare…”

“Devo ricordarti come è finita le scorse settimane? Di chi sarebbe la vittoria?” 

“Con tutte le volte che bari? Senz’altro mia!”

“Eheh, come sempre non sai perdere” la canzonò lei nella sua classica posa. 

La provocazione funzionò, facendolo borbottare stizzito “Comincia a non piacermi questa cosa della gravidanza… non puoi essere più veloce?”

“Non dipende mica da me!” Non tutti potevano variare la durata della propria gravidanza e non avrebbe accettato Portuguese D. Rouge come controargomentazione. 

E anche se avesse dovuto, lì aveva fatto l’opposto di accorciarla. 

“Hmmm…. vuol dire che dovremo trovare qualcosa in cui puoi competere… non fa bene starsene a cincischiare per tutto quel tempo!” 

“Ma sentitelo!” 

Sarebbe stato alquanto difficile trattenersi da lì in avanti con una tale cattiva influenza, ma ora che finalmente avevano imboccato la giusta rotta… Forse non le sarebbe dispiaciuto tanto perdere qualche sfida qua e là.

Qualche volta… forse…

 

Perché aveva già vinto tutto ciò che poteva desiderare.

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Nota d'autrice:
Ciao a tutti! Spero vi sia piaciuto l'aggiornamento! Purtroppo però per un pò questa fic rimarrà in sospeso, in quanto vorrei lavorare ad un'altra fic Luuta che sarà praticamente la base del mio universe e quindi fondamentale per continuare questa. 
Vi ringrazio per la pazienza!

 
   
 
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